Battuta d’arresto della fusione dei comuni in Emilia-Romagna

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Domenica 16 ottobre i cittadini di 16 comuni dell’Emilia-Romagna sono stati chiamati al referendum “consultivo” per decidere in merito a progetti di fusione di comuni e precisamente per decidere se procedere o meno alla nascita (per accorpamento) di 6 nuovi comuni. Nella maggior parte dei casi i cittadini hanno detto no, tanto che il progetto di fusione è stato pienamente approvato in un solo caso, quello di Mirabello e Sant’Agostino in provincia di Ferrara. E’ un esito che non va minimizzato da chi ritiene che occorra affrontare una delle debolezze delle istituzioni locali italiane, le troppo piccole dimensioni (con conseguente incapacità di erogare servizi ai cittadini adeguati dal punto di vista quantitativo e qualitativo). Da seguire, inoltre, il caso dei tre comuni della provincia di Rimini (Mondaino, Montegridolfo e Saludecio) in cui la Regione potrebbe decidere di procedere comunque (seguendo le norme regionali), anche contro la volontà espressa dai cittadini di uno dei comuni (vedi).

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Risultati del referendum sulla fusione dei comuni ferraresi di Mirabello e Sant’Agostino. Si tratta dell’unico progetto di fusione pienamente approvato tra quelli sottoposti al voto referendario del 16 ottobre 2016.

[1] Erano 6 i progetti di fusione sottoposti all’approvazione dei cittadini (tramite un referendum che formalmente rimane “consultivo”, ma con norme sempre più stringenti che limitano i margini di manovra della Regione nei casi in cui non emergano valutazioni concordi al referendum). Il voto referendario del 16 ottobre ha sancito l’approvazione piena di uno solo di questi. Il nuovo comune, denominato Terre del Reno, origina dalla fusione di Mirabello (3.305 abitanti) e Sant’Agostino (6.944 abitanti) in provincia di Ferrara, e prenderà il via dall’1 gennaio 2017. Progetto chiaramente bocciato, invece, nei due gruppi di comuni del piacentino impegnati nel voto: non si farà alcuna fusione tanto a Bettola (2.877 abitanti), Farini (1.340 abitanti) e Ferriere (1.336 abitanti), quanto a Ponte dell’Olio (4.857 abitanti) e Vigolzone (4.306 abitanti) sull’Appennino piacentino.

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Risultati del referendum sulla fusione dei comuni bolognesi di Borgo Tossignano, Casalfiumanese e Fontanelice. In 2 comuni su 3 vince il no.

[2] Esito non omogeneo negli altri gruppi di comuni impegnati al voto. E qui la nuova normativa regionale (legge regionale 29 luglio 2016 n.15: vedi) riduce la “discrezionalità interpretativa” dell’Assemblea Legislativa (riduce, ma non azzera): le nuove norme fanno decadere il progetto “quando i voti complessivi sul referendum per la fusione sono contrari alla fusione stessa e contestualmente l’esito è sfavorevole almeno nella metà dei comuni interessati” (art.5, comma 3). Ed è quanto esattamente accade in due realtà:

  • nel bolognese, nel progetto di fusione relativo a Borgo Tossignano (3.315 abitanti), Casalfiumanese (3.447 abitanti) e Fontanelice (1.984 abitanti). Il progetto di fusione è bocciato in due comuni (i no vincono a Borgo Tossignano con il 57,12% ed a Fontanelice con il 59,5%), ma approvato nel terzo (i sì vincono a Casalfiumanese con il 53,33%), ma è anche bocciato dalla maggioranza del complesso degli elettori dei tre comuni (i no ottengono complessivamente 1.606 voti pari al 53,83%; contro i 1.377 voti a favore, pari al 46,16%).
  • nel reggiano, nel progetto di fusione relativo a Campegine (5.229 abitanti), Gattatico (5.895 abitanti) e Sant’Ilario d’Enza (11.198 abitanti). Il progetto di fusione è bocciato in due comuni (i no vincono a Campegine con il 75,162% ed a Gattatico con il 64,08%), ma approvato nel terzo (i sì vincono a Sant’Ilario d’Enza con il 62,80%), ma è anche bocciato dalla maggioranza del complesso degli elettori dei tre comuni (i no ottengono complessivamente 4.594 voti pari al 55,4%; contro i 3.705 voti a favore, pari al 44,6%).
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Risultati del referendum sulla fusione dei comuni reggiani di Campegine, Gattatico e Sant’Ilario d’Enza. In 2 comuni su 3 vince il no.

