Vignola ha perso il rapporto con la sua collina

Al giorno d’oggi abitare in città significa sempre più perdere il contatto con l’ambiente circostante, con la campagna ed il resto del territorio. Le cause di ciò sono molteplici. Il complesso dei bisogni alimentari è soddisfatto da pochissime grandi strutture: supermercati ed ipermercati. Le relazioni punto-punto con le aziende agricole del territorio non ci sono più da tempo, né sembra potersi affidare per ricostruirle ad una “Strada dei vini e dei sapori” in crisi economica e di idee (vedi1; vedi2). Oltre a ciò una mobilità tutta centrata sull’automobile porta a conoscere il territorio come se questo fosse limitato alla porzione immediatamente a ridosso delle strade. Il paesaggio più “frequentato” è quello che si vede dal finestrino dell’automobile – come se esso fosse in realtà null’altro che una serie di fondali di cartone che costeggiano la strada. Questi ed altri tratti della vita moderna hanno come conseguenza una conoscenza molto selettiva del territorio ed una generale perdita di consapevolezza e di significato di una rilevante parte dei “segni” storici della presenza dell’uomo. Anche Vignola ed i suoi abitanti soffrono di questa sindrome. Il paesaggio circostante è fruito in modo molto selettivo ed è ancora meno conosciuto. Ciò è vero in primo luogo per il fiume che lambisce il lato est del territorio comunale. Da tempo l’amministrazione comunale ha individuato questo fronte come meritevole di attenzione nella pianificazione territoriale. Il PRG intercomunale (Vignola, Savignano, Marano) messo a punto a metà degli anni ’90 ed adottato dal Consiglio Comunale di Vignola nel 1999 aveva come obiettivo quello di realizzare la “città sul fiume”. Non se n’è fatto nulla (e per fortuna, viste le soluzioni operative che allora si prospettavano!). Il tema, come un corso d’acqua carsico, è riemerso a più riprese negli ultimi dieci anni, ma in modo altrettanto rapido ogni volta si inabissava scomparendo per un po’ (vedi).

La chiesa di San Michele Arcangelo a Campiglio (foto del 12 dicembre 2009)

Un andamento ancora più sotterraneo l’ha avuto il tema del rapporto della città con la collina. Sul fronte Ovest, in effetti, via Circonvallazione taglia il territorio, separando l’area urbana dalle colline terrazzate di Campiglio (e poi di Collecchio). Non c’è dubbio che l’asse viario funga anche da barriera verso la collina. In più, in questo caso, manca un’equivalente del “Percorso sole” – “Percorso natura” che, seppure in modo fortemente selettivo, consente di entrare nell’ambiente fluviale. Tutto ciò si è tradotto in uno “scollamento” tra il territorio urbano e la fascia collinare che è divenuta sempre più territorio “privatizzato” ad uso residenziale. Basta guardare quello che è successo sul retro della Pieve o sulla collina attorno a Santa Maria Rotonda.

La Pieve romanica (foto del 18 luglio 2009)

Mentre la più importante “risorsa” per un uso pubblico della collina – il Parco dei nuovi nati, all’estremità della salita del “gessiere”, è rimasto isolato, incompiuto, abbandonato per oltre dieci anni. La carreggiata che dal cimitero di Campiglio scende lungo la costa fino alla Pieve, offrendo dall’alto una magnifica visione delle “basse superiori” con i terreni appartenuti all’impresa Mancini (a cui va riconosciuto il merito di aver innescato il processo che trasformerà, attorno agli anni ’20 del secolo scorso, l’antica Vineola in città delle ciliegie), è oggi lasciata andare in rovina, pur essendo stata recuperata solo 6 o 7 anni fa. Non è messa meglio la strada sterrata che dal retro della Pieve sale la costa sfociando davanti a Villa Martuzzi. Sulla propaggine della collina più a Nord, il tempio a pianta circolare di Santa Maria Rotonda (originata come Santa Maria in Tortiliano già nel basso medioevo), è completamente scomparsa alla città, anche perché divenuta privata. Eppure la collina di Campiglio (che, proseguendo verso Nord, arriva appunto a Santa Maria Rotonda) è di grande bellezza ed offre una vista panoramica che spazia dalle colline terrazzate verso Castelvetro, da un lato, alla città (con le colline di Savignano di fronte, oltre il fiume), dall’altro. La Chiesa di San Michele Arcangelo a Campiglio, il seicentesco Mulino di Tavernelle (vedi) e la torre colombara, la Pieve romanica, villa Martuzzi, Santa Maria Rotonda – sono tutti elementi di valore che meriterebbero di essere collegati in un percorso che faccia apprezzare, assieme a questi segni degli insediamenti delle antiche comunità di questo territorio, anche la bellezza di questa collina sul lato sinistro del Panaro.

Mulino di Tavernelle, XVII secolo, visto dalla collina di Campiglio (foto del 12 dicembre 2009)

Oggi mancano percorsi pedonali o ciclabili che colleghino questi edifici e mostrino il paesaggio ed in tal modo consentano ai cittadini di Vignola di apprezzare questa parte di territorio che abbraccia la città. Mancano i percorsi di collegamento tra la città e la collina – percorsi che siano in grado di far superare la “barriera” della circonvallazione e di attrarre dunque verso la collina i cittadini che desiderano passeggiare. Manca una segnaletica che indirizzi, racconti, descriva questi beni architettonici, storici e paesaggistici. Mancano strutture di servizio e di ristoro. Mancano parcheggi che segnino il termine del dominio dell’automobile invitando a proseguire a piedi. Manca cioè una visione organica del modo di valorizzare la collina per la città ed i suoi abitanti.

