Dehor e spazi pubblici. Cosa succede a Vignola?, di Eleonora Mariotti

L’istallazione di dehor (parte o spazio esterno di un locale pubblico) provoca spesso dissenso e disapprovazione ma non dovrebbe, in quanto è nato come struttura leggera, mobile e temporanea o stagionale per offrire un ulteriore riparo (rispetto alla già esistente superficie di vendita del locale pubblico) agli avventori di bar e ristoranti nei periodi invernali. Ripeto, in sé, non dovrebbe provocare sdegno, i portici delle città e più tardi nell’epoca industriale le gallerie vetrate sono nate per lo stesso scopo divenendo poi tipologie estremamente significative e costituendo notevoli esempi dell’Architettura del Ferro, segno distintivo delle città del Nord.

Il dehor in allestimento davanti al Bar Corso in Corso Italia (foto dell'11 dicembre 2010)

In Italia però il concetto di “temporaneo” spaventa perché accade di frequente che abbia un valore esteso, tanto esteso da lambire quasi il “perenne”. Un caso su tutti: i padiglioni della Biennale di Venezia, nati dalla fine ‘800 in poi per ospitare temporaneamente le opere delle varie nazioni e tutt’ora in uso; è questo un caso in cui per nostra fortuna il temporaneo non lo è stato, preziosi esempi di architettura moderna di Carlo Scarpa, Gerrit Rietveld, Josef Hoffmann, Gruppo BBPR, Sverre Fehn, ecc… sono ancora oggi testimonianze importanti di quell’Architettura che fa qualità urbana ed al tempo stesso arricchisce il patrimonio culturale di un Paese. Questi sono gli esempi nobili per i quali si chiude volentieri un occhio sull’elastica accezione dell’aggettivo “temporaneo” in Italia.
Riguardo ai dehor, è un fatto assodato che troppo spesso sono divenuti vere e proprie estensioni permanenti dei locali. Diverse città tra cui Bologna hanno approntato un vero e proprio “Piano Dehor”, visto il loro proliferare ed il proporzionale crescere delle lamentele; in esso vengono individuate varie tipologie (con tavolini e sedie, con o senza pedane e fioriere, con o senza ombrelloni, delimitati e con coperture fisse, ecc…) i periodi limitati a novembre-marzo e le rispettive e differenti procedure strettamente correlate alla zona (centro storico o no) in cui si richiede l’istallazione. E’ comunque previsto per tutti i tipi di dehor il pagamento del COSAP (Canone per l’Occupazione di Spazi ed Aree Pubbliche) che è soggetto a maggiorazione nella misura del doppio rispetto alla tariffa di base se l’istallazione occupa aree attrezzate per la sosta.

Corso Italia con il dehor in via di allestimento davanti al Bar Corso (foto dell'11 dicembre 2010)

Il dehor in Corso Italia a Vignola è fuori dal perimetro che individua il centro storico ma è comunque su una delle vie principali per la quale era prevista una riqualificazione complessiva, comprensiva del già ultimato “restyling” di piazzetta Braglia. La qualità architettonica degli edifici insistenti su Corso Italia non è di un livello tale da essere preservata, interventi migliorativi lungo tutto il Corso sono senz’altro auspicabili ma, appunto, migliorativi. La dimensione e la forma del dehor in questione è sicuramente discutibile, essendo privo di quella leggerezza che dovrebbe caratterizzare le strutture temporanee. La Commissione per la Qualità Architettonica ed il Paesaggio di Vignola avrebbe dovuto esprimersi, o forse (cosa più grave) lo ha già fatto con un parere favorevole. Dovremmo tutti, ed in primo luogo un’Amministrazione Pubblica, ricordarci che le città sono fatte di persone prima che di consumatori ed i loro diritti non sono inferiori a null’altro. Riqualificazione e qualità urbana dovrebbero essere ricercate indipendentemente dal concetto di consumo e scollegate da esso, invece è avvilente vedere che in nome del consumo sempre e comunque, si sono determinati mutamenti a volte consistenti senza però rigenerare o rendere più vivibili gli spazi o le piazze delle città. Accadde un paio di anni fa che, per l’istallazione della pedana del dehor di un altro bar nel centro storico di Vignola, un piccolo gruppo di residenti nella via del bar firmò un documento protocollato poi negli uffici comunali in cui dichiaravano che a loro la pedana non dava fastidio e pertanto poteva essere istallata. Qualcosa di simile è avvenuto pochi mesi fa quando alcuni abitanti di via Barella hanno protestato contro chi si è strenuamente opposto all’abbattimento di una trentina di grossi tigli sani, intimando loro di smettere perché gli alberi erano nella “loro” strada. Gli spazi ed i beni pubblici dovrebbero rimanere tali e come tali difesi per poter essere utilizzati al meglio da tutti, rappresentano un bene inestimabile da rispettare, una preziosa conquista derivante da secoli di lotte perseguite per ottenere il loro riconoscimento. Personalmente credo che sfugga ai più il reale valore dello spazio pubblico e del bene comune. E questo è gravissimo.

