Il progetto dello spostamento ed ampliamento della Coop I Ciliegi è sottoposto ad un iter decisionale complesso. Al momento è solo la giunta comunale che si è espressa a favore approvando uno schema d’accordo con Coop Estense con la delibera n.166 del 28 dicembre 2015 (approvata all’unanimità, ma – fatto significativo – con l’assenza di uno degli assessori). La decisione finale spetta però al consiglio comunale di Vignola che sarà chiamato a deliberare in merito nelle prossime settimane. Chi ha seguito il dibattito nella maggioranza in queste settimane si è trovato di fronte ad una singolare situazione: la giunta comunale ha già deciso (delibera n.166/2015) e risulta propensa più a difendere la decisione presa che ad organizzare un dibattito vero (cosa che richiede analisi approfondite dei pro e dei contro di diversi scenari). Ma la decisione ultima spetta al consiglio comunale che è dunque chiamato a predisporre una discussione approfondita (con diversi aspetti da analizzare e più scenari da considerare), anche rimettendo in discussione la decisione già assunta dalla giunta. Insomma, si tratta di un test importante del funzionamento della democrazia locale – ancora più significativo visto che la maggioranza “civica” vorrebbe incarnare anche un modo “diverso” di fare politica.

Gazzetta di Modena, 8 aprile 2016, pag. 28.
[1] Non intendo qui affrontare il tema della coerenza programmatica o di una adeguata valutazione dei pro e dei contro delle diverse opzioni. Vorrei invece fare alcune considerazioni sul processo decisionale e sul metodo seguito (o invece auspicabile) per prendere una decisione importante come questa. Insomma, un riflessione sul ruolo che il consiglio comunale intende esercitare (e su come, in esso, le diverse componenti della maggioranza si apprestano a contribuire alla discussione – una discussione che sperabilmente trovi il modo di allargarsi anche oltre le mura del municipio). Il sindaco Mauro Smeraldi ha già reso pubblica la sua posizione, dichiarando che “voterà convintamente sì” al progetto Coop di spostamento e di ampliamento (Gazzetta di Modena dell’8 aprile 2016, pag.28: pdf). Questa la sua dichiarazione al quotidiano locale: “Voterò convintamente sì al progetto della nuova sede della Coop, per diversi motivi e non solo perché, negli accordi, è prevista un’erogazione al comune di 2,5 milioni di euro più gli oneri di urbanizzazione, che ci permetterebbero di realizzare l’ampliamento delle scuole medie senza indebitare il nostro Comune. Quello che la Coop sta proponendo è un progetto avveniristico ed ecocompatibile. In ogni caso deciderà su questa variante il consiglio comunale.” La dichiarazione è ovviamente legittima. Ma riflette anche un noto meccanismo psicologico: una volta che una decisione è presa (in modo peraltro formale) non è agevole “aprire” la discussione. Il rischio da scongiurare – certamente per chi siede in consiglio comunale – è quello del semplice management del consenso (o del dissenso). Che è cosa diversa da una discussione “vera”. Quest’ultima presuppone infatti che tutti i partecipanti vi prendano parte con la disponibilità a rivedere la posizione che avevano quando vi sono entrati. Ovvero ad apprendere dagli argomenti prodotti dagli altri partecipanti.

La localizzazione della nuova sede Coop a nord dell’intersezione tra via Circonvallazione e via per Sassuolo (rielaborazione Google Maps)
[2] “Gli psicologi hanno mostrato che quando prendiamo una decisione – come chi sposare o quale lavoro accettare – siamo disposti a considerare le prove contrarie e a valutare le alternative razionalmente, cioè in funzione dei benefici e dei costi, ma una volta deciso – di sposare Susie o di accettare quel lavoro a Beirut – non vogliamo più sentir parlare delle alternative scartate o del possibile lato negativo della decisione presa. A quel punto siamo nella fase strumentale; stiamo mettendo in atto la nostra decisione.” E’ una citazione tratta da uno studio sull’inganno e l’autoinganno del biologo evoluzionista Robert Trivers (vedi; si trova a pag.263) E con riferimento ad un caso reale di decisione di grande portata: “Una volta presa la decisione, non solo non considerarono più le alternative, ma non vollero più essere informati su dati indicanti i potenziali costi – il lato negativo di tutta l’impresa. Esattamente al contrario, evitarono in tutti i modi di considerare questo genere di prove, andando però alla ricerca di prove debolissime per pubblicizzare in modo martellante i vantaggi.” (Trivers, p.263) Spesso il processo decisionale, anche quando riguarda questioni di primaria importanza, ha questa caratteristica: una volta presa la decisione ogni invito a considerare ulteriormente la questione è vissuto come un disturbo, anche laddove fosse assolutamente ragionevole. Ogni ulteriore fase di analisi ed approfondimento dei pro e dei contro rischia di generare insofferenza. E’ un tratto non inusuale della politica anche locale visto che amministrare significa prendere decisioni – se ne trovano esempi trasversalmente (in amministrazioni sia “partitiche” sia “civiche”). Anche la vicenda dell’accordo tra amministrazione comunale di Vignola e Coop Estense per lo spostamento della Coop “I ciliegi” ha caratteri di questo genere (con la delibera n.166/2015 la giunta “ha già deciso”). Eppure, come già ricordato, la decisione sull’accordo di pianificazione spetta al consiglio comunale, non alla giunta. E’ dunque questo che deve, per così dire, “organizzare” la discussione. Stabilendo quali elementi informativi ritiene necessari per valutare i pro ed i contro della proposta di Coop Estense; ipotizzando scenari alternativi (es. in merito al finanziamento di una nuova sede scolastica); insomma, governando tempi e modi (piuttosto che lasciare il “governo” del processo decisionale al sindaco, alla giunta o agli uffici coinvolti).

