Il museo archeologico A.Crespellani a Bazzano

13 giugno 2015

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Ad Arsenio Crespellani (1828-1900), nato a Modena da una possidente famiglia di Savignano sul Panaro (vedi), è dedicato il museo archeologico che ha sede presso la Rocca di Bazzano. Fatto non casuale. Il 22 settembre 1873, su iniziativa di diciotto privati (tra cui Crespellani), venne costituita a Bazzano la “Società per scavi archeologici a scopo scientifico”, una società che mirava a fondare, tramite gli scavi, un museo archeologico “inalienabile” ed “a lustro del paese” (ottenendo il plauso del bolognese Giovanni Gozzadini, presidente della Regia Deputazione di Storia Patria per le Province di Romagna: vedi). Nella società bazzanese Arsenio Crespellani assunse la carica di direttore del museo sociale e soprintendente agli scavi. Negli anni 1873-1876 la società realizzò diversi scavi archeologici (il primo e più fruttuoso di questi al pozzo di età romana del fondo Casini a 200 metri a sud-est della Rocca) accumulando un importante patrimonio di reperti archeologici, accresciuto in seguito anche tramite donazioni private. La defezione di soci portò poi ad una situazione di stallo che si concluse con il trasferimento del “museo sociale” all’amministrazione comunale di Bazzano nel 1887. Ancora oggi il nucleo principale del museo archeologico è costituito dal lascito della società bazzanese dell’800, con i reperti provenienti dal “pozzo Casini” e dal “pozzo Sgolfo” (scavato in precedenza, nel 1841) in primo piano. Tra questi, vasi in bronzo di straordinaria bellezza. Ma a dispetto del contenuto il museo archeologico bazzanese non è affatto un “museo di qualità” essendo rimasto sostanzialmente allo stile espositivo ottocentesco. E soffrendo anche della situazione di degrado del bellissimo contenitore: la Rocca dei Bentivoglio. Prosegue con questo post il nostro viaggio nella non esaltante realtà dei musei locali. Leggi il seguito di questo post »


Staccare la spina al MUSA? Prognosi infausta per il Museo dell’Assurdo a Castelvetro

13 Maggio 2015

Tre anni dopo la polemica che mi ha contrapposto all’allora sindaco di Castelvetro, Giorgio Montanari (spalleggiato dal critico d’arte Valerio Dehò), sono ritornato al MUSA (sta per Museo dell’Assurdo). Per trovarlo aperto ho dovuto cogliere l’occasione di “Musei da gustare”, l’iniziativa di invito ai musei promossa dalla Provincia di Modena (visto che normalmente il MUSA è chiuso). Con ogni probabilità domenica 10 maggio sono stato uno dei pochissimi visitatori di questo Museo dell’Assurdo che in realtà è un’esposizione dedicata all’arte contemporanea (ma che già in passato avevo definito un “assurdo di Museo”, provocando le ire dell’allora sindaco: vedi). Sabato 9 le cose debbono essere andate un po’ meglio. Scommetto comunque che nel week end non ha avuto più di 30 visitatori, confermandosi come uno dei musei meno frequentati e dunque più inutili della provincia di Modena (400 visitatori complessivi nel 2012, ultimo dato di cui disponiamo: vedi). Leggi il seguito di questo post »


Wiligelmo vs Antelami. Storie della Genesi nel duomo di Modena e di Parma

10 aprile 2015

Alla Galleria Nazionale di Parma (vedi), ubicata nel farnesiano Palazzo della Pilotta (vedi), tre capitelli romanici raffigurano scene bibliche: la creazione dell’uomo e della donna, la cacciata dal Paradiso, ecc. Una di queste scene rappresenta l’uccisione di Abele da parte di Caino. Caino è in ginocchio sopra la schiena del fratello e lo colpisce alla testa con una pietra.

Benedetto Antelami, Caino uccide Abele. Capitello presso la Galleria Nazionale di Parma (foto del 3 aprile 2015)

Benedetto Antelami, Caino uccide Abele. Capitello presso la Galleria Nazionale di Parma (foto del 3 aprile 2015)

La composizione è inusuale (per quel che so) e le figure hanno una grande plasticità, trattandosi di sculture del periodo romanico. I capitelli sono attribuiti a Benedetto Antèlami, architetto e scultore vissuto tra XII e XIII secolo (vedi), ed autore, con la sua compagine di lavoratori della pietra, del Battistero di Parma. Ma episodi della Genesi sono rappresentati anche sulla facciata del Duomo di Modena, come sa bene ogni modenese. Il loro autore è Wiligelmo, vissuto un po’ prima dell’Antèlami (vedi). Rarissimi sono i fregi – lo ricorda Chiara Frugoni – con la rappresentazione di episodi della Genesi collocati sulla facciata di una chiesa: oltre al caso di Modena, che rimane comunque il più antico (1106-1110), è così anche per la cattedrale di Nimes (in Francia) e di Lincoln (in Inghilterra). Nei programmi iconografici realizzati dai due scultori vi sono alcune affinità, ma assai diverso è il modo artistico di realizzazione. In ogni caso si tratta di due splendidi episodi dell’arte romanica in valpadana. Leggi il seguito di questo post »


Un episodio della vita di W.A.Mozart al museo della musica di Bologna. Alla ricerca del museo efficace

28 aprile 2013

avendo avuto sotto gli occhi alcune composizioni musicali di vario stile, e avendo più volte ascoltato suonare il cembalo, il violino e cantare il Sig. Cav. Amadeo Wolfgango Mozart di Salisburgo maestro di musica della camera di sua Altezza l’eccelso Principe Arcivescovo Salisburghese, in età di anni 14, con mia singolare ammirazione …” – così scrive da Bologna, il 12 ottobre 1770, padre Giambattista Martini (1706-1784), frate minore, musicista, maestro di cappella in San Francesco, storico della musica (vedi). E’ uno dei documenti conservati al Museo internazionale e biblioteca della musica di Bologna (vedi), testimonianza del secondo soggiorno bolognese di Mozart, nell’estate del 1770. Un pezzetto straordinario di storia della musica, accessibile a poca distanza da Vignola.

