Per l’abbattimento del 20% delle emissioni di CO2 ci si affida ai riti voodoo?

Martedì 21 giugno il consiglio comunale di Vignola discuterà e metterà ai voti il Piano di Azione per l’Energia Sostenibile, atto conseguente al cosiddetto “patto dei sindaci” (nella originaria formulazione in inglese: covenant of mayors) che il comune di Vignola, assieme a diversi altri comuni ed alla provincia di Modena, ha sottoscritto un anno fa (delibera del consiglio comunale n.46 del 29 giugno 2010). L’iniziativa del patto dei sindaci deriva da un’azione comunitaria promossa dalla Direzione Generale Energia della Commissione europea (vedi) ed è certamente un’iniziativa opportuna che, semmai, sconta il fatto di non essere sufficientemente cogente. Le amministrazioni che aderiscono al patto si impegnano infatti a ridurre di più del 20% le emissioni di CO2 al 2020 (qui il testo del patto: pdf) e per conseguire tale obiettivo sono tenute a redigere un apposito “programma di lavori” (appunto il Piano di Azione per l’Energia Sostenibile, l’acronimo inglese è SEAP) ed a verificarne gli esiti ogni due anni. Ma l’impegno complessivo, relativo all’intero decennio 2011-2020, non è declinato in impegni intermedi per cui diventerà sin troppo facile spostare le scelte più impegnative in là nel tempo, scaricando l’eventuale (ma probabile) insuccesso sui futuri amministratori. In consiglio comunale a Vignola, nel giugno 2010, l’impegno alla sottoscrizione del patto dei sindaci fu condiviso da tutti i gruppi consiliari. L’amministrazione comunale, per voce dell’assessore Mauro Scurani e del sindaco Daria Denti, allora affermò: “E’ un impegno cogente che consentirà all’amministrazione comunale di definire ed attuare una politica organica e coerente rispetto alle tematiche energetiche ed ambientali del nostro territorio, con ricadute positive sulle attività e sul mondo del lavoro (green economy, ecc.)” (comunicato stampa n.100 del 30 giugno 2010). In realtà, a vedere il “programma di lavoro” elaborato in quest’ultimo anno (e responsabilità della sola giunta) non c’è da essere fiduciosi. A chi legge il Piano di azione con un minimo di attenzione risulta subito evidente come sia il prodotto di un lavoro portato avanti senza convinzione e senza grande impegno (e capacità). Si esibisce il patto come se fosse un rito Voodoo, come se bastasse scrivere un po’ di cose su un pezzo di carta per produrre effetti sulla realtà. Io scommetto che per centrare l’obiettivo il Piano dovrà essere sostanzialmente riscritto e che dunque questo documento che si porta in consiglio comunale domani sera è un esercizio prevalentemente retorico. Vediamo perché.

L'elettrificazione della ferrovia Vignola-Bologna (nella foto uno dei nuovi treni ATR220, ancora diesel) dovrebbe contribuire all'abbattimento delle emissioni di CO2. Ma come si calcola? (foto dell'8 giugno 2011)

[1] Prima di analizzare il contenuto del Piano vorrei richiamare il tema della “partecipazione”. Il patto dei sindaci prevede l’impegno delle amministrazioni “a mobilitare la società civile nelle nostre aree geografiche al fine di sviluppare, insieme a loro, il Piano di azione che indichi le politiche e misure da attuare per raggiungere gli obiettivi del piano stesso.” Tutti sanno che il modo migliore per motivare la città a condividere obiettivi ed azioni finalizzati ad introdurre significativi cambiamenti (così anche sul piano energetico) è quello di coinvolgerla sin dall’inizio, con un confronto aperto per la messa a punto del Piano stesso. A dimostrazione di quanto sono inconsistenti le convinzioni di sindaco, giunta e maggioranza in tema di partecipazione dei cittadini (ne siamo stati testimoni in numerose occasioni: vedi) per un anno intero l’amministrazione ha lavorato alla definizione del Piano senza mai mettere in campo alcuna azione informativa rivolta alla città e men che meno di confronto e partecipazione alla definizione dei contenuti. Se qualcuno ne vuole la prova gli basterà cercare sul sito web del comune di Vignola, inserendo l’espressione “patto dei sindaci” nel motore di ricerca interno al sito, e non troverà alcun risultato (verificato domenica 19 giugno, ore 22.11). E già questo è eloquente dello sforzo “comunicativo” sin qui compiuto. Non a caso l’assessore Mauro Scurani, in commissione consiliare, si è premurato di assicurare che la “partecipazione” verrà ricercata nei prossimi anni (per una descrizione di questa azione si veda p.42), lasciando intendere che il Piano di Azione per l’Energia Sostenibile che martedì il consiglio comunale sarà chiamato ad approvare è in realtà un documento del tutto approssimativo. Ed in effetti lo è. Risulta evidente anche ad una prima lettura che è mancata una “intelligenza” locale (e collettiva) e che il documento assembla in modo raffazzonato i primi “ingredienti” capitati sottomano, senza alcuno sforzo per dare qualità all’intero programma di lavoro.