Le basse superiori e la località Tavernelle viste dal sentiero "panoramico" che unisce il cimitero di Campiglio alla Pieve romanica (foto del 12 dicembre 2009)

Accanto al recupero del rapporto con il fiume, l’ambiente fluviale, la rete dei canali, è importante porsi l’obiettivo della ri-costruzione di un nuovo rapporto tra la città di Vignola e la collina di Campiglio. Quello della ricostruzione delle relazioni “sociali” ed “ambientali” tra città e collina non è un tema solo vignolese. Se lo è posto in modo chiaro come obiettivo il Piano Strutturale Comunale di Bologna il cui iter è iniziato nel 2005 ed è giunto a termine con l’approvazione definitiva da parte del Consiglio Comunale il 14 luglio 2008. Una delle 7 città in cui era articolato il PSC bolognese si intitolava appunto “Città della Collina” (vedi la Relazione illustrativa, pp.63 e segg.: vedi). Una collina, quella bolognese, che anch’essa ha subito negli anni un processo di progressiva riduzione e privatizzazione degli usi (quasi solo residenza). Il PSC si pone l’obiettivo di invertire la tendenza, restituendo la collina all’uso della città: “ricostruzione di un sistema di connessioni e nodi (corridoi, sentieri, stazioni, parcheggi) che diversifichi e qualifichi l’accessibilità urbana e metropolitana; individuazione di luoghi da progettare come raccordi-parco con le aree densamente urbanizzate; creazione di un mosaico di ambienti ecologici, agricoli e periurbani disponibili a diverse pratiche d’uso degli abitanti metropolitani.” Solo per fare un esempio: nelle prossime settimane verrà inaugurato il parco di San Michele in Bosco, riqualificato, con il ripristino del belvedere sulla città e con il recupero del percorso che dal centro cittadino porta all’antico monastero olivetano sulla collina fuori porta San Mamolo. E’ la creazione di un collegamento che vorrebbe “incanalare” i cittadini verso la collina e le sue risorse monumentali ed ambientali, laddove prima queste risultavano tagliate via da confini sia fisici che simbolici.

Villa Martuzzi, sulla collina di Campiglio (foto del 12 dicembre 2009)

Questo dovrebbe diventare un compito anche per l’amministrazione comunale di Vignola: recuperare, ricreare o creare ex-novo i dispositivi di relazione tra l’ambiente circostante (il fiume ad Est, la collina di Campiglio ad Ovest) e la città. Ma per fare questo occorre una visione che oggi sembra non esserci. E servono risorse – e capacità di reperirle – che certamente non ci sono. Lo evidenziano in primo luogo i primi interventi fatti sul “Parco dei nuovi nati”, pensati come se questo fosse una monade isolata piuttosto che un’area da vedere in relazione ad un tessuto che deve essere ripristinato (il sistema di carreggiate lungo la costa) o che deve essere realizzato ex-novo. Pensiamo a quanto sarebbe bello se attorno a Vignola vi fosse un percorso di “circumnavigazione” della città, una sorta di anello pedonale o ciclabile,  che consentisse di mettere in relazione l’ambiente fluviale, la campagna a frutteti delle basse inferiori e superiori, la collina di Campiglio. Ed a quanto sarebbe bello se le famiglie vignolesi fossero invitate, in ciascuna delle quattro stagioni, a percorrere a piedi tale percorso, recuperando la consapevolezza dei segni storici ed ambientali del territorio. Vedere cambiare il paesaggio nelle diverse stagioni, i colori, i profumi. Una festa per le famiglie, i bambini, le scuole. Un’esperienza di svago, ma anche di formazione di una più sviluppata sensibilità ambientale. Chissà se in futuro …

Santa Maria Rotonda, XV secolo, sulla collina ad ovest di Vignola (foto del 23 maggio 2010)

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2 Responses to Vignola ha perso il rapporto con la sua collina

  1. Andrea Paltrinieri ha detto:

    Per favorire la “ricucitura” tra la città ed il suo ambiente naturale il Comune di Bologna ha realizzato un nuovo servizio informativo web sui percorsi collinari e sulla collina. Le informazioni sono divise in tre sezioni: (1) una mappa interattiva sulla collina e le sue “risorse”: sentieristica, parchi pubblici, linee di trasporto pubblico, punti di interesse culturali, storici, paesaggistici, ricettività e ristorazione; (2) una sezione “Parchi e giardini pubblici in collina” con l’elenco dei parchi collinari e relativi approfondimenti; (3) una sezione “Appuntamenti in collina”: un calendario degli appuntamenti in collina (cultura, gastronomia, passeggiate, laboratori, conferenze, ecc.).
    “La nuova pagina nasce dal progetto “La collina chiama la città”, con il quale Comune e Fondazione VillaGhigi intendono rilanciare il territorio collinare dando la possibilità ai cittadini di considerarlo come una parte integrante della città e una straordinaria opportunità di fruire nel tempo libero di spazi verdi, biodiversità, paesaggi.”
    Qui la notizia completa:
    http://www.comune.bologna.it/news/la-collina-chiama-la-citt-web

  2. Gianna Baldi ha detto:

    Articolo bellissimo!

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