“Fra pochi giorni riaprono le scuole”. La newsletter del governo dedica giustamente una nota al prossimo avvio dell’anno scolastico 2009/2010. Riepiloga anche le novità che il nuovo anno scolastico porta con sé – tutte novità positive a sentire il foglio elettronico governativo (vedi). “Parecchie le novità introdotte dalle riforme avviate dal ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini.” La valutazione del comportamento degli studenti, ovvero il 5 in condotta; il ritorno del “maestro unico” nelle scuole elementari (quest’anno si applica alle sole classi prime) previsto dal decreto n.137/2008 convertito con modificazioni nella legge n.169/2008 (per una sintetica rassegna del dibattito: vedi); l’introduzione dello studio delle materie riguardanti l’educazione civica (insegnamento di “Cittadinanza e Costituzione”) ed altro ancora. Tutto bene dunque secondo il ministro Gelmini e secondo il foglio governativo. E’ davvero così? Purtroppo no. Non è certamente così a Vignola, a Spilamberto, a Savignano, a Marano ed in altri comuni della provincia di Modena. Non è così in molti comuni italiani. Qui, oltre all’impoverimento del sistema scolastico (conseguenza del taglio degli organici – in provincia di Modena si tratta di 216 insegnanti in meno sulle scuole di ogni ordine e grado, nonostante l’aumento della popolazione scolastica – e della contrazione dell’orario scolastico; ma si riduce anche il personale ATA: 161 in meno), si fa sentire l’esclusione dalla scuola dell’infanzia di numerosi bambini (per una descrizione della situazione complessiva vedi il comunicato della FLC-CGIL di Modena di oggi, 8 settembre: vedi).
Nel complesso, in provincia, sono 180 i bambini che oggi si vedono negata la possibilità di accedere alla scuola dell’infanzia. Un “diritto” negato che penalizza i bambini e mette in difficoltà le famiglie. A Vignola sono 36 bambini, tra i 3 ed i 5 anni, che al momento sono in lista d’attesa. Si tratta di iscrizioni effettuate dopo il termine dell’1 marzo – un fenomeno in realtà abbastanza usuale in una realtà come quella di Vignola, in continua crescita per i processi di immigrazione (nel 2008 la popolazione è aumentata di 690 unità). A quello che nell’autunno 2008 era dibattito “teorico” sulla cosiddetta “riforma” Gelmini segue oggi la manifestazione tangibile degli effetti negativi delle misure volute dal governo. Tangibile. 36 famiglie che hanno fatto domanda per l’inserimento di un figlio alla scuola dell’infanzia vedono respinta la propria richiesta. Il sistema della scuola dell’infanzia di Vignola è composto da 7 plessi di scuola dell’infanzia statale, più la scuola dell’infanzia “delle suore” (oggi Fondazione). Si tratta di 27 sezioni di scuola dell’infanzia statale (pari a 679 alunni), più 3 sezioni di scuola paritaria (per un max di 78 alunni). A cui si aggiungono, appunto, 36 bambini ad oggi non ammessi. Nella scuola statale (a.s. 2009/2010) il numero medio di bambini per sezione è pari a 25,1 unità. Se consideriamo che la normativa vigente dispone che ogni sezione può accogliere un massimo di 25 bambini (e solo eccezionalmente, in caso di domande non accolte, il limite può arrivare fino a 28 bambini per sezione – su questo ed altri aspetti vedi le FAQ nel sito ministeriale: vedi) risulta chiaro che il sistema attuale è “saturo” (anche in considerazione che, per ragioni di spazio (di mq), alcune aule non possono ospitare più di 20-22 bambini e del fatto che in presenza di bambini con disabilità il numero si abbassa). Margini di manovra per ulteriori inserimenti nelle sezioni già formate risultano praticamente inesistenti.

Una nave nel mar dei Sargassi? Il prato in attesa dello sfalcio (ed un gioco in attesa di riverniciatura?) presso la scuola dell'infanzia "Mago di Oz" (foto del 5 settembre 2009)
Diversa, ma non per questo rosea, è la situazione della scuola primaria (la scuola elementare). Trattandosi di “scuola dell’obbligo” tutti i bambini in età di scuola primaria sono accolti, anche se la riduzione dell’organico ha reso impossibile corrispondere pienamente alle richieste delle famiglie in termini di orario ed ha comune “impoverito” l’intero sistema. I tagli all’organico (sia insegnanti che personale ATA) non consentono, ad esempio, di garantire un’adeguata presenza di personale in corrispondenza del pasto scolastico, di fatto impedendo la fruizione (completa) del servizio mensa. Questa situazione sta spingendo il Circolo didattico di Vignola, dopo un’ampia consultazione dei genitori interessati, a ridisegnare l’orario scolastico del primo ciclo (classi prime e seconde) con orario “normale” di 27 ore, spalmando l’orario del rientro pomeridiano in coda al normale orario mattutino (uscita alle 12.50 anziché alle 12.30). Se questa soluzione può incontrare l’apprezzamento delle famiglie è però vero che a partire dall’anno scolastico 2009/2010 si determinano le premesse per una inevitabile riduzione dell’orario scolastico per il secondo ciclo (da 30 a 27 ore per il tempo normale) che andrà progressivamente a regime. Come evidenziato tra gli altri dalla FLC-CGIL, “la mancanza delle compresenze di orario mette seriamente a rischio il recupero dei bimbi con difficoltà di apprendimento, i progetti, i laboratori, le uscite scolastiche.” E’ questa la “scuola di qualità” voluta dal ministro Gelmini? Oggi possiamo toccare con mano gli effetti delle norme approvate un anno fa (vedi). Il forzoso risparmio sulla spesa scolastica avviene dunque tagliando sugli insegnanti e sulle ore di insegnamento –oggi si iniziano a toccare con mano le conseguenze. Avviene anche non accogliendo per intero le rischieste di accesso (come testimoniato dai 180 bambini modenesi ad oggi esclusi). Come da ciò possa uscirne una scuola di (maggiore) qualità resta un mistero. Contro i tagli e l’impoverimento della scuola pubblica i sindacati confederali della Scuola di CGIL, CISL, UIL, inisieme allo SNALS, protesteranno a Bologna davanti alla sede dell’Ufficio Scolastico Regionale la mattina di lunedì 14 settembre. Ed i cittadini? Beh, almeno una cartolina di non gradimento al ministro bisognerebbe mandarla. Anche per solidarietà con quei bambini (e rispettive famiglie) che invece dalla scuola dell’infanzia rimarranno esclusi.
PS Quello che sta succedendo alla scuola italiana è grave. Come ampiamente denunciato a fine 2008 il governo non ha in mente alcun piano di “riqualificazione” o “rilancio” della scuola. La ricaduta dei primi effetti sul sistema lo rende ancora più evidente. L’intento principale del governo è piuttosto quello di ridurre la spesa pubblica per la scuola. Che tale operazione non abbia niente di virtuoso lo si capisce da un’analisi complessiva del (non) governo della spesa pubblica: mentre sulla scuola si taglia, crescono altri fronti di spesa “improduttiva” necessari però per garantire il consenso al governo in un sistema politico sempre più sfrangiato (pensiamo alla questione del “partito del Sud” ed all’immediato intervento del Presidente del Consiglio volto a garantire 4 miliardi di euro alla Sicilia). Le politiche scolastiche del governo risultano ancora più amare se lette nel contesto dei provvedimenti presi in questi mesi come ben documentato da due articoli di Eugenio Scalfari su la Repubblica del 26 luglio (vedi) e del 2 agosto (vedi).