E’ terminata il 28 gennaio 2017, anticipatamente, la legislatura. L’amministrazione Smeraldi si ferma a metà. E’ l’effetto delle dimissioni di 10 consiglieri comunali su 16: 4 della lista civica Vignola per tutti, 5 del PD, uno M5S. La crisi aperta dall’uscita dalla maggioranza della lista Vignola per tutti è stata portata a termine grazie al sostegno fondamentale del PD. Bisogna dare atto a questo partito di essersi presentato in consiglio a schiena dritta, senza cedere agli inviti del sindaco Mauro Smeraldi a puntellare la sua non-più-maggioranza. Decade dunque il consiglio ed il sindaco Smeraldi è il primo sindaco vignolese, da quando c’è la legge elettorale n.81/1993, che non porta a termine la legislatura. Una figura tutt’altro che brillante e che si spiega non con un’ipotetica “congiura”, ma con l’incapacità del sindaco di essere il leader della maggioranza che lui stesso ha voluto e con cui si è presentato agli elettori nel 2014. Già si annuncia una campagna elettorale al veleno (Smeraldi ha annunciato di ricandidarsi), così come al veleno è stata questa ultima seduta del consiglio comunale.

Affollatissimo il consiglio comunale di ieri, 28 gennaio 2017, dove le dimissioni di dieci consiglieri comunali hanno sancito la fine prematura della legislatura e dell’amministrazione Smeraldi.
[1] Quante lusinghe, quante offerte, quante pressioni. Non è stata facile la scelta del PD vignolese, ma infine ha avuto il coraggio di assumere la posizione più chiara. Puntellare in un qualche modo l’amministrazione Smeraldi priva di maggioranza (il passaggio all’opposizione dei 4 consiglieri di Vignola per tutti ha lasciato l’amministrazione Smeraldi con solo 6 consiglieri su 16) avrebbe voluto dire tradire il mandato degli elettori. Sarebbe stata una scelta scellerata. E’ stata fatta, invece, la scelta della chiarezza, della dignità, della responsabilità. Certo, i problemi del PD vignolese rimangono tutti: alla ricerca di un candidato (che al momento non si intravvede), con una squadra debole, senza essere stato in grado di incidere sull’amministrazione e di influenzarne le politiche, risultando incapace di incalzarla sulle cose da fare. Insomma, da tempo il PD non gode di buona salute (vedi). Lo scatto d’orgoglio di questi giorni va salutato positivamente e può essere un punto di ri-partenza. Ma i problemi restano. E non si vede un leader all’orizzonte in grado di far crescere la squadra e di guidarla in una difficilissima campagna elettorale. Prima metteranno a fuoco i tanti problemi, meglio sarà per loro e per la città.

Gazzetta di Modena, 25 gennaio 2017.
[2] Sono volati gli stracci in consiglio comunale. Ma forse è il caso di essere più precisi: non è la prima volta che il sindaco usa la tribuna concessagli dal ruolo che ricopre per attaccare tutti coloro che gli si sono “messi di traverso” (avversari esterni, ma soprattutto interni – tutti diventano i “nemici”). Uno spettacolo penoso. Un modo indecoroso di trattare le istituzioni. Invece la prima cosa che il sindaco Mauro Smeraldi avrebbe dovuto fare era chiedere scusa alla città per un progetto fallito, quello della composita maggioranza civica. In campagna elettorale lui l’aveva fortemente voluta ed organizzata – allora convintamente, arrivando a tessere l’elogio della eterogeneità civica (ed anche provocando qualche lacerazione nella lista Vignola Cambia un po’ meno convinta dell’operazione). Parole oggi prive di credibilità. Oggi sempre lui l’ha affossata con una gestione avventuristica della vicenda Coop (andando a cercare i voti del PD quando si è reso conto che la sua maggioranza non avrebbe votato a favore dell’insediamento commerciale più grande di tutta la storia della città: vedi) e con le ultime mosse politicamente spregiudicate (il tentativo di costruire una diversa maggioranza coinvolgendo il PD). La cosa è molto semplice: se ti presenti agli elettori con una coalizione e gli elettori ti premiano eleggendoti sindaco, vivi o muori con quella coalizione. Venuta meno la maggioranza, da ultimo per le forzature sulla vicenda Coop, avrebbe dunque dovuto dimettersi. Ha invece preferito far finta di non dover assumersi la responsabilità della coalizione che ha voluto costruire (e che ora è scoppiata). La decadenza del consiglio pone fine a questo triste spettacolo. E’ la spregiudicatezza politica la cifra dell’amministrazione Smeraldi – se non si mette a fuoco questo non si capisce il dramma di queste settimane (vedi).

