Al via il rinnovo degli organi della Fondazione di Vignola

Diverse sono le ragioni per seguire con attenzione il rinnovo delle cariche della Fondazione di Vignola, rinnovo previsto (da statuto) entro il 30 aprile 2017. La prima, più scontata, è l’importanza dell’attività della fondazione per le comunità di riferimento (Vignola, Spilamberto, Marano, Savignano). Pur trattandosi di una fondazione di piccole dimensioni nel panorama italiano, eroga annualmente circa 1,5 milioni di euro (in larga parte per attività proprie, ma anche a progetti di scuole, enti locali, associazioni, ecc. tramite appositi bandi). Insomma, contribuisce alla “ricchezza” di questo territorio. Si tratta, inoltre, del primo test di applicazione delle nuove norme sulle nomine entrate in vigore nel giugno 2016: riduzione del numero dei consiglieri (da 15 a 13) e modifica del dispositivo di nomina, con anche l’elezione “popolare” di 2 consiglieri (per un commento: vedi). E’ ugualmente un test per la nuova amministrazione vignolese e, soprattutto, per il sindaco Mauro Smeraldi (a cui appartiene il potere di nomina di 2 consiglieri). Infine ci sono implicazioni per la politica locale (leggere il seguito). Meglio dunque focalizzare l’attenzione su questo importante (e delicato) passaggio: sarebbe stato così anche in passato, questa volta lo è ancora di più.

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Foto di gruppo in occasione dell’inaugurazione del Polo Archivistico (foto del 5 giugno 2015)

[1] “Il Consiglio di indirizzo dura in carica quattro anni, fino all’approvazione del bilancio del quarto esercizio dal suo insediamento” – così lo statuto (art. 9). Entro il 30 aprile 2017 si dovrà quindi procedere alla nomina del nuovo Consiglio. Questo, quindi, eleggerà al suo interno Presidente e Vicepresidente (art. 18; resteranno in carica solo 2 anni per produrre uno sfasamento temporale tra organi di vertice e Consiglio). La nomina dei 13 consiglieri risulta più frammentata che in passato. Il potere di nomina degli enti locali, inoltre, è risultato ridimensionato (prima erano 6 consiglieri su 15, ora 4 su 13) (vedi). Comunque questa è la situazione:

  • 4 consiglieri nominati dagli enti locali: 2 dal sindaco di Vignola, 1 dal sindaco di Spilamberto, 1 congiuntamente dal sindaco di Marano e Savignano;
  • 3 consiglieri dall’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia (distintamente per ciascuno degli ambiti delle discipline scientifiche, economico-giuridiche ed umanistiche con la rappresentanza di entrambi i generi);
  • 1 consigliere designato dai Presidi degli Istituti di istruzione superiore del distretto di Vignola;
  • 1 consigliere designato dalle Associazioni di categoria imprenditoriali di rilievo nazionale che operano sul territorio di riferimento della Fondazione;
  • 2 consiglieri designati dalla “comunità” del territorio di Vignola, Spilamberto, Marano sul Panaro e Savignano sul Panaro secondo un peculiare dispositivo di “elezione popolare” (vedi).

E’ solo il caso di notare che molti dei consiglieri designati (ma non tutti) devono risultare “residenti nel territorio di riferimento della Fondazione da almeno tre anni”. La deroga al criterio della residenza, trattandosi di una “fondazione di comunità”, è in realtà giustificata solo per le nomine dell’Università. Se è più ampia è per coprire l’imbarazzo della nomina di un presidente, Valerio Massimo Manfredi, che su questo territorio non risiede (nomina “politica” regalo del sindaco Daria Denti: vedi). Il primo presidente-non residente della “comunitaria” Fondazione di Vignola.

