“Egregio Dottor Sapienza, sono con la presente ad inviare in allegato la documentazione finale relativa al Progetto Fusione Comuni “Terre di Castelli”, offerta 005045. Nello specifico di seguito l’elenco dei file allegati [segue elenco dei 13 allegati]. RingraziandoVi e auspicando che il lavoro da noi espletato sia risultato di Vostro gradimento, invio i migliori saluti.” E’ il testo della lettera di accompagnamento dei materiali finali dello studio di fattibilità sulla “fusione dei comuni” dell’Unione Terre di Castelli. Firmata dal consigliere delegato di Nomisma. Non so cosa pensa il “Dottor Sapienza” (segretario generale dell’Unione), ma io non ho dubbi: il risultato non è di mio gradimento. Il risultato, infatti, è una stratificazione di versioni, correzioni, aggiornamenti su una struttura che mantiene ancora oggi tutte le manchevolezze iniziali (vedi). Con l’aggiunta, conseguente al lavoro continuo di rivisitazione, della completa illeggibilità del testo (ed incomprensibilità di alcuni passaggi chiave).

Arturo Martini, Ragazzo seduto (particolare), 1931 (foto del 29 dicembre 2013)
[1] Questo esito altamente insoddisfacente è dovuto a diversi fattori. In primo luogo occorre considerare l’inadeguatezza degli incaricati dello studio (l’aggregazione Nomisma – Consorzio MIPA): lo testimoniano gli strafalcioni metodologici presenti nello studio (l’uso dei costi standard nazionali come benchmark per una realtà che, in termini di servizi erogati, in quantità e qualità, si colloca significativamente al di sopra della media nazionale: vedi – questa è una “chicca” da manuale, per la sezione “come NON si fa uno studio sulla fusione”). Ma subito dopo bisogna chiamare in causa l’inadeguatezza del committente, ovvero la giunta dell’Unione. Il presidente Mauro Smeraldi giustamente ribadisce l’importanza del tema fusione, ma si è rivelato inadeguato nel governare lo studio di fattibilità. Suscitando un clamoroso effetto boomerang. Neppure è servita a molto la “commissione consultiva”: in parte non è riuscita a dare indicazioni chiare (qualche audizione pubblica o seminario di studio bene organizzato avrebbe certo aiutato), in parte è stata inascoltata. Insomma, un committente volonteroso (ma privo di adeguate competenze ed incapace di organizzare un adeguato iter) ed una pasticciona équipe di studiosi – insieme hanno fatto la frittata!

Arturo Martini, La lupa ferita, 1930-1931 (foto del 29 dicembre 2013)
[2] Dunque il 30 novembre scorso è stata consegnata la versione definitiva dello studio di fattibilità. Temo che finirà in un cassetto (ed in un certo senso è bene che sia così). Di sicuro quello studio – a prescindere dalla sua illeggibilità – non può convincere nessuno che non sia già convinto della bontà o necessità della fusione dei comuni. Impensabile che sulla base di quei contenuti si possa ragionevolmente impostare un percorso “verso la fusione”, una campagna elettorale per assumere questa decisione entro questa legislatura. Non sono tempi per progetti calati dall’alto, anche fossero utili al paese (mi permetto di aggiungere: si impari dal fallimento della revisione costituzionale, certificato dal referendum del 4 dicembre scorso – in molti comuni il progetto di fusione finirebbe così, lo si è già visto: vedi). Gli amministratori locali farebbero invece bene a chiedersi: “cos’è andato storto?”; “perché siamo risultati inadeguati?”. Insomma, farne un’occasione di apprendimento. In vista di una futura seconda chance.

Arturo Martini, La Nena, 1930 (foto del 29 dicembre 2013)
[3] In realtà è bene che a finire in un cassetto sia solo l’idea (balzana) di organizzare il processo decisionale sulla fusione sulla base di questo studio di fattibilità. Provarci sarebbe un inutile massacro (dal punto di vista elettorale). Già da tempo infatti, anche se più in alcune realtà che altre (Spilamberto in primis – ma poi consideriamo anche che due comuni si sono sfilati dallo studio: Savignano e Guiglia) i “comitati per il no” si sono mobilitati con molteplici iniziative (certo anche con “bufale”: vedi). E’ invece assolutamente necessario che il tema rimanga nell’agenda della “politica locale”: sia quella nelle istituzioni, sia quella al di fuori delle istituzioni (anche se quest’ultima è poca cosa). Su entrambi i fronti è comunque bene che il tema venga mantenuto vivo (proprio perché lo studio di fattibilità non consente di assumere una posizione ultimativa, sì o no). Lo studio di fattibilità di Nomisma & C. ha una sua utilità, nonostante le tante “imperfezioni”. Ha avviato un ragionamento complesso mettendo a confronto due ipotesi: fusione dei comuni o riorganizzazione (rafforzamento) dell’Unione. Se gli amministratori locali hanno a cuore il tema, più che forzature decisionali, farebbero bene ad organizzare la prosecuzione dell’analisi e lo sviluppo del dibattito. Ugualmente dovrebbero fare le forze politiche (ci sono ancora?) e la “cosiddetta società civile”. Così da giungere, in tempi sperabilmente brevi, ad avere nuovo materiale da considerare per la decisione sul che fare.

