Dilettanti allo sbaraglio. La giunta vignolese e la partecipazione dei cittadini

In diverse occasioni il sindaco Daria Denti e gli assessori della giunta vignolese hanno dichiarato che la partecipazione dei cittadini alle decisioni più importanti per il futuro della città è un chiaro obiettivo di questa amministrazione. Ci sarebbe da dubitarne (e la verifica è molto semplice: la giunta sta lavorando al nuovo PSC da un anno, ma né i cittadini, né le realtà associate sono ancora state coinvolte; lo saranno quando tutte le decisioni rilevanti saranno state adeguatamente confezionate). Ma supponiamo qui che ciò sia vero. Come chiunque sa, però, un conto sono le intenzioni, un conto i risultati. La relazione tra “impegno” e “profitto” è infatti mediata dalle capacità. E questo è un tasto dolente per l’amministrazione vignolese. Capacità di visione (quando e come fare partecipazione), capacità di discernimento (quale applicare tra le numerose metodologie), capacità di realizzazione (far sì che le esperienze di partecipazione messe in campo non siano solo un atto di testimonianza – così da poter dire: “abbiamo fatto partecipazione!” –  ma piuttosto un’esperienza di successo, che cambia le cose e immette più qualità nel processo decisionale) – su tutti questi fronti la realtà dell’amministrazione vignolese è desolante.  Per questo l’immagine dei “dilettanti allo sbaraglio” non è solo un artificio comunicativo, ma contiene un nocciolo di verità. Via della partecipazione, il bilancio “partecipato” 2010, il bilancio 2011 preparato con “questionario” ai cittadini, la mancata partecipazione alla definizione del futuro PSC. Ma anche la pseudo-partecipazione di “Forse non tutti sanno che …”. Chi si prende la briga di analizzare in dettaglio questi episodi non può che giungere a questa conclusione. Che, in tema di partecipazione, si tratta di “dilettanti allo sbaraglio”. Provo ad argomentare.

I cittadini si mobilitano, con l'iniziativa "Non il mio nome", in difesa dei tigli di via Libertà (foto del 14 novembre 2009)

[1] Partiamo dai fondamentali, ovvero dagli impegni assunti da Daria Denti in campagna elettorale con le Linee programmatiche per le amministrative 2009. In quel documento la parola “partecipazione” non compare in riferimento al coinvolgimento dei cittadini nel governo della città o almeno nelle scelte più importanti. Segno di un pensiero non molto articolato. In effetti un piccolo capitoletto, intitolato L’amministrazione e i cittadini (a p.23 di 25), avanza qualche proposta, anche se davvero terra-terra. Ci si impegna ad installare “una webcam nelle Sale Consiliari per mettere online le sedute” – cosa che in un anno e mezzo l’amministrazione non è stata in grado di fare. Ci si impegna a presentare il bilancio comunale previsionale, “prima dell’approvazione, nei diversi quartieri” (p.23). Lo si è fatto per il bilancio di previsione 2010, senza grande successo. Per il bilancio 2011, invece, non se n’è fatto nulla. Insomma, per ora, un anno sì e un anno no. In ogni caso senza convinzione. Ci si impegna, infine, a “mantenere” (?) “i percorsi di progettazione partecipata per gli interventi nei quartieri e nelle scuole” (quali?). Insomma, già guardando alle idee, ai progetti, alla “visione” circa la partecipazione dei cittadini, il quadro è desolante. Poche idee e ben confuse. Le realizzazioni sono anche peggio. Però questa amministrazione non perde occasione per affermare, soprattutto a mezzo stampa, che la partecipazione è importante e che ha fatto, fa e farà partecipazione. In effetti il tema ha la sua importanza. Anche a livello locale chi riflette sulle caratteristiche della democrazia in una realtà comunale prospetta l’innesto di “democrazia partecipativa” o “democrazia deliberativa” per rianimare una esausta “democrazia rappresentativa”. Ci sarebbero dunque praterie immense su cui sperimentare con serietà nuovi istituti di partecipazione (vedi). Certo, il primo requisito, però, è quello di avere idee in materia chiare e solide. Se le idee non ci sono ci si può affidare allo studio ed alle buone letture (da Jürgen Habermas, per i più sofisticati, fino a Luigi Bobbio per i più operativi). Invece nulla.

