2 agosto 1980 Bologna, 13 febbraio 1945 Pratomavore

Il 2 agosto 1980 alle ore 10.25 una bomba esplose nella sala d’aspetto di seconda classe della stazione di Bologna. Lo scoppio fu violentissimo, provocò il crollo delle strutture sovrastanti le sale d’aspetto di prima e seconda classe. 85 furono i morti, 200 i feriti – l’atto terroristico più grave mai compiuto in Italia. La prima volta che mi fermai nella sala d’aspetto ricostruita, a guardare la lapide con l’elenco delle vittime, rimasi colpito dalla presenza di persone straniere: persone che non c’entravano niente con il nostro paese, ma che in quel preciso istante si trovarono lì (tra loro Iwao Sekiguchi, 20 anni, giapponese e Kai Mader, tedesco, di 8 anni; Angela Fresu fu la vittima più piccola, 3 anni, residente in provincia di Firenze – per l’elenco completo delle vittime vedi). Il 13 febbraio 1945 a Pratomavore a Vignola vennero impiccati per rappresaglia 8 partigiani. Ne venne imposta la esposizione per due giorni per terrorizzare la popolazione. Non c’è forse altro che unisce questi due episodi se non l’esigenza di ricordare i morti e di “celebrare” civilmente quegli episodi. Ventinove anni sono passati dalla strage di Bologna. Ancora di più – 64 – dall’eccidio di Pratomavore. Ci si interroga oggi sul come mantenere viva la memoria di questi ed altri episodi che punteggiano la storia civile e politica del nostro paese.
[1] E’ stato Aldo Balzanelli, caporedattore de la Repubblica di Bologna – non un politico! – a richiamare l’attenzione sull’esigenza di trovare un modo per “tenere desta” la memoria della strage di Bologna. Anzi, di più. Per richiamare l’attenzione anche di chi, il 2 agosto 1980, non era ancora nato od aveva solo pochi anni. E’ un compito terribilmente importante per la strage di Bologna, ma anche per i tanti episodi – e purtroppo sono davvero molti – che hanno punteggiato il cammino per la conquista della libertà e della democrazia in questo paese.

Particolare della lapide che ricorda le vittime della strage di Bologna, presso la sala d'aspetto della stazione FS

Particolare della lapide che ricorda le vittime della strage di Bologna, presso la sala d'aspetto della stazione FS

Scrive Balzanelli su la Repubblica Bologna del 27 luglio: “Ho partecipato a quasi tutte le manifestazioni del 2 agosto e credo che tanti come me ritengano che occorra ripensare le forme di quell’appuntamento. C’è pudore a dirlo perché i famigliari delle vittime sono molto sensibili al riguardo. Temono che dietro ogni ipotesi di revisione si nasconda in realtà un cedimento all’oblio, il tentativo di far passare in secondo piano la loro richiesta di ottenere «tutta la verità», non solo quel pezzo di verità che pur le sentenze hanno offerto. È un timore legittimo, che merita attenzione e rispetto. Ma proprio loro, i famigliari delle vittime, dovrebbero porsi per primi il problema di come impedire che la cerimonia che ogni anno ricorda l’attentato si trasformi in un rito che rischia di essere vuoto per tanti: per chi in quell’anno non era neppure nato, per chi si è trasferito sotto le due torri in questi trent’anni e non ha vissuto quell’epoca, non conosce l’orrore di quei giorni e neppure le tante traversie incontrate da chi ha cercato di far luce sulle responsabilità dell’e ccidio. Per non dire del rischio che quella manifestazione, invece di essere un momento di unità, rappresenti l’ennesima occasione per uno scontro politico incomprensibile ai più.” E poi aggiunge: “Ho già scritto qualche mese fa che la nuova stazione ferroviaria dovrebbe ospitare un memoriale della strage sul modello di quello che c’è a Ground Zero, poco costoso, molto efficace. All’ingresso un filmato capace di suscitare emozioni violente racconta cosa accadde quell’11 settembre. Forse sul palco del 2 agosto al posto di tante parole che si ripetono uguali da anni sarebbero ben più efficaci le immagini di quella mattina, accompagnate dai nomi delle vittime e dagli esiti delle inchieste giudiziarie. Ma in vista del 30° anniversario, che cade l’anno prossimo, si potrebbe fare un passo in più: affidare a un concorso di idee il compito di immaginare gli strumenti più efficaci per tramandare la memoria. L’opera di Boltanski nel museo di Ustica è un esempio straordinario e non è un azzardo immaginare che molti altri artisti sarebbero pronti a offrire il loro contributo, insieme a quello di architetti, organizzatori di eventi, semplici cittadini.” (vedi l’articolo intero)

L'on.Miglioli (di spalle) ed il vicesindaco Marchiorri durante la commemorazione dell'eccidio di Pratomavore (foto dell'11 febbraio 2007)

L'on.Miglioli (di spalle) ed il vicesindaco Marchiorri durante la commemorazione dell'eccidio di Pratomavore (foto dell'11 febbraio 2007)

