L’Unione Terre di Castelli, per celebrare i 150 anni dell’Unità d’Italia, ha proposto un ricco programma di iniziative, dipanatosi dal 17 marzo sino a metà novembre (vedi). Questa manifestazione ha avuto successo oppure no? Ha “funzionato” oppure no? Non sarebbe male porsi questa domanda. Voglio farlo qui seguendo le tracce di un ragionamento fatto da Roberto Balzani, sindaco di Forlì, ma anche professore straordinario di storia contemporanea dell’Università di Bologna, sulla rivista Il Mulino (n.5/2011), dove si interroga sull’efficacia del “programma” nazionale per il centocinquantesimo. Rispetto a quali parametri possiamo valutare se le manifestazioni locali per i 150 anni dell’Unità d’Italia sono state un successo oppure no? Partiamo da qui.
Celebrazione dei 150 anni dell’Unità d’Italia nell’Unione Terre di Castelli. Un’occasione persa
27 novembre 2011Vignolesi comuni nel Risorgimento. Una mostra mancata
16 ottobre 2011Sabato 1 ottobre è stata inaugurata la mostra “Una storia da incorniciare. Il Risorgimento italiano illustrato dai pittori dell’800”. Ospitata presso le Sale della Meridiana, nei locali a fianco dell’ingresso della Rocca e recentemente ristrutturati dalla Fondazione di Vignola, resterà aperta sino al 13 novembre. La mostra è stata curata dal Gruppo di documentazione vignolese “Mezaluna – Mario Menabue”, è stata finanziata dalla Fondazione di Vignola ed è inserita nel programma delle celebrazioni dei 150 anni dell’Unità d’Italia (un programma né unitario, né caratterizzato da eventi significativi, quasi gli amministratori del territorio fossero stati colti di sorpresa dalla ricorrenza: vedi). Con grande onestà gli stessi curatori l’hanno definita una “mostra storico-didascalica”. In effetti non è nulla di più. Vi ci si trova quello che si troverebbe in un normale sussidiario di storia per le classi elementari. Solo due pannelli in più, curati dalla biblioteca comunale, su Francesco Selmi, patriota vignolese. Unico piccolo “cammeo” di storia locale. E’ un peccato. Visto che la celebrazione dei 150 anni dell’unità d’Italia poteva essere l’occasione per offrire ai vignolesi l’opportunità per recuperare un po’ di consapevolezza storica. E il fatto è che, se incaricati per tempo, gli amici della “Mezaluna” avrebbero avuto sia le competenze sia i materiali documentali per fare ben altro, per dare uno spaccato vivo della comunità vignolese degli anni attorno al 1860. E magari, collaborando con altri gruppi di cultura e storia locale, offrire un affresco non esangue di questo territorio. Comunque, il tema della “partecipazione” della comunità locale al Risorgimento è troppo intrigante. Per questo, in vista della prossima celebrazione, quella dei 200 anni, vorrei lasciare un appunto. Magari se il futuro vorrà concedere a questo comune di avere un assessore alla cultura come si deve potrà anche succedere di riuscire ad avere, in occasioni importanti come i “centenari” dell’unità di questo paese, eventi minimamente significativi, in grado di contribuire ad irrobustire la nostra fragile consapevolezza storica. Vediamo. Leggi il seguito di questo post »
L’Unione Terre di Castelli celebra (male) i 150 anni dell’Unità d’Italia
14 marzo 2011Da oggi, 14 marzo, siamo a conoscenza del programma delle celebrazioni dei 150 anni dell’Unità d’Italia dei comuni dell’Unione Terre di Castelli (qui il pdf), con le prime iniziative programmate per giovedì 17. A prima vista il programma sembra ricco, ma se si va oltre al dato quantitativo è difficile non rimanere un po’ perplessi. Basta infatti un’occhiata appena un po’ approfondita per rendersi conto che questa importantissima ricorrenza scivolerà via senza lasciare tracce significative sui cittadini di Vignola e dintorni (se non come lieve incremento del tasso alcolico nel sangue a seguito dei numerosi “aperitivi tricolore” organizzati –Vignola ha cominciato per prima il 18 febbraio; seguiranno, il 17 marzo, Guiglia e