L’area ipotizzata per la nuova sede del supermercato Coop (foto del 5 giugno 2016)
[3] Se il sindaco può dichiarare (alla stampa) che “voterà convintamente sì” al progetto è (perlomeno) altrettanto legittimo che i restanti 16 consiglieri comunali dichiarino (in consiglio comunale) di ritenere necessario approfondire quegli aspetti ad oggi non adeguatamente considerati e che rappresentano, invece, delle evidenti “criticità”. Il faticoso avvio della discussione in maggioranza ha infatti evidenziato che la decisione della giunta (delibera n.166/2015) è stata assunta in assenza di un “quadro conoscitivo” adeguato alla complessità e “delicatezza” del progetto, come se il finanziamento aggiuntivo di 2,5 milioni di euro facesse premio su ogni altra considerazione. Non c’è motivo per mettere in discussione il fatto che il progetto risponda piamente agli interessi della parte proponente (Coop Estense prima, ora Coop Alleanza 3.0) (vedi). Ma per valutare l’interesse della collettività, ovvero i pro ed i contro di questo progetto di spostamento e di ampliamento, occorre acquisire elementi conoscitivi su diversi aspetti della realtà locale e tradurli in un documento organico da sottoporre al vaglio dei consiglieri (e dei cittadini) al fine di dimostrare (o confutare) che davvero, nelle condizioni date, l’accordo di cui alla delibera n.166/2015 è quanto di meglio si possa offrire alla città. Ma, appunto, per giungere a tale “conclusione” occorre analizzare e valutare diversi aspetti – recuperando un lavoro trascurato dalla giunta municipale (che infatti si è confrontata con la richiesta di questi “approfondimenti conoscitivi” solo quando il tema è stato spostato dal tavolo della giunta a quello della maggioranza). Anche la prima seduta della 3° commissione consiliare dedicata al progetto (tenutasi il 28 aprile scorso: pdf) non ha avuto a disposizione alcun materiale di “analisi”. Comunque, non è indispensabile attendere che il Piano Urbanistico Attuativo (PUA) elaborato da Coop venga sottoposto all’amministrazione comunale (Coop si è impegnata a depositare la documentazione progettuale “nel termine di 5 mesi dalla sottoscrizione dell’accordo” di cui alla delibera di giunta del 28 dicembre 2015) perché il consiglio comunale proceda con l’approfondimento di questi aspetti (ed eventualmente altri):
- scenari circa l’evoluzione della popolazione scolastica vignolese nei prossimi 10-20 anni al fine di stimare il fabbisogno di edilizia scolastica (con particolare riferimento alla popolazione scolastica della scuola secondaria di primo grado – l’ordine scolastico maggiormente sofferente);
- impatto sulla viabilità della localizzazione della nuova sede Coop (in via Circonvallazione, all’altezza della rotatoria all’incrocio con via per Sassuolo – di fronte al supermercato PAM, per intenderci – in una zona che ospiterà anche la nuova scuola!);
- impatto sulla rete commerciale (grande distribuzione e non) dell’ampliamento della superficie di vendita (dagli attuali 2.550 mq ad almeno 4.500 mq) (vedi);
- considerazioni in merito all’ulteriore impermeabilizzazione di più di 2 ettari di suolo in area urbana;
- valutazione di eventuali edifici (nella disponibilità dell’amministrazione comunale o acquisibili a vario titolo allo scopo) da rifunzionalizzare ad edifici scolastici (in alternativa alla realizzazione di un nuovo edificio scolastico);
- analisi di eventuali opzioni alternative di finanziamento dell’edilizia scolastica (alienazione di altre proprietà comunali, indebitamento, ulteriore tassa di scopo, ecc.).