Eleonora Mariotti, architetto

14 Responses to Dehor e spazi pubblici. Cosa succede a Vignola?, di Eleonora Mariotti

  1. Andrea Paltrinieri ha detto:

    Ciao Eleonora, in questi giorni ho ascoltato pareri contrastanti sul dehor del Bar Corso. Non mi hanno però fatto cambiare idea. A me la struttura sembra brutta. Ma riconosco che in questo giudizio c’é una certa soggettività. Ma questo non è l’aspetto più importante. A me sembra che l’aspetto di maggior rilievo sia la collocazione, ovvero quel dehor in quel contesto. E’ vero, come dici tu, che gli edifici che si affacciano su Corso Italia non sono edifici di qualità. Però il centro storico di Vignola ha una sua omogeneità stilistica e la collocazione del dehor ha, secondo me, un impatto negativo sull’estetica del luogo, sul paesaggio urbano. Negli ultimi anni alcuni interventi hanno avuto un’impatto positivo, di qualità. Penso alla sistemazione di Corso Italia. Al rifacimento della piazza davanti a Villa Braglia. Penso allo slargo ricavato davanti al Bar Acquarello. Non c’é dubbio che questi interventi hanno abbellito il centro storico di Vignola. Non è così con questo dehor, collocato in quel contesto. Il centro storico dovrebbe invece caratterizzarsi per l’uso delle “piazze” naturali o delle sedi stradali pedonalizzate per ospitarvi attività sociali e commerciali come appunto i tavoli di un bar o di un’osteria. In quel contesto non dovrebbe essere consentita la realizzazione di “gabbiotti” come quello. Gli esercizi pubblici o commerciali che vogliono poter usare maggiori spazi debbono andare a collocarsi sulle piazze o sulle strade pedonalizzate. Se vogliamo avere un centro storico bello dobbiamo impostare le cose in questo modo. Dobbiamo dare questo messaggio. E darlo in modo coerente per 10-15 anni. Questo intervento va in una diversa direzione. Sacrifica l’estetica del luogo per dare l’opportunità di incrementare l’attività commerciale. Posto che ritengo un fatto positivo l’incremento del commercio in centro storico, occorre però dire in modo chiaro che, comunque, certe cose è bene non farle. E adottare dei regolamenti coerenti.

  2. cassandra ha detto:

    Buongiorno a tutti,
    oltre al problema estetico, penso si debbano sottolienare anche altri 2 tipi di impatti che il dehor del Bar del Corso ha avuto e avrà sullo status di Vignola.
    Prima di tutto il dehor si è “mangiato” 6 posti auto che, in una città che qualche problema di parcheggio l’ha, non è cosa da poco.
    Monetizzando il tutto, il comune ha perso i pedaggi per questi 6 parcheggi, a fronte di un guadagno che i be informati dicono essere stato di €. 85.000 versati dall’esercente per avere lo spazio in concessione per 5 anni (ma questo non ho potuto verificarlo e chiedo scusa se ci sono imprecisioni).
    Altro punto, ma non trascurabile, l’impatto che il dehor ha sugli altri esercizi di Corso Italia, in particolare su quelli immediatamente a fianco del bar, cioè Calzedonia e Benetton Bimbi che, mi dicono sempre i soliti ben informati, hanno già deciso di intentare causa al bar del Corso perchè la nuova struttura copre parzialmente le vetrine dei loro negozi.

    La mia domanda è sempre la solita: era necessario tutto questo? Era necessario questo brutto parallelepipedo (anche se super-tecnologico e imbellettato da 2 aiuole laterali) che visivamente ed economicamente ha un impatto così forte sull’arteria stradale e commerciale più importante di Vignola?

  3. L. Credi ha detto:

    Condivido a pieno l’impressione dell’architetto Mariotti sul fatto che la forma poteva essere più snella e casomai più stretta, con forme meno spigolose(in modo da sfumare il contrasto con l’altezza degli edifici, i parcheggi… per introdurre in maniera armonica la veduta ed il passaggio sulla via principale, lasciando spazio a vasi con piante… dato che dall’altra parte della piazza ci sono alberi). Sarebbe stato utile forse un richiamo allo stile “Lyberty”(in cui c’è la volontà di far dialogare differenti epoche, da un punto di vista architettonico, in modo armonico), dato che abbiamo parlato di biennale a fine ‘800.
    Anche se debbo dire, che “a priori” non sono contrario a questo tipo di architetture.
    Questa mancanza di sensibilità nel cercare di fare le cose a puntino(spesso sarebbe utile una diplomazia dialettica, di sostanza e non d’apparenza, e non solo… in questo caso ci sarebbe voluta una “mediazione” a livello visivo, e non ultimo introduttivo a questo cambiamento “urbanistico”), è la mia vera preoccupazione nei confronti dell’attuale giunta, perchè in generale a volte fa anche cose buone.

    Luciano

  4. Mery ha detto:

    Io invece sono molto contraria a tutte queste polemiche
    inutili, bisognerebbe invece ammirare le persone che nonostante questa crisi in atto, si mettano in ” gioco ”
    assumendosi tutti i rischi del caso sulle proprie spalle !!!!!!
    Perchè soprattutto noi ITALIANI non cerchiamo di aiutarci di più invece di ” DARCI ADDOSSO ????”

    COMPLIMENTI AL BAR DEL CORSO E A TUTTI QUELLI CHE HANNO CONTRIBUITO A QUESTA STRUTTURA !!!!!!!!!!!!!
    UN BUON NATALE A TUTTE LE PERSONE BUONE DI CUORE !!!!!!

  5. daniela ha detto:

    Resto sorpresa con quanta facilità al giorno d’oggi si è sempre pronti ad attaccare, criticare e distruggere l’operato altrui, senza neanche cercare di capirne le motivazioni.
    Le “osservazioni” fatte dall’architetto ( di cui non conosco il curriculum, per cui non sono in grado di valutarne il peso) mi sembra di capire che siano dirette alla tipologia della struttura realizzata e quindi all’operato di un “collega” e al comune che non dirette al BAR CORSO e in questo caso non ho gli strumenti necessari per ribattere, anche se la storia insegna, come detto dallo stesso architetto che a volte solo il tempo può esprimere giudizi.
    Per quanto riguarda gli altri pareri mi sembra siano particolarmente di parte visto che in alcuni casi si preoccupano addirittura dell’eventuale danno arrecato ai commercianti, o di fare i conti della serva in tasca al Comune, sicuramente anche il mio parere sarebbe di parte visto che frequento e conosco il Bar Corso.
    Mi limito pertanto ad alcune considerazioni:

    I^ Penso, conoscendo la proprietà del Bar Corso che mai avrebbero pensato di creare tanto scalpore per un dehor;

    II^ Credo che nessuno dell’attività abbia una laurea in architettura per cui suppongo che dietro all’allestimento ci sia l’operato di un professionista che abbia cercato di creare una struttura “temporanea” che si potesse inserire nel contesto coniugando sicurezza estetica ed efficienza;

