Chi paga il conto del progetto Coop? La città

Questo post è stato originariamente pubblicato domenica 18 dicembre 2016. Lo si ripropone oggi in considerazione dell’attualità del tema. Una delle tante sollecitazioni affinché il sindaco Smeraldi abbandoni il progetto, esplorando finalmente scenari alternativi per il finanziamento delle opere pubbliche.

Non sarà sfuggito ai vignolesi l’articolo su Il Resto del Carlino – Modena, apparso il 6 dicembre scorso (pdf), in cui si raccontano le evoluzioni in atto del progetto Coop, il più grande insediamento commerciale nella storia di Vignola (vedi). Evoluzioni che avvengono carsicamente – il tema è destinato a riemergere presto però (febbraio 2017). Il sindaco Mauro Smeraldi e l’assessore Francesco Rubbiani, principali sostenitori dell’iniziativa, stanno manovrando per renderlo, per così dire, “compatibile”. E l’articolo, plausibilmente promosso da loro, ha la funzione di sondare gli umori della maggioranza a fronte di alcune variazioni al progetto non trascurabili: lo stralcio del distributore di benzina (definitivamente?), la revisione della viabilità almeno alla confluenza di via Prada con via Circonvallazione (accesso che dovrebbe essere utilizzato dai mezzi di trasporto per le merci), una vaga ipotesi di allacciamento del nuovo supermercato alla rete di teleriscaldamento realizzata da CPL (risolvendo così un problema di disequilibrio economico dell’intervento ricevuto in eredità dall’amministrazione Denti: vedi). Tutto bene dunque? Certo che no. Indipendentemente dalla capacità di “convincimento” di questi ed altri “argomenti” (del genere do ut des) rimangono intatti gli argomenti di fondo contro al progetto (vedi), anche tralasciando il tema della coerenza del progetto con quello che fu (in un’era politica lontana anni luce) il programma dell’amministrazione “civica” (vedi). Tra questi, tuttavia, uno merita di essere enfatizzato: chi paga “davvero” il contributo straordinario che verrebbe girato all’amministrazione comunale a fronte dell’approvazione del progetto?

Il Resto del Carlino - Modena, 6 dicembre 2016, pag. 17.

Il Resto del Carlino – Modena, 6 dicembre 2016, pag. 17.

[1] La prima cosa che va rimarcata di fronte agli “aggiornamenti” del progetto è che essi mettono in una luce diversa le prese di posizione “a favore” della primavera scorsa. Allora si disse nelle accese discussioni interne alla maggioranza “civica” – in modo particolarmente perentorio – che il progetto era assolutamente convincente e, conseguentemente, che non poteva essere modificato. Insomma meglio di così non si poteva fare – osservava quasi quotidianamente il sindaco. “Voterò convintamente sì al progetto della nuova sede della Coop, per diversi motivi e non solo perché, negli accordi, è prevista un’erogazione al Comune di 2,5 milioni di euro più gli oneri di urbanizzazione, che ci permetterebbero di realizzare l’ampliamento delle scuole medie senza indebitare il nostro Comune. Quello che la Coop sta proponendo – ha proseguito Smeraldi – è un progetto avveniristico ed ecocompatibile” – così dichiarò Mauro Smeraldi alla stampa (Gazzetta di Modena, 8 aprile 2016: pdf). Ci era poi toccato assistere alla scena – davvero singolare – della presentazione del progetto da parte dei tecnici Coop in una seduta della competente commissione consiliare (era il 20 giugno 2016) in cui veniva asserito che il nuovo insediamento avrebbe avuto un impatto assolutamente trascurabile sul traffico dell’area e che anzi l’immissione dei clienti Coop (in uscita da un unico sbocco) sulla rotatoria all’incrocio di via per Sassuolo e via Circonvallazione ne avrebbe addirittura migliorato il funzionamento! E di fronte a tali “rassicurazioni” nessuna precisazione o presa di distanza da parte degli amministratori supporters del progetto. Insomma, il sindaco avrebbe votato “convintamente sì” già al progetto vecchio (quello appunto presentato nella primavera scorsa; e che il sindaco avrebbe voluto portare al voto prima dell’estate 2016) – non pare una testimonianza di un’adeguata difesa degli interessi della città. Questo va rimarcato. E’ dunque solo grazie alla ostinata resistenza interna alla maggioranza (da parte delle due liste civiche più importanti, Vignola per tutti e Vignola Cambia) che oggi si parla di un progetto in parte diverso. Rendendo chiaro a tutti che il sindaco Mauro Smeraldi, pur di portare a casa un finanziamento straordinario per investimenti, si era mostrato sin dall’inizio troppo arrendevole di fronte al progetto di Coop Alleanza 3.0.

