Uno dopo l’altro si seccano i ciliegi di Corso Italia

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8 ciliegi nel tratto centrale di Corso Italia. Furono piantati nel 2009 in occasione del restyling del Corso, quello che ne cambiò anche la viabilità. Erano gli ultimi mesi dell’amministrazione Adani. L’idea era condivisibile: riportare in centro, nell’area più frequentata di Vignola, alla confluenza tra viale Mazzini e Corso Italia, la pianta simbolo della città. Un po’ di scenografia nel periodo primaverile, quando i ciliegi sono in fiore (i ciliegi piantati hanno funzione solo ornamentale visto che non fanno frutti). Ora però si stanno seccando. Uno dopo l’altro. Il primo in realtà se n’è andato tre anni fa. Per qualche tempo l’aiuola entro la quale era inserito è rimasta vuota, fino a quando non è stata completamente eliminata dalla nuova amministrazione “civica”, che ha rimesso la pavimentazione in cubetti di porfido. Dei sette rimasti però 2 si sono seccati nelle scorse settimane. Altri due (almeno) stanno seguendo la stessa sorte. Bastava annaffiarli un po’?

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Uno dei ciliegi che si è seccato, tra Corso Italia e viale Mazzini (foto del 17 agosto 2016)

[1] E’ vero che nel mese di luglio le precipitazioni sono state un po’ più scarse del solito (qui il Bollettino regionale della siccità dell’ARPA Emilia-Romagna relativo al luglio 2016: pdf). Dunque era sufficiente annaffiarle un po’? In attesa di una qualche comunicazione da parte dell’amministrazione registriamo che i ciliegi se ne stanno andando. Simbolo della città rimangono oggi alcune piante secche ed altre che si stanno seccando. Personalmente mi auguro che vengano ripiantati. Personalmente mi auguravo che la manutenzione della città riprendesse un suo ciclo positivo dopo gli anni bui dell’amministrazione Denti (vedi). L’inizio della legislatura era promettente (vedi). Oggi non sono più così certo che questo sia ancora un obiettivo prioritario. Così, almeno, vedendo i “risultati”. Speriamo in una reazione improntata all’orgoglio civico.

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Anche questo oramai ci ha lasciato (foto del 17 agosto 2016)

[2] Il Bollettino regionale della siccità dell’ARPA Emilia-Romagna relativo al mese di luglio 2016, l’ultimo disponibile (il bollettino è di norma mensile), riporta: “Precipitazioni del mese in generale molto inferiori alle attese, in pianura meno di 10 mm rispetto ai circa 30 attesi dal clima.” Insomma si tratterebbe di un po’ di “siccità agricola” (tra le aree colpite, in luglio, anche quella vignolese), ma non di “siccità idrogeologica” (la consistenza delle falde acquifere non è stata compromessa, dunque “i livelli delle risorse idriche si sono mantenuti nella normalità”).

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La mappa delle precipitazioni cumulate nel mese di luglio 2016 (fonte ARPA Emilia-Romagna). Nella parte della provincia di Modena dove è ubicata Vignola meno di 10 mm nel mese.

[3] Siamo nella “norma”? E’ l’effetto del riscaldamento globale? La domanda è pertinente. Proiettiamo sull’andamento climatico le nostre ansie da “riscaldamento globale”. Ma forse non solo di ansie si tratta. Proprio oggi sulla stampa regionale (la Repubblica – Bologna, pag.XI) un articolo riporta i risultati di uno studio sul cambiamento della vegetazione sull’alto Appennino Bolognese (sopra i 1.500 metri d’altezza). Confrontando la realtà di oggi con quella di trent’anni fa si evidenzia il mutamento relativo alla vegetazione, tra cui il ritirarsi delle piante di mirtilli (vedi). Anche in questo modo può farsi comunicazione sul cambiamento climatico in atto (invitando gli abitanti di questa parte del pianeta Terra a cambiare stile di vita). Comunque, sta di fatto che in centro a Vignola scompaiono i ciliegi piantati pochi anni fa. Fosse anche il “riscaldamento globale” (prendiamo il tema pur alla lontana) basterebbe probabilmente la più semplice delle strategie di adattamento: un po’ d’acqua.

