Circa le aree verdi questo blog ha già mostrato come alcune, anche di recente realizzazione, siano in stato di abbandono e quanto necessitino di una manutenzione più costante e programmata (vedi). A me sembra però che le nostre aree verdi manchino anche di una progettazione adeguata ab inizio. A quali funzioni risponde in un paese o città un’ area verde? Me lo chiedo quando vedo i nostri piccoli parchi, per lo più a fondo terroso/polveroso, già inagibili per pantano all’inizio della stagione autunnale, popolati da qualche siepe un po’ secca e 2-3 installazioni ad uso gioco per bambini. Difficile fermarsi: poche panchine, nulla di panoramico o anche solo architettonico da guardare.
I bambini dopo due salti si annoiano già, se ne vanno e il parco diventa il territorio d’incontro di qualche gruppo etnico che giustamente cerca un’area fruibile in paese. Mi è pure capitato di pensare: non sono mai uscita di casa da sola o con mio figlio con l’intenzione precisa di recarmi in un parco di Vignola, per trascorrervi un po’ di tempo. La fruibilità è migliore solo nel parco di Villa Trenti, la biblioteca, ma si può migliorare.
Allora ripeto: a quali funzioni risponde in un paese o città un’ area verde?
Innanzi tutto un luogo di sosta piacevole per tutti: per i bambini, i ragazzi, gli adulti che li accompagnano, per gli sportivi che vogliono praticare sport fuori dalle palestre chiuse, per gli anziani che desiderano camminare lontano dal traffico, per chiunque abbia voglia di fermarsi un attimo a respirare. Quindi un parco deve essere in media molto grande, con una superficie tale da consentire la realizzazione di un’area giochi per bambini da 2 a 7 anni, un’ area giochi per bambini fino a 11 anni, nettamente separate, per motivi di sicurezza e fruibilità e attrezzate con giochi adatti alla voglia di cimentarsi o scatenarsi dei bambini (di metallo! Non di legno colorato che sbiadisce e crepa dopo il primo inverno!) e posati su una superficie drenante e asciutta in tutte le stagioni. Accanto o intorno un’ampia area verde alberata che offra ombra e sosta a genitori e nonni, magari con una bella fontana a cascata d’acqua che dia un senso di pace e di ritmicità: ci vedrei bene la fontana ispirata all’anno barozziano, collocata ora al centro di una rotonda dove nessuno può fermarsi ad ascoltare il tintinnare dell’acqua, che è una dei tanti effetti che le fontane possono dare ad un parco.

Tettoia del gazebo nel parco di via I.Nievo in attesa, da due anni, di riparazione (foto del 5 settembre 2009)
Ancora intorno all’area verde, a mo’ di cintura, piste per footing, per bambini che scorazzano in bicicletta e anche attrezzi ginnici per percorsi di allenamento guidato (ad esempio quelli attualmente collocati, a mio avviso senza scopo, intorno alla rotonda di via Resistenza).
Un parco simile deve essere grande, richiede un certo investimento economico e va quindi protetto con una recinzione a prova di intrusione (non con le reti sfondate e bucate che limitano i nostri parchetti) ed ogni sera va chiusa da un custode. La manutenzione va programmata ed eseguita puntualmente. Occorre dare ai cittadini l’idea del valore dell’opera e ispirare quindi rispetto ed tutela per il bene pubblico. Ma soprattutto occorre una pianificazione urbanistica a monte che consenta la realizzazione di tutto questo, vero segnale che la pubblica amministrazione esprime rispetto per la cittadinanza e le dedica investimenti utili a migliorare la qualità di vita, a creare spazi agibili e luogo di incontro ludico/ricreativo/di relax per tutti. Vorrei vedere a Vignola meno parchetti desolati, piazze deserte o coperte di auto e più aree pubbliche pensate e progettate per tutti.
Nonostante la crisi si può iniziare a pensare “in grande” per dare una identità più piacevole e accettabile al nostro paese, che è diventato la somma di “non luoghi”.Vorrei avere il piacere o forse il privilegio di incontrare un assessore all’urbanistica che incontri i cittadini per dire loro che il PSC a respiro almeno ventennale prevede tot aree verdi, distribuite in modo organico sul territorio comunale e infracomunale e per chiedere loro: come vorreste il parco di riferimento del vostro/dei vostri quartieri? Vorrei che accanto a lui un urbanista esperto di paesaggio ed un architetto esperto di materiali e tecniche costruttive prendessero appunti e traducessero in forme possibili i desideri dei cittadini. Se non sbaglio questo sogno è diventato una realtà concreta nel quartiere Coriandoline di Correggio, in provincia di Reggio Emilia (per una sintetica descrizione vedi; per il sito del progetto vedi; per una galleria di immagini vedi la Repubblica viaggi). Mi chiedo: come potrebbe avverarsi qui a Vignola? Un paese può recuperare una propria identità e un’immagine precipua solo con la partecipazione e il contributo dei propri cittadini. Se loro ci credono allora si può fare!
Daniela Piani