Gazzetta di Modena, 8 aprile 2016, pag. 28.

Gazzetta di Modena, 8 aprile 2016, pag. 28.

[2] C’è in ogni caso un aspetto che, nella discussione sin qui svolta (purtroppo non in modo sistematico da parte della maggioranza), non è stato adeguatamente considerato. Ad oggi le valutazioni più articolate sulle criticità del progetto sono esposte nel documento di 5 pagine, articolato in dieci punti, delle associazioni di categoria del territorio: Confcommercio, Confesercenti, CNA, Lapam – riunite sotto la sigla Rete Imprese Italia (vedi). Anche venisse “risolto” (con lo stralcio) il tema dell’impatto negativo del distributore self service Coop (uno dei dieci punti), rimarrebbero pertinenti gli altri nove. Le associazioni di categoria lo introducono così (è il secondo punto del documento: pdf): “siamo fortemente preoccupati dell’impatto che potrebbe avere sul tessuto commerciale vignolese … il più grande insediamento commerciale della storia di Vignola”. Purtroppo è un argomento che né il sindaco, né l’assessore Rubbiani prendono sul serio. Eppure qualche dato, per stimare questo impatto (pur grossolanamente), l’abbiamo. Con il trasferimento la superficie di vendita del supermercato Coop passerebbe da 2.550 a 4.500 mq (+76,47%). Sappiamo da fonti di stampa che la redditività dei supermercati Coop è pari a circa 9.000 euro a mq (cfr. la Repubblica – Affari & Finanza del 19 settembre 2016). Si tratta di un valore medio nazionale, dunque è plausibile che quest’area emiliana si collochi al di sopra della media. Ma atteniamoci, per comodità, a questo valore medio: 9.000 euro di ricavi, ovvero di “venduto”, per ogni metro quadrato di superficie di vendita. L’ampliamento di 1.950 mq di superficie di vendita consentito dal trasferimento dovrebbe dunque generare, secondo le aspettative di Coop Alleanza 3.0 circa 17,5 milioni di euro di ricavi all’anno (esattamente 9.000×1.950=17.550.000 euro). Ovviamente non sappiamo se la strategia di Coop avrà successo, ma i ricavi attesi sono più o meno di quest’ordine. Chiediamoci ora: come farà il nuovo supermercato Coop ad incrementare i ricavi per oltre 17 milioni di euro all’anno? Come farà – precisiamo la domanda – in una situazione di consumi stagnanti (la spesa media mensile per famiglia era di 2.461 euro, in valori correnti, nel 2006; è di 2.499 euro nel 2015, dieci anni dopo! vedi i dati Istat)? Semplice, dovrà sottrarre ricavi per 17,5 milioni di euro alla restante parte della rete commerciale, sia a Vignola, sia fuori Vignola (vista l’ipotesi di collocazione: Castelvetro, Marano, Guiglia, ecc.). Insomma, una parte consistente dei ricavi aggiuntivi attesi (una parte consistente dei 17,5 milioni di euro annui stimati) sarebbero generati da ricavi sottratti ad altri supermercati o ad altri esercizi commerciali (mica solo alimentari: la tipologia merceologica di Coop, con i nuovi spazi, sarà ampia: casalinghi, elettrodomestici, abbigliamento, giocattoli, ecc.). L’effetto sarà una contrazione dei ricavi negli altri punti della rete commerciale del territorio e la chiusura di quelli più “deboli” (qualsiasi cosa ciò voglia dire) – plausibilmente a saltare sarà anche uno degli altri supermercati vignolesi.

La seduta della terza commissione consiliare con i tecnici Coop che illustrano il progetto (foto del 20 giugno 2016)

La seduta della terza commissione consiliare con i tecnici Coop che illustrano il progetto (foto del 20 giugno 2016)

[3] Ecco dunque “chi paga” il conto dell’operazione Coop. Ecco perché le stime sull’incremento occupazionale legate al nuovo insediamento Coop non sono credibili se intese come “valore netto” (all’incremento occupazionale Coop presentato in commissione, pari a +30-35 unità, dovrebbe infatti essere tolto il numero dei posti di lavoro “cannibalizzati” presso gli altri punti della rete commerciale esistente). Insomma, si torna alla domanda di fondo: la città di Vignola ha davvero bisogno di questo progetto? Certo, il progetto persegue chiaramente l’interesse di Coop Alleanza 3.0 (vedi). Ed altrettanto certamente porta un “beneficio” al comune di Vignola per 2,9 milioni di euro (il finanziamento straordinario da destinare ad investimenti pubblici). Ma se ci chiediamo “chi paga?” allora la prospettiva cambia. Una città commercialmente impoverita a fronte di una Coop rafforzata – questo sarebbe il futuro. E a ciò si aggiunge tutto il resto: “consumo di territorio, ovvero di aree agricole” (2,7 ettari, in larga parte di nuova urbanizzazione), ulteriore impermeabilizzazione di suolo, crescita del traffico, crescita dell’inquinamento, inevitabile rinuncia di un rilancio del commercio di vicinato in contesto urbano, ecc.

