Ho ricevuto da Roberto Monfredini, del Comitato No Impianto a Biomasse Inalca (vedi), questo testo in cui racconta l’esperienza del comitato e, da quella esperienza, prende spunto per sviluppare alcune considerazioni sulla difficoltà di tutelare il territorio e la qualità della vita (salute inclusa!) dei cittadini che ci vivono contro il “blocco” economico-amministrativo che si è costituito nel tempo. Esprime ragioni e sentimenti che andrebbero presi sul serio dalle autorità locali e spero che possa suscitare un adeguato dibattito.
Una delle osservazioni più frequenti in questi 8 mesi è stata: “ma scusate, volete andare a mangiare la pizza e stare bene … e allora di cosa vi lamentate?” Voce di popolo. Non isolata, ma costante. A volta urlata lungo la strada, con anche apostrofi non proprio bellissimi. Il 30 novembre, nella sala di Castelnuovo [all’assemblea pubblica sulla centrale organizzata dal Movimento 5 Stelle di Castelvetro], avevamo compreso poche cose, ma fondamentali. Il cat 1, il camino di 15 metri, la probabile diossina nell’aria, l’arrivo a Castelvetro di mezzi pesanti con scarti animali dalla Lombardia ed in ipotesi da altre Regioni o Stati e poche altre cose, ma soprattutto la voce del popolo infuriata per la mancanza di informazione, in particolare degli agricoltori e allevatori consorziati di Castelvetro e limitrofi. Un gruppo di coraggiosi il 16 dicembre si costituisce in comitato. Circa 20 persone. Poi come sempre accade alcuni lasciano altri entrano, il gruppo si salda, si definisce apartitico, stabilisce le gerarchie, prende un codice fiscale … e comincia il lavoro di opposizione (vedi). Leggi il seguito di questo post »