Spostare le Due Torri, di Flavio Favelli

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Nonostante l’allargamento di Via Rizzoli, le Due Torri non si vedono bene. Anche stando in mezzo alla strada, l’Asinelli è soffocata dai palazzi e la Garisenda è coperta: queste due grandi colonne arcaiche non si vedono in modo completo e pulito. Bisognerebbe spostarle.
Finita l’era delle Torri Gemelle, ci rimangono queste di Bologna, per la verità più sorelle. Anche se per i bolognesi sono simpatiche e rassicuranti, le Due Torri hanno qualcosa di sinistro e spettrale. Se togliamo la coroncina merlata alla sommità e gli archi con portico alla base dell’Asinelli, comunque postumi, ci appaiono insieme come due pilastri arcaici; oltre che dalle lucine del Natale, i due molititi dall’origine misteriosa, di un minimalismo quasi moderno, sono state addobbate con gabbie di ferro appese, per condannati che si consumavano al vento e al sole.
Bisognerebbe mirarle nella loro solitudine al centro di un grande spazio.
Forse l’irragiungibile fama che ha nel mondo la Torre di Pisa è data proprio dalla sua collocazione, oltre che dalla pendenza, dall’immagine con cui viene sempre presentata, compresa l’introvabile scheda telefonica Sip, che la raffigura quasi isolata, sempre con un prato verde attorno e con un cielo azzuro intenso di sfondo. La gentilezza della struttura e il candore del marmo fanno il resto. Le nostre, invece, rimangono inespresse, quasi soffocate dalla città.

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Piazza VIII Agosto a Bologna (foto Sailko)

Collocarle nel mezzo della piazza dell’VIII Agosto le renderebbe finalmente visibili e l’operazione avrebbe importanti implicazioni: la città acquisterebbe uno nuovo luogo con un vecchio simbolo e la piazza di Porta Ravegnana diventerebbe uno spazio inedito con nuove prospettive: certo il senso di smarrimento sarebbe importante, ma subito compensato dai portici della chiesa vicina, interstizi quasi privati; il vuoto sarebbe solo apparente in un largo fra i più intimi del Paese.
Le due grandi placche-otturazioni in bronzo segnerebbero l’operazione necessaria.
Anzichè una perdita, sarebbe solo uno slittamento di luogo e di senso che porrebbe delle nuove questioni. La città avrebbe due punti di riferimento diversi, ma uniti. Una nuova mancanza e una nuova presenza legate da un fondamentale segno di memoria collettiva. Una specie di Ground Zero ma senza crolli, senza attacchi, senza traumi e senza morti. Non si comprende che il nostro impasse è proprio nei nostri simboli del passato che danno false sicurezze, vani appigli che da tempo hanno perso la loro forza. Sono immagini esaurite che vanno ripensate. Si tratta, quindi, di rompere un incantesimo per rifondare una nuova origine. E non si può certo iniziare dalle altre due T.

Flavio Favelli

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Via Rizzoli (con il cantiere in corso) e sullo sfondo le Due Torri (foto del 20 maggio 2015)

PS Questo testo (scritto nel febbraio 2014, ma inedito) era destinato ad un quotidiano (con il titolo originario “Le Torri del silenzio“). Di questo tema ed altro l’autore parlerà in un prossimo incontro pubblico, nell’ambito dei Mercoledì di S.Cristina, mercoledì 6 aprile, ore 17 (Aula Magna di S.Cristina, Bologna) dal titolo “Le Due Torri. Per una ipotesi di spostamento“(vedi) .

Flavio Favelli vive e lavora a Savigno (Bologna). Dopo la Laurea in Storia Orientale all’Università di Bologna, prende parte al Link Project (1995-2001). Ha esposto con progetti personali al MAXXI di Roma, al Centro per l’Arte Pecci di Prato, alla Fondazione Sandretto di Torino, alla Maison Rouge di Parigi e al 176 Projectspace di Londra. Partecipa alla mostra “Italics” a Palazzo Grassi nel 2008 e a due Biennali di Venezia: la 50.ma (“Clandestini”, a cura di F. Bonami) e la 55.ma (Padiglione Italia a cura di B. Pietromarchi). Nel 2015 l’opera Gli Angeli degli Eroi viene scelta dal Quirinale per commemorare i militari caduti nella ricorrenza del 4 Novembre.