Il "planning for real", momento di progettazione collettiva, nell'ambito di "via della Partecipazione" (foto del 14 novembre 2009)

[2] La prima realizzazione è stata quella di “via della Partecipazione”, tra l’1 ottobre ed il 12 dicembre 2009. Un’esperienza gestita male non solo per il modo in cui le indicazioni dei cittadini sono state “tradotte” nel progetto definitivo di sistemazione di via Barella. Mentre infatti i cittadini hanno richiesto l’applicazione di 4 principi (ed uno di questi diceva: salvare il più possibile gli alberi), l’amministrazione ha proceduto a realizzare la sistemazione di una delle due vie interessate (via Barella) abbattendo tutti i 27 tigli (vedi)! Gestita male anche perché l’amministrazione comunale ha dimostrato di non avere le competenze per condurre in modo corretto ed efficace quel “percorso” di partecipazione (il vicesindaco Montanari ha parlato, bontà sua, di semplici “sbavature”). Informazione agli “interessati” gestita in modo approssimativo, nessun impegno a prendere sul serio l’elemento originario del conflitto (qual è il “valore” di un albero: vedi), ma anche scarsa consapevolezza delle scelte implicite nelle metodologie proposte dai consulenti di Genius Loci Sas (modello negoziale o modello deliberativo? Compromesso tra volontà definite o formazione della volontà collettiva tramite argomentazione? vedi). Insomma, chi ha riflettuto su quell’esperienza (io ho partecipato a tutte le fasi del percorso, ho discusso con i consulenti Gerardo de Luzenberger e Sara Seravalle, ho analizzato anche criticamente metodo e strumenti, e su tutto ciò ho scritto una decina di post – vedi la categoria “partecipazione”) ne ha ben chiari i limiti: (a) scarsa valorizzazione del dibattito tramite argomenti come dispositivo di apprendimento collettivo; (b) mancanza di una “cabina di regia” (in cui siano rappresentati i cittadini stessi) per governare il percorso partecipativo nelle sue diverse fasi (non a caso anche la Legge Regionale n.3/2010 “premia” quei progetti di partecipazione che prevedono una cabina di regia che coinvolge i cittadini: vedi). Ovviamente di fronte a questa messe di suggerimenti né l’amministrazione comunale, né il PD danno segno di aver imparato qualcosa (vedi). L’impressione che danno, invece, è che la partecipazione va bene solo quando serve a confermare scelte già prese (da loro). Un pensiero un po’ debole. Da qui un atteggiamento (dell’amministrazione comunale) che molti partecipanti alla fine identificano come manipolatorio (vedi).

In via Barella il principio "salviamo il più possibile gli alberi" è stato declinato così dall'amministrazione comunale (foto del 22 ottobre 2010)

