Un anno e mezzo di lavori affidati a Nomisma & C (ovvero ad un’équipe che non si è rivelata all’altezza del compito) hanno prodotto uno studio di fattibilità assolutamente deludente (vedi). Entrambi i temi affidati agli “analisti” (fusione tra più comuni oppure rafforzamento dell’attuale Unione Terre di Castelli, che non gode proprio di ottima salute: vedi) sono stati trattati in modo maldestro, lasciando praticamente tutti insoddisfatti (i diversi documenti sono accessibili qui). La giunta dell’Unione “ne prende atto” con delibera n.129 del 16 dicembre 2016 (pdf). Ovviamente la delibera è il prerequisito per poter richiedere la liquidazione della seconda tranche del contributo regionale – un atto dovuto, in sintesi. Però qualcuno che si assuma la responsabilità politica di questo flop sarebbe opportuno (e primo incaricato della conduzione del progetto era il presidente Mauro Smeraldi). Tema troppo complesso per questi amministratori locali. Ne abbiamo preso atto. Ma che ora la vicenda finisca in farsa non è proprio il caso. Eppure proprio Mauro Smeraldi commenta sulla stampa locale (Il Resto del Carlino – Modena del 21 dicembre 2016: pdf) “che al momento la fusione più plausibile è quella tra Vignola e Marano, che porterebbe senz’altro vantaggi ad entrambi”. Tanto rumore per nulla – potremmo chiuderla così.
Il Resto del Carlino – Modena, 21 dicembre 2016, pag. 15.
Succede che i dilettanti allo sbaraglio infilino una “stecca” dopo l’altra. E’ andata così per lo studio di fattibilità sulla fusione dei comuni promosso dall’Unione Terre di Castelli (vedi). Il tema è importante – lo ribadisco – visto che la crisi economica (e della finanza pubblica) ha portato ad una contrazione dei bilanci dei comuni anche di questo territorio (vedi), ad un crollo della capacità d’investimento (peraltro anche bloccato dal “patto di stabilità” e affini), ad un progressivo taglio dei servizi e delle prestazioni (ma di questo nessuno dice nulla). Amplificando inoltre i processi di marginalizzazione politica già in atto (in assenza di territori capaci di “fare squadra” le non molte risorse si concentrano sempre più sui comuni capoluogo di provincia o regione: vedi). Una riflessione sulla percorribilità e sui benefici (ed i costi) di un ridisegno dell’assetto istituzionale è doverosa. Si tratta, cioè, di chiedersi se comuni di maggiori dimensioni possono risultare più efficienti e più efficaci e dunque contrastare il taglio dei servizi offerti ai cittadini, magari pure innovando la democrazia locale con più rendicontazione, trasparenza, partecipazione (vedi). Purtroppo lo studio di Nomisma è inutilizzabile per questa riflessione – e finirà quindi in un cassetto. Il presidente Mauro Smeraldi aveva la responsabilità di guidare lo studio (visto che il committente, colui che paga, un qualche potere ce l’ha, innanzitutto di pretendere che certi temi siano trattati e che il report sia di qualità), ma non è stato all’altezza del compito (e con lui il resto della giunta). Ora però se ne esce con una boutade: la fusione tra i comuni di Vignola e Marano. Non solo non è una delle ipotesi analizzate nello studio di fattibilità (dunque non abbiamo alcun sostegno di dati a questa ipotesi). Non solo ha “concettualmente” poco senso (certamente non ne ha per Vignola che “annettendosi” Marano passerebbe da 25mila a 30mila abitanti – poco per migliorare alcunché, mentre il processo di fusione non sarebbe una banale passeggiata). Ma non è neppure una ipotesi praticabile perché una siffatta fusione si configura come una “annessione” e dunque susciterebbe una forte reazione contraria da parte di chi la subisce (i maranesi). Finirebbe bocciato, cioè, dal necessario referendum consultivo (ritrovandosi in buona compagnia: vedi).

La Rocca di Vignola (foto del 31 marzo 2013)
Eppure la politica locale sembra vivere di questa schizofrenia. Incapacità a fare ciò che deve fare (e di cui ha la responsabilità), unite a dichiarazioni a ruota libera (dunque “irresponsabili”). Ma non è tutto. Sempre il presidente Smeraldi annuncia: “proporrò un nuovo studio finalizzato unicamente a potenziarla [l’Unione Terre di Castelli], in modo che i comuni condividano sempre più servizi in modo più efficiente e meno costoso. Lo studio, però, sarà pagato da un privato. Già individuato.” Che la Fondazione di Vignola (l’unico “privato” plausibilmente disponibile ad impegnarsi economicamente sul tema) si presti ad un tale gioco è scandaloso. Visto che il “rafforzamento” dell’Unione era uno dei due temi su cui Nomisma è stata chiamata a “lavorare” (sic), senza peraltro produrre alcunché di significativo. Forse prima è meglio cercare di capire cosa succede e se ci sono davvero i prerequisiti perché una siffatta iniziativa sia produttiva. Altrimenti sarebbero soldi spesi male. Ed un tentativo di fuga da responsabilità evidenti.