[3] Più controverso il sesto caso, quello relativo ai comuni riminesi di Mondaino (1.428 abitanti), Montegridolfo (1.038 abitanti) e Saludecio (3.121 abitanti). In questo caso il sì al progetto di fusione vince in 2 comuni su 3 (i sì vincono a Mondaino con il 69,48% ed a Montegridolfo con il 92,89%), mentre il no al progetto vince a Saludecio (58,23%). Dunque la maggioranza dei comuni (2 su 3) approva il progetto. Ed il progetto è approvato anche dalla maggioranza dei votanti complessivamente intesi (1.256 voti a favore, pari al 60,38%; 824 voti contrari, pari al 39,62%). In questo caso (elettori favorevoli in 2 comuni su 3; elettori che approvano, nel complesso, il progetto in misura superiore al 50%) le norme regionali (pur modificate in senso meno discrezionale dalla legge regionale 29 luglio 2016 n.15) consentono all’Assemblea Legislativa di adottare la legge regionale di fusione. Ed infatti è su questa fusione riminese che si è subito scatenato il conflitto con le opposizioni nell’assemblea legislativa regionale (Lega Nord, Forza Italia, M5S) che chiedono che venga rispettata la volontà degli elettori di Saludecio contrari alla fusione. Se la Regione decidesse di procedere comunque avremmo di nuovo un caso analogo alla Valsamoggia (una fusione che è andata avanti anche se bocciata in 2 comuni su 5: vedi), anche se più in piccolo.

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Risultati del referendum sulla fusione dei comuni riminesi di Mondaino, Montegridolfo e Saludecio. Solo in 2 comuni su 3 vince il sì. Particolare il risultato a Montegridolfo dove il 92,9% dei votanti si è espresso per la fusione.

[4] Meglio non girarci attorno: qualcosa è andato storto. Il progetto di fusione è stato bocciato in 10 comuni su 16. Solo un progetto di fusione è stato approvato dagli elettori, mentre quattro di sicuro non andranno avanti ed un altro è rimesso alle valutazioni dell’Assemblea Legislativa (ma susciterà di sicuro polemiche nel caso questa decidesse di procedere). Come minimo i relativi progetti non erano convincenti ed i promotori della fusione non hanno trovato buoni argomenti, ovvero argomenti convincenti per i cittadini. L’esito eterogeneo dice che in alcuni casi i cittadini approvano (consentendo dunque alla fusione), ma in molti più casi manifestano contrarietà – nonostante i vantaggi economici comunque sempre ben sbandierati. Questo “umore” va preso sul serio, decodificandolo e individuando una adeguata risposta. Risulta un po’ banalizzante il commento del segretario regionale del PD, Paolo Calvano, come riportato sul Corriere di Bologna di oggi (18 ottobre 2015): “L’anno scorso ha vinto il sì dappertutto, questo passaggio invece è stato più delicato. Ma il percorso va proseguito, con le debite attenzioni e confronto con le realtà locali”. Se l’iter per la fusione arriva sino al referendum ci si aspetta un tasso di successo un po’ più alto (almeno metà e metà). Altrimenti significa che gli amministratori non hanno proprio il polso della situazione, non percepiscono gli umori dei cittadini, non sono in grado di “confezionare” progetti convincenti. Da questo punto di vista l’esito referendario del 16 ottobre 2016 segna a tutti gli effetti una battuta d’arresto. Sarebbe opportuno stimolasse un adeguato processo d’apprendimento. D’altro canto gli esiti del voto referendario comunale non sono riconducibili ad uno schema soltanto. La fusione viene bocciata quando la configurazione del progetto dà l’idea di una “annessione” (così nei tre comuni reggiani dove la fusione è approvata nel comune più grande, Sant’Ilario d’Enza, ma bocciata nei due comuni più piccoli, Campegine e Gattatico). Ma succede l’opposto nel caso riminese con i due comuni più piccoli, Mondaino e Montegridolfo, che approvano la fusione che invece è bocciata nel comune più grande (Saludecio). A Montegridolfo, il comune più piccolo tra i 16 coinvolti nel referendum-day (1.038 abitanti), inoltre, i sì alla fusione ottengono una maggioranza bulgara (92,9%)! E’ solo un esempio della difficoltà a trovare uno “schema” unico che consenta di leggere tutti i risultati. Evidentemente servono analisi puntuali in grado di ricostruire, caso per caso, la costellazione dei fattori all’opera nel determinare il risultato finale.

