Medici del ‘400 e ‘500 tra Ferrara, Spilamberto e Vignola. Se ne parla venerdì 31 marzo in Rocca a Vignola

Medici 400-500

Venerdì 31 marzo, ore 20.30 presso la Sala Grassoni nella Rocca di Vignola (ingresso da via Ponte Muratori) Uliano Morandi e Achille Lodovisi parlano di medici vissuti tra Ferrara, Vignola e Spilamberto tra Quattrocento e Cinquecento. L’iniziativa è promossa dall’associazione Archivivi. Le ricerche d’archivio condotte da Uliano Morandi sono alla base della romanzo storico dedicato al medico spilambertese Nicolaus Machella (1494-1554) – il libro è pubblicato da Grandi e Grandi Editore, Savignano s.P., 2016 (vedi). Nelle ricerche storiche sui Contrari Achille Lodovisi ha invece più volte incrociato le vicende di Michele Savonarola (1384-1468) e Antonio Brasavola (1500-1555), medici al servizio della casa Estense, ma intervenuti anche a Vignola presso i Contrari. Come introduzione alla serata di venerdì 31 pubblichiamo qui questo schizzo, curato da Achille Lodovisi, su questi due medici al servizio dei signori di Ferrara.
Due grandi medici italiani del XV e del XVI secolo frequentarono la Rocca e il Palazzo Contrari nella prima metà dei secoli XV e XVI, i loro nomi erano Michele Savonarola (nonno di Girolamo) e Antonio Musa Brasavola, entrambi al servizio della corte estense e della famiglia Contrari, feudatari di Vignola. Di seguito sono riportate alcune brevi notizie biografiche dei due importanti esponenti dell’arte e scienza di Ippocrate.

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Borso d’Este (marchese e poi duca di Ferrara dal 1450 al 1471) negli affreschi di Palazzo Schifanoia, 1469 (foto del 13 settembre 2014). A lui è dedicato un trattato di Michele Savonarola

Michele Savonaròla (Padova 1384 – Ferrara 1468). Professore a Padova (dal 1434), poi medico di Niccolò d’Este a Ferrara (dal 1440), ha il merito di aver per primo preso in esame la patologia del bacino ristretto e di aver descritto le pratiche balneoterapiche e le acque termali d’Italia, dedicando particolare attenzione a quelle di Abano. Scrisse tra l’altro: Opus medicinae seu Practica de aegritudinibus de capite usque ad pedes (pubblicato postumo nel 1479), la sua Practica Maior che presentava il sapere medico dell’epoca ‘dalla testa ai piedi’; il De regimine pregnantibus et noviter natorum usque ad septennium, uno dei primi studi scientifici moderni sulla pediatria e la puericultura; il De balneis et thermis naturalibus omnibus Italiae (pubblicato postumo nel 1485) in cui si descrive una delle prime analisi chimiche qualitative di acque termali.
Di notevole interesse, soprattutto per la storia dell’arte, il suo Libellus de magnificis ornamentis regiae civitatis Paduae, pubblicato nei Rerum Italicarum Scriptores (tomo 24, 1902), in cui tracciò un profilo interessante dell’arte padovana e veneta tra XIV e XV secolo. In seguito all’introduzione della stampa, le sue opere conobbero una grande diffusione e un ben radicato prestigio tra i medici. Tra gli esiti della sua alacre e poliedrica attività spicca il suo trattatello dedicato al rapporto tra l’alimentazione e la salute, intitolato: De tute le cose che se manzano comunamente e più che comune: e di quelle che se beveno per Italia… et le regule per conservare la sanità deli corpi humani… Quest’opera, dedicata a Borso d’Este, fu tra i primi trattati di dietologia redatti con un’ottica scientifica. I documenti attestano la sua presenza a Vignola, chiamato da Uguccione Contrari al capezzale dei componenti la famiglia Contrari in villeggiatura nella Rocca nell’estate del 1442.

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Ercole II d’Este (1508-1559)