L’area ipotizzata per la nuova sede del supermercato Coop (foto del 5 giugno 2016)
[4] Sino ad ora il governo del processo decisionale – meglio dirlo con chiarezza – è risultato allocato al di fuori del consiglio comunale, l’organo che ha competenza decisionale in materia. Per quanto riguarda i tempi del procedimento deliberativo, ad esempio, lo “schema di accordo” stabilisce che “il comune di Vignola si impegna ad attivare con sollecitudine e comunque entro 1 mese dalla presentazione della documentazione relativa al PUA i necessari procedimenti amministrativi preordinati all’approvazione delle varianti” (punto 6.1, a pag.10 dell’allegato A alla delibera della Giunta Municipale n.166/2015). Ovviamente questo non preclude che il consiglio comunale governi effettivamente modi e tempi del procedimento deliberativo. Anzi, è bene che il consiglio comunale si “appropri” con decisione del governo di questo processo decisionale richiedendo all’amministrazione di produrre le analisi necessarie per poter disporre di tutti gli elementi informativi necessari per prendere questa decisione. Ovviamente nel consiglio esiste una maggioranza che ha una più grande responsabilità nella conduzione di questo procedimento. E’ bene dunque che a partire dal presidente del consiglio comunale Marco Sirotti e dai tre capigruppo di maggioranza (Enzo Cavani per Vignola Cambia, Roberta Amidei per Vignola per tutti, Mauro Minozzi per Città di Vignola) fino agli altri consiglieri di maggioranza e di opposizione ci si appresti a svolgere un ruolo attivo nel modo e nei tempi della “deliberazione” consiliare (piuttosto che lasciare il governo di modi e tempi ad altri – foss’anche il sindaco). E’ bene non nasconderselo, ma anzi dirlo con chiarezza: questa decisione rappresenta un test decisivo sia per la maggioranza “civica”, sia per il funzionamento della democrazia locale. Un test – se così si può dire – di democrazia “deliberativa” (seppure a statuto invariato).
Mi sembra importante sul piano del percorso ricostruire la storia, visto che il comune è un’istituzione e il sindaco è solo pro-tempore. La storia comincia con una proposta di una società partecipata da ICEA per un supermercato alimentare di 1500 mq. sulla stessa area proposta oggi da COOP per un contributo di 2,5 milioni di euro alla costruzione di una scuola che si collocava dove oggi è collocato il Polo della sicurezza (posizione poi bocciata da ASL e ARPA). Anche il quel caso la giunta aveva dato un giudizio positivo dell’accordo portandolo in consiglio. Nel frattempo COOP formalizzò l’intenzione di contribuire con ulteriori 2,5 milioni per la realizzazione di un supermercato in un’area non ancora formalizzata ma individuata nella zona area spettacoli dove poi si collocherà il nuovo polo scolastico. Il consiglio comunale di fronte ad una proposta complessiva di contributo per 5 milioni di euro decise di sospendere ogni decisione nel merito per rimandare la decisione al PSC per una valutazione delle esigenze commerciali dell’Unione (ricordo che allora non c’erano ancora a Vignola i nuovi supermercati PAM, Eurospin, Marco Polo e nuovo Dpiù) e soprattutto ad un bando in cui chiunque potesse presentare le proprie proposte in modo trasparente. Eravamo sul finire della legislatura e la vicenda si chiuse con l’approvazione del documento preliminare del PSC e la predisposizione del bando per le proposte dei privati. L’amministrazione Denti poi congelò ogni decisione sull’argomento e a Smeraldi va comunque il merito di voler riaffrontare il tema. Il problema è prima di tutto di metodo che in caso di urbanistica contrattata diventa sostanza. Prima di tutto senza un bando infatti il consiglio comunale si troverà nell’impossibilità di assumere una posizione, se approvasse l’accordo stabilirebbe un precedente difficile da gestire, al prossimo privato che proponesse la trasformazione di un terreno agricolo a fronte di un contributo per un opera pubblica non potrebbe che dire di sì. Ma l’urbanistica contrattata, specie se al di fuori della pianificazione generale, diventa la deriva più pericolosa dal punto di vista della salvaguardia del territorio. Già la giunta Smeraldi ha approvato infatti un accordo in zona sottoposta a vincolo paesaggistico in zona Tavernelle su richiesta di ampliamento di un’impresa. Quell’impresa per esempio aveva fatto la stessa richiesta nelle osservazioni al PRG ma in quel caso il consiglio aveva respinto la richiesta in quanto mettendo a confronto quella richiesta con tante altre e valutandole alla luce dei criteri di pianificazione aveva deciso di respingere tutte le richieste in zone tutelate. Questo per dire che, le valutazioni, se prese all’interno di un processo di pianificazione in cui prima si stabiliscono regole e criteri e dopo si raccolgono in maniera trasparente le proposte possono portare a decisioni molto diverse. Ma soprattutto le decisioni prese all’interno di un processo chiaro e trasparente possono essere difese e motivate ai cittadini non limitandosi al solo contributo in denaro. Cosa deciderebbe il consiglio se arrivasse Esselunga e proponesse di realizzare un supermercato nel vecchio mercato, o al posto della ceramica alle Sipe alte visto che l’area è all’asta, oppure proponesse un progetto verde di Renzo Piano e non un ignobile capannone con un distributore davanti, oppure visto che ICEA aveva proposto 2,5 milioni per 1500 mq. chi può escludere che la proposta giusta per 4500 mq. di superficie non sia 7,5 milioni di euro e non 2,5 come proposto da COOP. E’ chiarissimo come il consiglio comunale non abbia gli elementi per una decisione di questo tipo, anche perché non sa se ci sia bisogno di questo nuovo supermercato e non conosce gli effetti di 4500 mq. di superficie di vendita e galleria in cui non si vendono solo alimentari, ma libri, farmaci, abiti, calzature, giocattoli, elettrodomestici etc.. come in ogni grande supermercato moderno. Il commercio di vicinato è in grande difficoltà specie a Vignola che aveva un centro commerciale naturale di qualità che sta perdendo colpi importanti, forse si doveva valutare un supermercato nuovo al vecchio mercato, bonificando quell’area ancora ricoperta di amianto in pieno centro e sfruttando il potere attrattivo di un negozio di alimentari di qualità per rilanciare il commercio di vicinato nel centro storico.