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Anomalie delle precipitazioni nel luglio 2016 rispetto al clima 1991-2010 (fonte ARPA Emilia-Romagna).

PS Qui il Bollettino regionale della siccità dell’ARPA Emilia-Romagna (vedi) relativo al luglio 2016 (pdf). Serve indubbiamente un maggiore impegno delle istituzioni nella comunicazione in merito al clima ed ai suoi cambiamenti. Altrimenti perché cambiare? E poi, se non si offre il buon esempio, perché dovrebbero cambiare (comportamenti, stili di vita) i cittadini?

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6 Responses to Uno dopo l’altro si seccano i ciliegi di Corso Italia

  1. Fulvio ha detto:

    Estate difficile per gli alberi Vignolesi, non c’è parco o aiuola che non abbia visto seccarsi diverse piante o cespugli. Non ho notato la stessa cosa negli altri comuni, anche più piccoli o nei giardini privati. I Ciliegi nelle rotonde hanno visto un autunno prematuro con foglie gialle a luglio. La cosa più sorprendente è che gli impianti di irrigazione non sono stati riattivati dopo le numerose segnalazioni dei cittadini al comune, ma il giorno dopo dell’articolo sul giornale si sono miracolosamente accesi…ma ormai era troppo tardi.
    L’amministrazione che abbracciava gli alberi questa estate ne ha soffocati parecchi…per strangolamento?

  2. Zapata ha detto:

    Se è vero che i ciliegi sono il simbolo della città è giusto che restino al loro posto, in campagna, dove c’è chi li cura e non li avrebbe mai piantati in un luogo assurdo come corso Italia. Il simbolo di Vignola saranno anche i ciliegi, ma senza chi li cura tutto l’anno con amore e fatica, al loro posto ci sarebbero tanti mattoni e cemento. Il simbolo di Vignola sono i lavoratori che curano questi ciliegi, ricordiamocelo!
    Io spero che i “civici” con dolcezza espiantino questi poveri ciliegini per trapiantarli in qualche parco con sommo piacere loro e di chi frequenta il parco.
    Questo sarebbe un segnale di continuità seppur piccolo del cambiamento iniziato con la riapertura del municipio, la riapertura della sala Consililiare, il riutilizzo di qualche mobilio faraonico..
    I “tempi bui” dell’amministrazione Denti erano tempi d’oro per Amarevignola. Oggi sono sparite anche le pagelle! Siamo diventati buoni?
    Ciao, Zap

    • Andrea Paltrinieri ha detto:

      Non c’é nulla di male nell’avere una decina di ciliegi al centro della città. Vederli fiorire è un piacere. L’assessore Erio Ricchi dice che soffrono del ristagno dell’acqua. Può essere. Ma è davvero singolare che i più siano morti tra luglio ed agosto di quest’anno, nel massimo periodo di siccità da dieci anni a questa parte. Per le cause vere, cercherei dunque altrove. Magari invece del “ristagno” è stata la carenza d’acqua.

      Più impegnativo è il tema “pagelle”. Mi sono sforzato sin qui di vedere il bicchiere mezzo pieno. Ma è uno sforzo sovrumano. Forse qualche “buffetto” sta bene dato. Forse anche qualche “scoppolone”. Da tempo ciò che fa la differenza in politica è la capacità d’apprendimento. Bisogna essere rapidi, visto che una legislatura passa in un battibaleno. E visto che le persone sono prive di competenze eclatanti (anche politiche), bisogna avere un metodo di lavoro che accelera i processi di apprendimento. Il mio intento è sempre stato quello di dare un contributo. Farò il possibile per continuare. Ma simpatia verso l’attuale amministrazione non vuol dire non vedere incertezze, tensioni, incapacità del sindaco di fare squadra, scivoloni … Ci sono anche questi. Meglio dirlo con chiarezza, confidando nell’impegno a fare meglio.