    III^ Non credo che le attività commerciali a fianco possano esserne danneggiate anzi……una struttura di quel tipo, che ribadisco non sta a me giudicare, possa attirare l’attenzione e da qui la pubblicità gratuita per i negozianti;

    IV^ Faccio i miei complimenti al Comune di Vignola che credo abbia concesso ad un’attività che da parecchi anni svolge seriamente e con impegno un lavoro di qualità, la possibilità di ampliare anche se temporaneamente la propria attività;

    V^ COMPLIMENTI al Bar Corso e in BOCCA AL LUPO che nonostante la crisi ha scelto di investire sulla CITTA’ di VIGNOLA.

  6. Andrea Paltrinieri ha detto:

    Ciao Mery, ciao Daniela. Diversamente da voi non frequento il bar Corso ed anzi, in verità, non frequento quasi mai i bar vignolesi. Non faccio dunque il tifo per l’uno o per l’altro. Ovviamente anch’io apprezzo gli imprenditori che impegnano proprie risorse e cercano di far meglio il proprio mestiere, sviluppando il giro d’affari ed in questo modo portando beneficio per la città. Ciò di cui vorrei discutere, però, non è del vostro attaccamento al bar Corso. Od a qualsiasi altro bar o negozio della città. E’ dell’idea di “città bella” e di come Vignola può incarnare questo ideale. Vi invito a ragionare “in astratto”, come dovrebbe fare chi si occupa di pianificazione. Ovvero senza riferimenti particolari ad un bar piuttosto che ad un altro. Se penso alla Vignola che vorrei, all’idea della città bella, penso ad una città che utilizza gli spazi urbani “naturali” per dare opportunità a bar ed altri locali pubblici per metterci tavolini e sedie. Piazzette o zone pedonalizzate. Personalmente vorrei vedere un centro storico con meno auto e più spazi a disposizione delle persone. Con più locali e più tavolini negli spazi pubblici. Ma senza strutture che impattano innanzitutto sul paesaggio urbano. Che è una delle cose, forse non eclatanti, ma più carine del nostro centro storico. Pianificare vuol dire dare messaggi coerenti e tenerli fermi nel medio-lungo periodo. Ed in questo caso il messaggio – secondo me – dovrebbe essere: massima disponibilità all’occupazione di suolo pubblico, quando questo è costituito da una piazza o da una via pedonalizzata. Magari anche qualche incentivo per chi, alla ricerca di tali opportunità, pensa di spostarsi da una sede all’altra. Ma nel perimetro del centro non mi sembra un elemento di abbellimento del paesaggio andare ad inserire un tale dehor (che inoltre occupa posti auto di cui il centro ha terribilmente bisogno). Questo è quello che penso e che ho provato ad esprimere anche nel commento al post di Eleonora. Capisco che a volte ciò significa la rinuncia ad un’opportunità immediata di crescita economica. Ma più che una rinuncia in assoluto, ciò dovrebbe essere inteso come un differimento. Ci sono cose che non sono consentite perché abbassano la qualità di tutto il contesto del centro, abbassano la qualità del paesaggio. Se tengo ferma questa linea creo però altre opportunità, per imprenditori che investono in modo rispettoso e coerente con il livello qualitativo che si vorrebbe dare alla zona più bella di Vignola. Ecco, su questo mi fa piacere intavolare una discussione. Che non ritengo affatto una “polemica inutile”. A volte per raggiungere obiettivi di alta qualità bisogna accettare qualche rinuncia iniziale. Una discussione sull’idea di qualità che abbiamo per la nostra città mi sembra utilissima.