[2] Anch’io da tempo sono convinto che spetti alla comunità vignolese ed all’amministrazione comunale cercare un modo per tenere viva la memoria dell’episodio più grave che la lotta di liberazione ha consegnato a questo territorio: l’eccidio di Pratomavore. L’esperienza di amministratore – come assessore ho rappresentato il Comune di Vignola in diverse occasioni: a Bologna, a Marzabotto, a Pieve di Trebbio, a Limidi di Soliera – ha incontrato una mia sensibilità sul tema. Nell’ultima legislatura, nel luglio 2005, anche su sollecitazione di Giordano Succi (allora come ora consigliere comunale) il gruppo consiliare DS presentò una mozione su “Mantenere viva la memoria della resistenza e dei suoi martiri” (vedi). Purtroppo la giunta municipale lasciò cadere il tema. Non se ne fece niente. Epperò in questa Italia afflitta da un deficit di “identità civica” (gli episodi a riprova di ciò sono a cadenza quotidiana! Dal dileggio della bandiera e della costituzione da parte della Lega Nord sino alla commemorazione dei soldati papalini caduti nella “presa di Porta Pia” al posto dei bersaglieri del Regno d’Italia – episodio dell’amministrazione Alemanno a Roma!) anche la comunità locale è chiamata a fare la propria parte. Quella mozione affermava “che il privilegio di essere nati dopo non ci affranca dal compito di decidere chi siamo, chi vogliamo essere, anche ricordando da dove veniamo; e che, certamente, né i parenti né gli antenati si scelgono, visto che la storia ce li assegna irrevocabilmente, ma che, in compenso, è dato a noi scegliere quali antenati onorare e quali ricusare (Sergio Luzzatto).”

Il nuovo monumento ai caduti di Pratomavore, inaugurato nel 2004 (foto del 15 febbraio 2009)

Il nuovo monumento ai caduti di Pratomavore, inaugurato nel 2004 (foto del 15 febbraio 2009)

Per questo il compito di rinsaldare e dunque continuamente riprodurre, anche attraverso i riti civili e gli eventi ad essi associati, l’identità di un paese in cui ci sono state persone che hanno pagato con la vita per la libertà ed i diritti di tutti è un compito che, anche a Vignola, dovrebbe essere affrontato con maggiore consapevolezza, coraggio, determinazione. E questo, allora, apre l’interrogativo – anche questo da porre con “pudore” ed attenzione verso la “sensibilità” dei familiari – circa il modo per ridare enfasi alla cerimonia civile di commemorazione dell’eccidio di Pratomavore. Attenzione già mostrata dall’amministrazione comunale quando si è trattato – certo, con un percorso non del tutto lineare, ma portato a termine con grande determinazione dall’allora assessore alla Cultura Giovanna Sirotti – di proporre un nuovo monumento in ricordo della strage nazista di Pratomavore con una scultura dell’artista vignolese Marco Fornaciari (vedi il comunicato stampa dell’inaugurazione nel 2004). Anche qui, però, l’impressione è che occorra ripensare le forme del rito, gli eventi in cui esso è articolato, le forme e le estensioni dei coinvolgimenti. Nelle ultime edizioni i presenti si sono ridotti a qualche centinaio. Quasi completamente assenti i giovani, ma anche le persone non anziane – salvo i familiari, le autorità, gli esponenti politici. Le parole di Balzanelli relative al compito di rinnovare ed estendere la memoria della strage di Bologna sono adatte anche per questo caso: “Si tratta di immaginare qualcosa che sappia catturare l’attenzione di un quattordicenne, di un diciottenne, di un trentenne. Che lo convinca a fermarsi a pensare che in quel luogo, molti anni fa, è accaduto qualcosa di spaventoso, che gli spieghi perché è accaduto e che non è scontato che non si possa ripetere.” Si tratta di tenere desto l’interrogativo del come sia possibile che un uomo compia violenza su un altro uomo – e ciò trovi legittimità politica. Si tratta di tenere desta la consapevolezza di ciò che possono arrivare a fare gli “uomini comuni” (vedi). Si tratta, nello specifico, per la comunità vignolese, di recuperare la consapevolezza del contributo che in molti diedero – pagando con la vita, la limitazione della libertà, la sofferenza – per la costituzione di un ordine democratico in grado di salvaguardare (più) libertà ed uguaglianza. Sempre come suggerisce Balzanelli per Bologna non sarebbe male aprire un “concorso di idee”. L’espressione non vuole predefinire le modalità di sollecitazione e di selezione, ma solo richiamare l’importanza dell’aprire uno spazio di confronto, di dibattito, di proposta a cui tanti enti e tanti cittadini possano prendere parte: dalle scuole alle associazioni culturali, dai gruppi impegnati nella ricerca storica locale alle rappresentanze dei partigiani, ai familiari, ai semplici cittadini. Anche i partiti farebbero bene a riflettere sul tema e, magari, formulare, sommessamente, rispettosamente, una proposta. Magari già con il 13 febbraio 2010 potrebbe intravvedersi qualcosa di nuovo – di nuovo anche per la coscienza civile di questa piccola cittadina della provincia modenese.

PS Vedi il bel sito web dell’Associazione dei familiari delle vittime della strage di Bologna: vedi.

One Response to 2 agosto 1980 Bologna, 13 febbraio 1945 Pratomavore

  1. Andrea Paltrinieri ha detto:

    L’appello di Aldo Balzanelli sembra non essere caduto nel vuoto. Flavio Delbono, il neo sindaco, Renato Zangheri, sindaco del ’77, Paolo Bolognesi, Presidente dell’Associazione dei familiari delle vittime. Condividono l’idea di “ripensare la cerimonia” del 2 agosto, a Bologna. “Abbiamo bisogno di cambiare rituali di una manifestazione che non soddisfa più lo scopo per cui era stata pensata”, afferma Delbono. E’ saggio riconoscerlo prima che il tempo consumi ancora la partecipazione, il coinvolgimento della città. Vedi il resoconto su la Repubblica del 3 agosto:
    http://newrassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=search&currentArticle=N2227

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: