Strada dei vini e dei sapori. Il veleno nella coda

A smentire chi pensava che la vicenda della Strada dei vini e dei sapori “Città castelli ciliegi” fosse oramai un ricordo del passato provvede un articolo apparso oggi su Il Resto del carlino – Modena che ricorda che c’è ancora una coda velenosissima di quella vicenda (pdf). Perché come denuncia Tamara Monti, ex-dipendente dell’associazione (per lungo tempo operatrice impegnata a gestire lo IAT dell’Unione Terre di Castelli), al personale che ha lavorato alle dipendenze della strada o con contratti diversi debbono ancora essere pagati parecchi arretrati (stipendi e TFR). A marzo 2016 la Strada si è impegnata a corrispondere a Tamara oltre 13mila euro a fronte di oltre 20 mila euro dovuti. Sono seguite lettere ai vari sindaci con richieste di aiuto. Ad oggi, però, «l’unica risposta è stata il silenzio».

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Il logo della Strada dei vini e dei sapori “Città Castelli Ciliegi” fotografato presso l’ex-sede della Strada, l’ostello comunale di Vignola (foto del 19 ottobre 2013)

Nella civilissima Emilia-Romagna succede che un ente partecipato primariamente dagli enti locali di un pezzetto della provincia di Modena e di Bologna si riveli essere un perfetto esempio di mala gestione producendo un “buco di bilancio” di diverse centinaia di migliaia di euro (sembra oltre 800mila euro: vedi). Chi doveva amministrare non ha bene amministrato. E chi doveva controllare non ha bene controllato. Già questa triste performance dovrebbe spingere alla ricerca delle responsabilità, visto che di denaro pubblico si tratta (ma il tema è colpevolmente stato lasciato cadere). Se poi si volesse dar segno di aver imparato qualcosa dalla vicenda bisognerebbe impegnarsi a fondo nel rivedere i dispositivi di governance di queste “esternalizzazioni” di funzioni (es. introducendo forme stringenti di trasparenza, rendicontazione, pubblicità: vedi). Né l’uno, né l’altra cosa sono però avvenute. In più, sempre nella civilissima (ma forse a questo punto il dubbio sorge), si scopre che la mala gestione è stata scaricata anche sui lavoratori. Che per lungo tempo sono stati retribuiti con mesi di ritardo. E che ancora oggi sono in attesa di quanto loro dovuto, pur a qualche anno di distanza. Di nuovo tutto ciò è avvenuto sotto gli occhi distratti o indifferenti dei sindaci e degli amministratori locali dei comuni del territorio. E’ vero che ad un certo punto, trainata dai sindaci di Vignola e Spilamberto, la giunta dell’Unione ha deciso di uscire definitivamente dalla compagine sociale della Strada dei vini e dei sapori proprio perché non si aveva più l’intenzione di garantire copertura ad un’impresa fallimentare (vedi). Però praticamente nessuno s’è preoccupato dei diritti dei lavoratori. E’ l’altra medaglia dei processi di esternalizzazione: maggiore flessibilità operativa, ma con il rischio di una gestione “disinvolta” (sic) sotto particolari aspetti. Fenomeno particolarmente odioso quando la mala gestione viene scaricata sui lavoratori (ancora di più se poi si tratta di giovani lavoratrici). Questa è ancora oggi la situazione. E’ servito il coraggio, e forse anche la disperazione di Tamara (non rassegnata, però), per richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica locale su questa “triste” esperienza. Sarebbe opportuno che gli amministratori locali dimostrassero di aver imparato qualcosa dalla vicenda. Affinché non ci sia il rischio di ripeterla. E magari anche impegnandosi, fosse anche solo in termini di moral suasion, per risolvere le ultime tribolazioni di Tamara & C.

Il Resto del Carlino - Modena, 6 febbraio 2017

Il Resto del Carlino – Modena, 6 febbraio 2017

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