Un fotografo vignolese in mostra al Museum of Modern Art (MoMA) di New York? Chi potrebbe mai essere? Scartate i nomi più noti che vi vengono in mente. Se si dovesse realizzare questo improbabile evento si tratterebbe di un nome sconosciuto ai più, anzi praticamente a tutti. Eppure a questo tenace e regolare fotografo – un fotografo amatoriale o, meglio, un fotografo da vacanze – è appena stato dedicato un libro che entrerà presto nei circuiti internazionali della fotografia d’élite. Gli autori del libro sono Erik Kessels (classe 1966), olandese, fotografo, pubblicitario e curatore d’arte (vedi) e Sergio Smerieri (classe 1958), fotografo e artista vignolese (vedi). Il libro – In almost every pictures n.17 – presenta una selezione delle foto scattate nell’arco di una vita dal vignolese Carlo Gubertini (1930-2019). Non un fotografo professionista, dicevamo. E non certo foto scattate con intento artistico, anche se in quegli scatti una chiara intenzionalità programmatica è evidente. Ecco il primo paradosso: trent’anni fa quelle foto non sarebbero mai state oggetto di una pubblicazione per professionisti della fotografia, per esteti e teorici dell’immagine. Sarebbero solo state mostrate agli amici nel corso di una serata conviviale. Oggi si trovano in un volume, edito da KesselsKramer Publishing, Amsterdam, 2021, che andrà a popolare la sezione di fotografia delle più importanti biblioteche ed istituzioni d’arte e fotografia a livello internazionale. Come è potuto accadere?
A Bologna una mostra straordinaria riunisce gli elementi dispersi del Polittico Griffoni di Francesco Del Cossa ed Ercole de’ Roberti
31 Maggio 2020Fu dipinto da Francesco Del Cossa ed Ercole de’ Roberti, ferraresi, tra il 1470 ed il 1472 per la cappella della famiglia Griffoni nella basilica di San Petronio a Bologna – è il polittico Griffoni, una composita pala d’altare composta da ben 21 tavole, alta più di 3 metri e larga 2 metri e sessanta. Nel 1725 la cappella passò a monsignor Pompeo Aldrovandi, venne ristrutturata in stile barocco, il polittico tolto (non rispondeva più ai gusti dell’epoca), infine smembrato e destinato alla casa di campagna della famiglia a Mirabello (FE), gli elementi infine venduti nel corso dell’Ottocento quando i dipinti dei cosiddetti “Primitivi” (gli artisti italiani del ‘300 e ‘400) erano fortemente ricercati in Gran Bretagna e nel resto d’Europa. Dal 18 maggio, per la prima volta da trecento anni, gli elementi che lo compongono sono stati riuniti in uno stesso luogo – l’area espositiva di Palazzo Fava nel cuore di Bologna (vedi). Lì può essere ammirato per circa 5 mesi (la mostra, promossa da Genus Bononiae, doveva inaugurare il 12 marzo ed è stata sospesa; ora viene prolungata fino all’autunno). Riunire ciò che è stato disperso dalle vendite d’arte degli ultimi secoli – questa l’idea “inattuale” perseguita, come ricorda Mauro Natale, uno dei curatori. Straordinaria iniziativa. Leggi il seguito di questo post »
24 novembre 2019. Sergio Smerieri, fotografo, artista, … cittadino illustre
10 novembre 2019Un piccolo evento straordinario. Domenica 24 novembre, alle ore 16 presso la Sala dei Contrari nella Rocca di Vignola, viene presentato un libro sull’opera di Sergio Smerieri, fotografo e artista vignolese. Una monografia che ne ripercorre la carriera artistica. Scrivo dunque un breve invito all’evento cercando di mettere in luce la posta in gioco, non solo per l’artista, un amico, ma per la città. Leggi il seguito di questo post »
Aperta al pubblico a Modena la Galleria d’arte di BPER: Banca
11 febbraio 2018
Cristoforo Canozi da Lendinara, L’adorazione del Bambino con San Bernardino (particolare), 1470 circa.