Arturo Martini, Maternità, 1931 (foto del 29 dicembre 2013)
[4] Alcuni capitoli di un tale studio sono ancora completamente da scrivere, purtroppo. Ne ricordo solo due:
- Dieci anni di crisi economica hanno ridotto i bilanci degli enti locali (si è ridotta la spesa corrente, è crollata la capacità d’investimento) portando ad una continua riduzione dei servizi (contrazione per alcuni, “esternalizzazioni” varie per altri, cancellazione silenziosa per altri ancora) (è il tema del downsizing: vedi). Se non ci si impegna a descrivere la difficoltà nell’erogare servizi è difficile pensare che i cittadini possano prendere sul serio il tema della “fusione dei comuni”, dell’esigenza di accrescere l’efficienza, del reperimento di nuove risorse certe (fosse anche solo per dieci anni). Su questo lo studio di Nomisma non dice nulla (ma il committente neppure glielo ha chiesto). Su questo servirebbe un documento, da aggiornare anno dopo anno, dell’Unione Terre di Castelli e dei corrispondenti comuni.
- Uno dei punti deboli dell’immaginazione politica circa la fusione dei comuni riguarda il tema dell’architettura istituzionale: ovvero come garantire “rappresentanza” nel nuovo contesto del comune “fuso”. Non è tema semplice: le soluzioni architetturali nelle realtà più complesse (es. il comune di Valsamoggia, nato dall’aggregazione di 5 comuni) sono altamente insoddisfacenti (promettono una capacità di “rappresentanza” che però non sono riuscite a mantenere). In Valsamoggia un’architettura istituzionale ridondante (tanto da poter essere definita “barocca”: vedi) ha portato ad esiti fallimentari o comunque decisamente insoddisfacenti (vedi), se valutate dal punto di vista della rappresentanza e della partecipazione. Su questo serve un po’ di creatività istituzionale controllata, meditata, ovvero filtrata da analisi e confronti veri. Come garantire più democrazia (e non meno) nella realtà di un comune nato dall’aggregazione di precedenti comuni è il tema da esplorare. Occorre mobilitare un po’ di competenze (che in giro ci sono), mantenendo un approccio di realismo politico (che difetta) – proprio perché l’obiettivo è di tipo “normativo”: una migliore democrazia (rappresentativa) con maggior spazi di partecipazione dei cittadini (vedi).
Se il presidente Smeraldi volesse “recuperare” una gestione nient’affatto impeccabile sullo studio di fattibilità farebbe bene, assieme ai colleghi di giunta dell’Unione (nonché sindaci), ad applicarsi a questo. Magari istituendo un gruppo di lavoro misto Unione-Comuni da far lavorare per un po’ (e con rendicontazione pubblica periodica). O cose del genere. Ed organizzando un ciclo di incontri per approfondire i singoli temi critici (o comunque non convincenti) dello studio appena consegnato da Nomisma & C. Insomma portando a completamento e migliorando uno studio ad oggi incompleto e difettoso. Sarebbe il modo migliore per dimostrare che la politica c’é.

Arturo Martini, La figlia del pescatore, 1921-1922 (foto del 29 dicembre 2013)
PS Ringrazio Filippo Gianaroli, capogruppo del gruppo consiliare M5S dell’Unione Terre di Castelli, per aver ogni volta tempestivamente fatto circolare i diversi materiali dello studio. E’ grazie a questa tempestività se questo post è pubblicato oggi, sabato 10 dicembre 2016. Qui i tre documenti più importanti tra quelli che compongono lo studio di fattibilità, versione definitiva:
- Sintesi e conclusioni (58 pagine: pdf);
- Analisi del rendimento istituzionale, report sintetico sui principali indicatori comparativi e comparazione tra gli scenari di riorganizzazione territoriale e potenziamento dell’Unione (48 pagine: pdf);
- Approfondimenti relativi ad alcuni aspetti emersi dalle osservazioni pervenute dai consigli comunali (61 pagine: pdf);
- Oltre alla “bella” lettera di accompagnamento del consigliere delegato di Nomisma (pdf).
L’ analisi fatta sullo studio è chiara e comprensibile anche se non esaltante per le critiche che sono state possibili su questo lavoro.i
Ma io mi chiedo :sono consapevoli i cittadini di che cosa li aspetta?
Saranno contenti di trovarsi coinvolti in un guazzabuglio su cui FORSE NON potranno dire “” la loro ” Perché MOLTO DISTANTI’?
No c’entra nulla con gli argomenti precedenti, vorrei dare soltanto un’informazione a te Andrea e a tutti coloro che ti scrivono.
Questa mattina 17 dicembre ore 10 è stata inaugurata, nelle tre meravigliose sale della Rocca di Vignola, una Mostra di paramenti liturgici di grande interesse (e bellezza).
Indipendentemente dal fatto che uno creda o sia ateo, penso che si possa visitare con un certo interesse e, perché no, anche con piacevolezza.
La mostra rimarrà aperta fino al 22 gennaio 2017 (chiuso tutti i lunedi e il 24-25-26-31 dicembre e 1° gennaio prossimo).
Orari: feriali ore 9/12-14,30/18 — festivi 10,30/12,30-14,30/18.
Grazie Andrea per l’ospitalità e un caloroso saluto.
Diana Garofani Manzini
Giovedì 15 dicembre 2016 si è tenuta una seduta della “commissione consultiva” sullo studio di fattibilità. Plausibilmente l’ultima. Qui la videoregistrazione dell’incontro: