E’ avvenuta oggi, nel tardo pomeriggio, l’elezione dei vertici della Fondazione di Vignola. Valerio Massimo Manfredi è presidente (come previsto: vedi). Gloria Vignali vicepresidente. Per chi scrive è il punto più basso toccato dalla Fondazione di Vignola dalla sua istituzione – bisognerà dirlo apertamente. Si può essere un ottimo archeologo e buon romanziere, ma non sono titoli che bastano per guidare adeguatamente una fondazione, foss’anche di piccole dimensioni come la Fondazione di Vignola. Ed in effetti nei quattro anni appena trascorsi il presidente Manfredi è stato di fatto presidente “onorario”: qualche discorso e qualche nastro tagliato. La funzione di governo, quella sostanziale, è stata svolta dal vicepresidente Giuseppe Pesci (vedi). Ma sono ripieghi che hanno un prezzo. Il fatto singolarissimo che al vicepresidente uscente (e non più “rinnovabile”) la Fondazione assegnerà un incarico per seguire alcuni progetti è il segno evidente che c’è un problema di vertici – altrimenti di questo non ci sarebbe bisogno (come di solito non c’è bisogno di tali espedienti nelle istituzioni). Discorso simile per quanto riguarda il nuovo vicepresidente. Difficile pensare che esprima al massimo livello – come sarebbe opportuno, anzi necessario (ancora di più viste le caratteristiche del presidente) – i requisiti di professionalità fissati dall’art.13 dello Statuto (vedi). E’ vero che i nuovi vertici rimarranno in carica solo due anni (vedi), ma nulla toglie che si tratti di un’occasione mancata.

Il presidente della Fondazione di Vignola, Valerio Massimo Manfredi, ed il vicepresidente “uscente”, Giuseppe Pesci (foto del 4 ottobre 2013)
Come abbiamo più volte argomentato il bilancio del mandato appena terminato (2013-2017) è certamente positivo per la Fondazione di Vignola, ma le ombre non mancano (vedi). Resta da mettere a punto (in modo più convincente di quanto fatto sino ad ora) il “contenuto” per la valorizzazione di Palazzo Barozzi (ad oggi sono stati affastellati contenuti eterogenei senza dare all’insieme una sua organicità ed identità), oltre a progettare la riqualificazione del centro storico vignolese (l’area che va dal parcheggio di via Zenzano a Palazzo Barozzi, con in mezzo la Rocca e piazza dei Contrari). Occorre affrontare con maggiore determinazione e realismo il tema dello “sviluppo locale”, su cui neppure le limitate risorse stanziate (150mila euro all’anno) vengono per intero impiegate (vedi) e nel cui ambito cade l’importante finanziamento a Knowbel (il pezzettino di “tecnopolo” di cui però nessuno sa dire qualcosa sulle reali ricadute: vedi). Ci sarebbe esigenza di una piccola rivoluzione all’insegna della trasparenza (nel tentativo di aumentare l’efficacia ed efficienza degli impieghi delle risorse erogate). Così come ci sarebbe l’esigenza di dispiegare nuovi apparati informativi sulla Rocca (ma ora anche su Palazzo Barozzi e Jacopo Barozzi) per cittadini e turisti (mancano adeguate presentazioni, nonché guide, alla Cappella Contrari – emergenza del tardogotico tra le più importanti in provincia di Modena: vedi). Bisognerebbe assumere un orientamento chiaro sull’offerta di conferenze/momenti di riflessione – si è registrata una certa estemporaneità in questi anni (vedi) – così come sul futuro di ETRA Festival (non è un esempio di una non necessaria “centratura” su Vignola?). Ed infine bisognerebbe essere in grado di affrontare il tema dell’equità della “spalmatura” delle risorse ed iniziative sull’intero territorio di riferimento privilegiato (non solo Vignola, ma anche Spilamberto, Savignano e Marano), superando un dato storico non proprio equilibrato. Su nessuna di queste questioni – certo non semplici – ci sembra che presidente e vicepresidente abbiano alcunché da proporre (né l’uno, né l’altra hanno brillato per proposte in questi ambiti nel mandato appena terminato). Né servirà rifugiarsi nella collegialità, come si dice quando mancano competenze forti (bisognerebbe semmai essere in grado di innovare il modo di lavoro e di formazione degli orientamenti decisionali – ma temo già di andare sul difficile …, comunque: vedi).