Brasavola (Brasavoli), Antonio, detto Antonio Musa. – Nacque a Ferrara il 16 genn. 1500 da Francesco, patrizio ferrarese, e da Margherita Maggi, di nobile famiglia bresciana.
Avviato in un primo momento alla carriera ecclesiastica, si dedicò successivamente a studi di musica e di diritto. Intraprese infine lo studio delle arti liberali, laureandosi in filosofia e medicina dopo soli tre anni di corso, sostenendo pubblicamente le proprie Conclusiones non soltanto a Ferrara, ma anche a Padova e a Bologna. Nel 1521 entrò al servizio di Ercole II d’Este, primogenito di Alfonso I duca di Ferrara, e nel 1528 lo seguì in Francia in occasione del suo matrimonio con Renata di Francia, viaggio in cui conobbe Ercole Contrari il vecchio. Oltralpe raccolse fama e onori e il Collegio medico della Sorbona lo accolse fra i suoi membri, mentre il munifico Francesco I volle riconoscere la sua abilità attribuendogli il soprannome di Musa (da Antonio Musa celebre medico che salvò la vita all’imperatore Augusto) e insignendolo della croce di S. Michele.
A Ferrara si dedicò all’esercizio della professione medica e all’insegnamento universitario, ricoprendo la cattedra di medicina dopo avere insegnato per otto anni logica e per nove anni fisica. Divenne intimo di Paolo III quando, nel settembre 1541, il papa lo fece chiamare a Lucca dove, recatosi per incontrare l’imperatore Carlo V, era stato colpito da una grave infermità. Al seguito del pontefice si trasferì a Roma, e qui soggiornò per quattro anni consecutivi, ospite del cardinale d’Este, insegnando per questo periodo medicina all’archiginnasio della Sapienza, e venendo accolto nel 1543 nel Collegio dei medici. L’inferma salute lo costrinse a far ritorno a Ferrara, che tuttavia abbandonò spesso per adempiere a Roma alle funzioni di archiatra pontificio. Morì nella città estense il 6 luglio 1555.
Brasavola si occupò di diritto, filosofia, storia e poesia, ma i suoi interessi principali riguardarono il campo delle scienze medicobiologiche. Allievo di Giovarmi Menardo e di Nicolò Leoniceno, con la sua attività scientifica e didattica egli fece dell’università di Ferrara uno dei centri europei più importanti per lo studio delle scienze biologiche e della botanica medica in particolare: Gabriele Falloppio fu uno dei suoi allievi. Brasavola organizzò l’Orto botanico del Belvedere, uno dei primi e dei più famosi d’Italia, istituito nel 1536 su un isolotto del Po concesso dal duca di Ferrara e arricchito ogni anno, di nuove piante grazie ad apposite spedizioni in Grecia e in Asia Minore. Raccolse inoltre uno dei più notevoli erbari del tempo, compiendo viaggi al seguito del duca di Ferrara in Liguria, in Francia e in Dalmazia.
Queste iniziative gli permisero di studiare in modo sistematico le proprietà medicinali delle piante, sperimentandone l’uso non soltanto su cani ma anche su detenuti messi a sua disposizione dal duca di Ferrara: i risultati di queste ricerche sono esposti nell’Examen omnium simplicium medicamentorum (1536), la sua opera più completa e più significativa. Si tratta, innanzi tutto, di un ricchissimo catalogo di tutte le piante, i semi, i frutti (e anche, nella seconda parte, delle pietre, terre e metalli) in uso nelle farmacie di Ferrara, e di una discussione delle loro reali proprietà medicinali. Da eruditissimo conoscitore dei testi classici dell’antichità egli denunciò l’inadeguatezza delle conoscenze botaniche degli scrittori antichi, facendo notare che Teofrasto o Dioscoride complessivamente conoscevano appena una centesima parte dei vegetali noti ai moderni. Non si può assumere dunque la letteratura classica – con i suoi errori e le sue lacune – come criterio per giudicare la validità dei rimedi. Soltanto la ratio e l’experimentum furono, ai suoi occhi, strumenti capaci di far progredire l’arte medica: e in particolare egli sottolinea la funzione insostituibile dell’esperienza, “signora di tutte le cose”, nel lavoro di ricerca di nuove specie vegetali e delle loro proprietà medicinali.
Brasavola fu scrittore eccezionalmente prolifico: col suo nome comparvero più di quaranta opere a stampa, e molte altre rimasero manoscritte. Fra le tante si segnalano le diverse edizioni dell’Examen omnium simplicium medicamentorum quorum in officinis um est, il De vino (1550); l’Examen omnium trochiscorum, unguentorum, ceratorum, emplastrorum, cataplasmatum, collyriorum, et pulverum, quorum Ferrariae est usus, (1551) catalogo completissimo e ragionato di tutti i rimedi che si vendevano nelle farmacie di Ferrara; il De radicis Chinae usu, cum quaestionibus de ligno sancto. Frequentò le residenze vignolesi dei Contrari in veste di medico della famiglia, legato in particolare al conte Ercole il vecchio.

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Il frontespizio del libro di Andrea Vesalio, De Humani Corporis Fabrica …, pubblicato a Basilea nel 1543. Con quest’opera Vesalio, formatosi a Parigi e poi docente all’università di Padova, rivoluziona lo studio dell’anatomia umana.

Uliano Morandi, medico chirurgo, Professore Ordinario all’Università di Modena e Reggio Emilia, direttore della struttura di Chirurgia toracica all’Azienda Ospedaliero-Universitaria Policlinico di Modena. E’ l’autore del romanzo storico Nicolaus Machella: medico rinascimentale (1494-1554), Grandi e Grandi Editore, Savignano s.P., 2016 (vedi).
Achille Lodovisi, storico, responsabile del Centro di documentazione della Fondazione di Vignola (vedi).

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