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Rocca di Vignola: è proprietà della Fondazione di Vignola (foto del 3 marzo 2013)

[2] Per la scelta dei due componenti da designare nel Consiglio della Fondazione il comune di Vignola ha indetto un “bando” (con scadenza il prossimo 26 gennaio: vedi). Se vedo correttamente il comune di Vignola è l’unico ad aver mantenuto questa soluzione tra gli enti locali con potere di nomina (la soluzione fu sperimentata per la prima volta nel 2013 per la nomina di tutti i componenti nominati dagli enti locali, ovvero Vignola, Spilamberto, Marano e Savignano: vedi). Sappiamo d’altro canto che il “bando” può essere semplicemente una forma per dare “copertura”, con eleganza, ad accordi predefiniti: così avvenne nel 2013 (vedi) e così potrebbe avvenire di nuovo nel 2017. Dunque ha poco senso fare i complimenti a priori sul meccanismo di selezione, quando lo stesso meccanismo può essere usato come effettivo dispositivo di “apertura” della selezione o invece come semplice “copertura” di accordi già intercorsi (solo da implementare). Avremo comunque molto presto qualche indicazione in più sulla fattispecie in atto – ed esattamente il giorno dopo la scadenza dei termini per le candidature. Non è chiaro, in verità, se l’amministrazione comunale di Vignola renderà pubblico l’elenco delle candidature pervenute e relativi CV (nulla si dice in proposito nel bando e la cosa è davvero singolare). Potrebbe dunque succedere che l’amministrazione Smeraldi arretri rispetto al grado di trasparenza garantito dall’amministrazione Denti. Vedremo. Qualche previsione condizionale può comunque essere già fatta. E’ assolutamente plausibile che l’attuale presidente, Valerio Massimo Manfredi, possa essere disposto a presentare domanda di candidatura solo a fronte di un accordo con il sindaco Mauro Smeraldi al fine di essere riconfermato in carica. Se dunque presenterà la sua candidatura entro il termine del 26 gennaio sarà, plausibilmente, perché tale accordo è intervenuto. Ugualmente interessante sarà verificare l’eventuale candidatura al bando comunale (magari a conoscenza dell’eventuale rinuncia di Manfredi) da parte di Giovanni Zanasi, già presidente della Fondazione (2005-2013) ed ipotetico candidato (al momento l’unico all’orizzonte) per un riscatto del PD alle elezioni comunali del 2019. Sarebbe un’attestazione della disponibilità a rinunciare alla ben più impegnativa tenzone elettorale. Vedremo.

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Villa Trenti, sede della ex-biblioteca comunale. Cantiere terminato da mesi, ma ancora chiusa (foto del 23 ottobre 2016)

[3] Una vera incognita sarà l’elezione “popolare” dei 2 consiglieri che dovranno essere designati dalla Comunità del territorio dei comuni di Vignola, Spilamberto, Marano sul Panaro e Savignano sul Panaro secondo un peculiare dispositivo (vedi). Qui la nomina è affidata ad un singolare dispositivo elettivo a cui possono partecipare le associazioni no profit del territorio (ma iscritte nei registri prefettizi, provinciali o regionali) e “comitati di cittadini”. La cosa più probabile è che un tale dispositivo riproduca la tradizionale autoreferenzialità del mondo associativo, ovvero l’elezione di “consiglieri” investiti (informalmente) di una funzione di rappresentanza delle più importanti associazioni di volontariato del territorio. Non è questo, in realtà, ciò di cui ci sarebbe bisogno. Non dunque dell’operare di una lobby dell’associazionismo maggiore che “infiltra” un proprio agente (con una procedura legittima) nel consiglio della Fondazione per richiedere (più) sostegno (risorse) ai propri progetti e magari una diversa allocazione delle risorse nei settori di erogazione (però meglio definiti dopo le recenti modifiche statutarie: vedi). Ciò di cui ci sarebbe bisogno è di figure che rinunciano a rappresentare interessi particolari o privilegiati, ponendosi invece in rappresentanza degli interessi della collettività tutta, ovvero che si sentono impegnati ad innovare la prassi (attualmente debole) di trasparenza (es. sui contributi erogati), di rendicontazione (sui risultati conseguiti), di coinvolgimento e confronto “pubblico” sui progetti più importanti (esemplare è l’opacità che tuttora regna sul progetto di valorizzazione di Palazzo Barozzi) (per analoghe considerazioni sul mondo del volontariato si veda il punto [3] di questo post: vedi). Tali figure non devono necessariamente essere del mondo dell’associazionismo (certo, possono esserlo). Debbono invece necessariamente avere due competenze: da un lato una conoscenza del territorio, dei processi sociali in atto, dei bisogni delle comunità (così da poter dare un contributo alla messa a fuoco di una strategia di intervento); dall’altro una sensibilità per l’innovazione e l’ingegneria istituzionale ed organizzativa, per condurre la Fondazione di Vignola ad essere ancora di più (non solo nominalmente) fondazione di Comunità (ovvero: più trasparenza, più rendicontazione, più coinvolgimento e confronto pubblico). Se il percorso “popolare” di nomina dovesse selezionare candidati con tali caratteristiche potremmo parlare di successo di tale innovazione. Confesso che lo ritengo un esito improbabile (ma non impossibile). Sarebbe anche una bella lezione che la cosiddetta “società civile” impartirebbe ai sindaci del territorio (che sino a qui non hanno brillato con le loro nomine).

