Periodicamente il comune di Savignano organizza (micro)mostre a tema archeologico. Su un mosaico di età romana (oggi giace abbandonato nella Casa del Graziosi) e sulla famosa “Venere” nel recente passato (vedi). Il tema 2016, invece, è dato dagli insediamenti nella valle del Panaro 4.000 anni fa. La mostra è infatti costruita attorno ad alcuni nuclei di reperti dell’età del bronzo medio-recente (all’incirca 1550-1200 aC): il ripostiglio di asce in bronzo nel campo “della Lovara” a Savignano (scoperta del 1864 documentata da Arsenio Crespellani), la terramara di Trinità a Vignola, quella di Bazzano, il villaggio di Castiglione (tra Savignano e Marano), la terramara di S.Anastasia sempre a Savignano. Ma è più che altro un richiamo alla gloriosa stagione delle campagne archeologiche di fine Ottocento, quella dominata da Arsenio Crespellani (avvocato e archeologo, che a Savignano fu anche sindaco, ma che trova a Bazzano un museo a lui intitolato: vedi). Poche vetrine (con reperti giunti temporaneamente dal Museo Civico di Modena), qualche pannello esplicativo, un video mandato su un monitor, qualche laboratorio di metallurgia – di più non ci se la fa. Per chi, come me, da adolescente ha solcato il territorio alla ricerca di “reperti” (magari proprio guidato dalle “mappe” di Arsenio) una visita è d’obbligo. Ma l’evento savignanese ha un po’ il sapore del “vorrei ma non posso”. Vorrei fare dell’archeologia un tema di richiamo e di diffusione culturale, ma le risorse che il comune di Savignano riesce a mettere in campo sono così striminzite che ne può risultare solo una mini-mostra (realizzata essenzialmente grazie al contributo finanziario della Fondazione di Vignola). E’ su questo scarto tra i desideri e la capacità realizzativa che è opportuno – di nuovo – richiamare l’attenzione.

L’allestimento della mostra (veduta parziale) “Sulla sponda del Panaro 4.000 anni fa” a Savignano (foto del 10 dicembre 2016)
[1] “L’Amministrazione comunale di Savignano sul Panaro … intende proseguire nell’attuazione del proprio impegno di mandato nella valorizzazione del patrimonio archeologico del territorio attraverso una più diffusa conoscenza della storia che esso ha vissuto” – così il sindaco Germano Caroli nella presentazione dell’opuscolo realizzato per l’occorrenza. Pur provando interesse per l’archeologia (sono stato, da adolescente, un archeologo dilettante e conservo ancora un po’ di documentazione di quel periodo – tra cui proprio una fotocopia della mappa del Crespellani sul podere Mombrina e zone limitrofe, quella esposta anche in mostra e datata 1884) mi chiedo perché insistere su questo “vicolo cieco”: i ritrovamenti più importanti sono avvenuti a fine ‘800, proprio sotto gli occhi vigili di Arsenio Crespellani, ed i copiosi materiali trovati allora hanno preso la via del capoluogo di provincia e possono rientrare oggi a Savignano solo per poco tempo e solo in misura assai limitata (come questa ennesima mostra testimonia).

Rotella in corno di cervo dal villaggio dell’età del bronzo di Castiglione (foto del 10 dicembre 2016)
L’archeologia a Savignano – oggi – è un fatto virtuale (a meno ché non si verifichino in futuro clamorosi ritrovamenti). Più promettente sarebbe il filone artistico – con Giuseppe Graziosi, “star” locale, ma anche artista modenese più importante del Novecento (vedi) e qualche altro (come Pompeo Vecchiati: vedi). Comunque, l’amministrazione comunale ha definito il paese “città dell’archeologia” ed ora vorrebbe tener fede a quel “programma”. Ma si vede bene che il passo è divenuto più lungo della gamba: in tempi di contrazione dei bilanci comunali questo è tutto ciò che si riesce a fare (e non è molto) – ma solo grazie a 15.000 euro della Fondazione di Vignola. Per una mostra che – c’è da scommetterci – in tre mesi di apertura non riuscirà ad avere 1.000 visitatori (e in larga parte attingendo dalle popolazioni scolastiche lì portate in visita).