  3. Maurizio Tonelli ha detto:

    Chi sia l’assasino dei ciliegi della piazza non lo so.
    “Sadismo” dell’attuale amministrazione, malattia?
    Certo ha ragione Zapata e nell’attuale loro collocazione c’è tutto il sentire dell’uomo sapiens di città.
    Per non parlare delle piante di olivo messe a vanvera qua e là.
    E dire che Vignola si onora di aver avuto come concittadino l’architetto Cesare Leonardi, profondo conoscitore e relizzatore di parchi dove gli alberi e i sapiens vivono in armonia.
    Certo che vivere in quella piazza ci “vuole un fisico bestiale” con tutto quell’asfalto.
    Chi ci vive molto bene sono le auto nel parcheggio.
    Parcheggio che ha espropiato, credo, per 99 anni l’uso della piazza ai vignolesi concedendo quello spazio civico a una SPA.
    Ciao
    Maurizio Tonelli

    • Andrea Paltrinieri ha detto:

      Ogni tanto il tema del parcheggio di Corso Italia ritorna. Sempre meno, ma ritorna. Anche nel programma “civico” era detto, aggiunto all’ultimo minuto (immagino dalla diretta mano dell’allora candidato sindaco), restituire la piazza ai cittadini. Ma è meglio se questo non avviene. Intanto bisogna dire che i “99 anni” sono la forma di finanziamento dell’opera: circa 300 posti auto di cui circa 90 in superficie. La maggior parte di quelli interrati sono stati ceduti, dietro pagamento di corrispettivo, a residenti del centro storico privi di garage. E poi bisognerebbe ricordare che Corso Italia, in quel tratto, era piazza pochi giorni all’anno (quando ospitava eventi), oltre che il giovedì (quando la piazza era prontamente “consumata” dal mercato ambulante). Piazza più immaginaria che reale, dunque. Ma tant’é. Vedo che per qualcuno si tratta di una perdita. Non per me.

      Io però dico chiaramente che il progetto è rimasto a metà. La realizzazione del parcheggio di Corso Italia doveva servire anche alla pedonalizzazione del centro storico. E’ dal 2004 che quel progetto attende qualcuno che lo realizzi. O almeno dal 2008, quando venne terminato il cantiere per la pavimentazione di metà del centro storico. Nella zona del centro storico, dentro al vecchio tracciato delle mura, sono parcheggiate circa 100 auto. Nel piano di superficie del parcheggio di Corso Italia ce ne stanno circa 90. Volendo pedonalizzare il centro storico – altro obiettivo del programma “civico” – è chiaro che il parcheggio di Corso Italia deve diventare una risorsa. In quest’ottica le sue ragioni possono essere ancora più apprezzate. Ma bisogna lavorare per arrivarci. Certo, l’operazione comporta una spesa (ed altro – non è questa la sede per i dettagli). Ma è quello lo scenario all’interno del quale il parcheggio di Corso Italia va visto. Progetto sfidante. Ancora in attesa (spero per non molto) di un’amministrazione capace di affrontarlo e realizzarlo.

  4. Maurizio Quartieri ha detto:

    LA MORIA DEI CILIEGI DI CORSO ITALIA?
    CRONACA DI UNA (LENTA) MORTE ANNUNCIATA!