Gazzetta di Modena, 8 aprile 2016.
[3] Il sindaco ha annunciato in consiglio l’intenzione di ricandidarsi. Sarà di nuovo candidato a sindaco sostenuto ancora una volta da più liste civiche: plausibilmente la lista Vignola Cambia (nel frattempo radicalmente trasformatasi da “lista di cittadini” a “lista del sindaco”: vedi), in cui il gruppo storico (quello che ha lavorato duro nella legislatura 2009-2014) si è trovato in sofferenza ed è stato marginalizzato, e la lista Città di Vignola del duo Rubbiani-Minozzi (altri non ci sono). Magari anche altre. Comunque, entrambe le liste ne escono infragilite. Vignola Cambia terribilmente scossa (vedi). Ma l’ex-sindaco Mauro Smeraldi sarà comunque un temibile avversario per il profilo che offre, con quel tocco di elementi demagogico-populisti che vanno incontro agli umori di una parte non piccola dell’elettorato. Abbiamo già avuto assaggi della sua strategia: i problemi della città sono il frutto di 70 anni di malgoverno. Lui stava cambiando le cose. Ma è stato bloccato. Ora si propone di tornare e di rimettere in moto il cambiamento. Ovviamente ciò che è successo è più complesso e non sempre corrisponde a questa narrazione (che è comunque usata come alibi per quanto non è stato capace di fare). Una parte di innovazione c’è stata (es. l’isola ambientale: vedi), ma i progetti più complessi (es. la riqualificazione del centro storico: vedi) sono rimasti al palo per incapacità, non certo per via del destino cinico e baro. Incapacità rivelatasi chiarissimamente anche nella gestione del difficile studio di fattibilità sulla fusione dei comuni – poi terminata con la ridicola proposta di una sola fusione Vignola-Marano (vedi). E laddove mancava la capacità di amministrare e di innovare davvero (come nella gestione dei rifiuti o nel “governo” della sanità: vedi) ancora di più si è ricorsi alla demagogia. Ma non è questa la sede per un bilancio che andrà comunque fatto – un compito che ogni forza politica che intende presentarsi alle prossime elezioni dovrebbe svolgere con serietà. Confidando che anche questa esperienza, pur finita male per la maggioranza “civica”, costituisca occasione di apprendimento.

Primo giorno della giunta vignolese. Il tempo dei sorrisi (foto del 21 giugno 2014)
[4] Apprendimento. Mobilitazione cognitiva (per stare all’espressione di Fabrizio Barca: vedi). Sarebbe un tema importante. Troppo spesso la politica è tanto autoreferenziale da essere incapace di imparare. Non vede i problemi della società perché applica schemi interpretativi elaborati nel passato e non più adatti ad una realtà nel frattempo cambiata (la sinistra è maestra in quest’arte di rimanere indietro di circa un secolo). Oppure offre interpretazioni e narrazioni distorte dalla propria incapacità di giudizio, piegate alla lotta politica, piegate alla lotta personalissima (un assaggio l’intervento del sindaco in consiglio comunale ieri). Comunque, anche questa vicenda – una maggioranza che esplode ed una legislatura che termina anticipatamente – dovrebbe costituire occasione di apprendimento. Per la politica locale e per la città tutta. Bisogna in primo luogo rifuggire dalle spiegazioni di comodo. Senza pretendere di sviluppare qui il tema proviamo almeno a porre solo alcune delle domande guida per questo compito.