[3] Se “via della partecipazione” era comunque un progetto minimamente complesso, non lo era per niente, invece, organizzare incontri di quartiere per la presentazione del bilancio di previsione 2010. Invece anche quell’iniziativa è stata un flop. Su 6 incontri organizzati (sei!), rivolti ai cittadini, l’amministrazione ha saputo essere così maldestra da non mettere assieme più di 70 partecipanti! Eppure anche quell’iniziativa era stata lanciata come fosse chissà che cosa – come un “bilancio partecipato” (così recita il titolo del comunicato stampa n. 107 del 25 novembre 2009). In realtà di bilancio partecipato c’era assai poco. Non solo per via del numero assai esiguo di partecipanti, appunto, ma anche perché il tutto si risolveva in una (necessariamente sintetica) presentazione del bilancio di previsione 2010 (fatta da uno o più assessori, che la cantavano e la contavano) ed in qualche domanda da parte di qualche cittadino. Davvero non si può fare di più? Davvero non si può mettere qualche materiale di bilancio a disposizione dei cittadini prima degli incontri? Così chi vuole può analizzarli, rifletterci sopra, confrontarsi con altri, sviluppare critiche, fare domande non naif? Insomma il “raccontarla” è davvero il livello minimo minimo di “partecipazione”. Basta un po’ di impegno e si riesce a fare qualcosa di più. Comunque sia, l’esperienza del “bilancio partecipato” (sic!) è durata un anno soltanto. L’anno successivo è stata accantonata. Nonostante gli impegni presi con gli elettori –parola di Daria Denti: “non prometto ciò che non posso mantenere” – le presentazioni del bilancio comunale previsionale “prima dell’approvazione, nei diversi quartieri”, sono state cancellate. Per il bilancio di previsione 2011 l’amministrazione comunale ha fatto finta di niente. Dilettanti allo sbaraglio.

Manifesti degli incontri sul "bilancio partecipato" 2010. Incontri andati deserti (foto del 12 dicembre 2009)

[4] Ma è per il bilancio di previsione 2011 che l’assessore al bilancio Romina Bertoni ed il sindaco Daria Denti sono riusciti addirittura a fare peggio. La trovata è semplice: perché scomodarsi per andare quartiere per quartiere ad illustrare il bilancio, con il rischio che non partecipi quasi nessuno? O che qualcuno faccia qualche domanda un po’ scomoda? Facciamo un bel questionario ed abbiamo risolto tutto. Idea geniale? C’è da dubitarne. Chiunque si occupi di opinion polls sa che sono cose che non si improvvisano (memorabile la lezione che George Gallup diede ad un importante magazine USA per le presidenziali del 1936: vedi). Invece i nostri dilettanti allo sbaraglio non hanno remore – solo incompetenza tecnica. Predispongono un questionario, gli ficcano dentro un po’ di domande (diverse delle quali altamente tecniche, ovvero di quelle di fronte alle quali un normale cittadino non sa che pesci pigliare – del tipo: Sei d’accordo al passaggio da Tarsu a Tia?), gli danno un nome accattivante (“Question Time”), ed il gioco è fatto. Lo strumento fa acqua da tutte le parti (qui il pdf), la metodologia lascia a desiderare (vedi). Ma non è tutto. Il meglio deve ancora venire. E’ sulla distribuzione e sull’uso che la giunta vignolese riesce a dare il meglio. La distribuzione inizia il 21 dicembre e prosegue, così viene annunciato, fino al 5 gennaio. I questionari dovranno quindi essere elaborati ed i dati da loro forniti verranno utilizzati per impostare il bilancio di previsione 2011. Solo che nulla di tutto ciò avviene! L’amministrazione raccoglie plausibilmente qualche centinaio di questionari (pochissimi, se rapportati alla popolazione adulta vignolese: più di 20.000 unità), che però verranno chiusi in un cassetto. Nel frattempo altri comuni dell’Unione (es. Spilamberto) annunciano anch’essi la campagna di “partecipazione” tramite lo stesso questionario, ma dichiarando che i dati raccolti serviranno per impostare il bilancio del 2012 (vedi)! Grande è la confusione sotto i cieli. Sta di fatto che i questionari sin qui raccolti risulteranno del tutto inutilizzabili, visto che comunque alcune delle domande poste sono legate alla contingenza. Insomma, una presa in giro sia per chi ha partecipato (compilando il questionario), sia per chi ha preso sul serio i comunicati stampa dell’amministrazione. Che recitava (n. 181 del 15 dicembre 2010): “verrà distribuito un questionario che interrogherà i cittadini in merito ad alcune scelte di indirizzo che l’amministrazione vuole condividere nella stesura del bilancio 2011”. Ed ancora: “un’occasione importante per tutti per effettuare proposte e suggerimenti sui prossimi interventi, un’opportunità per noi amministratori per dialogare ancora una volta [sic!] con i nostri cittadini”. Che dire? Solo una cosa: dilettanti allo sbaraglio! Intanto il bilancio di previsione 2011 è stato predisposto e quindi approvato (il 16 febbraio 2011). La partecipazione dei cittadini può attendere.