Gentile Andrea, dall’articolo sopra riportato non emerge correttamente la posizione del Comune di Guiglia rispetto alla frase “…la Giunta dell’Unione ne prende atto con delibera n.129 del 16/12/2016…” Delibera dalla quale si evince in modo molto chiaro la posizione di Guiglia, così come è sempre stata una netta e chiara posizione prima ancora dell’incarico a Nomisma per lo studio di fattibilità sulla fusione dei Comuni. Pertanto chiedo di rettificare quanto scritto affinchè il testo corrisponda effettivamente a come stanno le cose.
Molte grazie!
Cara Monica, quanto scritto è corretto: la giunta dell’Unione ne prende atto. Non è specificato che la delibera è assunta a maggioranza, non all’unanimità, semplicemente perché non è rilevante ai fini del discorso. Per la cronaca si può comunque precisare che la delibera ha visto il tuo voto contrario e l’astensione del sindaco di Savignano, Germano Caroli. La delibera è comunque allegata e pertanto chi è interessato può verificare presenti e assenti e posizioni espresse con il voto. La posizione del comune di Guiglia, espressa dal suo sindaco, è ovviamente legittima. Personalmente dubito che sia anche lungimirante. Non perché io sia convinto che la fusione dei comuni vada fatta, ma perché ritengo doveroso non prendere posizione prima di aver analizzato il problema in tutte le sue sfaccettature. Ho criticato lo studio di fattibilità non perché è stato fatto, ma perché è stato fatto male, senza affrontare con rigore (ed in modo metodologicamente corretto) i diversi aspetti implicati. I comuni, anche quelli di questo territorio, sono in difficoltà: riduzione della spesa corrente (dunque riduzione o taglio dei servizi), crollo degli investimenti. Il tentativo di capire se una o più aggregazioni di comuni costituiscono un’opportunità meritava di essere fatto.
Caro Andrea è giusto precisare che la giunta dell’Unione ne ha preso atto con il mio voto contrario, motivato. Personalmente ritengo di essere stata oltremodo lungimirante, invero con la delibera di Consiglio Comunale n.26 del 24 giugno 2015, Guiglia ha espresso il voto contrario alla Convenzione con Nomisma con la motivazione, tra le altre, che lo studio di fattibilità di fusione di Comuni non avrebbe portato nulla di nuovo a nostra conoscenza, rispetto alla situazione della nostra Unione. Ovvero,a proposito di lungimiranza, uno spreco di 30mila euro di soldi pubblici!
Lungimiranza è porsi il problema di come fronteggiare la contrazione della spesa corrente ed il crollo degli investimenti, cercando di minimizzarne l’impatto negativo sulla vita dei cittadini. Lungimiranza è cercare di ragionare su come migliorare la dotazione di servizi, ovvero le opportunità per i cittadini (giovani e anziani, in cerca di lavoro o pensionati, ecc.), in una situazione che vede gli enti locali con meno risorse rispetto al passato. Lungimiranza è ricercare modi per migliorare la biblioteca comunale (vogliamo parlarne? e confrontare quella di Guiglia con quella di Vignola o anche solo Spilamberto?), i luoghi della cultura (musei, teatri, ecc.), ma anche servizi scolastici, welfare locale, sicurezza, edilizia residenziale, efficienza energetica della città, servizi ambientali, ecc. Alcuni significativi passi in avanti sono stati compiuti grazie all’Unione Terre di Castelli – nessuno lo può negare. Ma la fase “espansiva” e “progettuale” dell’Unione è purtroppo esaurita – ed io attribuisco la responsabilità di ciò anche alla giunta, incapace di pensare a nuove strategie per migliorare ed ampliare i servizi. E anche l’Unione evidenzia qualche problema di “governance” (giustamente i consigli comunali si lamentano di perdere il controllo su metà della spesa corrente, ovvero di quelle risorse che vengono trasferite all’Unione). Se si ha presente questo quadro dei problemi risulta legttimo, anzi doveroso, interrogarsi sulle opportunità ed i benefici (ma certo, anche i “costi”) che potrebbero derivare da una fusione di comuni. Non sono in grado di dare una risposta – per questo ho chiesto con forza uno studio di fattibilità “di qualità”. Quello prodotto da Nomisma & C non lo è e questo è responsabilità di quella parte della giunta dell’Unione composta dai sindaci che hanno condiviso l’incarico. Non arrivo a giudicare uno spreco i 30mila euro spesi per lo studio di fattibilità perché il tema è comunque importante e perché lo studio un po’ di dati e di informazioni di inquadramento comunque li fornisce. Ma non c’é dubbio che è stata un’occasione mancata.