Valerio Massimo Manfredi, presidente della Fondazione di Vignola, in occasione dell’inaugurazione del Polo Archivistico dell’Unione (5 giugno 2015).
Comunque, non resta che confidare che le forze nuove della società civile entrate nel consiglio della Fondazione di Vignola con questo mandato (2017-2021) siano in grado di scrollarsi di dosso, tra due anni, quando si tratterà di eleggere i nuovi vertici (ricordiamo che per produrre lo sfasamento temporale tra vertici e consiglio, presidente e vicepresidente restano in carica per soli 2 anni anziché 4) nomi e pratiche da “prima repubblica”. Non è affatto scontato. Non si tratterà infatti solo di sostituire un gruppo dirigente con un altro, ma di innovare le procedure operative (per l’assunzione delle decisioni più importanti, per la rendicontazione alla collettività – anche dei risultati conseguiti con le erogazioni effettuate). E questo è terribilmente difficile. E, cosa non secondaria, non si vede nessuno tra coloro che oggi si collocano al vertice, in grado di guidare il nuovo consiglio verso un siffatto obiettivo.

La Rocca di Vignola (foto del 31 marzo 2013)
Composizione del nuovo Consiglio di indirizzo (a fianco del nome l’ente nominante):
1. D.ssa Anna Anceschi (comune Vignola)
2. Prof.ssa Claudia Baracchi (cooptata dal consiglio uscente)
3. Dott. Marcello Bergamini (comuni di Marano e Savignano)
4. Prof.ssa Berenice Cavarra (Unimore)
5. Prof. Giovanni Contino (comune Spilamberto)
6. Prof.ssaViviana Giacomini (presidi Ist. Superiori di Vignola)
7. Arch. Luca Leonelli (eletto società civile)
8. Dott. Valerio Massimo Manfredi (comune Vignola)
9. D.ssa Graziella Nardini (cooptata dal consiglio uscente)
10. Prof. Vincenzo Pacillo (Unimore)
11. Avv. Luca Sirotti (eletto società civile)
12. Prof.ssa Carmen Vandelli (Unimore)
13. Sig.ra Gloria Vignali (associazioni di categoria)
Per essere il più chiaro possibile. Dopo quattro anni di presidenza di Valerio Massimo Manfredi ora ne seguono altri due. La Fondazione di Vignola – sarebbe una “fondazione di comunità” – ha come presidente una persona che non fa parte di questa comunità (cittadini dei comuni di Vignola, Spilamberto, Marano e Savignano). Già questo merita di esserre stigmatizzato. Implicitamente significa che tra gli oltre 53mila cittadini residenti in questo territorio non c’é nessuno degno, ovvero adeguato, a ricoprire tale carica. In realtà ce ne sarebbero almeno a decine che hanno titoli e capacità maggiori rispetto a quelli di Manfredi. E soprattutto hanno un interesse, una dedizione per questo territorio infinitamente superore a quella di Manfredi. Lo scandalo della presidenza Manfredi sta in questo. L’attuale presidente non ha nessuna “visione” sul futuro di questo territorio, non ha nessuna consapevolezza profonda delle sue necessità e delle sue potenzialità. Nessuna conoscenza puntuale della realtà sociale o anche solo associativa di questo territorio. Perché dunque questa umiliazione? Perché questo risponde ai giochetti politici del PD (locale e modenese) – in più, questa è un’aggravante, con il coinvolgimento del candidato pseudo-civico Mauro Smeraldi:
https://amarevignola.wordpress.com/2017/03/27/ancora-due-anni-di-presidenza-manfredi-alla-fondazione-di-vignola-e-proprio-necessario/
Non se ne può davvero più di questo modo di fare. Servirebbe uno tsunami per spazzare via questi personaggi e queste pratiche da “prima repubblica” troppo a lungo sopravissute.
Ma almeno nei quattro anni appena terminati vi era Giuseppe Pesci alla vicepresidenza della Fondazione di Vignola. Che una “visione” sul futuro di questo territorio almeno prova ad averla e che certamente ha un coinvolgimento forte con esso ed una conoscenza ramificata. Capacità che il nuovo vicepresidente, purtroppo, ha solo in minima parte. Essendo stata per quattro anni nel comitato di gestione vorremmo con sincerità conoscere quali progetti ha seguito, quali meriti le sono attribuiti. Molti altri componenti del consiglio di indirizzo esprimono un profilo di competenze decisamente di più alto livello. Eppure, di nuovo, si viene umiliati da questa meritocrazia alla rovescia.