Ritratto di Wolfgang Amadé Mozart (1777), di ignoto pittore austriaco, esposto al Museo della musica di Bologna (foto del 28 aprile 2013)

Ritratto di Wolfgang Amadé Mozart (1777), di ignoto pittore austriaco, esposto al Museo della musica di Bologna (foto del 28 aprile 2013)

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Cosa ci facciamo con questi musei? Ancora sul MUSA & C.

7 settembre 2012

Circa un anno fa un mio post dedicato al “MUSA”, il Museo dell’Assurdo a Castelvetro (non preoccupatevi: se non lo conoscete non avete perso nulla), ha provocato una piccola “rissa” nel web con Giorgio Montanari (suo ideatore quando a Castelvetro era assessore alla cultura) e Valerio Dehò (critico d’arte, suo curatore) (vedi). In sintesi sostenevo che il MUSA non è solo un Museo dell’Assurdo, ma anche un assurdo di museo. Vedere per credere (vedi). Poiché ogni tanto sul tema delle “politiche culturali” mi incrocio su facebook con il sindaco di Castelvetro (che è anche assessore alla cultura dell’Unione Terre di Castelli), mi sembra opportuno aggiungere qualche considerazione. Anche perché proprio oggi la stampa locale ha dato risalto (temo più di quanto meritasse) alla notizia circa l’avvio del progetto di “museo diffuso” del territorio. Un’idea indubbiamente buona, solo che la si riempia di contenuti sostanziosi. Che però oggi ancora non ci sono. Vediamo. Leggi il seguito di questo post »


Colpo al cuore. Il museo per la memoria di Ustica

6 aprile 2012

Non ne posso più della scuola. Il maestro è un cretino” – dice una voce sussurrata di bambina. Una delle 81 voci che bisbigliano quello che potrebbe essere stato il pensiero di ciascuno degli 81 passeggeri al momento dell’impatto. “Il ristorante di piazza San Giorgio sarà aperto dopo le dieci?” – sommessamente. Voce di uomo. 81 specchi neri alle pareti. Ciascun visitatore, passando, può specchiarsi. Riflettersi in un destino tragico. Poteva capitare a ciascuno di noi. Se siamo vivi è perché siamo sopravvissuti. Inconsapevoli di ciò. E 81 lampadine pendenti dal soffitto. La luminosità di ciascuna si abbassa progressivamente, fin quasi a spegnersi. Ma poi riprende. Al ritmo di un respiro. Tenace, non cede all’oscurità. Segno anche del potere della memoria. Fragile, ma ostinato. E’ il Museo per la memoria di Ustica (vedi) nell’allestimento di Christian Boltanski. A Bologna, in via di Saliceto, 3/22, presso la sede del Quartiere Navile. Una civile cattedrale della memoria.

Il Museo per la Memoria di Ustica. Il DC9 Itavia ricostruito (foto del 6 aprile 2012)

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MUSA di Castelvetro & C. Riflessioni sul sistema museale del territorio

6 Maggio 2011

Gli amici di Castelvetro, sindaco incluso, mi perdoneranno se prendo a pretesto le vicende del MUSA – Museo dell’Assurdo per ragionare dei luoghi della cultura e del sistema museale del territorio. Mi perdoneranno – così spero – perché proverò ad argomentare che il Museo dell’Assurdo è un assurdo di museo. Come consolazione si potrebbe osservare che, in quanto “museo assurdo”, è in buona compagnia. Per certi versi vanno annoverati nella categoria anche il “Museo dell’elefante” di Savignano ed il Museo civico di Vignola. Ma anche il Museo naturalistico di Marano. Se non fosse per la loro funzione didattica, al servizio delle scuole del territorio, la loro irrilevanza sarebbe certa. Dopo alcuni anni gloriosi, subito dopo l’inaugurazione, hanno visto un progressivo declino – ogni tanto interrotto da una ripresina, magari a seguito di un intervento di restyling (come nel caso del museo civico di Vignola). Va ancora aggiunto, a ben vedere, che il gruppo dei musei “assurdi” è in realtà molto ampio in Italia. Basta considerare la realtà del sistema museale italiano, di cui disponiamo i dati per la parte statale (vedi – invece mancano, colpevolmente, dati su visitatori ed introiti dei musei gestiti dagli enti locali – un’opera su cui potrebbe svolgere qualche utile funzione la provincia o la regione). In effetti la maggior parte dei musei o luoghi della cultura ha un numero di visitatori disperatamente basso. Anche se sono pochi, anzi pochissimi, quelli che hanno meno visitatori del MUSA di Castelvetro (800 in un anno, secondo dati forniti alla stampa dalla stessa amministrazione). Leggi il seguito di questo post »


MUSA & “Italia, Italie” a Castelvetro. In cerca di visitatori

3 Maggio 2011

Dal 2002, a Castelvetro, è presente il MUSA – Museo dell’Assurdo, oggi divenuto uno spazio museale dedicato all’arte contemporanea (vedi). Associato ad esso, in questi giorni, dal 16 aprile al 22 maggio 2011, nello spazio espositivo Pake, si trova la mostra temporanea “Italia, Italie. Noi, gli altri e il Belpaese nell’arte contemporanea” (vedi). Qui le immagini scattate il giorno primo maggio (unico visitatore della giornata).

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