Alla scoperta dell’olivicoltura modenese, di Simone Balestri

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E’ facile parlare di eccellenze modenesi citando i Lambruschi DOP, il Parmigiano DOP o il Prosciutto di Modena DOP. Viene istintivo immaginare i filari delle vigne che “pettinano” le colline o i richiami delle mucche per la mungitura. Passeggiando tra quei filari, percorrendo le “strade del vino” delle nostre colline, da qualche tempo possiamo vedere ordinate schiere di ulivi decorare le rive, ma non sto parlando di meravigliosi ulivi plurisecolari ad ornamento di sontuosi giardini. Voglio invece iniziare a raccontare la storia del “Progetto Olio Emilia”, un progetto agronomico nato qualche anno fa con l’obiettivo di ri-portare l’olivicoltura da olio tra le colline emiliane, quindi anche nel modenese.

Ulivi (sulla sx nella foto) sulla collina verso Campiglio, visti da Mulino di Tavernelle.

Ulivi (sulla sx nella foto) sulla collina verso Campiglio, visti da Mulino di Tavernelle.

La storia del nostro territorio è ricca di richiami all’olivicoltura. Basti pensare al borgo di Oliveto (nel comune di Monteveglio), un toponimo che indica che la coltivazione dell’ulivo era lì diffusa nel medioevo. Il fatto stesso di avere esemplari di ulivi plurisecolari autoctoni (di cui avrò piacere di dare approfondimenti futuri) ed una composizione del terreno particolarmente vocata, hanno dato il via ad una serie di ricerche storico-agronomiche che hanno reso possibile iniziare questo percorso di produzione. Oggi, percorrendo le strade collinari che portano a Villabianca di Marano, o salendo a Campiglio e proseguendo fino a Castelvetro, è possibile trovarsi tra filari di ulivi rigogliosi, abbracciati dalle vigne del Lambrusco.

Piccolo uliveto lungo la strada per Villabianca di Marano.

Piccolo uliveto lungo la strada per Villabianca di Marano.

Nel 2003 la Regione Emilia-Romagna ha cofinanziato, insieme alle quattro province interessate al progetto (Modena, Parma, Reggio Emilia e Piacenza), una serie di studi, gestiti dal Centro Ricerche Produzioni Vegetali (CRPV), in collaborazione con l’Istituto di Agraria “L.Spallanzani” di Castelfranco, le Università di Parma e Cattolica di Piacenza, nonché del CNR di Bologna, il cui obiettivo è quello di reperire “conoscenze ambientali, storiche, genetiche e tecniche utili a valorizzare l’antica produzione” (qui una presentazione del progetto: vedi). Attraverso diverse fasi di ricerca (storico-bibbliografica, analisi e studi di antiche ceppaie di ulivi, ricerche genetiche e valutazione degli olii ricavati dagli esemplari secolari presenti nel territorio), dal 2007 sono stati conseguiti ottimi risultati in termini qualitativi (ad esempio l’alto contenuto di acido oleico negli olii testati, indice di elevata qualità e pregio), dimostrando come il territorio emiliano possa presentare micro-ambienti con caratteristiche del tutto simili alle zone ad alta vocazione per l’olivicoltura (qui i materiali di convegni di presentazione dei risultati: vedi). Il mondo agricolo delle colline emiliane ha cominciato così a punteggiarsi di ulivi.
Le cultivar selezionate durante gli anni di ricerche sono 247 di cui 39 sono genotipi emiliani, quindi autoctoni. Da qualche anno i raccolti danno esiti positivi e olii extravergini del territorio modenese sono reperibili presso alcune aziende agrituristiche. Il livello qualitativo è molto buono e sottolinea la possibilità di ottenere olii di pregio (qui l’articolo L’olivicultura emiliana può avere buone chances, ottobre 2013: pdf).

Ulivo della tenuta "Acetaia Sereni" presso Villabianca (Marano).

Ulivo della tenuta “Acetaia Sereni” presso Villabianca (Marano).

Per divulgare in maniera costante i progressi ottenuti, gli organismi di ricerca del Progetto, nel corso degli anni, hanno tenuto conferenze, simposi ed incontri su tutti i territori interessati. Anche lo scopo di questo mio piccolo articolo altro non è che quello di accendere un riflettore su questo interessante aspetto della nostra storia culturale, agricola ed enogastronomica.
In occasione delle Giornata delle Bandiere Arancioni del Touring Club Italiano di domenica 12 ottobre, si terrà sabato 11 ottobre alle ore 17.00 presso la Sala Consigliare del Comune di Castelvetro (il cui borgo storico è appunto Bandiera Arancione TCI), la conferenza “Olio e vin non ci mancava”, con l’agronomo Eraldo Antonini: Storia ed aneddoti ed approfondimenti su olivo e vite nel Modenese. A seguire alle 18.30 presso l’Enoteca comunale “Bicer Pin”, degustazione guidata con prenotazione obbligatoria di olii e prodotti del territorio, organizzata con AIS-Associazione Italiana Sommelier, Slow Food condotta di Vignola-Valle Panaro, Lucia Morrone di Ibimet-CNR Bologna (ed ovviamente con il Touring Club Italiano).

1_GiornataBA-2014-1La partecipazione agli eventi, per ragioni di logistica, richiede la prenotazione tramite i recapiti dell’ufficio per il Turismo di Castelvetro (chi è interessato può consultare il volantino: pdf). E mi permetto di chiudere invitando a partecipare. Si degusteranno olii prodotti sulle nostre colline (aziende agricole: La Barbera, Ricchi Loris, Il Monte) e sarà per molti una scoperta interessante, per conoscere il nostro territorio e poterlo quindi meglio apprezzare (e comunicare). (Continua)

Simone Balestri

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2 Responses to Alla scoperta dell’olivicoltura modenese, di Simone Balestri

  1. Alessandro Naldi ha detto:

    Avete rotto il cazzo a piantare sti fottutossimi ulivi che non fanno altro che rovinare e cambiare drasticamente il paesaggio delle nostre colline.L’ulivo , non ditemi che il fatto che forse sia stato presente in epoca medievale è una giustificazione, è per la nostra terra una specie allogena e se bisogna tutelare la realtà paesaggistica di un luogo non mi sembra che piantare sti sgorbi dal fogliame grigio sia un’idea molto sana. Detto ciò auguro tanto gelo e xilella per tutti voi

  2. simo ha detto:

    Buongiorno posso chiederle quali varietà sarebbero adatte sulle colline modenesi? Inoltre vorrei sapere se il Progetto Olio Emilia è ancora attivo. Cordiali saluti

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