L’immagine della resurrezione di Cristo nella Cappella Contrari. Pillola di iconografia

28 ottobre 2016

n_contrari-3mar2016-026L’immagine della resurrezione di Cristo affrescata su una delle pareti della Cappella Contrari nella Rocca di Vignola è una raffigurazione per noi del tutto familiare. Come spesso succede, tuttavia, ciò che è familiare non è propriamente conosciuto. E’ infatti un’immagine che diamo per scontata e che non problematizziamo. In realtà la raffigurazione di Gesù nell’atto del risorgere, ovvero che fuoriesce dal sepolcro, così come è raffigurato negli affreschi della Cappella Contrari, è un’invenzione iconografica del XIII-XIV secolo. Dunque data di poco più di un secolo, un secolo e mezzo, rispetto agli anni in cui l’affresco venne realizzato (all’incirca nel 1425) (vedi). Per lungo tempo, fino al Trecento, la raffigurazione della resurrezione seguiva il racconto evangelico. Questo, pur nella diversità dei racconti dei quattro vangeli canonici (il più diverso è quello di Giovanni, ma ci sono differenze non trascurabili anche negli altri tre), non descrive l’atto della resurrezione, ma il ritrovamento del sepolcro vuoto (un sepolcro scavato nella roccia), custodito dalle guardie (questo secondo la sola versione di Matteo) da parte di una, due o più donne (tra di loro c’è sempre Maria di Magdala), con la presenza di uno o due angeli in veste bianca. Solo Giovanni aggiunge l’episodio dell’incontro di Maria di Magdala con il Gesù risorto che le dice “non mi trattenere” e la invita a riferire agli altri discepoli (è l’episodio del “noli me tangere”: vedi). Leggi il seguito di questo post »


Cappella Contrari: così familiare, così sconosciuta

31 luglio 2016
Manca l'asta del labaro che Cristo regge scendendo nel Limbo. Senza di questo lo stenderdo fluttua nell'aria! (foto del 30 luglio 2016)

Manca l’asta del labaro che Cristo regge scendendo nel Limbo. Senza di questa il drappo con la croce fluttua nell’aria! (foto del 30 luglio 2016)

Per i vignolesi è talmente familiare da risultare assai poco “conosciuta”, pur essendo una tra le più importanti espressioni della pittura tardogotica emiliana. Il riferimento è alla Cappella Contrari (vedi), la cappella fatta edificare da Uguccione Contrari, signore di Vignola (amico e “vassallo” di Nicolò III d’Este), nell’ambito della riedificazione della Rocca nei primi anni del ‘400. Ma se questo succede è anche perché turisti e visitatori non trovano un adeguato “apparato informativo” volto alla sua “fruizione” e conoscenza (speriamo che al più presto la Fondazione di Vignola prenda sul serio il tema). Basti considerare che al bookshop della Rocca si trova in vendita solo il volume da 70 euro edito da Jaca Book, inaccessibile ai più (e che invece un piccolo opuscolo del 2011 – per quanto limitato alle fonti letterarie dell’iconografia – non è messo a disposizione dei visitatori; qui il pdf). Pochi sanno, ad esempio, che il cantiere venne abbandonato lasciando il ciclo pittorico incompiuto (una volta interrotti i lavori per un motivo che non conosciamo, Uguccione non intese comunque riprenderli). Pochi “vedono” le parti mancanti quando guardano gli affreschi. E senza una guida adeguata è molto difficile “leggere” gli affreschi, ovvero intendere il senso di quelle immagini. Leggi il seguito di questo post »


La Chiesa della Sagra (Santa Maria in Castello) a Carpi

9 luglio 2016
E_facciata 19giu2016 108

La facciata rinascimentale della chiesa della Sagra a Carpi il cui progetto è attribuito a Baldassarre Peruzzi (foto del 19 giugno 2016)

La chiesa di S.Maria in Castello di Carpi, detta chiesa “della Sagra”, è un monumento di straordinario valore artistico che conserva ancora oggi opere d’arte che vanno dall’inizio del XII secolo (con attribuzioni a Wiligelmo) alla prima metà del XVI. Oggi si presenta – frutto della sua singolare storia di chiesa pievana (collocata sopra una villa rustica di epoca romana, come evidenziato dagli scavi dell’originaria cripta, e forse elemento aggregatore del borgo di Carpi nell’alto medioevo) – come una chiesa romanica “ridimensionata” per ragioni urbanistiche nel 1515 e dunque dotata di una facciata rinascimentale (ma con portale Romanico “riadattato”). Al suo interno, inoltre, nelle due cappelle rimaste si trovano affreschi tardogotici coevi di quelli realizzati nella Cappella Contrari nella Rocca di Vignola (vedi) – fatto che ha indotto gli studiosi di storia dell’arte a fare interessanti confronti. Merita indubbiamente una visita. E stimola riflessioni sull’attivazione di un “circuito del tardogotico emiliano”. Leggi il seguito di questo post »