Una centrale di cogenerazione ad olio di colza da 0,5MW simile a quella del progetto vignolese. Anch'essa è finita nel Piano di azione, anche se sulla sua realizzazione rimangono incertezze.

[2] Il Piano è costituito in due parti (qui il documento in pdf, nella versione distribuita in commissione consiliare). Una prima parte stima le emissioni totali di CO2 nel comune di Vignola. Si tratta di 118.199 tonnellate nell’anno 2009, ultimo anno per cui sono disponibili i dati. Per il 2020, dunque, si tratta di ridurre le emissioni di almeno 27.556 tonnellate annue (il 20%). Prendiamo per buoni questi dati, anche se il documento non è affatto trasparente rispetto al modo in cui tali calcoli sono effettuati. In ogni caso i dati sui consumi di energia elettrica, gas naturale, prodotti petroliferi evidenziano già una riduzione dei consumi a partire dal 2007, non perché si sia diventati tutti più virtuosi, ma per effetto della crisi economica (così, solo per citare un dato, i consumi nel “settore produttivo” a Vignola passano da 134.768 MWh del 2005 a 96.006 MWh nel 2009, pari a -28,8%: cfr. p.32). Comunque, al netto del settore industriale (il patto dei sindaci non lo considera ai fini dell’inventario delle emissioni di base e delle azioni del SEAP), le emissioni di CO2 nel comune di Vignola ammontano a 118.199 tonnellate (dato 2009), in larga parte determinate dal “settore domestico” (riscaldamento ed illuminazione dell’edilizia privata, pari al 47,3%) e dai “trasporti privati” (49,5%). Le emissioni pro-capite (sempre riferite al 2009) sono di 4,8 tonnellate di CO2 per abitante. Non male. Considerando che le emissioni di CO2 al 2020 sono stimate pari a 137.828 tonnellate, una riduzione di 27.566 tonnellate (il 20% delle emissioni 2009) consentirà di abbattere le emissioni “solo” a 110.262 tonnellate. Una seconda parte descrive le azioni che l’amministrazione comunale metterà in atto per centrare l’obiettivo, ovvero per ridurre le emissioni di CO2 di almeno il 20%. Nel complesso il Piano prefigura 26 diverse azioni, puntando a ridurre le emissioni di CO2 di 29.230 tonnellate annue entro il 2020 (pari al 21,2%). Se stiamo ai dati macro sembra vada tutto bene. Basta però leggere l’elenco delle azioni e la loro descrizione per comprendere che non è affatto così.

Auto in via A.Plessi a Vignola: ce ne sono almeno 7 ogni 10 residenti. Dobbiamo confidare solo nel miglioramento tecnologico o proviamo a promuovere una diversa mobilità? (foto del 30 aprile 2011).

