Rapporto Istat sull’integrazione scolastica e sociale delle seconde generazioni. E a livello locale?

Il 15 marzo scorso l’Istat ha pubblicato un breve report con i risultati di un’indagine sull’integrazione scolastica e sociale delle “seconde generazioni” (vedi), ovvero degli stranieri nati in Italia o arrivati da piccoli nel nostro paese. Il risultato è inequivocabile: nonostante l’impegno all’integrazione delle istituzioni scolastiche permangono significative disuguaglianze tra alunni italiani e stranieri. L’indagine, di ambito nazionale, ha coinvolto 1.427 scuole secondarie di I e II grado. Vale la pena richiamare alcuni dati emersi visto che, plausibilmente, un’indagine svolta a livello locale metterebbe in luce risultati non troppo dissimili. E’ significativo però che la carriera scolastica degli alunni stranieri non sia conosciuta a livello locale. Sembra quasi che si possa fare a meno di avere una conoscenza sistematica del fenomeno, confidando che le scuole del territorio siano in grado di svolgere al meglio una funzione di “integrazione” (ovvero di forte riduzione delle disuguaglianze, offrendo effettivamente uguali opportunità a tutti) – ma sappiamo che così non è, nonostante l’impegno di tanti docenti. L’ Unione Terre di Castelli (l’ente competente tanto per le politiche scolastiche, quanto per i servizi per l’integrazione degli stranieri), le istituzioni scolastiche, la Fondazione di Vignola (che oggi finanzia per intero, anche in sostituzione degli enti locali, i progetti di qualificazione dell’offerta formativa) sono incapaci di (e sembra pure poco interessate a) predisporre un sistema informativo in grado di monitorare il fenomeno. Con ogni probabilità neppure l’episodio di violenza del 5 gennaio scorso (vedi) è riuscito a dare impulso ad un’attenzione non episodica alle difficoltà di integrazione sociale (e scolastica). Passato il momento dell’attenzione mediatica il tema è ripiombato nell’ombra. Ennesimo indicatore della bassa performance della politica locale (da anni poco attenta al problema: vedi).

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Gli alunni stranieri, compresi quelli nati in Italia, al termine dell’anno scolastico vengono respinti con maggiore frequenza di quelli italiani. Infatti, mentre solo il 14,3% degli studenti italiani ha dichiarato di aver ripetuto uno o più anni scolastici, per gli alunni stranieri tale quota arriva al 27,3%. Tuttavia, emerge una notevole differenza tra gli stranieri nati in Italia – che fanno registrare percentuali più vicine a quelle degli italiani, rispettivamente 18,7% e 14,3% – e quelli nati all’estero, i quali nel 24,2% dei casi hanno ripetuto un anno scolastico e almeno due anni in quasi il 7% (Figura 2).” (p.3)

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La quota di coloro che hanno dovuto ripetere uno o più anni scolastici è, come ci si poteva attendere, più elevata nelle scuole secondarie di secondo grado (Prospetto 3). Per gli italiani quasi il 22% ha dovuto ripetere almeno un anno scolastico; nel caso degli stranieri nati in Italia la percentuale sfiora il 29% e per i nati all’estero supera il 37%.” (p.3)

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L’indagine analizza diversi altri aspetti interessanti. Evidenzia una minore propensione degli stranieri a frequentare i compagni di scuola al di fuori dell’orario scolastico. Ma anche un “sentirsi italiani” che caratterizza circa la metà dei ragazzi stranieri nati in Italia o giunti in piccola età nel nostro paese. Ed altri aspetti ancora.

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E’ davvero singolare che l’Unione Terre di Castelli non si sia sin qui impegnata nell’organizzare una conoscenza sistematica della condizione scolastica dei giovani stranieri (nonostante il tema sia stato posto più volte – qui una interrogazione fatta nel 2008 dal sottoscritto, in qualità di consigliere dell’Unione: pdf). Ed è ugualmente singolare che la Fondazione di Vignola eroghi circa 300mila euro all’anno al sistema scolastico locale (una parte non trascurabile di tali risorse è destinata a progetti volti all’integrazione degli stranieri) senza preoccuparsi di verificare l’impatto dei propri finanziamenti. Sarebbe ora di superare una tale modalità naif di impostare le politiche locali, predisponendo invece un corretto processo di indirizzo – controllo – rendicontazione. Con a monte un minimo impegno conoscitivo.