  7. anto ha detto:

    sono molto deluso da questa faciloneria e falso moralismo del cittadino vignolese ma dove vuole andare a parare sign paltrinieri?lo stile liberty e altre assurdita’ma giri un po’ l’italia si svaghi perke’credo ke lei abbia del tempo da perdere e lasci lavorare le persone ke ci mettono del proprio altrimenti alle prox elezioni si candidi e vediamo di ke pasta e fatto …………

  8. L. Credi ha detto:

    Ad Anto consiglio prima di tutto di laurearsi in storia dell’arte (dando anche esami di architettura, liberty era solo una considerazione…un esempio per capire e per ragionare serenamente senza avere pultroppo altri supporti che non le foto messe sul sito, e non un’assurdità perchè a volte quando si hanno pochi elementi bisogna ragionare in maniera semplicistica…) e di mostrare la faccia, e di arrivare primo per numero di preferenze come è stato il mio caso per una delle lista che sostiene l’attuale sindaco.
    Anche se debbo dire che ora il mio giudizio è abbastanza positivo per il “il dehor”, in quanto dalle foto esposte da Andrea non si vedono i vasi delle bellissime piante che stanno vicino a questa installazione, e c’è una certa angolatura che sempre dalle foto non si vede, che rende meno spigolose le forme, inoltre c’è uno spazio adeguato con la strada…
    Forse debbo ricredermi nel giudizio non completamente negativo che avevo già dato nei confronti del dehor, per un giudizio disinteressato, sperando che piaccia alla cittadinanza e che sia di effettivo aiuto commerciale all’azienda in causa…
    In conclusione sarebbe stato opportuno forse, mettere le foto ad installazione finita, per un giudizio più imparziale(mi sono fidato solo delle foto era all’estero).
    Quindi Anto se vuole a diritto a dire che la documentazione fornita non è completa, ma non è giusto giudicare il moralismo del cittadino vignolese, ma lo stesso Andrea ha scritto in fase d’installazione, comunque ripeto sarebbe stato meglo mettere le foto a lavoro finito.

    Luciano

  9. eleonora mariotti ha detto:

    E’ importante il contributo che ognuno di noi dà in una discussione solo se pertinente e non generalizzato, se poi è supportato da conoscenze tecniche, saperi e anni di esperienza è sicuramente più utile. Mi rattrista molto leggere di persone che darebbero peso diverso alle opinioni a seconda del curriculum; un opinione è un opinione che sia pronunciata da un analfabeta o da un Premio Nobel; io non reputo che abbiano peso diverso quelle di chi non ha avuto la fortuna (o la voglia) di studiare in quanto in una collettività le persone sono, o forse è meglio dire dovrebbero essere, tutte uguali come uguali sono i loro diritti umani e civili. E’ però un bene che le mie riflessioni abbiano mosso a vari commenti, ai quali mi sento di aggiungere qualcosa in risposta. Credo che una città può e deve essere pensata in maniera globale con una logica complessiva di riqualificazione e/o espansione che mette a sistema gli interventi (macro e micro) programmati e programmabili; questo può essere fatto solo dall’Amministrazione Pubblica; lo stesso intento non può essere trasferito agli abitanti, ai singoli negozianti o a gestori di eventuali attività senza che essi seguano un piano preordinato, semplicemente perché ne conseguirebbero una serie di interventi isolati e frammentati non risolutivi, volti più all’interesse di pochi che a quello della collettività. Mi sembra, e su questo vorrei sbagliarmi, che il dehor di Corso Italia a Vignola non sia parte di un piano più ampio rivolto a riqualificare l’intera area. Non mi sono espressa sugli stilemi scelti nella progettazione del dehor in questione, non è mia intenzione perché non credo sia quello il punto, come non è in discussione la professionalità del gestore del Bar Corso, non mi sembra affatto di aver scritto qualcosa che ne screditasse l’attività. Lamento invece una mancanza di programmazione unitaria che potrebbe realmente riqualificare il centro storico e non solo abbellirne una piccola porzione. C’è una differenza abissale tra riqualificazione ed “abbellimento”, ma siamo talmente circondati da cattivi esempi (in Italia soprattutto) che non siamo più in grado di riconoscerne la differenza. Gli “abbellimenti”, in assenza di una pianificazione unitaria rivolta ad un reale recupero urbano, sono inutili … è come dire ad un malato di fegato di mettersi il fard.