Roberto Adani, ex sindaco di Vignola autoreferenziale (vi ricordate l’opuscolo “DIECI”?) sta esagerando.
Non gli è bastato impegnarsi a morte nella campagna elettorale a favore del compagno Gasparini (saltando persino i pasti), sostenendo, in perfetta malafede, la comica teoria del sindaco part-time e così contribuendo in modo significativo alla nostra vittoria.
Non gli è bastato, post-elezioni, contestare, senza giustificazioni, la legittimità dell’ncarico gratuito che ho conferito in materia scolastica al consigliere Chiara Smeraldi, salvo poi ripiegare, davanti alla giurisprudenza unanime, sulla tesi dell’inopportunità dell’incarico. E ricevendo comunque le lodi dei suoi fans (qualcuno scrisse “..per fortuna che ci sonio persone come te…” Un c. della Madonna commenterebbe il mio amico Tullio Ori).
Non gli è bastato lasciarci in eredità alcune convenzioni impresentabil, di dubbia legittimità Prima fra tutte quella con CPL, società cooperativa d’avanguardia, che, una volta finiti i mandati elettorali, ha potuto anche usufruire della preziosa attività di consulenza del nostro ex sindaco (a proposito di opportunità…).
Oggi Roberto Adani si erge anche a paladino e difensore dello sviluppo armonioso della nostra città, dopo averla cementificata in lungo e in largo. E gli ambientalisti puri e duri prendono sul serio le favole che scrive su questo blog.
Cari lettori dovete sapere (Adani lo sa già, a meno che il suo scritto non sia di un omonimo) che, all’epoca, la richiesta dell’impresa commerciale (poi rivelatasi ESSELUNGA) era per una nuova Grande Superficie di Vendita superiore o uguale a 2.500 mq e i 2.500.000 Euro di extra oneri erano stati rapportati a detta superficie. In quel momento tale richiesta non era urbanisticamente perseguibile, in quanto non solo in variante alla pianificazione commerciale comunale (nella quale erasno previsti solo 1.500 mq di vendita), ma ancora più alla pianificazione commerciale provinciale (POIC), che per Vignola prevedeva una sola Grande Superficie di Vendita, già presente (COOP).
La richiesta di ESSELUNGA venne quindi ridimensionata a 1.500 mq di superficie di vendita, e, a quel punto, con parere urbanistico favorevole, venne proposta la variante in Consiglio Comunale per la sola zona del PRG (non per il piano commerciale comunale allora ancora vigente e neppure per il POIC provinciale). L’importo degli extera oneri offerti rimase di 2.500.000, forse perchè ESSELUNGA sperava successivamente di ottenere dalla Provincia anche una specifica variante al POIC.
La molto vaga nota della COOP di intervenire con un procedimento analogo, per ulteriori 2.500.000 Euro, non la si poteve di certo relazionare al procedimento in corso, ma ancor più non la si poteva intendere aggiuntiva (5 milioni?).
Le valutazioni poi fatte in Consiglio sono storia nota (pretese politiche concorrenziali? altro? comunque riferito ed interventi di 1500 mq?, di certo non con motivazioni o pareri urbanistici).
Il susseguirsi poi della normativa commerciale di liberalizzazione e il superamento della normativa commerciale comunale ha poi di fatto reso ancor più inconsistenti le motivazioni assunte all’epoca per il rinvio del procedimento. Non è stata quindi la volontà della Denti ha cambiare orientamento, ma l’evoluzione delle norme. Prova ne sia l’apertura di ben altre strutture commerciali di 1.500 mq senza colpo ferire.
La specificità del procedimento attuale (che in comune con il precedente ha di fatto solo l’area) è che la struttura interessata è proprio quella esistente (COOP), prevista dal POIC e già autorizzabile ad ampliarsi. La variante riguarsa quindi il DOVE, non il quanto. Ciò fa sì che non si possa oggi parlare di principi “concorrenziali” con altre ipotetiche Grandi Superfici di Vendita, in quanto comunque NON ammesse dalla pianificazione sovraordinata.
Restiamo umani e discutiamo delle questioni nel merito, e soprattutto in buona fede.
