Come muore un parco

Nell’anno scolastico 2003/2004 due classi di alunni delle scuole elementari Italo Calvino di Brodano vennero coinvolte in un percorso di progettazione partecipata condotto dallo Studio BES di Modena (vedi) su incarico del Comune di Vignola. Obiettivo: realizzare il progetto di un parco di qualità – simile per caratteristiche al “Parco dei sogni” inaugurato nel 2003 in via della Pace (e costato 200.000 euro) – integrando un’area verde ottenuta con la lottizzazione “Le Coorti” con il parco pubblico annesso alla scuola elementare di Brodano.

Pannello illustrativo dell'intervento (foto del 29 settembre 2004)

Pannello illustrativo dell'intervento (foto del 29 settembre 2004)

Il parco della scuola elementare di Brodano era già un parco discretamente attrezzato (i giochi allora presenti sono tutti rimasti) che però, in tal modo, veniva ad essere ampliato. Si procedette dapprima ad un censimento delle piante esistenti. Si effettuò un intervento di diradamento degli alberi e di riposizionamento di alcuni dei giochi esistenti. Si intervenne, quindi, soprattutto nella nuova area verde che veniva annessa al parco già esistente. Le premesse per un progetto di qualità c’erano tutte. Le idee progettuali dei bambini – in primo luogo l’idea di creare una sorta di “stanze verdi”, ovvero di aree quadrate delimitate da siepi in modo da sottrarre l’area di giochi dei bambini dagli sguardi degli adulti – vennero tradotti in progetto tecnico da parte delle brave architette dello Studio BES.

Lo gnomo! (foto del 23 luglio 2008)

L'unico gnomo! (foto del 23 luglio 2008)

Il lavoro di progettazione partecipata terminò nella primavera 2004. Il cantiere prese il via nell’autunno del 2004 e operò per larga parte del 2005. L’inaugurazione, inizialmente prevista per il 2005, slittò alla primavera del 2006. Costo complessivo dell’opera 200.000 euro – la stessa cifra spesa due anni prima per il “Parco dei sogni”. In questo modo l’amministrazione comunale testimoniava che il parco di grande qualità di via della Pace non era un intervento spot, ma piuttosto il primo di una serie di interventi di riqualificazione di aree verdi di quartiere che, in tempi ragionevoli, avrebbero toccato tutti i parchi di Vignola – uno “spirito” poi ripreso e tradotto nel Masterplan del verde pubblico (vedi). Dopo l’intervento nel parco di Brodano doveva infatti seguire un analogo intervento di riqualificazione nel parco di via Cimarosa (anch’esso annesso ad una scuola elementare: Aldo Moro) – intervento che venne in effetti portato a termine nel 2008, seppure grazie all’impuntatura del gruppo consiliare DS che resistette alla prospettiva di uno spostamento ancora più in là nel tempo di quell’intervento. Nelle discussioni in sede di approvazione del bilancio ci si era dato l’impegno di procedere con almeno un intervento di riqualificazione di un parco urbano all’anno – obiettivo (purtroppo) mancato. Il tema della riqualificazione dei parchi di quartiere rimane dunque di grande attualità ancora oggi (vedi).

Lo stato del manto erboso necessita di ripristino! (foto del 22 luglio 2009)

Il manto erboso necessita di ripristino (foto del 22 luglio 2009)

Da quando sono divenuto consigliere comunale ho preso l’abitudine di girare periodicamente per tutti i parchi di Vignola. La qualificazione delle aree di verde pubblico era riconosciuta come un aspetto importante per dare più qualità della vita – così era scritto, ad esempio, nel Programma di legislatura 2004-2009. Verificare “sul campo” la situazione era dunque il modo migliore per controllare lo stato di avanzamento di quella parte di programma. Mercoledì 22 luglio sono tornato per l’ennesima volta a verificare la situazione del “Parco degli gnomi” di Brodano – titolo giustificato dalla presenza di una stuatua di legno intagliato di uno gnomo (sarebbe dunque più corretta la denominazione “Parco dello gnomo”, visto che ce n’è uno solo). Confesso che ho trovato la situazione desolante. Il parco, a tre anni dall’inaugurazione, evidenzia un grande bisogno di manutenzione – su cui da tempo (e non solo in quest’area verde) l’amministrazione è carente. Due dei giovani alberi piantumati sono secchi da tempo (da un anno esatto!). Un altro albero evidenzia una diffusa patologia nel fogliame. I tabelloni in legno con il nome del parco e le norme da rispettare sono da tempo rovinati. Un cestino è stato bruciato. Ci sono rifiuti per terra. Uno dei tavoli è stato oggetto di atti vandalici ed aspetta – anch’esso da un anno – di essere riparato. L’erba non è stata tagliata da tempo ed è dunque alta in diversi punti – e pure secca, viste le temperature di giugno e luglio (e l’assenza di un adeguato impianto di irrigazione). Gli alberi piantumati nel 2005 sono piccoli e non producono ombra. Comprensibile che, complice la calura ancora presente alle 18, nell’area nuova non ci sia anima viva. Solo una mamma ed una bambina – quest’ultima sulla dondola – nella parte vecchia, all’ombra dei grandi abeti. La situazione è desolante – ancora di più se si pensa che il “Parco degli gnomi” è stato inaugurato nel 2006. Sono bastati tre anni per farne, in estate, una landa desolata. Testimonianza di abbandono e di incuria, piuttosto che segno di un luogo in cui ritrovarsi e passare il tempo libero – adulti e bambini. Il successo di un parco è testimoniato dal suo utilizzo, dal suo divenire luogo di ritrovo quotidiano – è quello che succede oggi con il più grande parco cittadino, quello di Villa Trenti (l’ex-sede della biblioteca). Perché quest’obiettivo è stato mancato nel caso del “Parco degli gnomi”? Direi per tre ragioni:

Atti vandalici su un tavolo: in attesa di manutenzione da mesi (foto del 22 luglio 2009)

Atti vandalici su un tavolo: in attesa di manutenzione da mesi (foto del 22 luglio 2009)

[1] Vi sono evidenti manchevolezze dovute al progetto. Una su tutte: l’impianto di irrigazione. Che è stato realizzato, solo nella parte nuova, ma limitatamente agli alberi di nuova piantumazione ed agli arbusti. Lo spiazzo erboso è sprovvisto di impianto di irrigazione e dunque la superficie risulta o scorticata o coperta da erba secca. Difficile che venga voglia di giocarci sopra. Specie nei mesi estivi i parchi “che funzionano” sono quelli che garantiscono ombra, che offrono un po’ di refrigerio. Anche per via della scelta di piantumare alberi giovani, alti non più di 3 metri, questo non è garantito nella parte nuova – che sembra appunto una landa desolata. Priva di ombra e priva di acqua (ovvero di un adeguato impianto di irrigazione) – il risultato è sotto gli occhi dei passanti. Può succedere che si sbagli un progetto, ma diventa di fondamentale importanza avere capacità di correggersi e di apprendere. Può anche essere che l’idea di “rendere protagonisti” della progettazione dei bambini di quarta elementare abbia introdotto una concezione del “Parco degli gnomi” che lo rende poco attraente per ragazzi di diversa età – ma questo è forse meno importante.

Foglie secche e botola aperta (foto del 22 luglio 2009)

Foglie secche e botola aperta (foto del 22 luglio 2009)

[2] Il secondo “delitto” sta nella mancanza di un’adeguata manutenzione. Tema annoso (per Vignola). Flaiano disse una volta che l’Italia è paese di inaugurazioni, non di manutenzioni. A volte ho l’impressione che questo detto valga anche per Vignola. Certamente vale per il nostro verde pubblico, tra cui anche il “Parco degli gnomi”. Ho già detto dello stato del verde (alberi seccati presenti da un anno; manto erboso rovinato, ma mai ripristinato) e degli arredi. Nel parco sono stati segnalati in passato atti di vandalismo – e se ne vedono ancora oggi i segni. Tra il danneggiamento e l’intervento di riparazione passano mesi. Non giorni. Non settimane. Mesi! E’ un segno del degrado e dell’incuria: oltre che degli utilizzatori (non tutti, certo!), anche dell’amministrazione. Anche nella parte vecchia, dove i grandi alberi garantiscono un’area fortemente ombreggiata si percepisce l’incuria: un folto strato di foglie secche è ancora presente. Anche qui nessuno le ha raccolte, nessuno vi ha spazzato da mesi. Inoltre vi si trova anche una botola aperta, con il rischio che qualcuno giocando ci finisca dentro!