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6 Responses to Spostare le Due Torri, di Flavio Favelli

  1. fruttasdibosco ha detto:

    Spostare le torri? °-°

    • flaviofavelli ha detto:

      Mi spiace che abbia percepito solo la questione dello spostamento, che da un certo punto di vista è solo una scusa, come del resto lo sono molti progetti d’arte.

      • fruttasdibosco ha detto:

        Cioè? Una scusa per cosa? E cosa c’era da percepire? Il fatto di ipotizzare di spostare le torri perchè dove sono ora, come punto focale, rimangono nascoste e invisibili?

  2. Andrea Paltrinieri ha detto:

    Un importante “senso di smarrimento” è da mettere nel conto. Non solo nel caso della sua realizzazione. Ma già anche solo con la proposta. D’altro canto solo ad un pazzo o ad un artista (e dal CV si evince che Favelli appartiene alla seconda categoria) potrebbe venire in mente una tale idea. Che qui viene peraltro adeguatamente motivata, almeno dal punto di vista del paesaggio urbano. Non so dire se la proposta appartiene alla categoria della provocazione o addirittura a quella della performance artistica (qualcuno potrebbe tradurre in “opera d’arte” anche le reazioni dei cittadini bolognesi ad una tale proposta) o ad altro ancora. Indubbiamente la proposta non è realizzabile e comunque non sarà realizzata. Ma è intrigante proprio per il fatto che mette in discussione uno degli elementi indiscussi (e spesso indiscutibili) del paesaggio urbano: la collocazione dei “monumenti” (e nel caso specifico DEL monumento per eccellenza, simbolo della città: le Due Torri).

    Da parte mia, per stare sul piano teorico della proposta vedo una sola controindicazione: lo spostamento delle Due Torri porrebbe un problema di relazione con l’antico monastero di San Michele in Bosco (oggi sede dell’Istituto Ortopedico Rizzoli). La cosiddetta “manica lunga” (un corridoio di circa 165 metri di lunghezza) è stata infatti costruita, nel ‘400, puntando proprio sulla torre degli Asinelli, realizzando in tal modo uno straordinario “effetto cannocchiale”:
    https://amarevignola.wordpress.com/2015/09/20/san-michele-in-bosco-meraviglia-di-bologna/
    Lo spostamento delle Due Torri imporrebbe, al fine di mantenere l’attuale “contatto visivo” (a 1.400 metri di distanza) anche un ri-orientamento del monastero.

    • flaviofavelli ha detto:

      Caro Andrea, questa visione è certamente una visione d’arte.
      Certo che è irrealizzabile e la questione è puramente concettuale.
      Ma il mio fine è quello di sovrapporre le mie immagini che emergono con quello che passa il convento, che spesso, non mi soddisfa (e l’artista non è sempre un insoddisfatto?). Tengo a precisare poi che ebbi uno scambio con l’architetto Glauco Gresleri anche lui non convinto dell’attuale posizionamento.
      Pratico da sempre la pratica del collage-decostruzione che credo sia essenziale -penso sia già un grande risultato riuscire a vedere un’inedita torre più alta senza le “coroncine” – e che credo sia il soggetto della mia opera. Vedo comunque che anche tu non scherzi, stai già in fondo parlando di un ri-orientamento del monastero….

      • Andrea Paltrinieri ha detto:

        Caro Flavio, grazie per lo “spaesamento”. Ne abbiamo continuamente bisogno. Per non abituarci al fatto che la realtà (paesaggistica e non solo) a cui siamo assuefatti è l’unica possibile. Purtroppo non riesco a partecipare alla tua conferenza-colloquio bolognese del 6 aprile. Troveremo comunque modo di conoscerci di persona.

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