Caro Mauro, io esprimo le mie opinioni, tu rimani libero di non considerarle, magari capita che non mi ricordi tutti i particolari ma non racconto storie. Tu non hai approfondito a dovere, A suo tempo a Esselunga fu detto fin da subito che non era possibile una struttura commerciale oltre i 1500 mq. e questo infatti era in contenuto della proposta portata in consiglio comunale. Il consiglio comunale respinse quella proposta per diverse ragioni, la prima era la volontà di analizzare tali proposte dentro un processo pianificatorio e non di volta in volta. La proposta Coop fu considerata, dopo una verifica tecnica non strettamente concorrente, ma rimaneva il fatto che Coop avrebbe fatto una proposta analoga appena individuato un terreno, il tema quindi era non stabilire un precedente senza regole e criteri, ma soprattutto al di fuori di una pianificazione che individuasse i luoghi, i modi e le quantità compatibili. Un’altra parte del consiglio comunale era molto preoccupata invece dell’impatto sul commercio di vicinato del centro che mi sembra oggi stia ancor peggio di allora. Un’altra parte del consiglio, le minoranze in quel caso, ritenevano invece il contributo troppo basso. Anche oggi senza un criterio trasparente mi sembra non banale stabilire il giusto contributo. L’area in oggetto passerà da agricola a edificabile, diventerà un’area per attrezzature distributive D4 per la quale la delibera del Comune con cui si chiede ai proprietari di pagare l’IMU prevede un valore minimo di 227,5 €/mq. L’area di 27.459 mq. a seguito dell’accordo con il comune passerà da un valore di 5€/mq. (area agricola) a 227,5 €/mq. area commerciale, da un valore quindi di 137.295€ ad un valore di 6.246.922 €. Il tema è quanto di quella differenza debba andare al comune, se si considera che Coop non debba speculare nemmeno un centesimo sull’area allora il compenso al comune dovrà essere 6.109.627 €, se invece si vuole lasciare il massimo del valore al privato si potrà richiedere solo il 51% dell’aumento di valore (visto che l’interesse pubblico dovrà comunque essere superiore al privato) allora il comune dovrà richiedere un contributo di 3.115.910€. La prima domanda a cui rispondere Mauro quindi è come avete calcolato l’equo contributo di 2.500.000€. Secondo il mio modesto parere le ragioni per cui il consiglio prese quella delibera allora sono ancora tutte attuali, ti ricordo anche che il consiglio (del comune di Vignola non di Adani) nella delibera si impegnava a decidere sulla questione attraverso un bando pubblico nel percorso del PSC, per prima cosa quindi il consiglio di oggi dovrebbe annullare quella decisione e motivare la nuova. Ti ricordo a tal proposito che il magistrato archiviò il procedimento penale attivato da Esselunga ritenendo la decisione del consiglio comunale pienamente legittima. Una piccola precisazione poi, il POIC (piano commerciale provinciale) provinciale non prevede a Vignola una nuova struttura medio-grande (da 2500 a 4500 mq) solo perché c’era e c’è già essendo l’attuale supermercato Coop da sempre 2550 mq. quindi seppur per poco già medio-grande struttura, però il PRG non prevede una nuova localizzazione e quindi pianifica che rimanga dov’è ora. Ma il problema non è la risposta a Coop che ritengo si possa dare ma piuttosto il quanto e il dove ma più di tutto il come, cioè attraverso un procedimento trasparente che dia la certezza che la proposta accettata sia quella che meglio contempla l’interesse pubblico. Per quanto riguarda le questioni personali, mi sembra più importante rispondere ai temi attuali della trasparenza, comunque io penso di aver lasciato ai miei successori un ottimo comune, con un avanzo (per quanto bloccato poi dai patti di stabilità) di diversi milioni, con due nuovi asili nido, due nuove scuole materne e tutte le altre scuole ampliate e completamente ristrutturate, con un progetto di nuovo polo scolastico avviato, su cui ho anche attivato le risorse della tassa di scopo, ma più di ogni altra cosa penso di aver lasciato una struttura sia di Unione che di Comune di elevata qualità, quindi una macchina perfettamente in grado di affrontare le difficoltà del nostro territorio. Sul piano del cemento, non ho mai avuto problemi a riconoscere che in quegli anni si era costruito troppo, ma ricordo che eravamo nella più grande bolla speculativa della storia e di aver applicato un piano regolatore esistente senza aver mai contrattato il territorio, ricordo che il preliminare del PSC da me approvato ma mai portato a termine prevedeva un consumo di territorio di alcuni ettari e che l’attuale amministrazione con due accordi con i privati ha già consumato molto più territorio del nuovo PSC, ma quello che è preoccupante è che lo si faccia con l’urbanistica contrattata senza percorsi trasparenti di scelta. Sei fortunato ad essere in un periodo di tale recessione che la maggior parte dei proprietari chiedono di togliere l’edificabilità ai terreni, ma se appena ripartisse la richiesta di edificazione rischiate di creare i presupposti per un consumo incontrollato del territorio. Avete fatto un accordo di pianificazione con un privato per l’ampliamento di un impresa a Tavernelle in zona di tutela del paesaggio, è un sacrificio importante, ma potrebbe anche essere giustificato, cosa accadrà però ai prossimi che chiederanno di rendere edificabile un terreno, anche in zone tutelate, in questo modo si rischia di costruire precedenti difficili da gestire in modo trasparente. Quindi a mio parere fareste bene a chiudere il PSC affrontando con bandi il tema delle proposte dei privati, valutando in quella sede gli aspetti dello sviluppo e del finanziamento delle opere pubbliche bilanciandole con quelle dell’ambiente. Per il resto non ti preoccupare troppo per i miei pasti, in realtà sono un po’ ingrassato, capisco che non sei abituato ad avere un’opposizione incalzante, ma le questioni poste sono normale e civile dialettica con un cittadino che chiede maggiore trasparenza e di meglio motivare le ragioni delle scelte. Proprio perché stimo diverse persone dell’attuale amministrazione, te compreso, perdo tempo a suggerire qualche consiglio, ma non mi offendo se decidete di fare altro, rendere trasparenti le decisioni però mi sembra un tema importante quanto la partecipazione.
