La breve anticipazione di un saggio di Giuliano Amato sul tema della “democrazia deliberativa”, apparso su la Repubblica di ieri, 29 maggio (vedi), capita a fagiolo. Esso presenta in modo chiaro una posizione che è emersa, oramai da più di un decennio, nella teoria politica e della democrazia e che oggi, dopo essere fiorita soprattutto negli USA e nel resto d’Europa, si diffonde anche in Italia – ad esempio tramite i lavori di Nadia Urbinati (vedi). A chiunque voglia leggersi l’articoletto di Amato e mettere a confronto quella prospettiva con le proposte contenute nel programma di coalizione che sostiene Daria Denti risulta evidente il profondo scarto esistente. Che vorrei riassumere così: a livello locale né il PD, né le altre forze della coalizione hanno una concezione organica di che cosa significhi sviluppo o rinnovo della democrazia locale. Le proposte che sono state inserite nel programma mancano infatti di organicità, banalizzano il problema e non danno l’idea di una visione avanzata (e consapevole). Non si coglie un pensiero che dimostri di aver appreso dall’esperienza fatta in questi anni. Non si coglie un disegno compiuto di rafforzamento delle istituzioni rappresentative e di loro integrazione tramite nuovi istituti partecipativi. E’ dunque evidente che l’affastellamento di più proposte senza un disegno coerente serve essenzialmente per riempire un buco (con scarsa convinzione, però) e per provare a tamponare l’insoddisfazione crescente montata in questi ultimi anni dell’amministrazione Adani. Proviamo a vedere. Leggi il seguito di questo post »