Domenica 28 settembre si tengono le primarie PD per la scelta del successore di Vasco Errani alla guida delle regione (le elezioni si terranno il 23 novembre). Sarà una sfida tra Stefano Bonaccini (attuale segretario regionale PD) e Roberto Balzani (ex-sindaco di Forlì nella legislatura 2009-2014), gli unici ancora in campo (vedi). Uomo di mediazione il primo, con un lungo cursus honorum interno al partito; uomo dell’innovazione e delle battaglie coraggiose il secondo (vedi). Seppur di grande importanza, alle primarie di domenica prossima si arriva un po’ in sordina. Serve invece una forte mobilitazione (ovviamente di chi si riconosce nel campo del centrosinistra) perché occorre un vigoroso cambiamento alla guida della regione, visto l’esaurimento del “modello amministrativo emiliano”. La profonda crisi economica che colpisce anche questa regione è però solo uno dei fattori che deve spingere al cambiamento (ovvero ad una diversa allocazione delle risorse, frutto di una nuova definizione di priorità). C’è in generale un tema del rinnovo dei servizi pubblici che giunta regionale ed assemblea legislativa non hanno saputo affrontare in questi anni. Vorrei presentare questo tema con riferimento al servizio ferroviario – un ambito che conosco sufficientemente bene.

Roberto Balzani, ex-sindaco di Forlì, candidato alle primarie PD per la scelta del candidato alla presidenza della giunta regionale (foto del 16 aprile 2014)
[1] Quando tra 2010 e 2011 con l’associazione In prima classe per Bologna-Vignola decidemmo di fare un check-up della linea ferroviaria Vignola-Bologna secondo la metodologia dell’audit civico (vedi) contattammo i diversi gruppi consiliari in Regione per richiamare la loro attenzione sull’iniziativa. Solo il gruppo consiliare PD ci invitò ad un confronto, grazie all’interessamento del neo-consigliere Thomas Casadei (di Forlimpopoli) impegnato a promuovere i diritti dei pendolari ad un servizio di qualità. All’incontro presero parte anche alcuni consiglieri bolognesi, oltre al capogruppo PD Stefano Bonaccini. In quell’occasione chiedemmo due cose:
- un forte impegno alla trasparenza sulla performance dell’azienda incaricata della gestione del servizio (allora FER Srl, ora TPER Spa) e sulle caratteristiche del servizio ferroviario (chiedevamo che fosse possibile controllare pubblicamente, via web, puntualità, ritardi, soppressioni di ogni singolo treno – cosa che oggi viene fatta da TrenItalia, ma non dal Servizio Ferroviario Regionale!);
- un esplicito coinvolgimento delle rappresentanze degli utenti nelle azioni di controllo della qualità messe in campo dalla Regione e dall’azienda ferroviaria regionale (la proposta era quella di realizzare come iniziativa congiunta, assieme a FER, l’audit civico – una metodologia che allora veniva proposta dal senatore PD Pietro Ichino) (non avendo ricevuto risposta abbiamo quindi realizzato l’audit civico unilateralmente, anziché congiuntamente – qui i risultati della terza edizione, quella del 2013: vedi).
Nonostante l’attenzione ricevuta e la disponibilità a parole dei consiglieri PD entrambe le proposte vennero lasciate cadere. Non se ne fece nulla. In verità neppure oggi proposte del genere sono all’orizzonte non solo delle politiche regionali, ma neppure della riflessione nel partito (l’audit civico ha avuto una fugace applicazione in sanità, ma solo perché la richiesta proveniva da CittadinanzAttiva ed era mediata dall’allora ministro della salute Livia Turco – un modo di fare che dice già tutto circa il grado di convinzione con cui si perseguono (sic) avanzamenti sul fronte delle modalità di implementazione dei diritti degli utenti di servizi pubblici: vedi).

Uno dei vecchi treni diesel ALN663 periodicamente ancora in funzione sulla Vignola-Bologna (foto del 5 giugno 2014)
[2] Non è qui rilevante il fatto che si siano lasciate cadere le richieste di un piccolo comitato di utenti del servizio ferroviario regionale. Rilevante è invece il fatto che un piccolo comitato di utenti, avendo sperimentato sulla propria pelle i continui disservizi delle linee ferroviarie a gestione regionale (e di una regione che ambisce ad essere considerata una regione d’Europa), avesse segnalato un nodo critico delle politiche regionali, ovvero un modello di gestione aziendale sostanzialmente autoreferenziale, ovvero impermeabile alle legittime attese di un servizio europeo da parte di cittadini ed enti locali. Ed avesse proposto due interventi per scardinare l’autoreferenzialità di cui danno prova le aziende regionali del trasporto ferroviario, anche conseguenza di un sistema di governance che vede la Regione come unico committente (e come ente con potere di nomina dei vertici aziendali), gli enti locali privi di un luogo formale di partecipazione alla definizione degli indirizzi ed al controllo, i cittadini considerati solo “passivi destinatari” dei servizi (ma mai coinvolti nella pianificazione, nel controllo della qualità, nella valutazione dei rendiconti aziendali). Che questo “modello” abbia degli evidentissimi limiti e risulti oggi in grandissima difficoltà a garantire servizi pubblici di qualità è testimoniato in modo inequivocabile proprio dalle vicende della linea ferroviaria Vignola-Bologna che ha da poco compiuto dieci anni di vita (ma lo stesso risulterebbe dalle altre linee ferroviarie, es. Modena-Sassuolo piuttosto che Bologna-Portomaggiore). Insomma così non va!

Uno dei nuovi treni diesel ATR220 della polacca Pesa, qui mentre attraversa le “basse” di Vignola (foto del 31 marzo 2012)
[3] Nonostante gli ingenti investimenti in mezzi (prima i nuovi treni diesel ATR220, poi i nuovi elettrotreni ETR350) il servizio rimane assolutamente lontano dagli standard europei! E neppure la nuova gara per la selezione dell’ente gestore, per quindici anni, del Servizio Ferroviario Regionale potrà cambiare le cose (se non nell’eventualità di aggiudicazione da parte dell’azienda ferroviaria tedesca, l’unica che ha un vero know how organizzativo). Insomma, questo modello regione-centrico ha raggiunto i suoi limiti ed oggi, anzi, gli effetti disfunzionali (in primis i perversi meccanismi di reclutamento: politici di fine carriera, ex-dirigenti sindacali, ecc. che transitano nel corpo aziendale, ai diversi livelli, portatori di una cultura politica della fedeltà, ma non di competenze tecnico-manageriali) sono un fardello non più sostenibile che si traduce in un abbassamento del livello delle competenze (del know how) complessivo e, dunque, in continue innovazioni di servizio, organizzative, ecc., ma mai del tutto soddisfacenti (uno dei casi più eclatanti è quello del “servizio chiamatreno”, un servizio di informazione telefonica sulla regolarità delle corse ferroviarie: peccato che non funzioni quando ce n’è più bisogno, ovvero quando ci sono soppressioni di corse!!).
[4] Di fronte a questo progressivo degradarsi delle performance aziendali e, quindi, del sistema complessivo, Stefano Bonaccini figura un po’ come l’angelo custode del sistema. Non avendo “battagliato” sino ad ora per avere davvero servizi di livello europeo (con le inevitabili “rotture” della pax politica che ciò comporterebbe) è poco credibile come futuro innovatore di questo sistema. Tutt’altro è il profilo di Roberto Balzani, da sempre impegnato per riequilibrare il “modello” a vantaggio degli utenti, dei cittadini, degli enti locali (vedi). L’iniziativa messa in campo in campagna elettorale “E se partissimo dai pendolari?” non è affatto estemporanea, ma nasce da queste riflessioni e dall’esperienza fatta da amministratore “scomodo” (vedi). Insomma, per innovare le politiche regionali dei trasporti, per dare più importanza (e risorse) al trasporto pubblico locale e per farlo funzionare (finalmente) ad un livello europeo serve davvero una forte capacità d’innovazione che passa anche per la rottura dell’autoreferenzialità delle “aziende regionali” e dunque per un diverso sistema di governance: con più potere agli utenti, ai cittadini, agli enti locali nei processi di pianificazione (che debbono essere partecipati), nelle attività di controllo (che richiedono una diversa “trasparenza” delle aziende), nelle attività di rendicontazione (da sviluppare seriamente), nelle attività di controllo e miglioramento della qualità (da fare congiuntamente agli utenti ed alle loro rappresentanze). Insomma, se si vuole davvero innovare il “modello” amministrativo emiliano, se si ritiene esaurita la forza propulsiva dell’impostazione di cui Vasco Errani si è fatto interprete in questi quindici anni, occorre un po’ più di discontinuità. Occorre una nuova visione che sposti il baricentro del potere a favore dei cittadini e delle comunità locali. Occorre una figura come Roberto Balzani. Io lo dico: domenica 28 settembre voto per lui.

Stefano Bonaccini (a dx), segretario PD dell’Emilia-Romagna, candidato alle primarie PD del 28 settembre, qui ritratto assieme a Matteo Richetti (foto Europa Quotidiano web)
PS Per quanto nel post si usi l’espressione “primarie PD” si tratta in verità di primarie di coalizione, distinzione comunque non molto rilevante visto lo stato degli alleati. Ugualmente importante è la riflessione sulla governance in sanità sviluppata da Balzani: se ne trovano tracce in questo articolo su la Nuova Ferrara del 23 settembre 2014 (pdf), scritto a seguito di una sua visita all’ospedale di Cona, a Ferrara (un progetto molto simile al nostro Nuovo ospedale civile S.Agostino-Estense di Baggiovara).
Stefano Bonaccini sarà dunque il candidato PD alla presidenza della giunta regionale per le prossime elezioni del 23 novembre. Questo a seguito di un risultato tutt’altro che eclatante: solo il 60,93% dei voti. Che all’outsider Roberto Balzani vada quasi il 40% dei voti sta a significare che non era proprio un “outsider”, ma forse, ancora di più, che Stefano Bonaccini non entusiasma. Vince, ma non convince – come si usa dire in queste occasioni. Ma ancora più eclatante è il “flop” di queste primarie dal punto di vista della partecipazione. Un risultato talmente basso che nessuno se lo aspettava. Il numero totale dei votanti è pari a 58.119, con 702 schede bianche, 379 schede nulle, 2 schede contestate. I voti validi sono dunque 57.036. Di questi 34.751 vanno a Bonaccini (60,93%); 22.285 a Balzani (39,07%). Alle “parlamentarie” del dicembre 2012 (un periodo ancora più disgraziato e primarie organizzate davvero in fretta) in Emilia-Romagna avevano votato 151mila persone. Un abisso. Che i principali quotidiani in regione (tanto la Repubblica Bologna, quanto il Corriere di Bologna) titolino “flop affluenza” è dunque ampiamente giustificato. Neppure tutti gli iscritti al PD in Emilia-Romagna (che sono 75.000) hanno votato! Insomma, un’affluenza davvero bassa che ha all’origine almeno due fattori: l’incertezza sulla fase iniziale ed il “balletto” delle candidature prima e dei ritiri poi; ma anche la mancanza di spinta alla mobilitazione del partito. L’allargamento dei partecipanti al voto avrebbe solo danneggiato Stefano Bonaccini, percepito come candidato dell’apparato (qual in effetti è). E dunque il segretario del PD regionale ha indubbiamente frenato la mobilitazione del partito. E così sono andate le cose. Ma non importa. Ciò che conta – i politici di lungo corso lo sanno bene – è il risultato. Le primarie non sono la corsa vera e l’importante è semplicemente arrivare primi. Anche se mai così bassa è stata la partecipazione. D’altro canto anche per le elezioni vere, il 23 novembre, il PD non si aspetta grosse difficoltà: il centrodestra è in macerie ed il M5S ha terminato la sua ascesa. Saranno elezioni regionali all’insegna della scarsa partecipazione al voto. Che importa!
Olivio Romanini, commentando il voto e la vittoria di Bonaccini (sul Corriere di Bologna), parla di “vittoria mutilata”.
http://corrieredibologna.corriere.it/bologna/notizie/politica/2014/28-settembre-2014/vittoria-mutilata-230226531323.shtml
Giovanni Egidio, su la Repubblica Bologna, osserva che “il grande freddo gela il partito e il candidato”.
http://bologna.repubblica.it/cronaca/2014/09/29/news/il_grande_freddo_gela_il_partito_e_il_candidato-96893908/
Ma nulla di tutto ciò impensierisce Bonaccini ed il suo entourage (il comunicato del segretario provinciale PD di Modena, Lucia Bursi, è addirittura trionfale). Conta vincere. Conta il risultato. Le premesse per un ulteriore abbassamento del livello qualitativo della giunta regionale ci sono già tutte.
PS Ovviamente il Bonaccini-tentenna tentenna pure sulle primarie, come risulta da questo suo commento sull’esito non pienamente soddisfacente del voto:
http://corrieredibologna.corriere.it/bologna/notizie/politica/2014/30-settembre-2014/bonaccini-rottama-sue-primarie-come-referendum-radicali-230235987537.shtml
Su Twitter venerdì mattina (ieri, 24 ottobre) Stefano Bonaccini ha un botta e risposta col meteorologo Luca Lombroso. «L’efficacia dei blocchi è discutibile, ma cosa pensi di fare per la qualità dell’aria?», gli chiede Lombroso. Risposta di Bonaccini: «Tutto ciò che possa essere utile, tranne che farsi belli di provvedimenti inutili». Così, dopo esser stato consigliere regionale per una legislatura Stefano Bonaccini si è accorto che qualcosa non funziona nei provvedimenti regionali contro l’inquinamento dell’aria (da PM10).
http://corrieredibologna.corriere.it/bologna/notizie/cronaca/2014/24-ottobre-2014/smog-inutili-blocchi-traffico-bonaccini-pronto-toglierli–230407812437.shtml
Sarà interessante leggere il programma del PD per vedere quali provvedimenti si ipotizzano (al momento sembra che Bonaccini non ne abbia idea). Aspettiamo (s)fiduciosi.