Eh Roberto, porta pazienza, l’uomo é nervoso
Non entro nel merito della discussione, visto che gli argomenti dell’una e dell’altra parte sono chiari. Aggiungo però una considerazione in tema di coerenza programmatica. Roberto Adani nei programmi con cui si è presentato agli elettori ha proposto in modo esplicito il finanziamento della “città pubblica” (es. scuole) con la concessione di nuovi diritti edificatori, ricercando per queste operazioni una loro compatibilità (ovviamente discutibile e discussa). Nel 1999 e nel 2004 la situazione economica (e dunque anche dell’edilizia) era però tutt’altra cosa rispetto ad oggi. Dopo la crisi economica e la sua evoluzione (che per il nostro paese ha assunto la forma di “lunga stagnazione”) il tema del consumo di territorio diventa sempre più inattuale, oltre che critico. In ogni caso la maggioranza civica si è presentata agli elettori con un chiaro principio programmatico: stop al consumo di territorio. E’ dunque paradossale che sia la nuova amministrazione civica a realizzare uno scambio tra consumo di territorio e finanziamento di opere pubbliche, visto che non è questo che sta scritto nel nostro programma. Stiamo dunque realizzando – per così dire – un pezzo del programma dell’amministrazione Adani. Questo non può essere taciuto e neppure negato. La discussione intercorsa tra di voi riguarda invece esclusivamente il “come”. E’ una discussione interessante. Ma per l’amministrazione civica tocca davvero un aspetto marginale, visto che il nostro programma diceva altro.
Per Ivo(?): tranquillo, credo sia più nervoso chi ha perso malamente le elezioni dopo 70 anni
Gentile sindaco, da quello che leggo e in parte vedo coi miei pochi mezzi mi preoccupo.. Lo scambio che lei ha avuto con Adani poche righe sopra é davvero indicativo. Alle pur discutibili osservazioni di Adani ha risposto con una serie di mezzucci che non avrebbero trovato spazio nel manuale di retorica di O. Reboul: dalle allusioni alla campagna elettorale fino alla presa in giro personale stile Travaglio. Con tutto quel po’ di intelligenza che ha nel suo staff comunicazione c’era da aspettarsi di meglio.
In ogni caso non mi sembra che abbia risposto nel merito né a Paltrinieri, né ad Adani. Me ne farò una ragione e non sarà la prima volta. Faccio solo notare che é proprio questo stile che ha consentito a lei e alla sua variegata compagnia di vincere le elezioni scorse che, vale la pena ricordarlo in questo contesto, avete fatto vostre assistendo il PD nel suo suicidio. Certo, Roberto Adani ha contribuito recitando una parte in questa scena, ma quando da ex amministratore pone questioni interessanti su urbanistica, territorio e commercio forse gli si potrebbe dare una risposta più utile (non a lui, ma ai cittadini che Vignola la vivono).
Saluti socialisti
Gentile Ivo socialista, provo a scrivere qualcosa nel merito.
a) la delocalizzazione della Coop comporta il consumo di circa due ettari di terreno che il PRG vigente classifica in zona agricola. A fronte di questo consumo il Consiglio Comunale di Vignola, nel mese di marzo, con apposita variante, ha ricondotto in zona agricola circa 12 ettari di terreno classificati in zone edificabili dal vigente PRG. Alcuni di questi terreni, di fatto, sono coltivati da proprietari o affittuari, e quindi sono da considerarsi agricoli a tutti gli effetti, Viceversa il terreno COOP, anche per la sua posizione, non può essere considerato di fatto terreno agricolo, e, da tempo immemorabile, non è coltivato.
L’intervento, quindi, non verrebbe eseguito senza consumo di territorio, ma comunque sarebbe eseguito largamente a saldo zero di consumo. E in ogni caso
senza toccare le zone autenticamente agricole di cui parla il nostro programma elettorale (impresa Mancini, basse in genere, collina),
b) il c.d. commercio di vicinato è in crisi da tempo, a Vignola come nel resto del territorio del nostro Paese. Tante sono le ragioni. Non ultima la difficoltà dei commercianti di adeguare la loro attività alle mutate esigenze dei c.d. “consumatori”. E di rinnovarsi. Del resto a Vignola sono presenti da tempo alcune strutture medie di vendita che, seguendo il ragionamento corrente, dovrebbero già avere annientato il commercio di vicinato. L’insediamento COOP non costituisce una nuova struttura, ma la delocalizzazione, con ampliamento, di una struttura già esistente.
c) le struttura scolastiche a Vignola sono in grave sofferenza. In particolare la scuola media da tempo è fuori legge, perché ospita un numero di classi superiore a quello massimo consentito dalle norme vigenti. La nostra amministrazione ha proseguito nella realizzazione del polo scolastico progettata dalla precedente amministrazione. E’ stata una scelta sofferta, ma responsabile. Cambiare avrebbe significato perdere i finanziamenti pubblici già concessi Ciò nonostante, le risorse finanziarie che abbiamo a disposizione sono largamente insufficienti per completare l’intervento. Il versamento della somma da parte di COOP, a titolo di extra oneri, in aggiunta agli oneri di urbanizzazione ordinari. ci consentirebbe viceversa di procedere. I c,d, extra oneri sono un istituto
giuridico puntualmente disciplinato dalla vigente normativa nazionale e regionale, che indica anche alcuni criteri generali per la loro determinazione. L’istituto sarà utilizzato anche dai Comuni di Fiorano e Sassuolo per operazioni analoghe a quella vignolese (ampliamento insediamento Sistem e riqualificazione area ex Cisa Cerdisa).