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Palazzo Barozzi, acquisito alla gestione da parte della Fondazione di Vignola (foto del 6 ottobre 2012)

[4] C’è un’ultima considerazione da fare. Per procedere al rinnovo del Consiglio della Fondazione cercando di immettere in tale procedura il massimo di “ragionevolezza” possibile sarebbe necessario condividere collettivamente (o almeno dibattere collettivamente) un “bilancio” del mandato che si sta per concludere. Già il fatto che le più importanti scadenze (il 26 gennaio per i 2 candidati del comune di Vignola, il 31 gennaio per i 2 candidati ad “elezione popolare”) arrivino senza che si sia tenuto un “momento” di confronto sugli obiettivi raggiunti o mancati o senza che un documento di rendicontazione (il tradizionale “bilancio di missione”: vedi) sia pubblicamente accessibile per una “riflessione” collettiva, testimonia dell’esigenza di ripensare le modalità operative della Fondazione per renderla davvero “comunitaria” (mi ripeto: più trasparenza, più rendicontazione, più coinvolgimento e confronto pubblico). Inutile chiedere conto di ciò al presidente uscente: rispetto a questi temi sarebbe come parlare con un marziano. Invece proprio se si vuole promuovere al massimo l’intelligenza delle nomine, riducendo il rischio (mai eliminabile) di una selezione per ragioni “politiche” (o meramente corporative, ecc.), dovremmo poter ragionare sui risultati conseguiti (ne cito uno dei tanti: l’accordo per la valorizzazione di Palazzo Barozzi: vedi), sugli obiettivi mancati (ne cito uno dei possibili: il flop del programma “sviluppo locale”: vedi) e su quegli ambiti in cui l’innovazione è rimasta al di sotto delle possibilità (ne cito uno dei possibili: la mancata adozione di nuove modalità decisionali più “inclusive” e meno opache: vedi). Ma per fare questo servirebbe poter disporre di un documento di rendicontazione (magari anticipando la redazione di un bilancio di missione-work in progress) così da mettere a disposizione di chi si vuole candidare (e degli enti con potere di nomina) una base minimamente oggettiva per un “ragionamento” che appunto possa aiutare a selezionare il miglior candidato. Riducendo l’effetto “lotteria”.

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La sede del tecnopolo Knowbel al confine tra Vignola e Spilamberto: finanziato dalla Fondazione, non si sa quali sono i benefici per il territorio (foto del 12 dicembre 2015)

PS Tra i nuovi organismi previsti a seguito del rinnovo dello Statuto vi è il Comitato dei Garanti (potrebbe essere chiamato a svolgere un ruolo anche nel procedimento di rinnovo del Consiglio). Secondo l’art.9 del Regolamento Nomine “ è composto da persone di chiara e indiscussa fama, è formato da tre membri nominati dal Consiglio di indirizzo entro il 31 dicembre dell’esercizio precedente a quello del rinnovo delle cariche” (vedi). Pur essendo stato nominato da qualche settimana non è dato sapere, ad oggi, da chi è composto, non essendo presente in merito alcuna informazione sul sito web della Fondazione di Vignola (ultima verifica: 8 gennaio 2017). Qui invece l’attuale composizione degli organi statutari della Fondazione di Vignola: presidente, vicepresidente, comitato di gestione, consiglio, ecc. (pdf).

2 Responses to Al via il rinnovo degli organi della Fondazione di Vignola

  1. Andrea Paltrinieri ha detto:

    Per chi pensa che la politica non c’entra:

  2. sergio smerieri ha detto:

    E per chi pensa che la politica non pensa? C’è qualcosa ?

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