Forse non tutti sanno che ... la maggior parte degli opuscoli preparati dalla giunta nell'autunno 2010 per "raccontarla" ai cittadini sono finiti in ... cantina (foto del 21 febbraio 2011)

[5] Solo qualche settimana prima era terminata l’iniziativa “Forse non tutti sanno che …” con la giunta municipale che annunciava di andare “in mezzo ai cittadini” per raccontare cosa aveva fatto nel primo anno di legislatura. Impresa ardua. In effetti quasi nessuno se n’è accorto. Tanto del passaggio di un anno di legislatura. Quanto della presenza della giunta “in mezzo alla gente”. A Castelnuovo Rangone, che non sono da meno in originalità, sindaco e giunta incontravano i cittadini nei bar del paese. Sono cose che di certo non fanno male. E rispondono agli umori “populistici” di oggi. Sono cose che si possono pure fare. Ma è importante non alimentare l’equivoco. Stare in mezzo alla gente non significa mettersi per due ore un sabato pomeriggio, sotto un gazebo alla confluenza di viale Mazzini con Corso Italia, a disposizione dei cittadini che vanno in giro per la città a farsi gli affari loro (e che proprio per questo non hanno nessuna intenzione di perdere tempo con sindaco ed assessori che cercano di vendere loro la propria mercanzia – la “storia” del buon governo della città). Stare in mezzo alla gente, nel senso non demagogico del termine, significa esserci quando ci sono i problemi. Significa prendere credibilmente degli impegni, anche scomodi, mettendoci la faccia. Significa, ad esempio, intervenire con tempestività (e stare sul posto) per far sistemare l’area cortiliva del nido Barbapapà, piuttosto che impedire ai bambini di usare l’area verde per un intero anno scolastico, avendo troppo a lungo negato il problema (vedi)! Significa, ad esempio, intervenire con tempestività quando si vede che lo spazzamento delle foglie non funziona ed i marciapiedi di importanti viali cittadini rimangono inaccessibili per le foglie cadute per alcune settimane (vedi). Significa, ad esempio, intervenire quando il servizio ferroviario che collega la città con il capoluogo di regione risulta troppo somigliante a quello di un paese del terzo mondo  (con 400 treni soppressi tanto nel 2009, quanto nel 2010) (vedi). E così via. Stare in mezzo alla gente significa questo. E magari l’amministratore intelligente usa questi episodi per raccontare la complessità del “governo cittadino”. Invece anche i 4.000 “pieghevoli realizzati in economia” (peraltro in larga parte rimasti in magazzino! E comunque: non sono 10.250 le famiglie vignolesi?) soffrono di un importante limite metodologico, di cui sarebbe bene che la giunta comunale prendesse coscienza. Mi spiego. Questa amministrazione ha dichiarato di volersi impegnare in una seria opera di rendicontazione ai cittadini (c’è anche una norma dello statuto che la obbliga a ciò: vedi). Il percorso di redazione del Bilancio di Missione – questo il nome del documento di rendicontazione, da redigere annualmente e da presentare congiuntamente al bilancio d’esercizio entro il 30 aprile – dovrebbe garantire oggettività di quanto la giunta va a dichiarare in merito alla realizzazione dei programmi. Ma se la giunta comunica ai cittadini (con i “pieghevoli” Forse non tutti sanno che …) prima che sia pronto il documento di rendicontazione (quello che dovrebbe garantire oggettività), come fare affinché quest’opera di “comunicazione” non scada a semplice “propaganda”? A questo dilemma non c’è soluzione, tant’è che chiunque, intellettualmente onesto, prenda in mano il “pieghevole” Forse non tutti sanno che … non potrà non riconoscere che di propaganda si tratta (vedi). E il Bilancio di missione dovrà forzosamente adattarsi a quanto già comunicato dalla giunta nel suo bel pieghevole promozionale? Anche qui, come vedete, la conclusione è sempre la stessa: dilettanti allo sbaraglio!