PS “L’integrazione delle seconde generazioni. Stranieri oggi, italiani domani?” è il titolo del convegno che l’Istat organizza, in collaborazione con il Consiglio Nazionale delle Ricerche, e che si terrà il 21 marzo 2016 alle ore 9.30 presso l’Aula Marconi del CNR, Piazzale Aldo Moro 7, Roma (vedi). Non sarebbe male se qualche amministratore locale in cerca di ispirazione vi prendesse parte.

3 Responses to Rapporto Istat sull’integrazione scolastica e sociale delle seconde generazioni. E a livello locale?

  1. Rosanna Sirotti ha detto:

    Probabilmente le mie considerazioni sono da vecchia docente che ha avuto una esperienza solo marginale di integrazione scolastica. mi sono infatti occupata molto tempo fa di fanciulli provenienti dal Nord Africa e immessi a tamburo battente nelle classi con tutte le complicazioni derivanti dalla non conoscenza della lingua. Mi sono pertanto convinta che abbiamo sbagliato. Bene hanno fatto i tedeschi facendo frequentare a questi studenti un anno propedeutico per lo studio della lingua e della storia della nazione nella quale sarebbero vissuti. Non sarebbe stato un anno perso,anzi, avrebbero evitato tanti ritardi o bocciature ed anche la dispersione scolastica. La conoscenza della lingua avrebbe inoltre favorito i rapporti con i ragazzi del luogo creando una vera integrazione. E’ risultato evidente che la scuola non può fare tutto da sola.

  2. Andrea Paltrinieri ha detto:

    Quello che evidenziano i dati dell’indagine Istat, ma anche di altre indagini, è il permanere di un gap tra studenti italiani e studenti stranieri. Ovviamente questo dato sollecita l’approntamento di nuove politiche, innanzitutto scolastiche (ma non solo) – se si vuole prendere sul serio l’impegno ad offrire a tutti uguali opportunità, uguali chances.

    “Il divario scolastico tra nativi e immigrati in Italia è in gran parte spiegato dalla padronanza della lingua e dalle differenti condizioni socio economiche”, cos’ conclude una breve valutazione di Giorgio Brunello e Maria De Paola su LaVoce.info:
    http://www.lavoce.info/archives/40125/la-scuola-degli-immigrati/

    E’ chiaro che gli enti locali non dispongono le leve per affrontare il problema nella sua complessità. Ma questo non vuol dire che non possano fare nulla. Da qualche anno non è più l’Unione Terre di Castelli che finanzia i progetti di qualificazione dell’offerta formativa delle scuole del territorio (i trasferimenti dell’Unione sono stati azzerati a seguito delle restrizioni di bilancio), ma la Fondazione di Vignola. Una parte dei circa 300mila euro di erogazioni annuali sono destinati a progetti di potenziamento dell’apprendimento per alunni svantaggiati (stranieri, ma non solo). Ma in assenza di un adeguato sistema di rendicontazione – che ad oggi non c’é (e questo è anche responsabilità della Fondazione di Vignola) – non siamo in grado di dire quanto efficaci siano questi interventi. E’ chiaro che bisognerebbe partire da qui. Ma confesso che non vedo amministratori sensibili al tema, né in Fondazione, né negli enti locali.

  3. Andrea Paltrinieri ha detto:

    Anche i dati del MIUR testimoniano di un significativo gap tra studenti stranieri e studenti italiani. Che si riduce – è vero – ma assai lentamente. Intanto i dati sulla presenza: “Nel 2014/15 sono 291.782 gli alunni stranieri iscritti alle scuole primarie (10,4% del totale), 187.357 gli studenti nella scuola secondaria di secondo grado (7% del totale), 167.068 gli allievi nelle secondarie di primo grado (9,6%) e infine 167.980 i bambini nelle scuole dell’infanzia (10,2%).” Quindi sulla “performance” scolastica: “sono confortanti i dati sulla diminuzione di alunni stranieri che hanno risultati scolastici insufficienti: dal 40,7% del 2010/11 si arriva al 34,4% nel 2014/15, anche se l’anno scorso il fenomeno rimane rilevante, poiché sono in ritardo quasi la metà dei 14enni, il 62,7% dei 15enni e i due terzi degli ultrasedicenni. Tuttavia, quando si tratta di promossi e bocciati il divario tra italiani e stranieri resta elevato in tutti gli ordini di scuola, soprattutto nelle secondarie di secondo grado.”
    Qui l’articolo di la Repubblica di oggi, 11 maggio 2016:
    http://www.repubblica.it/scuola/2016/05/11/news/scuola_alunni_stranieri_in_aumento-139558284/

    Qui invece il Rapporto realizzato dalla Fondazione ISMU:
    http://www.ismu.org/2016/05/alunni-cni-rapporto-nazionale-2014-2015/

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