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Percentuali di votanti (in giallo) e percentuale ottenuta dal sì alla fusione nei 16 comuni dell’Emilia-Romagna in cui si è tenuto il referendum domenica 16 ottobre 2016.

[5] Ultima annotazione. Interessante l’iniziativa dei consigli comunali dei tre comuni reggiani (Campegine, Gattatico, Sant’Ilario d’Enza). Prima del referendum hanno infatti approvato (praticamente all’unanimità) un atto d’indirizzo vincolandosi a procedere nell’iter di fusione solo se in tutti e tre i comuni il progetto fosse stato approvato al referendum (qui il testo delle delibere consiliari: vedi). Insomma, il consiglio comunale “delibera (…) di impegnarsi a revocare la propria precedente deliberazione di presentazione dell’istanza, alla Giunta Regionale, per promuovere la procedura di fusione, nel caso in cui la proposta soggetta a referendum non sia stata approvata dalla maggioranza dei voti validamente espressi in ogni Comune aderente”. Insomma un tentativo di prendere sul serio il principio della sovranità popolare: se dev’essere fusione volontaria la volontarietà deve effettivamente esserci. Un tentativo forse non risolutivo, ma comunque interessante (ed intelligente).

PS L’immagine in testa al post è tratta dal Corriere di Bologna di oggi, 18 ottobre 2016. Sul tema della “fusione dei comuni” si vedano gli articoli della corrispondente categoria. Qui invece gli articoli (di diversi autori) scritti seguendo la vicenda della fusione Valsamoggia.

4 Responses to Battuta d’arresto della fusione dei comuni in Emilia-Romagna

  1. Andrea Paltrinieri ha detto:

    Nonostante la battuta d’arresto in occasione dei referendum “consultivi” 2016 non tutto si è fermato in Emilia-Romagna in tema di fusione di comuni. La notizia più recente riguarda il progetto di fusione tra 3 comuni della pianura bolognese: Baricella, Malalbergo e Minerbio. Completato lo studio di fattibilità nel 2016 si avvia ora un “percorso partecipato” (l’articolo non dice esattamente in cosa consiste) che dovrebbe portare al referendum consultivo nell’autunno 2018.