Ovviamente sono in corso approfondimenti degli aspetti che ho elencato e ci sono altri aspetti più complessi da esplorare. La invito al riguardo a seguire e a partecipare al dibattito che i questi mesi si svilupperà in varie sedi
Ricordo peraltro che il sindaco, una volta eletto, assume una grande responsabilità nei confronti di TUTTI i cittadini e di TUTTI gli interessi che sono in gioco.
E quanto ai mezzucci elettorali, di cui Lei fa cenno, rimando l’accusa al mittente, cioè a Roberto Adani. Anche nell’impegno politico, ci sono limiti di correttezza e lealtà che non vanno mai superati. Io credo di non averlo mai fatto.
Buona notte.
Caro Sindaco non entro nei meriti politici ma essendo titolare di un’attività interna alla galleria coop le chiedo che fine faremo tutte le famiglie che vivono del reddito prodotto dalle attività interne alla coop visto che la suddetta coop non farà più una galleria ma solo alimentari ? Lo sa che noi resteremo senza lavoro se voi lo permetterete?
Caro Mauro mi sentirei di precisare alcune cose anche sul piano legislativo. La legge approvata dalla camera sul consumo di suolo definisce « superficie agricola » i terreni qualificati agricoli dagli strumenti urbanistici, sia le aree di fatto utilizzate a scopi agricoli indipendentemente dalla loro destinazione urbanistica, nonché quelle comunque libere da edificazioni e infrastrutture. Anche perché sarebbe alquanto pericoloso non considerare agricoli i terreni incolti, capisci che se bastasse smettere di coltivare un terreno per renderlo edificabile sarebbe la fine dell’agricoltura. Quindi sia i terreni interessati dall’intervento Coop che quelli a cui, su richiesta dei proprietari, è stata tolta l’edificabilità erano tutti gli effetti agricoli in quanto non ancora impermeabilizzati. Sempre la legge afferma infatti che il calcolo del consumo di suolo netto si intende ricavato dal bilancio tra superfici agricole, naturali e seminaturali, in cui si è verificata l’impermeabilizzazione e superfici impermeabilizzate in cui sia stata rimossa l’impermeabilizzazione. Non avendo rimosso l’impermeabilizzazione a nessuna area mi sembra che il saldo di consumo di territorio sia negativo per quasi 6 ettari.
Inoltre Mauro, dici di non voler toccare le zone autenticamente agricole, basse in genere e collina, ma da questo punto di vista i quasi 3 ettari tra Marano e le Tavernette concessi per l’ampliamento della PM sono assolutamente agricoli e per di più tutelati dalla zona paesaggistica delle basse e sono un tutt’uno con l’impresa Mancini che definisci intoccabile.
Sul piano della legittimità, non basta che lo facciano altri comuni per essere certi della legittimità assoluta di un atto a tal riguardo ricordo cosa dice l’Art. 18 della legge urbanistica regionale a proposito degli accordi con i privati: “Gli enti locali possono concludere accordi con i soggetti privati, nel rispetto dei principi di imparzialità amministrativa, di trasparenza, di parità di trattamento degli operatori, di pubblicità e di partecipazione al procedimento di tutti i soggetti interessati, per assumere in tali strumenti previsioni di assetto del territorio di rilevante interesse per la comunità locale condivise dai soggetti interessati e coerenti con gli obiettivi strategici individuati negli atti di pianificazione.” Bastano penso le prime righe dell’articolo a chiarire la necessità di imparzialità, trasparenza e parità di trattamento degli operatori, di pubblicità e partecipazione.
Sul percorso poi, sempre richiamando la legge in approvazione in parlamento, si afferma che “il consumo di suolo è consentito esclusivamente nei casi in cui non esistono alternative consistenti nel riuso delle aree già urbanizzate e nella rigenerazione delle stesse…l’obbligo della priorità del riuso comporta la necessità di una valutazione delle alternative di localizzazione che non determinino consumo di suolo inedificato.”
“I comuni saranno tenuti ad un censimento delle aree inutilizzate disponibili al riuso. Attraverso tale censimento i comuni possono verificare se le previsioni urbanistiche che comportano consumo di suolo inedificato possano essere soddisfatte con gli immobili individuati dal censimento stesso.”
Quindi mi sentirei di consigliare tale censimento, verificando non ci siano terreni edificati inutilizzati (mi vengono in mente Galassini, la ceramica Guglia alla Sipe, il vecchio mercato, L’Italcementi, Le SIPE basse).
Se tali terreni non fossero utilizzabili si dovrebbe procedere ridefinendo gli obiettivi della pianificazione generale. (se ricordo bene il PRG di Vignola non prevede un’area per medio-grandi strutture commerciali e quindi senza una variante l’ampliamento della coop non è possibile
In seguito si potrebbe fare un bando per raccogliere, una volta definiti i criteri di valutazione, tutte le proposte dei privati di consumo di territorio a fronte del finanziamento della scuola. A quel punto si potrebbero stipulare uno o più accordi. Grazie e un caro saluto.