Ecco dov'é finita la maggior parte degli opuscoli "Forse non tutti sanno che ...": in magazzino! (foto del 21 febbraio 2011)

[6] Questa serie di episodi mostra in modo inequivocabile che siamo davvero di fronte, anche in tema di organizzazione della partecipazione dei cittadini, a dilettanti allo sbaraglio. Privi di una visione. Privi di un programma che possa dirsi tale. Privi di consapevolezza su caratteristiche e limiti delle diverse metodologie o degli strumenti che possono essere utilizzati (giurie di cittadini? Sondaggi deliberativi? Referendum? Questionari? Istruttoria pubblica? ecc.). Privi della capacità di portare a termine con successo quelle stesse iniziative che però annunciano a mezzo stampa. Sulla pochezza della “partecipazione” alla definizione delle scelte di bilancio abbiamo già detto. C’è però un altro capitolo di grandissima importanza per il futuro di questo territorio. Si tratta del PSC, il Piano Strutturale interComunale (ovvero lo strumento di pianificazione urbanistica e territoriale che sostituisce il vecchio PRG). Su cui i sindaci (e qualche assessore all’urbanistica) hanno già iniziato a lavorare dalla primavera 2010 (vedi). Benché, dunque, il percorso del PSC sia già avviato da quasi un anno (formalmente dalla delibera della giunta dell’Unione Terre di Castelli n. 77 del 15 luglio 2010) nessuno ha ancora annunciato come verrà organizzata la partecipazione dei cittadini (ed una impegnativa proposta della lista civica Vignola Cambia, sotto forma di mozione, è stata bocciata in consiglio comunale grazie al voto contrario del gruppo consiliare PD). La Legge Regionale n.6/2009, all’art.8 (intitolato appunto, “Partecipazione dei cittadini alla pianificazione”) fissa gli impegni a cui i comuni (dunque anche il comune di Vignola) non possono sottrarsi quando redigono il PSC: “nei procedimenti di formazione ed approvazione degli strumenti di pianificazione territoriale e urbanistica sono assicurate: a) la concertazione con le associazioni economiche e sociali, in merito agli obiettivi strategici e di sviluppo da perseguire; b) specifiche forme di pubblicità e di consultazione dei cittadini e delle associazioni costituite per la tutela di interessi diffusi, in ordine ai contenuti degli strumenti stessi. E’ questa un’attività, di grande importanza, che verrà svolta nel corso del 2011. Comprimerla in poche settimane significherebbe toglierle valore ed efficacia (una partecipazione “efficace”, infatti, presuppone una conoscenza non superficiale dei documenti di pianificazione – una o due migliaia di pagine – cosa che richiede qualche mese di lavoro e di dibattito). Per questo il primo requisito sta nell’uso intelligente di Internet per rendere tempestivamente accessibili tali documenti e magari anche per offrire uno spazio di discussione (pur riconoscendo che la precedente esperienza di PSC via web non è stata affatto esaltante: vedi). Certo, con le premesse che abbiamo sin qui verificato, è probabile che anche in questo caso si perderà l’occasione per fare qualcosa di significativo. Eppure non ci dovrebbe volere così tanto a “convincere” un buon numero di cittadini vignolesi che la progettazione del futuro di questo territorio merita un po’ d’attenzione! A patto, però, che per prima cosa ci creda l’amministrazione comunale. Requisito non banale.

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