Il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini ha firmato giovedì 18 settembre una direttiva che avvia il Sistema Nazionale di Valutazione (SNV) delle scuole. Con il supporto dell’Invalsi ogni istituto scolastico dovrà produrre annualmente un’autovalutazione, centrata sull’efficacia della didattica, comprensivo anche di un “piano di miglioramento”. Non può essere escluso il rischio che si tratti dell’ennesimo progetto che nel giro di qualche anno si sgonfia facendo perdere le tracce di sé. Ma la prospettiva dell’autovalutazione (con conseguente rilascio pubblico dei risultati) è sicuramente di grande interesse e dovrebbe essere incoraggiata. E’ bene, anzi, che le amministrazioni comunali di questo territorio (la competenza in merito alle politiche scolastiche sta formalmente in capo all’Unione Terre di Castelli) si impegnino concretamente assieme alle istituzioni scolastiche per la riuscita di questo progetto, mettendoci anche adeguate risorse. Un impegno che il presidente dell’Unione, nonché assessore all’istruzione, Mauro Smeraldi dovrebbe fare suo con grande determinazione.

Giotto, Polittico (particolare), 1330 circa. Pinacoteca Nazionale di Bologna (foto del 20 settembre 2014)
[1] Spetterà all’Invalsi mettere a punto il formato complessivo, nonché gli indicatori da utilizzare per misurare la performance didattica ed altri aspetti dell’attività d’istituto. Il tutto da predisporre entro pochi mesi, così da consentire agli istituti scolastici la redazione del loro primo Rapporto di autovalutazione, da rendere pubblico entro luglio 2015 sul sito web della scuola (oltre che sulla piattaforma MIUR “Scuola in chiaro”). Con il supporto di alcune agenzie nazionali (l’Invalsi per quanto riguarda la struttura del rapporto; l’Indire quale possibile consulente per i “piani di miglioramento”) sono tuttavia i singoli istituti scolastici i principali attori di questo sistema. E come sempre succede, possono vivere questo nuovo programma come l’ennesimo adempimento burocratico o come un’opportunità per meglio mettere a fuoco (anche tramite il confronto con altre istituzioni scolastiche, eventualmente da assumere come benchmark) punti di forza e punti di debolezza e, di conseguenza, impostare un puntuale programma di miglioramento. Con la consapevolezza che non sarà certo un programma di valutazione a risolvere i problemi della scuola italiana, ma anche che di questo programma ce n’è un gran bisogno.

Due opere di Guido Reni presso la Pinacoteca Nazionale di Bologna. A sinistra: Ritratto della madre Ginevra Pucci, 1610 circa; a destra: Sansone vittorioso, 1617-1619 (foto del 16 agosto 2013)
Come tutti i programmi complessi non basterà impostarlo al meglio (e speriamo che sia effettivamente impostato al meglio), ma servirà necessariamente una costante opera di manutenzione e di aggiustamento in base all’esperienza dei primi anni. “Non stiamo pensando – ha detto il Ministro – a classifiche di istituti, ma puntiamo ad una crescita del sistema scuola, che è possibile solo quando si è in grado di verificare quali siano i punti di forza e quelli di debolezza” (qui il comunicato stampa del ministero: vedi). Sistemi di valutazione del genere sono funzionanti da anni in altri paesi europei (es. Gran Bretagna e Olanda: vedi). Si tratta di “strumenti” che non vanno assolutizzati e che hanno un loro ciclo di vita in rapporto al sistema (scolastico) nel cui ambito vengono usati. Oggi sono indubbiamente funzionali alla realtà italiana visto che le difficoltà del nostro sistema educativo (non solo al Sud, ma anche nel più “avanzato” Nord-Est) sono evidenziate da anni dalle indagini internazionali (es. OCSE-PISA – qui le risultanze relative all’Emilia-Romagna nel 2006: vedi) e non verrebbero superate semplicemente aumentando le risorse a disposizione. Insomma, pur sapendo che non tutto può essere “misurato” nella didattica, vi sono comunque alcune dimensioni che lo possono essere ed è dunque bene cercare di rilevarle periodicamente e su quei dati sviluppare riflessioni ed impegno al miglioramento.
[2] L’avvio del Sistema Nazionale di Valutazione, se le cose verranno fatte seriamente, dischiude nuove opportunità a livello locale. Il successo di un tale progetto dipenderà anche dall’impegno delle realtà locali (istituzioni scolastiche ed enti locali in primis). L’impegno delle scuole, dalla dirigenza agli insegnanti, è infatti fondamentale. Le finalità date al programma di valutazione (sostenere l’autovalutazione di ogni singola scuola) sono finalmente convincenti. Non si parla più di “classifiche” tra scuole (come se l’ambito scolastico potesse essere inteso come un “mercato” in cui le famiglie scelgono la scuola migliore – per intenderci: mandare il figlio alla scuola primaria a Castelvetro piuttosto che a Spilamberto). Non si perseguono finalità di valutazione del singolo insegnante (tema rilevantissimo, ma che deve essere affrontato con altri strumenti). Si tratta invece di supportare il lavoro di autovalutazione di ogni istituto scolastico. E di chiamare la comunità di riferimento (le famiglie utenti e più in generale i cittadini) a partecipare al sistema (sia attraverso i rappresentanti negli organi scolastici, sia mediante l’interessamento più ampio della comunità circa il “funzionamento” della propria scuola: vedi). Per questo è di fondamentale importanza che gli enti locali si facciano sin da subito parte attiva (conivolgendo anche la Fondazione di Vignola nel mettere risorse sul tema autovalutazione) affinché questi processi di autovalutazione diventino delle routines produttive, su cui si innestano a loro volta routines di miglioramento (gruppi di lavoro; formazione ad hoc dei docenti; occasioni di autoriflessione del mondo scolastico; momenti, eventi, luoghi di comunicazione, discussione, valutazione di questa attività e dei risultanti “report”; ecc.). Confidando che una volta tanto un programma nazionale dischiuda davvero nuove opportunità per dare sostanza all’autonomia scolastica ed al rapporto tra le istituzioni scolastiche autonome e le rispettive comunità.