- Il sindaco ha incarnato la migliore figura del leader o piuttosto una figura che, nei momenti in cui è stato sotto pressione, si caratterizza troppo per la spregiudicatezza politica? E quali caratteristiche deve avere invece un vero leader? E’ davvero possibile amministrare una realtà complessa come Vignola senza capacità di fare sintesi di posizioni inevitabilmente eterogenee, anzi producendo inutili tensioni squalificando gli interlocutori solo perché la pensano diversamente (“mentalità da bottegai”, ecc.)?
- Quando un punto di straordinaria importanza (leggi progetto Coop) non è contemplato nel programma elettorale (che semmai dice l’opposto: vedi) qual è il modo giusto per impostare una discussione con la propria maggioranza e con la città? La manipolazione? L’occultamento di pezzi importanti di argomentazioni (sull’impatto economico nefasto il sindaco ed i suoi sostenitori non hanno mai risposto: vedi)? La forzatura? La contrattazione sottobanco? O piuttosto uno straordinario impegno argomentativo in cui si valutano uno ad uno argomenti e contro argomenti e si prova a guidare il gruppo verso una decisione la più condivisa possibile, prendendo poi atto del risultato di quella discussione?
- I gruppi consigliari debbono essere (assieme al più ampio gruppo di militanti, si tratti di un partito o di una lista civica) davvero una fonte di ricchezza, in termini di analisi dei bisogni della realtà e di elaborazione di soluzioni innovative, per l’amministrazione comunale oppure è tutto demandato a sindaco ed assessori? Ovvero, si vuole davvero dare più importanza al consiglio comunale avvicinandolo a quelle funzioni di indirizzo e controllo che la legge gli assegnerebbe (ma che nei fatti è incapace di esercitare)? Perché se è davvero così allora coerentemente bisogna fare scelte mirate nella formazione delle liste elettorali, oltre che darsi un adeguato metodo di lavoro una volta che il consiglio si è insediato.
Il corollario è infatti: è davvero opportuno riempirlo di figli e figlie, parenti, amici di famiglia? Sapendo che in tal modo il rischio altissimo è che nei momenti critici prevalgano le lealtà pre-politiche rispetto alla lealtà agli ideali? (un fenomeno che ha riguardato tanto la lista Vignola Cambia, quanto la lista civica Città di Vignola e pure quella del M5S – per limitarci a quelle che siedono in consiglio comunale).
Invece proprio la vicenda di ieri – il consiglio comunale che a maggioranza decide di interrompere la legislatura per evitare danni ulteriori alla città – evidenzia l’importanza del ruolo del consiglio comunale. Evidenzia – e questo il sindaco l’ha forse finalmente capito – che i cittadini non eleggono solo un sindaco. Mettendo lui solo alla guida della città. Eleggono anche un consiglio comunale a cui affidano (a norma di legge) funzioni di indirizzo e controllo. E dunque per amministrare occorre che sindaco e maggioranza consiliare si muovano in modo “coordinato”. Sarebbero considerazioni banali, ma la vicenda vignolese ci dice che per la prima volta nella lunga storia della città non lo sono più.

Una vignetta di Altan, appropriata al momento.