  10. Dunnangall ha detto:

    Salve
    l’assidua frequentazione dell’attivita’ commerciale in questione da parte dell’attuale sindaco, e del suo entourage, lascia quantomeno qualche sospetto su un’idea completamente disinteressata sull’opportunità di questa struttura. Ritengo che se nel periodo estivo la bella vista era ricorrente che ne sarebbe stato della mancata vetrina nelle fredde serate invernali…largo all’immaginazione e avanti coi carri…con un bicchiere perennemente in mano meglio stare in un dehore che sul marciapiede. Concludo dicendo che se la decisionalità dell’amministrazione al fine di avvalorare la ripresa economica vignolese e sostenere lungimiranti commercianti si riduce a quanto in discussione beh ! Figli dello sprizz…Vignola è nelle vs mani.
    A presto

  11. cittadino 4859 ha detto:

    Oggi mi hanno invitato a bere uno sprizz al dehor. Andrò. Ci sono andato anche l’anno scorso e l’anno prima…nella saletta interna. In effetti la occupavamo tutta. Non c’era posto per altre persona a sedere… Forse, per questi due o tre giorni, per il gestore del Bar del Corso c’è un mancato guadagno… forse, in generale, con il dehor incasserà molto di più di prima: sicuramente. Ergo non è stato un sacrificio economico espandersi… Ha semplicemente ampliato la sua bottega. E’ molto probabile che d’ora in avanti, bancari, agenti, professori, dirigenti comunali si fermeranno anche a pranzo durante la settimana… Ergo: aumenteranno notevolmente i suoi introiti. Avendo ampliato al sua bottega, guadagnerà di più… Un classico: lui investe una cifra realtiva: l’architetto guadagna sul progetto. Cristoni la esegue. Il comune incassa una quota di occupazione di suolo e la DIA. Ci guadagnano in tre…i cittadini fose… e in che emodo non si sa. FINE. Non è che possiamo parlare di rilancio, investimenti, sviluppo, riqualifica, assunzione di personale come qualcuno lascia intendere..niente. Parliamo di niente. Pago-ottengo-incasso. Lo farebbero tutti…diciamo non è un sacrificio. La prima domanda che mi pongo è: ma perchè il titolare non si è preso un locale più grande, col ristorante, con la saletta happy hour se vuole fare tutto questo? Perchè il comune non l’ha incentivato ad aprire un locale più grande. La seconda domanda: Acquarello ce l’ha, Snoopy pure, Viola anche, Gollini .. portico naturale, Torino brutto ma sì, e il bar Italia? beh ce l’ha dentro e quindi non serve… Caffè del Viale si…Tutti hanno tutto. Siamo pari. Quindi è una operazione di equilibrio delle opportunità? Le mie sono domande che non vanno in direzione pro o contro ma c’è una cosa che mi sfugge. E qui sono perfettamnete d’accordo con E. Mariotti: il curriculum non c’entra, gli studi fatti non c’entrano, gli award neppure…C’entra il buon gusto e la visione di città personale: a me per esempio disturba il fatto che tolgano parcheggi. Ma se un bar nasce come bar da colazioni perchè deve per forza diventare un “bagno di Rimini”? E perchè questa operazione di maquillage deve essere fatta in modo permanente, strutturata…E perchè fare una cosa brutta? Voi direte : è soggettivo… si è soggettivo ma è un pugno nello stomaco…e d’estate: farà un caldo infernale lì dentro e allora..vai con l’aria condizinata . Insomma non bastava una struttura leggera, temporanea per i 10 giorni di Natale? Come faceva Freccia a Piumazzo .Ripeto: se vuole fare il ristoratore…apra un ristorante e se vuole un bar grande… o affitta il locale attiguo o rilevi il bar Torino…. così magari lo rilanciamo un po’ eh!

  12. zapata ha detto:

    Dal blog di Michele Smargiassi “Bologna@Carogna”
    riprendo integralmente questo suo intervento del 2007 e lo propongo alla lettura come contributo al dibattito provocato dalla strana creatura in ferro apparsa in Corso Italia e che i francesi chiamano dehors. Brrr….