    Con un po’ di ritardo (troppo preso in queste ultime settimane dalle vicende della ferrovia), vorrei fare un paio di considerazioni sulla moria dei ciliegi di Corso Italia, una più prettamente agronomica e l’altra da semplice cittadino.
    Dal punto di vista agronomico è fuori discussione che i ciliegi di Corso Italia siano nel posto sbagliato; concordo quindi con chi ha scritto che i ciliegi devono restare in campagna (o perlomeno in un parco cittadino se proprio li vogliamo in città), ma non in un’aiuola di circa 2 metri quadrati, circondati e soffocati da asfalto e cemento!
    Tra tutte le piante da frutto, il ciliegio è certamente una delle più delicate ed esigenti dal punto di vista pedologico. Su qualsiasi libro di frutticoltura o arboricoltura (ma forse era sufficiente chiedrlo a uno dei tanti bravi cerasicoltori vignolesi) è facile trovare scritto che il ciliegio predilige terreni franchi, profondi, freschi, a prescindere che sia coltivato per i frutti o semplicemente per i fiori (…sempre di Prunus avium si tratta). Ma, soprattutto, non tollera l’asfissia radicale, cioè l’assenza di ossigeno, situazione indotta sia dall’eccesso di acqua sia dal limitato scambio d’aria tra suolo e atmosfera (impermeabilizzazione della superficie dell’ambiente di coltivazione).
    Se i ciliegi si seccano in luglio, difficilmente la causa è riconducibile all’eccesso di acqua, a meno di abbondanti piogge estive (ma non mi pare che l’estate 2016 sia stata caratterizzata ad oggi da elevata piovosità); in luglio è più probabile che si secchino per stress idrico da carenza d’acqua, ma bisognerebbe conoscere quanti interventi irrigui sono stati eseguiti da fine luglio in poi. Al probabile (ma da verificare) stress idrico estivo da carenza d’acqua (quindi da mancata irrigazione, trattandosi di aiuole), occorre a mio avviso aggiungere certamente l’asfissia da carenza di scambi gassosi tra il “terreno” dell’aiuola (se così lo si può chiamare il sottosuolo di Corso Italia) e l’atmosfera. Le radici se non dispongono di una sufficiente ossigenazione muoiono, ma non lo fanno nel corso di un’estate; è una morte lenta, costruita anno dopo anno, fino all’inevitabile esito finale.
    Non sono dunque sorpreso dalla loro morte, bensì dalla decisione di piantarli in quelle piccole aiuole. I ciliegi lasciamoli nei campi e nelle mani dei bravi agricoltori vignolesi (proprio in questi giorni parlando con esperti agricoltori di Ferrara, specializzati nel produrre pere, mi hanno sottolineato la bravura dei ns cerasicoltori).

    L’altra considerazione la faccio da semplice cittadino. Quello che si vede in Corso Italia (i ciliegi che si seccano presumibilmente per incuria e/o errata collocazione) è un po’ lo specchio dello stato del verde pubblico vignolese, soprattutto di quello delle aiuole. Basta percorrere in auto o in bicicletta la circonvallazione (almeno nel tratto tra l’intersezione con Viale V. Veneto e Via per Spilamberto) ed è un susseguirsi di aiuole con vegetazione secca alternata a quella verde, crescita di erbacce o, ma qui occorre spostarsi nel tratto più urbano di Via Barella riqualificato da pochi anni, di alberi spontanei che stanno soffocando quello appositamente piantumato (in questo caso si tratta di un pioppo, più volte segnalato dal sottoscritto in questi mesi all’amministrazione vignolese, ma mentre l’intruso resiste, il legittimo inquilino dell’aiuola lentamente muore).
    È evidente che a Vignola c’è (da anni) un problema di manutenzione del verde pubblico, soprattutto delle aiuole, con l’irrigazione che in alcuni punti funziona e altri no; in queste aiuole il verde “legittimo” viene inevitabilmente sopraffatto dal verde spontaneo che meglio resiste alla carenza di acqua.
    È evidente però che occorre anche rivedere la programmazione del verde pubblico, o almeno di una parte di esso. Che senso ha fare delle aiuole di separazione tra ciclabile e sede stradale (vedi il caso della circonvallazione) se poi le si lasciano in tale stato? Forse sarebbe più semplice (ma anche utile) e meno costoso collocarvi un bel guard rail (magari esteticamente “carino” come quello presente in Via Claudia verso Savignano, o nella rotatoria di Vignola che divide in due Via Barella), assicurando anche una maggiore sicurezza a pedoni e ciclisti, aspetto quello della sicurezza che deve avere la priorità quando si progetta una ciclabile.
    Qualcuno imparerà la lezione?
    MQ

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