    “E’ iniziato martedì 21 giugno [2017] nel Consiglio comunale di Baricella e proseguirà mercoledì 22 giugno a Malalbergo e giovedì 23 giugno a Minerbio il percorso partecipato sull’ipotesi di fusione dei tre Comuni.
    Dallo “Studio di fattibilità per la riorganizzazione dei servizi e delle funzioni e per la fusione dei Comuni aderenti all’Unione” presentato lo scorso anno emergeva come i tre Comuni costituissero un perimetro pressoché ideale per una fusione considerando sia la dimensione dell’ipotetico nuovo Comune (24.737) sia i principali dati economici che evidenziano una grande uniformità sociale fra le tre comunità interessate.
    (…)
    In caso di fusione il nuovo Comune (che diventerebbe il settimo più popoloso della città metropolitana) riceverebbe allo stato attuale della normativa vigente contributi statali e regionali pari a 19.956.003 euro su un arco temporale di 10 anni. Il nuovo Comune nato dalla fusione, non sarebbe inoltre tenuto al rispetto del Patto di stabilità e potrebbe utilizzare gli avanzi di amministrazione.
    (…)
    Nell’ordine del giorno in discussione in questi giorni nei tre Consigli comunali a proposito del referendum si precisa peraltro che “dovrà svolgersi anche qualora in base alla legislazione vigente questo non fosse necessario” e che “tale referendum potrebbe indicativamente svolgersi nella seconda metà del 2018”.”

    Qui la notizia completa:
    http://www.cittametropolitana.bo.it/portale/Engine/RAServePG.php/P/2446110010100/M/250610010100/T/Ipotesi-fusione-per-Baricella-Malalbergo-e-Minerbio-Al-via-il-percorso-partecipato-

  2. Andrea Paltrinieri ha detto:

    L’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna ha approvato la legge che istituisce il nuovo comune di Alta Val Tidone, nato dalla fusione di tre comuni: Caminata, Nibbiano e Pecorara. Il nuovo comune ha poco meno di 3.200 abitanti.

    http://www.assemblea.emr.it/fusione-di-comuni/mappa-delle-fusioni/Caminata-Nibbiano-Pecorara

    La nascita ufficiale è all’1 gennaio 2018. Nella primavera 2018 si terranno le elezioni comunali per l’elezione di sindaco e consiglio comunale.

    Qui la news completa:

    “Alta Val Tidone è il nome del nuovo Comune del piacentino nato dalla fusione di Caminata, Nibbiano e Pecorara. Stamani l’Assemblea legislativa, dopo il risultato positivo del referendum consultivo tra i cittadini, ha approvato il progetto di legge della Giunta regionale per l’istituzione del nuovo Comune unico che, interessa circa 3mila abitanti.

    “Con il passaggio di oggi in Assemblea- afferma l’assessora regionale al Bilancio, Emma Petitti- approviamo la nascita di nuovo Comune da fusione. Siamo convinti che questa sia la strada per poter permettere alle amministrazioni di essere più efficienti e garantire ai cittadini maggiori qualità a minori costi. Al momento sono diversi gli studi di fattibilità in corso ed è nostra intenzione continuare con il Piano di riordino istituzionale che permetterà ai nostri territori di essere più competitivi”.

    Il nuovo Comune di Alta Val Tidone beneficerà di un contributo regionale pari a 107 mila euro l’anno per i primi 10 anni e oltre 584mila euro annui di contributo statale, per un totale complessivo di 6,91 milioni di euro.

    Oltre ai contributi diretti sono previsti numerosi altri vantaggi, sia dalla legge regionale che da quella statale. Tra questi, nei primi cinque anni non si applicano i vincoli per le assunzioni di personale a tempo determinato; il nuovo comune può utilizzare i margini di indebitamento consentiti anche a uno solo dei comuni originari, pur nel caso in cui dall’unificazione dei bilanci non risultino spazi di indebitamento. Infine viene data priorità assoluta, e quindi maggiori punteggi, nei programmi e provvedimenti regionali che prevedono contributi a favore degli enti locali nei dieci anni successivi alla fusione.