    OMBRELLONI DISSOCIATI
    La dissociazione è questa: quando siamo in gita a Parigi, o anche solo a Cesenatico, l’idea di un pastis o di un gelato sul lungomare o lungosenna che sia, la cenetta al fresco, magari con vista sul passeggio, è uno degli ingredienti del piacere del viaggio, ed è uno dei ricordi che portiamo a casa. Quando siamo a casa, a Bologna, la sola vista dei dehors dei caffè e delle osterie suscita in molti di noi un moto di disapprovazione tra il civico (producono casino) e l’ambientale (deturpano il paesaggio urbano). Giorni fa Assocentro, l’associazione degli esercenti del centro storico, ha diffuso nei locali associati cartoline illustrate delle più famose piazze d’Italia oberate d’ombrelloni e tende parasole, come per dire: se si può davanti al Pantheon… Qualcuno pensa sia stata una mossa controproducente. Provate a riguardare le cartoline degli anni Cinquanta con le auto nelle piazze che ora riteniamo sacre al passeggio: ci sembrano vedute sul degrado. Anche l’invasione delle verandine comincia a farci lo stesso effetto? Può darsi; ma se succede, succede solo quando più che potenziali utenti della frescura aperitiva ci sentiamo condomini degli spazi pubblici “privatizzati”. Allora, come la mettiamo? Pencher oppure ne pas pencher au dehors? Di mio, accettando il rischio di passare per filo-bottegaio, aggiungo una provocazione: occupano più spazio e deturpano di più i dehors dei caffé o il rosario di carrozzerie d’automobile che circonda ogni monumento e ogni palazzo e che ormai è così entrato nel nostro immaginario visuale che neppure più lo notiamo? La risposta dovrebbe essere ovvia, ma dal momento che siamo noi i proprietari di quei dehors con ruote che privatizzano in modo esclusivo alcuni metri quadri ciascuno di suolo pubblico, senza restituire alcun beneficio in termini di socialità ma solo di comodo individuale, nessuno ne chiede la cacciata dal centro storico. Sbaglio? Michele Smargiassi

    • eleonora mariotti ha detto:

      La miriade di auto parcheggiate in ogni dove non è un bello spettacolo; se si ha occasione di guardare un’ortofoto (foto aerea) ci si rende conto di quanto siamo fantasiosi nel modo di parcheggiare, specie nelle grandi città. Bisogna però ricordare che i parcheggi pubblici sono, dal lontano 1968 col D.M. 1444, uno “standard urbanistico” cioè spazio che (misurato in mq) in ogni piano regolatore deve essere assicurato ad ogni abitante insediato o da insediare e rappresenta la dotazione minima inderogabile. Per assurdo, se un’Amministrazione Pubblica, in preda ad una furia iper-ambientalista, decidesse di “cancellare” tutti gli spazi deputati al parcheggio, credo che non riuscirebbe a fronteggiare le migliaia di ricorsi dei cittadini che, tra l’altro, vincerebbero.

  13. zapata ha detto:

    Trovo questa discussione sul “gabiot” di Corso Italia simpatica e leggera. Molto leggera. Ma non per questo, meno importante di altre in apparenza seriose. Perchè questa si trascina anche il resto, le auto, la socializzazione, il piacere della conversazione con “frizz” o senza, il piacere dell’ozio, il piacere di startene seduto a leggere il giornale mentre fuori nevica o diluvia, o quel che più ti aggrada……se digiti “dehors” nel motore di ricerca scopri ….l’acqua calda. Parma, Trieste, Bologna, Firenze, Polignano, Savona, Rapallo e la coda è senza fine, tutti lì ad accapigliarsi. E’ bello, no è brutto, è troppo pesante, è troppo scuro, è troppo squadrato, deturpa il paesaggio, toglie spazio alle auto, induce al peccato, e la lista può continuare.
    Anche opere importanti hanno provocato accese discussioni, opinioni contrastanti, il ponte di Calatrava a Venezia, la teca dell’Ara Pacis di Meier a Roma.