Un cestino bruciato (foto del 22 luglio 2009)

Un cestino bruciato (foto del 22 luglio 2009)

[3] Terzo elemento di criticità è la mancanza di un “dispositivo sociale” di animazione del parco. Ed anche di controllo. Spesso le due cose vanno di pari passo. Più un luogo è frequentato più il controllo sociale viene esercitato – quel controllo realizzato da un cittadino che riprende chi, giovane oppure no, non si comporta adeguatamente. All’ingresso del parco è collocata una telecamera, ma non è chiaro se essa funziona oppure no; e non è chiaro se le eventuali immagini registrate sono trasmesse da qualche parte e se vengono visionate da qualcuno. Ancora più del controllo è importante l’animazione ed in primo luogo la frequentazione. Il “Parco degli gnomi” è sentito come un parco di quel quartiere? C’è da dubitarne, ma forse è anche comprensibile che sia così. Meno frequentatori vuol anche dire meno cittadini che si fanno carico di segnalare le cose che non vanno. Il tavolo rotto dai vandali. Il cestino bruciato. La sporcizia in giro. L’impianto di irrigazione rotto. Senza il controllo quotidiano degli utilizzatori si rischia di innescare un processo di progressivo degrado. Un circolo vizioso: meno lo utilizzo, meno segnalo l’esigenza di intervento (di manutenzione), meno il parco risulta attraente, meno viene utilizzato. E così via. Anche per questo è stato richiesto con forza all’amministrazione comunale, già diverso tempo fa, di attivare dei “volontari di quartiere”, chiedendo il loro impegno di sorveglianza e di piccola manutenzione. Ma offrendo “in cambio” un po’ di investimenti per portare più qualità (vedi). Lo stato del “Parco degli gnomi” testimonia che quell’esigenza è tutt’ora più viva che mai.

L'insegna d'ingresso (foto del 22 luglio 2009)

L'insegna d'ingresso (foto del 22 luglio 2009)

Se vogliamo evitare la morte del parco – la morte “sociale” e “civile”, prima ancora che “fisica” – occorre essere in grado di mettere mano a tutti e tre i fronti. Vi sono elementi di progetto da rivedere – ed un po’ di investimenti da fare. Occorre – qui come negli altri venti parchi vignolesi – curare di più la manutenzione (significa spendere di più). Occorre investire anche in dispositivi sociali di “animazione” e di “controllo”. Magari creando un evento ad hoc o magari incentivando le 300 famiglie che abitano il quartiere “Le Coorti” ad auto-prodursi una serie di eventi che vadano a punteggiare l’estate (e la primavera; e l’autunno). Poi, certo, un passaggio della Polizia Municipale non fa certo male. Ma temo che senza gli altri interventi questo da solo non fermerà la “morte” del “Parco degli gnomi”. Non fermerà il suo insuccesso, ovvero il non essere utilizzato. Alla fine Vignola potrebbe rimanere con questa situazione paradossale: che il verde pubblico più curato è quello all’interno delle rotonde (un verde che nessuno può toccare)! Strana città dei bambini e delle bambine.

Postilla. Sono ritornato al Parco degli Gnomi il 5 settembre. Ovviamente non è cambiato nulla. E’ però stata chiusa la botola, in prossimità della siepe che delimita il parco da via per Spilamberto (e sul lato della scuola) che si vede nella foto del 22 luglio. Solo che risulta aperta una botola più piccola, ma molto più pericolosa (perché in una zona molto più frequentata), di fianco alla fontanella (non funzionante!) nello spiazzo principale. Perché? Perché, mi chiedo, questo livello di incuria? Perché questa disattenzione verso gli aspetti elementari della sicurezza?

Un tombino aperto di fianco alla fontanella, nello spiazzo centrale del Parco degli Gnomi. Sarà per farci cadere dentro i cattivi pensieri sulla cattiva manutenzione del verde pubblico a Vignola? (foto del 5 settembre 2009)

Un tombino aperto di fianco alla fontanella, nello spiazzo centrale del Parco degli Gnomi. Sarà per farci cadere dentro i cattivi pensieri sulla cattiva manutenzione del verde pubblico a Vignola? (foto del 5 settembre 2009)

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5 Responses to Come muore un parco

  1. unicode ha detto:

    Carissimo Andrea, hai proprio ragione e non solo condivido quanto dici, aggiungo che é tutto il quartiere a soffrire di questa situazione. All’interno delle corti, per es. non solo la manutenzione del verde viene effettuata solo quando l’erba é alta non meno di un metro da terra, ma sarei curioso di sapere chi ha posizionato le panchine senza tener conto del sole.A meno di errori, dovrebbe ancora sorgere ad est e tramontare ad ovest. Accidenti,nemmeno una di queste panche durante la giornata é all’ombra. Da qualche giorno sono stati posizionati degli “alberelli”( i tuoi tre metri) lungo il verde che divide una parte delle Corti dalla scuola materna. Poveretti……….. sono assetati e con le foglie quasi totalmente gialle…. Quanto alla polizia municipale qualche passaggio lo effettua ma……….. passa e……va. Auto ferme in piena curva(lo so che divago, ma il vivere sociale non é anche questo?) davanti alla farmacia comunale, tir fermi sulla via Lazzarini e……… la municipale…..passa e……..va. Oltre a quello delle rotonde, per i motivi che hai detto, va aggiunto il verde privato…… d’altro canto qualcuno non ha detto che Vignola é un giardino? Peccato che ha omesso la parolina……..privato……appunto.

