Nel 2013, dopo tre anni di meditazioni, riflessioni, studi, l’amministrazione Denti avviava il programma di incubatore d’impresa in centro storico. Con tanto di denominazione, logo e gadget, secondo i principi del marketing (politico). Era nato Armilla! (vedi) Dopo pochi mesi era evidente che la montagna aveva partorito il classico topolino (vedi). 50.000 euro di finanziamento regionale, di cui una parte non proprio trascurabile girata all’incubatore, ovvero Democenter-Sipe. Comunque, tutto ciò bastava al sindaco Daria Denti per vantarsi dell’operato nel suo “bilancio di mandato” (vedi lettera A-Armilla): “Contribuisce a rigenerare la parte commerciale del centro storico, a riaccendere gli ‘occhi bui’ sotto i portici del centro storico e si accompagna alle misure di sostegno all’insediamento culturale …” eccetera eccetera. Purtroppo nessuna seria valutazione a posteriori è stata fatta. Nel 2016, dopo tre anni, il progetto si è completamente liquefatto – stavolta sotto l’amministrazione Smeraldi. Dapprima con la delibera di giunta n.71 del 21 giugno 2016 l’area di intervento è stata estesa: non più “solo” il centro storico, ma anche gli altri due Centri Commerciali Naturali (CCN) di Vignola (Fuori le mura e Le Vie Ensamble-via Resistenza). Ovvero svapora l’obiettivo della riqualificazione del centro storico (obiettivo fondamentale visto che l’area continua ad avere gli stessi caratteri di degrado di sempre). In più, ora, con delibera di giunta del 29 novembre 2016, i termini di partecipazione vengono estesi retroattivamente. Capovolgendo la logica dell’intervento.

Il portico di via Soli, una delle vie del centro storico a presenza commerciale più rarefatta (foto del 20 aprile 2016)
[1] Con il programma Armilla – incubatore d’imprese in centro storico – l’amministrazione Denti riconosceva i problemi del centro storico di Vignola dal punto di vista dell’insediamento commerciale, visto che gli insediamenti sono concentrati su via Garibaldi e, nelle laterali, solo nel tratto più vicino a questa (con l’eccezione di via Barozzi). I problemi di cinque anni fa ci sono ancora tutti (nonostante nel frattempo sia intervenuta la riqualificazione dell’edificio dell’ex-bar National, a fianco della chiesa plebana). Per il resto molti spazi una volta “commerciali” sono o inutilizzati o usati come garage. Un problema, quello della non diffusività dell’insediamento commerciale, che si associa a quello del degrado edilizio (vedi) – nulla è più detto sull’ipotesi di utilizzo delle vecchie risorse dei “buoni casa” per riqualificare porzioni di edilizia residenziale in centro storico (vedi). Insomma, i problemi del centro storico ci sono ancora tutti e non è bastato un cambio di amministrazione per vedere cose significative. Per questo colpisce vedere che un programma nato ad hoc per aggredire i problemi del centro storico vignolese viene di fatto abbandonato. Anziché correggere il programma, si abbandona l’obiettivo, annacquandolo: ora basta la promozione dell’insediamento commerciale, senza alcuna pretesa di convogliare il sostegno (tra cui le risorse) all’obiettivo “alto” della riqualificazione del centro. Si sappia, però, che ciò significa l’abbandono del centro. Nulla di significativo ha fatto l’amministrazione Denti, nulla di significativo farà l’amministrazione Smeraldi (se continuerà così). Anzi con il redivivo – così pare – progetto Coop si infliggeranno ulteriori sofferenze alla rete dei negozi di vicinato (vedi).

Una delle attività sostenute da Armilla (foto del 14 novembre 2015)
[2] Il cambio di programma è avvenuto con la delibera della giunta municipale n. 71 del 21 giugno 2016 (pdf). “Udita la relazione dell’Assessore agli interventi economici Francesco Rubbiani [secondo cui] si rende necessario estendere [il progetto Armilla] a tutti i centri commerciali naturali di Vignola”. Il perché si rende necessario, ovviamente non è detto, né nel testo della delibera, né nell’allegato. Manca anche, sia in questi atti che altrove, una rendicontazione come si deve del progetto Armilla (è poca cosa – questo è quanto sappiamo, non di più). Sta di fatto che cambia la natura di quello che era un progetto disegnato (ancorché male) per aggredire uno dei problemi del centro storico di Vignola. Allargando il raggio di intervento il progetto diventa altro – ed il centro storico si trova un po’ più solo di prima. E’ cambiata, di conseguenza, anche la denominazione del progetto, ora “Armilla – Incubatore diffuso Vignola”. Il tutto sotto gli occhi benevoli delle associazioni di categoria (a cui la “trasformazione” era stata illustrata in un incontro il 14 giugno 2016).

Una delle zone in cui reinsediare attività commerciali (foto del 14 novembre 2015)
[3] Ma la delibera di giugno prevedeva l’ammissione delle domande di iscrizione all’incubatore da parte di attività già esistenti (singolare “incubatore”) nei due Centri Commerciali Naturali (CCN) al di fuori del centro storico per insediamenti oggetto di DIA presentate in data non antecedente l’1 maggio 2016. Veniva almeno fatta salva l’ambizione di un’iniziativa amministrativa che intendeva modificare la realtà grazie ad incentivi e misure di sostegno. Con la delibera del 29 novembre 2016 (pdf) si abbandona anche ciò, retrodatando i termini per l’avvio dell’attività (“sono ammesse per insediamenti oggetto di SCIA presentate in data non antecedente il 1 gennaio 2016”). Insomma, non è più la politica che si prefigge di promuovere l’insediamento con le proprie misure. Oggi essa si accontenta di riconoscere (anche a posteriori) quanto fatto autonomamente dai privati, concedendo benefici per insediamenti che sarebbero stati fatti comunque (ed in effetti sono stati fatti indipendentemente da Armilla, i cui benefici giungono come riconoscimento a posteriori). Non più: opero per modificare la realtà. Ma: dove si modifica la realtà, io (amministrazione) opero, assegnando contributi. Involuzione della politica.

L’insegna di una delle attività, oggi non più presente, seguita come startup da Democenter-Sipe (foto dell’8 giugno 2014)
[4] Possiamo dire che a metà legislatura il centro storico di Vignola ha visto cambiamenti significativi? Oppure che si percepisce l’innesco di un programma di “sviluppo” destinato ad incidere a breve? Direi di no. Ed il progetto Armilla (in origine definito “la chiave di svolta del centro storico“) ha avuto successo oppure no? Difficile dirlo. Di certo né l’amministrazione Denti, né l’amministrazione Smeraldi danno l’idea di prendere sul serio il compito della “misurazione” dell’impatto dell’iniziativa (fatta con soldi pubblici). Al momento è solo pubblicato l’elenco delle aziende iscritte ad Armilla, con solo poche scarne informazioni (vedi). 25 aziende ammesse di cui però 11 “non insediate”, 2 in realtà esterne all’area “centro storico”, 1 insediatasi e già trasferita (o dismessa). Per qualcuna delle restanti il contributo/sostegno non ha avuto un reale effetto di incentivazione (avrebbero fatto comunque l’operazione di nuovo insediamento o di ampliamento). Purtroppo non sono riportati i dati dei benefici erogati, ma l’impressione è che il progetto non possa essere ritenuto un successo – se l’obiettivo era quello della riqualificazione (commerciale) del centro storico. Ma la discussione è aperta.

Ivo Soli, Fanciulla accovacciata, 1945-1948, opera collocata davanti alla Casa del Muratori, in via Selmi, Centro storico (foto del 19 luglio 2015)