    Non mi pare che il nostro sia poi cosi scandaloso, toglie visibilità al negozio di fianco, ma credo che con una potente “lama rotante” si possa togliere la parte eccedente.
    In Corso Italia è stato costruito un parcheggio interrato, come è stato fatto anche a Torino, con la differenza che a Torino hanno liberato le piazze dalle auto, mentre noi che siamo dei fenomeni, abbiamo fatto il parcheggio anche in superficie. Scippando così i cittadini di una loro proprietà! E tutti ne siamo contenti e fieri!
    Ma…sfogliando il “famigerato Dieci” scopro che tra i “grandi progetti in corso” c’è anche : una Piazza Anfiteatro!! In Corso Italia. Uhmm…la fantasia al potere!
    Piazza Braglia . Io ci vado d’estate a mangiare il gelato seduto sulle panchine d’autore, sì, perchè noi viviamo in un bel paesone – che assomiglia sempre più a una periferia di grande città- dove anche i cestini del patume sono d’autore, design. E’ figo! E’ vero che i bambini si divertono a giocare con l’acqua e l’acqua qui non manca. Quel che manca è la piazza. Nel suo significato autentico. Ma anche in questo caso, dopo qualche rimbrotto, è bella è brutta, tutto svanito. E tutti ne siamo contenti e fieri! Su questa piazza ci sarebbe tanto da dire e da fare, ricordando l’importanza e la bellezza di villa Braglia continuamente sfregiata negli anni, compresa la “riqualificazione” della piazza.
    Il dehor o gabiot, credo non tolga niente ad un ambiente già “bruttino”, anzi aggiunge un elemento nuovo e stimolante per la vista e per socializzare . Di positivo ha che si può sempre togliere. Cosa impossibile per altre schifezze.
    L’architetto Mariotti, scrive con una mano di regole tecniche che possono solo arricchire la conoscenza, mentre con l’altra mano tocca i valori, affonda la spada nel cuore e nei sentimenti e nell’intelligenza e li sconvolge, perché entra in un terreno ormai tradito dai più. Gli spazi e i beni pubblici. Fanno parte dell’utopia e io credo che seppur perdente si possa e si debba sempre combattere con passione.
    Ciao, zap

    Per chi ha voglia di leggere: Il partito del cemento. Politici, imprenditori, banchieri. La nuova speculazione edilizia di Marco Preve, Ferruccio Sansa – Fonte: Traccefresche
    Adesso come allora. Come ai tempi de LA SPECULAZIONE EDILIZIA di Calvino (1957). Una nuova colata di cemento si abbatte sull’Italia, a partire dalla Liguria. La febbre del mattone non conosce ostacoli perché raccoglie consensi trasversali, e al diavolo il paesaggio. Chi può, se ne va ai Caraibi. Castelli, ex fabbriche, conventi, colonie, ex manicomi, ospedali: tutto si può “riqualificare”, parola magica che nasconde ben altro. Politici locali e nazionali, di destra e di sinistra, imprenditori, alti prelati, banchieri, siedono contemporaneamente in più consigli di amministrazione e si spartiscono cariche pubbliche, concorsi, appalti, finanziamenti. Allo scopo servono anche associazioni culturali o in difesa dell’ambiente, appuntamenti gastronomici, feste e premi.
    Controllori e controllati spesso sono la stessa persona, famigliari o amici fidati. “Fare sistema” da queste parti vuol dire costruire una rete sul territorio che non lascia spazi a chi non è della partita.
    Non mancano neppure i grattacieli, opera diarchitetti prestigiosi (Bofill e Fuksas a Savona, Consuegra ad Albenga) che hanno messo da parte qualsiasi scrupolo paesaggistico (ma Renzo Piano si è ritirato da un progetto che inizialmente portava la sua firma). Parlando di cemento e di piani regolatori, si arriva necessariamente a parlare della mancanza di regole di una classe dirigente in bilico tra l’imbroglio, la trama del sottogoverno e l’interesse personale.

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