    Le elezioni degli organi del nuovo Comune potranno avvenire solo nella primavera 2018, mentre gli attuali organi dei Comuni decadranno dal 1 gennaio 2018.”

    http://www.regione.emilia-romagna.it/notizie/attualita/da-tre-a-uno-nel-piacentino-nasce-il-comune-alta-val-tidone

    In precedenza (il 28 maggio 2017) si era tenuto il referendum consultivo. I favorevoli alla fusione hanno ottenuto la maggioranza in tutti e tre i comuni:

    “Hanno vinto i Si alla fusione in tutti tre i Comuni in Provincia di Piacenza: Caminata, Nibbiano e Pecorara.
    Ieri 28 maggio, si è tenuto il referendum consultivo indetto per la fusione dei tre Comuni. Gli aventi diritto al voto totali erano 2789. Hanno votato in 1350 pari al 48,4 % degli elettori. I voti validi sono stati 1337.
    Di questi, i voti favorevoli alla fusione sono stati 887 pari al 66,3%. I voti contrari 450 pari al 33.7 %.
    In tutti e tre i Comuni i voti favorevoli alla fusioni hanno avuto la maggioranza: Caminata con il 79,7 %, Nibbiano con il 64 %, Pecorara con il 66,1 %.
    Il nuovo nome del Comune più votato e scelto tra 10 proposti, è Alta Val Tidone.
    A seguito dell’ esito del referendum l’Assemblea Legislativa potrà approvare la Legge regionale istitutiva del nuovo Comune.
    I comuni della Regione Emilia Romagna caleranno da 333 a 331.”

    http://autonomie.regione.emilia-romagna.it/fusioni-di-comuni/avvisi/fusioni-di-comuni-nel-piacentino

    Qui il sito dell’Osservatorio regionale sulla fusione dei comuni:
    http://autonomie.regione.emilia-romagna.it/fusioni-di-comuni/approfondimenti/osservatorio-regionale-delle-fusioni/osservatorio-regionale-delle-fusioni-di-comuni

  3. Luisa V. ha detto:

    a me di tutte le fusioni comunali piacerebbe vedere il resoconto finanziario/fiscale!! non vedo tagli significativi nel personale, se non quelli programmati dai diversi tagli. Non risolvendo la conglobazione delle Amministrazioni e non offrendo un servizio essenziale nei punti sensibili delle diverse comunità, non riesco a cogliere a cosa servono questi “accorpamenti2 che per ora lo sono solo a parole.

  4. Andrea Paltrinieri ha detto:

    Il processo relativo a fusioni di comuni non si ferma, semmai si semplifica. E’ di questi giorni (luglio 2018) l’indizione da parte dell’Assemblea legislativa del referendum “consultivo” in sette coppie di comuni. Trattandosi di coppie di comuni la materia si semplifica. Sarà più semplice certificare la volontà degli elettori. Comunque, qui la notizia completa. In ottobre i referendum.
    https://www.regione.emilia-romagna.it/notizie/attualita/al-via-i-referendum-per-sette-fusioni-tra-14-comuni-in-regione-petitti-201cora-la-parola-definitiva-passa-ai-cittadini

    Via libera dell’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna all’indizione dei referendum consultivi per quanto riguarda sette fusioni tra 14 Comuni dell’Emilia-Romagna.

    In provincia di Ferrara due le possibili fusioni: Formignana con Tresigallo e Berra con Ro. Due anche in provincia di Parma: la prima tra Colorno e Torrile, la seconda tra Mezzani e Sorbolo. In provincia di Modena la consultazione referendaria riguarderà la possibile fusione tra Lama Mocogno e Montecreto. Nell’area metropolitana di Bologna due le possibili fusioni: la prima tra Castenaso e Granarolo, la seconda Malalbergo e Baricella.

    Le fusioni sono previste a partire dall’1 gennaio 2019, dopo un referendum consultivo che si prevede di organizzare nella prima metà del mese di ottobre. Le elezioni degli organi dei nuovi Comuni che si costituiranno potranno avvenire solo nella primavera 2019, mentre gli attuali organi comunali decadranno dall’1 gennaio 2019. Nei primi mesi del prossimo anno gli eventuali nuovi Comuni nascenti da fusione saranno retti da Commissari prefettizi.

    Tra i progetti di fusione anche quello riguardante due comuni modenesi: Lama Mocogno e Montecreto. Qui un po’ di info:
    https://www.assemblea.emr.it/fusione-di-comuni/mappa-delle-fusioni/lamamocogno-montecreto

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