Rendering del nuovo insediamento Coop lungo via Circonvallazione. Si notino le serre idroponiche sul tetto (fonte: materiali presentati in Commissione consiliare)

Rendering del nuovo insediamento Coop lungo via Circonvallazione. Si notino le serre idroponiche sul tetto (fonte: materiali presentati in Commissione consiliare)

[4] Un’ultima cosa va qui rimarcata. Ad oggi coloro che si oppongono al progetto Coop (e come abbiamo visto ci sono ancora “buone ragioni” per opporsi a questo progetto) non hanno rappresentanza politica. Il PD è immobilizzato, è assolutamente incapace di assumere una posizione chiara e comprensibile sul progetto (il modo in cui si è mosso l’inconsistente segretario Federico Clò (vedi) fa pensare che più o meno segretamente si auspichi che, alla fine, gli interessi di Coop Alleanza 3.0 abbiano il sopravvento – quest’anno il logo di Coop è apparso anche sulla quarta di copertina del programma della Festa del PD di Vignola). Il M5S di Vignola è inconcludente (non solo su questa vicenda) – stile Raggi. Se l’amministrazione dovesse approvare il progetto vi sarebbe almeno metà città orfana di “rappresentanza”. Sconfinate praterie, politicamente parlando.

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4 Responses to Chi paga il conto del progetto Coop? La città

  1. itappens ha detto:

    E se invece si desse la priorità proprio ad una nuova stazione di servizio ? La rete vignolese di distribuzione carburanti è molto arretrata, un paio di punti vendita minuscoli, un solo punto vendita GPL, nessuno per il metano. Andrebbe stimolata la realizzazione di una stazione consona alle moderne esigenze.
    Altro punto da chiarire: nel caso di trasferimento come viene utilizzata la vecchia sede COOP ? Ci sarà pure un progetto in questo senso.

    • Andrea Paltrinieri ha detto:

      Se ho inteso correttamente l’originario progetto della stazione carburante di Coop a Vignola (presso il nuovo supermercato, se questo verrà realizzato) non contemplava né GPL, né metano. Al momento, comunque, il distributore è stralciato. Non so ovviamente dire se in modo definitivo. Sul distributore si è registrato, ad oggi, il massimo di mobilitazione, con una importante raccolta di firme (più di mille firme) promossa dalla rete esistente dei distributori:
      https://amarevignola.wordpress.com/2016/08/13/piu-di-mille-firme-contro-il-progetto-coop-presentata-la-prima-petizione/
      Per quanto riguarda l’attuale centro commerciale “I ciliegi”, nell’ipotesi del trasferimento, si ipotizza questo: il primo piano, oggi inutilizzato, verrebbe ceduto in comodato gratuito all’amministrazione comunale per 12 anni; il piano rialzato (oggi occupato dal supermercato e da altri negozi) rimarrebbe a disposizione di Coop che vorrà certamente valorizzarlo (es. con grande distribuzione di tipo non alimentare). Bisogna anche rilevare che i negozi presenti nell’attuale galleria hanno fatto investimenti significativi quando, pochi anni fa, Coop ha ristrutturato. Al momento verrebbero abbandonati al loro destino (dopo che qualche anno fa Coop li ha “convinti” ad investire dicendo che non si sarebbe spostata) – ed in effetti paiono parecchio arrabbiati.

      • itappens ha detto:

        Credo che le lacune principali del progetto stiano appunto in questo, che una struttura importante esaurisce il ciclo produttivo in un luogo e se ne va lasciando alle spalle macerie. Siamo ancora ad una economia di tipo predatorio.
        Inoltre è patetico che si possa consentire una nuova stazione di servizio a chicchessia senza che questa sia dotata di tutti i carburanti oggi richiesti dal mercato – ma non c’era una legge regionale che imponeva la presenza di carburanti alternativi in tutte le nuove strutture ? – (ovviamente una nuova stazione di servizio sarebbe anche una opportunità di ampliamento per una di quelle oggi esistenti e non più adeguate)

  2. loredana baruffi ha detto:

    nel mio piccolissimo mondo, penso a tutte le volte che apro la finestra e anziché sentire l’odore dell’erba della sconfinata campagna di via caselline, sale la polvere grossa e sottile al
    profumo di benzina e gasolio…. e le ciliegie non ci sono più…

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