[3] Sono 26, dunque, le azioni che compongono il Piano. Molte di queste, tuttavia, sono inserite senza alcuna valutazione del risparmio energetico, senza alcuna stima del contributo che danno all’abbattimento delle emissioni di CO2, senza alcuna stima dei costi (come se il tema delle risorse non sia – come sempre – l’elemento decisivo), senza alcuna chiara temporalizzazione. E’ persino imbarazzante l’approssimazione con cui il Piano è costruito. Infarcito di errori (a pag.59 si rimanda addirittura ad un’azione 27 che non esiste affatto!). Con inserimenti od esclusioni senza alcun apparente criterio di razionalità (non è chiaro perché è inserita la centrale ad olio di colza – vedi – che non è detto che venga ad essere realizzata, mentre invece non è considerata la centrale idroelettrica in costruzione nella traversa in alveo a valle del ponte della ferrovia e non sono considerati i “tetti fotovoltaici” che un’azienda come MisterWeb Srl sta realizzando da qualche anno al villaggio artigiano: vedi). Ma soprattutto senza indicazioni chiare sul modo in cui le riduzioni di CO2 attese sono state calcolate. Ed in alcuni casi non sono neppure calcolate! Il Piano si compone di 7 azioni rispetto a cui non è indicato né il risparmio energetico, né la stima di riduzione delle emissioni di CO2 (si tratta di: Acquisti verdi, Variabile energetica nel PSC, Variabile energetica nel POC, Piste ciclabili, Servizi online, Formazione operatori del settore, Tecnopolo SIPE). In 15 casi non è indicata la stima dei costi di realizzazione dell’azione. In altri 10 casi il contributo delle azioni al risparmio energetico ed alla riduzione delle emissioni è praticamente irrilevante (tutte assieme contribuiscono per meno del 3,5% dell’obiettivo). Rimangono 9 azioni che da sole dovrebbero garantire il 96,6% delle 29.230 tonnellate di CO2 annue da abbattere entro il 2020. Dedichiamo loro un po’ di attenzione, visto che è altamente improbabile che sortiscano gli effetti sperati.

Incidenza delle 26 azioni (sono qui indicate le 10 più importanti) rispetto all'obiettivo di abbattimento del 20% delle emissioni di CO2 al 2020 (Piano di Azione per l'Energia Sostenibile del comune di Vignola)

[4] Procediamo in ordine di rilevanza. L’azione più impattante prevista nel Piano è (azione n.21) l’introduzione di standard di efficienza energetica nel regolamento edilizio (RUE) che verrà approvato contestualmente al PSC (non prima del 2012 però). L’introduzione di nuove norme edilizie, mirate a garantire una maggiore efficienza energetica (ed idrica) degli edifici dovrebbe garantire un risparmio energetico di 37.398 MWh/annue ed una riduzione delle emissioni stimate di CO2 di 8.863 tonnellate/anno (pari al 30,3% dell’obiettivo complessivo). Solo che non si sa come è stato calcolato questo dato (il documento non lo dice). Diciamo dunque che è altamente ipotetico. E visto il peso che questa azione ha nel piano, basta una sua realizzazione all’80% (anziché al 100%) e l’obiettivo complessivo non potrà essere raggiunto. Al secondo posto sta l’azione n.10: aumento dell’efficienza nelle tecnologie per il trasporto. Ovvero la riduzione delle emissioni di CO2/km conseguente all’innovazione tecnologica ed alla sostituzione del parco autoveicoli con automezzi più efficienti e rispettosi dell’ambiente. Si legge nel Piano che “il comune di Vignola ha stimato nel 2020 la riduzione dei consumi dei trasporti determinati dall’aumento dell’efficienza nelle tecnologie per il trasporto, sulla base delle politiche europee.” (p.52) Da questa azione è atteso un risparmio energetico di 17.589 MWh all’anno ed una riduzione di CO2 stimata di 5.211 tonnellate annue. Solo che il conseguimento di tali risultati è interamente a carico del processo di innovazione tecnologica (realizzato dalle case produttrici) e di sostituzione dei “vecchi” autoveicoli circolanti (che dipenderà anche dalla ricchezza delle famiglie, oggi in calo). E non è dato sapere se è considerato l’incremento del numero di veicoli in circolazione (che potrebbe anche essere più che proporzionale). Insomma, si scommette sulla “virtù” di altri, visto che in questo ambito l’amministrazione comunale può poco e … fa poco: le poche decine di auto all’anno che beneficiano del finanziamento per la trasformazione a GPL sono assolutamente irrilevanti rispetto alle auto circolanti (circa 7 automobili ogni 10 residenti). Né varrà a determinare esiti rilevanti il “piedibus” (la partecipazione media è assolutamente più bassa di quella indicata nel documento e, oltre a ciò, non è affatto detto che tali alunni non sarebbero andati comunque a piedi, anziché in auto!) o la promozione dei “mezzi pubblici” (che non ci sono) o della bicicletta (visto l’inconsistenza delle campagne “promozionali”) (azione n.9). Al terzo posto sta l’azione n.13 (Installazione di impianti fotovoltaici e solari termici su edifici residenziali di privati, di nuova costruzione, però), per un risparmio energetico complessivo annuo di 10.612 MWh ed una riduzione stimata di CO2 di 3.974 tonnellate annue. Anche in questo caso, però, non è dato sapere quanti nuovi edifici sono stati stimati da qui al 2020. Segue, al quarto posto, l’elettrificazione della ferrovia Vignola-Bologna (ad oggi prevista non prima del 2013), in sostituzione degli attuali treni diesel. Sarebbe interessante sapere in che modo è stato stimato l’impatto di tale “azione”: con quale cadenzamento delle corse, quanti passeggeri trasportati, quante auto “sostituite” dall’uso del mezzo ferroviario – anche se per il calcolo della riduzione di emissioni, ai fini del patto (vignolese), andrebbe considerato solo il tratto vignolese della ferrovia. Si potrebbe proseguire allo stesso modo per le restanti 5 azioni di maggior rilievo. Comunque, il minimo che si possa dire è che il documento non è affatto trasparente rispetto alle stime che propone. Ma a ben vedere risulta chiaro che l’amministrazione si è limitata ad affastellare alcune iniziative senza verificarne fattibilità, impatto effettivo e costi di realizzazione. Per questo è facile pronosticare che il Piano dovrà essere significativamente rivisto ed integrato se davvero si vuole che esso consenta di raggiungere gli obiettivi fissati (abbattimento del 20% delle emissioni di CO2 al 2020).