[5] La maggioranza civica non era certo esente da limiti. Ma avrebbe potuto, se guidata dal proprio leader in modo diverso, terminare onorevolmente la legislatura facendo cose innovative ed importanti per la città, molte delle quali adeguatamente prospettate nel programma elettorale (vedi). Questo avrebbe però richiesto un investimento in termini di confronto continuo e di continua elaborazione politico-programmatica che invece, una volta vinte le elezioni, si è preferito accantonare. Era il tema di un’unica associazione “civica” che facilitasse la riduzione dell’eterogeneità della cultura politica esistente tra le tre liste (proposta contenuta nelle ultimissime righe di questo post: vedi). Il compito è divenuto impraticabile nel momento in cui il sindaco ha voluto usare la sua lista per la lotta politica interna alla maggioranza (cosa che purtroppo è avvenuta molto presto), non più come fattore di coagulo di una cultura politica un po’ più sofisticata. L’origine della crisi odierna nasce da lì, secondo la mia interpretazione. Le tensioni accumulate nel corso di questi due anni e mezzo sono quindi esplose quando è apparso chiaro che, con mosse politicamente spregiudicate, il sindaco avrebbe usato ogni mezzo per far approvare l’accordo Coop anche contro la volontà della maggioranza (ricordiamo che 4 consiglieri di Vignola per tutti e 2 consiglieri di Vignola Cambia hanno espresso da tempo il loro voto contrario). Operazione che lascia evidenti macerie sul campo. Ora rimane l’arduo compito di ricostruire un’offerta politica credibile. Il tempo stringe. Scarseggia la lucidità. Il dibattito pubblico ha già iniziato ad essere inquinato con inutili veleni. Forse utili per fare i titoli dei giornali, ma non certo per costruire qualche chances per un’amministrazione all’altezza delle sfide che la città si trova a fronteggiare (la crisi economica prima di tutto).
PS L’immagine in apertura riproduce la versione vignolese del Mount Rushmore National Memorial, sul massiccio montuoso delle Black Hills negli USA (vedi).
Stesso copione anche a Riccione, dove nel 2014 era stata eletta una sindaca “civica” (anche se sostenuta da liste collocabili nell’area del centrodestra): dimissioni della maggioranza dei consiglieri comunali, fine anticipata della legislatura, si torna al voto.
“Non sono più il sindaco di Riccione. Le dimissioni della metà dei consiglieri eletti ha apposto la parola fine a questa nostra esperienza. Ringrazio tutti. In primis proprio quei consiglieri comunali e i miei assessori che hanno iniziato con me questo percorso amministrativo e che mi hanno sempre sostenuto con lealtà e fiducia”.
Questa la dichiarazione del sindaco di Riccione Renata Tosi, dopo che tredici consiglieri comunali (più del 50%, alcuni facevano parte della maggioranza) si sono visti nella sede di un notaio a Rimini per certificare le proprie dimissioni. Renata Tosi, primo sindaco donna di Riccione, era stata eletta come candidata civica del centro destra nel giugno del 2014, con il 53% dei voti al ballottaggio. Le firme sono state raccolte ieri e questo dovrebbe consentire di andare alle urne a giugno.”
Qui la notizia completa dal sito web de la Repubblica – Bologna:
http://bologna.repubblica.it/cronaca/2017/02/24/news/riccione_dimissioni_sindaco_renata_tosi-159101464/
Elezioni comunali a Vignola: si vota l’11 giugno 2017! Come in altri 1.020 comuni in Italia. L’eventuale turno di ballottaggio per l’elezione diretta dei sindaci avrà luogo domenica 25 giugno.
153 sono i comuni superiori ai 15.000 abitanti (tra di essi c’é anche Vignola), di cui 25 comuni capoluogo di provincia (tra questi 4 comuni capoluogo di regione: Palermo, Genova, Catanzaro e L’Aquila) e 858 comuni inferiori ai 15.000 abitanti.
Ecco la notizia completa (da la Repubblica):
http://www.repubblica.it/politica/2017/03/29/news/amministrative_viminale_si_vota_domenica_11_giugno_-161700652/?ref=RHRS-BH-I0-C6-P5-S1.6-T1
Qui il comunicato del Ministero degli Interni:
http://www.interno.gov.it/it/notizie/voto-l11-giugno-elezioni-amministrative
Qui l’elenco dei comuni al voto:
Fai clic per accedere a elenco_enti_amministrative_2017.pdf