Vetrine con reperti dalla terramara di S.Anastasia di Savignano (foto del 10 dicembre 2016)
[2] Non vorrei dare l’idea di non apprezzare l’impegno ed il tentativo di siffatte “politiche culturali”. Non è così. Ma bisogna riconoscere – che esiste uno scarto evidententissimo tra le solenni proclamazioni (“città dell’archeologia”: vedi) e quanto si riesce poi concretamente a realizzare, nonostante la pur sempre preziosa collaborazione delle associazioni culturali locali. Insomma, non si può tacere di fronte a queste micro-iniziative che sembrano più che altro un “segnaposto” per qualcosa che, si spera, potrà “arrivare” in futuro. Ma cosa? Quanto siano inadeguati oggi i comuni di piccole dimensioni (e Savignano non è certo piccolissimo con i suoi 9.200 abitanti circa) a realizzare iniziative culturali in grado di “lasciare un segno” sulla cultura della comunità locale e di esercitare un minimo di attrazione turistica è testimoniato proprio da questa mostra (non sono riusciti neppure a caricare un po’ di materiali sul sito web di Savignano “città dell’archeologia”: vedi). Al museo A.Crespellani di Bazzano – esposizione permanente – si trova assai di più (anche se malamente presentato, come purtroppo avviene nella stragrande maggioranza dei musei locali: vedi).

Ricostruzione ipotetica del rituale di seppellimento del deposito di asce di bronzo (foto del 10 dicembre 2016)
Eppure si insiste con le micro-mostre. Certo, si può confidare in un sentimento di orgoglio locale, ma per questo bisogna proprio chiudere gli occhi di fronte alla limitatezza della realizzazione. Non che il modo per uscire da questo vicolo cieco non ci sia. Solo che servirebbe “affidarsi” ad una pianificazione condivisa di territorio piuttosto che al “chi fa da sé fa per tre” – una filosofia oramai consumata dal rinsecchimento dei capitoli di bilancio e da competenze professionali sempre più distratte su un’ampio spettro di attività. Per l’ennesima volta diciamo che servirebbe l’impegno ad un “Piano di Zona per la Cultura” (vedi), con programmazione pluriennale condivisa e con un progetto strategico sui “luoghi della cultura”. Altrimenti continueremo a barcamenarci (male) tra “musei dell’assurdo” (in realtà assurdi musei: vedi) e micro-mostre che scorrono sulla superficie della vita locale come se niente fosse. Servono amministratori locali in grado di alzare lo sguardo e, finalmente, di lavorare assieme.

Fotocopia (fine anni ’70) dal volume Crespellani A., Di un ripostiglio di coltelli-ascia od ascie scoperto a Savignano sul Panaro, Vignola, 1884.
PS Segnalo l’estrema cortesia dell’operatrice culturale che (unica operatrica il mattino di sabato 10 dicembre) si è resa disponibile a farmi visitare la mostra dopo l’orario di chiusura (ore 12), una volta terminato il servizio al pubblico in biblioteca.
La mostra savignanese è stata prorogata sino al 26 febbraio 2017. Sono previste anche nuove conferenze sugli antichi insediamenti nel territorio (neolitico, età del bronzo, etruschi). Qui il programma:
http://www.comune.savignano-sul-panaro.mo.it/manifestazioni__eventi/eventi_manifestazioni/sulla_sponda_del_panaro.htm
Condivido la necessità di uno sguardo più allargato , magari con uno studio sulla realtà complessiva dell’epoca sul territorio delle Terre dei Castelli ampliando lo sguardo anche alla vicina Valle Samoggia e riunendo i vari reperti presenti nei micro musei dei singoli paesi che potrebbero contribuire all’evento anche dal punto di vista economico.
Servirebbe probabilmente la regia di un professionale coordinatore e la volontà di ambire ad un prodotto finale di grande interesse culturale ed al superamento dei “localismi” delle singole amministrazioni comunali . Sono certa che un progetto siffatto troverebbe finanziatori sul territorio , anche privati