Attraversamento di TIR in Corso Italia: quale contributo alle emissioni di CO2? (foto del 9 aprile 2011)

[5] Un’ultima considerazione va però riservata agli aspetti organizzativi. Il Piano, in effetti, non trascura di proporre una struttura organizzativa a presidio del Piano e delle sue 26 azioni. Un Comitato direttivo con sindaco e giunta che presiede un “gruppo di lavoro SEAP” con i tecnici di settore (lavori pubblici, urbanistica, comunicazione, ecc.), con l’impegno a riunirsi con cadenza trimestrale in fase di implementazione. Il fatto singolare è che tale struttura, dedicata al “patto dei sindaci”, si occupa di un sottoinsieme delle politiche ambientali (acqua e rifiuti, ad esempio, ne rimangono fuori). Mentre è evidente la necessità di governare le politiche di settore in senso ampio (perché l’energia sì ed i rifiuti no? La frazione di rifiuti “termovalorizzati” non genera forse CO2?). Oltre a ciò è assolutamente incomprensibile la riproduzione di micro-strutture organizzative a livello comunale, anziché a livello di Unione Terre di Castelli. Anche se fosse che non tutti i comuni dell’Unione hanno aderito al patto dei sindaci (e questo sarebbe già di per sé un fatto grave, segno del deteriorarsi di una visione comune e della capacità di coordinarsi), vi sarebbero comunque buoni motivi per assegnare la gestione del programma alla struttura dell’Unione.

One Response to Per l’abbattimento del 20% delle emissioni di CO2 ci si affida ai riti voodoo?

  1. Andrea Paltrinieri ha detto:

    Debbo dire che in modo del tutto indipendente anche Monica Maisani ed Eleonora Mariotti sono giunti alle mie conclusioni: si poteva fare molto meglio. Parliamo ovviamente del PAES (Piano di Azione per le Energie Sostenibili) di Vignola. Leggetevi anche la loro critica, forse anche più determinata della mia:
    http://vignolacambia.wordpress.com/2011/06/22/osservazioni-al-piano-di-azione-per-l%E2%80%99energia-sostenibile-di-eleonora-mariotti-monica-maisani/

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