
Don Giuseppe Monari (foto del 2 giugno 2012)
Nato a Bomporto il 26 giugno 1926 don Giuseppe Monari, parroco di Vignola dal 1980 al 2001, compie oggi 90 anni. Ordinato sacerdote il 24 aprile 1949 – così si legge sulla nota della Chiesa Cattolica in merito alla parrocchia di Camurana (comune di Medolla) dove ha chiesto di ritornare dopo il lungo impegno vignolese. A Camurana è stato dapprima parroco, ora è “collaboratore in parrocchia”. E’ stata una presenza importante per la comunità vignolese. Sarebbe banale identificare l’importanza della figura con l’importanza del ruolo – come se tutti i parroci fossero ugualmente rilevanti (come se tutti i sindaci fossero ugualmente rilevanti – per stare su un diverso piano). Importante per determinazione e rigore applicati alla “risistemazione” della parrocchia dal punto di vista economico e patrimoniale (ricordiamo solo l’acquisto della casa vacanze in val Brenta). Ma importante ancora di più per l’azione formativa esercitata sui gruppi giovanili e sulla comunità tutta – con una forza d’attrazione magnetica ed una capacità straordinaria di apertura degli orizzonti culturali. Insuperata. Nell’augurargli buon compleanno per i suoi novant’anni vorrei provare a mettere a fuoco – tra i diversi possibili – uno dei motivi per cui la comunità vignolese, non solo quella parrocchiale, gli deve riconoscenza.

La chiesa parrocchiale di San Luca Evangelista di Camurana a Medolla (foto del 25 giugno 2016)
[1] Studioso e docente di filosofia, antropologia, esegesi biblica, teologia – già questo testimonia di orizzonti culturali nient’affatto angusti. Ma non era solo la conoscenza di questi campi del sapere a colpire. Ma la capacità di dialogare alla pari con i principali esponenti di quelle discipline – anche contemporanei (per l’antropologia, ad esempio, Claude Lévi-Strauss era il principale riferimento). Insomma, era tangibile la fiducia che lo sviluppo delle scienze umane (avvenuto anche grazie ai cosiddetti maestri del sospetto: Marx, Nietzsche, Freud) non costituiva una minaccia per una visione religiosa del mondo, ma semmai aiutava questa a depurarsi dei tratti magici e superstiziosi che ancora la caratterizzavano. Una sorta di fiducia hegeliana nel potere progressivo della critica (antitesi) – questo l’ho imparato nei primi mesi della sua permanenza vignolese quando tentò, senza troppo successo, di introdurmi alla Fenomenologia dello spirito.

La chiesa di Camurana dopo il terremoto del 2012 (foto del 2 giugno 2012)
[2] Chi ha potuto frequentare gli incontri serali tenuti da don Giuseppe per diversi anni sul nuovo testamento è stato aiutato a mettere a fuoco il nocciolo dell’annuncio evangelico. Il nucleo centrale della predicazione di Gesù è l’annuncio dell’avvento della “Signoria di Dio” – il Regno di Dio. “Signoria di Dio” è espressione che appare almeno cento volte nei vangeli sinottici (cfr. il libro sul tema di Rudolf Schnackenburg). E Gesù ne parla come di evento escatologico che viene: la Signoria di Dio si è avvicinata, sta arrivando. In questo orizzonte si inserisce l’invito alla conversione, un appello rivolto a tutti – anche e proprio ai peccatori. L’annuncio di Gesù è dunque anche un annuncio di salvezza. Ed è inserito nella concezione di Dio come “padre” e, soprattutto, come “padre buono” che non si stanca di offrire un’opportunità di salvezza. E’ don Giuseppe che ci ha spiegato che il significato del termine aramaico abbà che Gesù utilizza per riferirsi a Dio-padre (cfr. il libro sul tema di Joachim Jeremias) può essere meglio compreso se esso viene tradotto come “paparino”. Un’espressione di massima familiarità ed affetto. Un’immagine profondamente diversa da quella del Dio-sovrano dell’Antico Testamento. Testimoni dell’evangelo sono dunque coloro che con la parola e l’azione aiutano a spezzare le catene della colpa e della costrizione (anche quando questa è un portato della “tradizione” religiosa), riducono la sofferenza, aprono nuovi spazi di libertà.

Il cantiere presso l’antica canonica di Camurana (foto del 25 giugno 2016)
[3] Nulla a che vedere con l’irrigidimento della “tradizione” frutto di una lettura fondamentalista. Nulla a che vedere con la “santa ignoranza” (è il titolo di un libro di Olivier Roy – sottotitolo: “religioni senza cultura”: vedi) che caratterizza sempre più spesso la religione (anche quella cristiana, non solo l’Islam). Nulla a che vedere con l’innalzamento di confini tra religione e scienze umane, di cui abbiamo avuto innumerevoli esempi come reazione conservatrice al Concilio Vaticano II. Ancora oggi vi sono parroci che si rifiutano di fare la lavanda dei piedi alle donne – succede a Vignola! – pensando di essere in tal modo più fedeli alla “tradizione” evangelica (mentre invece è cosa che fa con grande serenità Papa Francesco: vedi). Come se lo Spirito Santo – altro elemento caro a don Giuseppe – avesse smesso di soffiare sulla comunità. Insomma, con il termine del mandato di don Giuseppe quale parroco di Vignola è venuto meno un “motore” in grado di proporre alla comunità parrocchiale una feconda tensione tra visione religiosa (cristiana) e spirito della modernità. E’ questo un motivo di rimpianto che ci fa dire con ancora maggiore partecipazione emotiva, in occasione di questo novantesimo compleanno: auguri don Giuseppe!

Don Giuseppe Monari e Luca Sirotti davanti alla canonica di Camurana (foto del 2 giugno 2012)
PS La parrocchia di Camurana, nel comune di Medolla, è ubicata in prossimità dell’epicentro del sisma del 2012 di cui riporta ancora oggi le ferite. Hanno preso il via da qualche mese i lavori di risistemazione e consolidamento della canonica settecentesca (circa 1 milione di euro), mentre sono stanziati oltre 3 milioni di euro per il rifacimento della parte crollata della chiesa. Qui alcune notizie sulla situazione nei giorni successivi al terremoto del 2012 (vedi).