Tra i non molti i dipinti del Rinascimento modenese figura l’anconetta (un dipinto per l’altare di non grandi dimensioni) di Cristoforo Canozi da Lendinara (altre suo opere in Duomo a Modena ed alla Galleria Estense: vedi) da tempo nel patrimonio artistico della Banca Popolare dell’Emilia-Romagna, ora BPER: Banca. Assieme ad una trentina di altre opere di quella importante collezione (oltre 700 dipinti) è oggi accessibile al pubblico nella sede espositiva da poco inaugurata (La Galleria-Collezione e Archivio Storico) in via Scudari 9, in pieno centro a Modena, nel grande salone che un tempo ospitava le assemblee dei soci. La Galleria è aperta al pubblico nel primo weekend del mese, dal venerdì alla domenica (ore 10-13 e 14-18). Merita una visita. Leggi il seguito di questo post »
Da Piacenza a Dresda. La Madonna Sistina di Raffaello
5 febbraio 2018Questi due angioletti dallo sguardo tra il pensoso e il distratto e con i capelli studiatamente scarmigliati sono da tempo diventati un’icona indipendente dal quadro a cui appartengono. Si trovano sulle copertine di quaderni, sulle cover di cellulari, in quadretti da salotto. Ma non è un fenomeno recente, un effetto della commercializzazione dell’arte o dell’estetizzazione della vita attribuibile al capitalismo. Risale almeno all’inizio del XIX secolo visto che nel quadro di Wilhelm Barth che riproduce il Boudoir della granduchessa Alexandra Fjodorowna nel palazzo Aničkov di San Pietroburgo (di poco successivo al 1823) compare una loro riproduzione – solo loro e non l’intero quadro – in bella mostra appesa alla parete, in posizione centrale (Alexandra Fjodorowna fu la moglie dello Zar Nicola I). Non tutti coloro che hanno familiarità con questa immagine che oggi vive di vita propria – una riproduzione è alla parete anche del bar del circolo ricreativo del Rizzoli, dove lavoro! – conoscono il quadro a cui i due angioletti appartengono. Si tratta della Madonna Sistina di Raffaello (1512-1513), un dipinto per la chiesa benedettina di San Sisto e Santa Barbara di Piacenza (dono di Papa Giulio II), ma a metà del XVIII secolo finita alla Gemäldegalerie di Dresda dove ne costituisce tuttora una delle principali attrazioni. Sono molte dunque le storie che si possono narrare a partire da quest’opera, già definita un capolavoro da Giorgio Vasari nel 1550. Leggi il seguito di questo post »
Un affresco rinascimentale in Duomo a Modena. Di Cristoforo da Lendinara
12 febbraio 2017
Cristoforo Genesini da Lendinara, Madonna col Bambino, particolare dell’affresco della Cappella Bellincini (1476 circa) nel Duomo di Modena (foto del 10 agosto 2016)
E’ stato definito “il più grande ciclo di affreschi della Modena quattrocentesca” (così Daniele Benati, 1990, p.12). Ma è praticamente sconosciuto ai più, anche se si trova all’interno del Duomo di Modena, primo monumento cittadino. Si tratta dell’affresco, articolato su tre livelli, che trova posto nella Cappella Bellincini (la prima nella navata destra). E’ attribuito a Cristoforo Genesini (o Canozi) da Lendinara (è un piccolo borgo della provincia di Rovigo). La datazione è incerta, ma sembra attribuibile al 1476 circa. Coperto già a cinquant’anni dalla sua esecuzione da una grande pala del più moderno Dosso Dossi (1474-1542) e poi via via da altri dipinti, è stato riscoperto solo nell’Ottocento. Probabilmente anche a causa dei danni subiti nel tempo non attira in genere l’attenzione del visitatore. Eppure merita ancora una volta di essere “riscoperto”. Leggi il seguito di questo post »