  2. Maria Paola Stefani ha detto:

    Gentile dott. Paltrinieri
    il parco degli gnomi come lei dice, sta morendo ed avendo le finestre di casa che vi si affacciano ho assistito desolata, ma non rassegnata al decorso della malattia. Ho inviato mail agli assessori deputati a questo ambito, Galli e Franchini (dalla seconda nessun cenno di risposta) descrivendone l’agonia: atti vandalici sugli arredi, schiamazzi, incursioni notturne con scavalcamento di reti e cancelli, … potrei continuare, ma le sue foto parlano per me. Leggere oggi l’ articolo sulla Gazzetta di Modena con le sue considerazioni, mi ha fatto piacere, peccato quell’ex davanti alla dicitura della carica che lei ricopriva. Tornando al parco e alla risposta del sindaco, le telecamere ci sono, ma sono inattive (privacy?) e il lor potere deterrente è pari forse a quello di un barboncino di guardia all’ingresso, la manutenzione del verde è desolante, la vigilanza piuttosto latitante, i cartelli, quando si riesca a leggerli, si smentiscono tra loro, cani sì, cani no? Mah! La seguirò sul suo blog.

  3. Andrea Paltrinieri ha detto:

    E’ davvero un peccato! Un parco realizzato quattro anni fa (nel 2005) ed inaugurato tre anni fa (nella primavera del 2006). Vignola ha bisogno di qualificare il suo verde pubblico, di renderlo fruibile, attraente per le famiglie ed i bambini. Ma per fare questo occorre necessariamente aumentare le risorse per la manutenzione (ORDINARIA)! Il Masterplan del verde pubblico è un’ottima cosa. Ma se poi non seguono gli investimenti … Se non vengono stanziate le risorse per la manutenzione ordinaria …

  4. Guido Iattoni ha detto:

    Caro Andrea,
    hai ragione, il parco è proprio carente di manutenzione, ma tanto non è sulla vetrina e nessuno lo vede, a parte quelli del quartiere. Che dire invece della “quercia monumentale” del costo di 8030 euro messa a dimora a giugno proprio in vetrina tra Piazza Carducci, Corso Italia e Piazza Braglia dove tutti passano e possono vedere i fasti arborei di Vignola. Al posto di una pianta “malata”, invece di curarla, è stata messa un’altra pianta che si ammalerà e non verrà curata e così prima o poi arriverà qualcuno a dire “è malata, quindi pericolosa, va abbattuta”. Allego estratto della Delib. n. 128 Del 4.6.2009 Pag. 4
    “DATO ATTO inoltre che, con Determinazione di Impegno n.° 306 del 14/05/2009, sulla base di quanto disposto dal Responsabile Unico del Procedimento, Geom. Fausto Grandi, con propria Determinazione n.° 18 del 13/05/2009, è stata affidata alla Ditta Azienda Agricola VIVAI BETTELLI RENZO, con sede in Vignola, Via Modenese n.° 2419, una fornitura dell’importo complessivo pari ad €. 8.030,00= (oneri inclusi) relativamente alla fornitura e messa a dimora di un esemplare monumentale di “quercus cerris” (cerro), in sostituzione di uno dei due esemplari esistenti di “alianto altissima”, per il quale il Progetto Esecutivo prevedeva il mantenimento ma che, da più approfondite verifiche effettuate durante l’esecuzione dei lavori, è risultato in pessimo stato di salute e pertanto è stato necessario provvedere all’abbattimento”. La tecnica del lasciare che tutto vada in malora per poi doverlo necessariamente sostituire o rifare è utilizzata di solito da chi non ama il proprio lavoro o è in malafede, vediamo se l’andazzo cambierà.

    • Andrea Paltrinieri ha detto:

      Hai messo il dito nella piaga, Guido. Evidentemente c’è un’attenzione asimmetrica tra centro e periferia. Occorrono “strumenti” nuovi per governare una città in cui è tangibile il rischio di una crescente differenziazione tra un centro urbano su cui si convoglia il grosso degli investimenti ed i quartieri di periferia tendenzialmente trascurati. Qualche anno fa – allora ero capogruppo DS – avevo proposto di presentare il piano delle opere raggruppato per quartiere. Avrebbe dato evidenza della “distribuzione” degli investimenti. E’ un tema da riprendere.

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