Il progetto ha una sua importanza ma se sarà sottoposto a piano particolareggiato ci sarà occasione di rivederlo, facendo magari un passaggio in consiglio anche se non obbligatorio.
A tale riguardo sarebbe interessante sviluppare un’operazione culturale (se l’architettura in questo paese è ancora cultura) e costringere Coop a indire un concorso di progettazione tra giovani architetti ed ingegneri. Appurato che si tratta di consumo di territorio lascio alla maggioranza la valutazione rispetto al programma e le spiegazione delle ragioni per cui si sia già derogato a questo principio nella variante delle Tavernelle, ma resta da analizzare il confronto con l’interesse pubblico. La via più oggettiva per valutare l’interesse pubblico è la monetizzazione. L’area oggetto di variante ha una superficie di 27.459 mq. e un valore minimo sancito dalla delibera comunale sul valore delle aree di 227,4 €/mq. per un area che diventerà D4. Il valore attuale dell’area agricola è irrilevante, quindi l’aumento di valore generato dalla variante supera i 6 milioni di euro. La teoria vorrebbe che tale valore andasse tutto al comune, visto che da esso è generato. Coop pagherebbe per l’area edificabile il prezzo minimo sancito dal comune. Il primo problema quindi è che Coop offre 2,5 milioni (temo che Coop abbia già pagato l’area molti milioni in più del suo valore agricolo alla ex Coop Icea, ma questo teoricamente è un suo problema ) e se non si vuole incappare in un azione per un possibile danno erariale bisogna motivare come e perché si arriva a tale cifra. In tale valutazione non si tiene conto di un ulteriore valore aggiunto sancito dalla presenza di un distributore di carburante nel progetto . L’interesse pubblico però può avere anche altre forme, che avrebbero dovuto essere esplicitate nella presentazione dell’accordo. Faccio un esempio per spiegarmi, nel progetto sul tetto ci sono delle serre, potrebbero essere gestite dagli anziani che gestiscono gli orti a Vignola, anche il resto del tetto potrebbe essere verde e dedicato ad orto, in questo caso si potrebbe liberare lo spazio occupato attualmente dagli orti per anziani e la nuova scuola potrebbe essere realizzata lì invece di sacrificare il parco della zona Tunnel. Anche il tetto della nuova scuola potrebbe essere verde e dedicato agli orti, in questo modo anziani e ragazzi potrebbero insieme imparare la vecchia ma ancora importante arte dell’orticoltura. Coop da parte sua potrebbe impegnarsi a mettere a disposizione un isola nel supermercato dove scuola e anziani venderanno le proprie verdure a metri zero. Un’integrazione al reddito delle pensioni minime degli anziani e per le scarse risorse delle scuole. Ma si potrebbe fare di più, una delle serre sul tetto della nuova Coop potrebbe essere dedicata a laboratorio, scuola di cucina, in modo da sviluppare per le scuole un’intensa attività di educazione alimentare. Anche perché la logica della norma che consente le varianti in accordo con i privati richiederebbe una forte connessione anche funzionale tra progetto privato e opera pubblica finanziata. Poi come minimo inserirei nell’accordo l’obbligo di Coop a commercializzare prodotti agricoli locali (invece di vendere le ciliegie della Puglia). Già così il progetto assume un altro sapore, comincia ad essere un intervento con una sua unicità che altri faticano a proporre. Questo è solo un esempio per sottolineare che il tema principale non è il progetto del privato ma l’interesse pubblico che ne deriva. Rimane il fatto che la legge urbanistica che consente gli accordi con i privati impone il rispetto dei principi di imparzialità amministrativa, di trasparenza, di parità di trattamento degli operatori, di pubblicità e di partecipazione al procedimento di tutti i soggetti interessati. I soggetti interessati ad una variante in accordo con il comune potrebbero essere anche altri, si potrebbe fare uno sconto sul contributo a chi recupera aree degradate ed inquinate, si potrebbero avere proposte migliorative dell’interesse pubblico proposto, la legge impone di sviluppare un confronto competitivo tra le eventuali proposte. A quel punto, non sul prendere o lasciare 2,5 milioni di euro, si potrebbe anche sviluppare un referendum, con una o più proposte di cui si sia evidenziato l’interesse pubblico. A me piace l’assunzione di responsabilità degli eletti che devono valutare e decidere per l’interesse della comunità, ma se democrazia diretta deve essere come richiede Sergio, ai cittadini deve essere fornito il quadro completo delle valutazioni e delle scelte.
P.s.: In termini di partecipazione al procedimento dei soggetti interessati non dimenticherei i commercianti e gli esercenti carburanti dell’area, anche con loro è necessario discutere e motivare un provvedimento che ha conseguenze importanti su un comparto particolarmente colpito dalla crisi.
Se i tuoi conti vanno bene la COOP si trova da un giorno all’altro una plusvalenza di 6 – 2,5 = 3,5 Milioni di Euro.
Sono proprio fortunati…