Savignano). E’ un peccato perché, al di là del fatto che, come ha osservato lo storico Emilio Gentile, “l’Unità d’Italia divide gli italiani” (il Riformista del 3 marzo 2011: vedi) – e ciò assai prima delle ostilità della Lega Nord (vedi), questa poteva essere l’occasione per promuovere un po’ di consapevolezza storica (bene assai raro) nei cittadini di questo territorio. In effetti dobbiamo riconoscere che anche il modo in cui celebriamo questi momenti importanti della nostra storia parlano di noi, di chi siamo e, soprattutto, di chi vogliamo essere. Vorrei dunque provare ad interpretare queste celebrazioni leggendole innanzitutto come un segno di debolezza politica. Vediamo. Leggi il seguito di questo post »
Salviamo l’Italia. Un libro di Paul Ginsborg
4 dicembre 2010“Nel gennaio 2009 sono diventato cittadino italiano. Faccio parte di un flusso costante di stranieri, circa 40.000, che ogni anno assumono la cittadinanza italiana. Non basta per fare dell’Italia un paese multiculturale, ma è certo un inizio. (…) I miei amici in gran parte rimasero stupiti all’annuncio della mia naturalizzazione. «Ma chi te lo ha fatto fare, – mi dicevano, – e proprio ora, poi». Uno o due si affrettarono a sincerarsi che avessi avuto il buon senso di mantenere anche la cittadinanza britannica. Il commento più caustico è stato: «Beh Paul, almeno adesso potrai dire assieme a tutti noi altri: “Mi vergogno di essere italiano”». Inizia così il libro di Paul Ginsborg, Salviamo l’Italia (Einaudi, Torino, 2010, pp.133, 10 euro: vedi). Storico inglese (ora con la doppia cittadinanza), Ginsborg si occupa da quarant’anni di storia d’Italia – con particolare riferimento al periodo dal Risorgimento ad oggi. Salviamo l’Italia è un bel libro. Un bel libriccino, anzi. Sintetico. Ma accattivante e stimolante. E’ scritto giocando su un’idea vincente: mettere a confronto le voci dei personaggi del Risorgimento – quelli che l’Italia l’hanno fatta – con le voci del dibattito odierno. Ed in special modo con le voci di quelli che l’Italia la vorrebbero “salvare”. Leggi il seguito di questo post »
1911. Vignola partecipa alla celebrazione del cinquantenario dell’Unità d’Italia
28 luglio 2010La curiosità mi è venuta dalla lettura di un libretto dello storico Emilio Gentile – Né stato, né nazione. Italiani senza meta, Laterza, Bari, 2010 (vedi). Una riflessione sulla “nazione” italiana e sugli italiani. Che parte ricordando le polemiche in occasione della celebrazione dell’unità d’Italia. Non quelle del 2010 (in vista dell’evento torinese del 2011: vedi), che pure sono già iniziate – merito della Lega Nord (vedi). Ma quelle del 1911, quando venne celebrato il cinquantenario dell’unità (proclamata con legge del 17 marzo 1861). Perché anche l’evento del 1911 – la celebrazione dei primi cinquant’anni del Regno d’Italia – fu accompagnato da numerose polemiche, visto che tanto i cattolici, quanto i socialisti, quanto i repubblicani rifiutavano (per diverse ragioni) lo Stato nazionale realizzato con il Risorgimento. “Per i cattolici il 17 marzo 1911 fu giornata di lutto nazionale. Per i socialisti, il giubileo dell’Italia unita era una bugia perché la patria non esisteva ancora per il proletariato.” (Gentile E., p.12) Per i repubblicani, infine, ad essere una disgrazia era la monarchia. Insomma i motivi di insoddisfazione non mancavano e questo alimentò un certo “dibattito”. Anche diversi intellettuali dell’epoca manifestarono insoddisfazione per lo stato dell’Italia cinquant’anni dopo l’Unità: “L’Italia come oggi è non ci piace” – così scriveva Giovanni Amendola su La Voce dell’1 dicembre 1910. Pure Benedetto Croce si lamentava, commentando le celebrazioni del cinquantenario, della “decadenza che si nota nel sentimento dell’unità sociale” (Gentile E., p.13). E a Vignola? Si registrò per caso un’eco di quel dibattito? Di quello scontento? Sarebbe interessante capire come andarono le cose. Leggi il seguito di questo post »