Splendida la nuova Galleria Estense a Modena!

Giovan Francesco Barbieri detto il Guercino (Cento 1591-Bologna 1666), Venere, Marte e Amore, 1633

Giovan Francesco Barbieri detto il Guercino (Cento 1591-Bologna 1666), Venere, Marte e Amore, 1633

Il nuovo allestimento della Galleria Estense (a Palazzo dei Musei, Modena) consente ora di apprezzare adeguatamente un patrimonio artistico (dipinti, sculture, altri oggetti) davvero notevole. La raccolta artistica, pure ampliata (609 opere in mostra, circa 50 in più che in passato), è di nuovo accessibile al pubblico: ha riaperto il 29 maggio 2015 dopo la forzata chiusura a seguito del terremoto del 2012 (vedi). Oltre ai grandi capolavori – di Bernini, Velazquez, Guido Reni, Correggio, El Greco, Cosmè Tura – numerose sono le opere importanti che meritano l’attenzione del pubblico. Nel corso del post ne segnalo dieci che mi hanno particolarmente colpito. Nel 2015 la Galleria Estense ha avuto 24.131 visitatori (il dato è riferito al periodo dal 29 maggio a fine anno). Un dato incoraggiante. Ma come ha ricordato il nuovo direttore delle Gallerie Estensi Martina Bagnoliin termini assoluti sono cifre ancora basse rispetto alle potenzialità di queste collezioni” (vedi). Considerato che, come in tutti i musei statali, la prima domenica di ogni mese l’ingresso è gratuito (e l’orario di apertura è ampliato) questo post vuole essere anche un invito alla visita. Non fatevi scappare questa occasione!

Giovan Francesco Caroto (Verona 1480ca-1555), Madonna col Bambino e San Giovannino, 1501 (particolare)

Giovan Francesco Caroto (Verona 1480ca-1555), Madonna col Bambino e San Giovannino, 1501 (particolare)

[1] Secondo i dati del Mibac (Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo) i visitatori di musei, monumenti e aree archeologiche statali in Emilia-Romagna sono stati, nel 2014, complessivamente 916.530 (385.805 paganti e 530.725 non paganti). Sul complesso nazionale non è molta cosa: i musei statali dell’Emilia-Romagna incidono per circa il 2,2% sul totale dei visitatori in ambito nazionale, che nel complesso sono circa 40 milioni (per intenderci: la sola Galleria degli Uffizi di Firenze, che nella graduatoria nazionale per visitatori si trova al terzo posto, nel 2014 ha avuto il doppio dei visitatori rispetto all’intera Emilia-Romagna – parliamo sempre solo dei musei statali).

Albrecth Bouts (Lovanio 1451/1455-1549), San Cristoforo, 1485 ca

Albrecth Bouts (Lovanio 1451/1455-1549), San Cristoforo, 1485 ca

Al di là dei diversi valori artistici in campo, è comunque vero che – come ha affermato il direttore della Galleria Estense – le potenzialità delle collezioni d’arte di Modena e delle città dell’Emilia-Romagna non sono ancora adeguatamente sfruttate. Il restyling della Galleria Estense è indubbiamente un prerequisito necessario per centrare questo obiettivo ed in effetti il nuovo allestimento, anche più spazioso, offre una possibilità di fruizione incomparabilmente superiore a quella offerta dalla vecchia Galleria. La nuova illuminazione consente di apprezzare finalmente le opere. I “capolavori” (a partire dal busto di Francesco I d’Este scolpito da Gian Lorenzo Bernini, 1651, che accoglie i visitatori) sono adeguatamente enfatizzati.

Giovan Francesco Maineri (Parma doc.1489-1506), Cristo portacroce, 1500-1505 ca (particolare)

Giovan Francesco Maineri (Parma doc.1489-1506), Cristo portacroce, 1500-1505 ca (particolare)

[2] In Emilia-Romagna il sito archeologico statale maggiormente visitato nel 2014 è stata la Basilica di Sant’Apollinare in Classe (166.728 visitatori). Segue la Fortezza di San Leo (73.179), il Teatro Farnese a Parma (68.679), l’Abbazia di Pomposa (65.127), il Mausoleo di Teodorico a Ravenna (64.532), il Castello di Torrechiara in provincia di Parma (63.590). Pinacotche e Gallerie con opere d’arte seguono distanziate. Al primo posto, fatto singolare, non sta la Pinacoteca Nazionale di Bologna (50.839 visitatori), ma la Galleria Nazionale di Parma (61.299 visitatori) – di alcune sculture della fine del XII sec. in esse contenute abbiamo parlato in passato (vedi).

Numero di visitatori alle principali Pinacoteche o Gallerie d'arte statali in Emilia-Romagna. Anni 2010-2014 (dati Mibac). Per la Galleria Estense si evidenzia la chiusura da metà 2012.

Numero di visitatori alle principali Pinacoteche o Gallerie d’arte statali in Emilia-Romagna. Anni 2010-2014 (dati Mibac). Per la Galleria Estense si evidenzia la chiusura da metà 2012.

Segue a significativa distanza la Pinacoteca Nazionale di Ferrara (21.391; ma 30.394 nel 2015). Mentre, plausibilmente, la Galleria Estense di Modena si colloca in posizione intermedia (i dati del 2014 non ci sono visto che essa era chiusa per i lavori di ripristino dopo le lesioni causate dal sisma del 2012; i primi dati del 2015 fanno comunque sperare in una crescita dei visitatori rispetto al periodo pre-terremoto: 24.131 visitatori in 7 mesi).

Giovanni Battista Cima detto Cima da Conegliano (Conegliano 1459 ca-1517 ca), Compianto sul Cristo morto con i santi Francesco e Bernardino, 1502-1505 ca (particolare)

Giovanni Battista Cima detto Cima da Conegliano (Conegliano 1459 ca-1517 ca), Compianto sul Cristo morto con i santi Francesco e Bernardino, 1502-1505 ca (particolare)

A ben vedere si tratta però di numeri straordinariamente bassi. Basti pensare che la Rocca di Vignola ha più di 40mila visitatori l’anno (certo, l’ingresso è gratuito) o che il Museo dell’Aceto Balsamico Tradizionale di Spilamberto ne ha circa 15mila. Si tratta dei due principali “attrattori culturali” sul territorio dell’Unione Terre di Castelli. Ma non c’è alcun dubbio che dal punto di vista del valore artistico del patrimonio di opere d’arte la Galleria Estense (e le altre Gallerie o Pinacoteche nazionali della Regione) si collochino ad un livello assai superiore. Il tema è dunque quello di come accrescerne la capacità di attrazione (inutile insistere sulla penuria di “politiche culturali”, almeno nella realtà modenese: vedi).

Antonio Allegri detto il Correggio (Correggio 1489-1534), Madonna col Bambino (Madonna Campori), 1517-1518

Antonio Allegri detto il Correggio (Correggio 1489-1534), Madonna col Bambino (Madonna Campori), 1517-1518

[3] Sono da tempo convinto che i musei italiani non vadano più gestiti solo come luogo di conservazione e di esposizione del patrimonio artistico. Valorizzandolo meglio debbono diventare luoghi di produzione e diffusione di cultura. Questo è l’unico modo per superare l’handicap che le mostre permanenti hanno nei confronti delle esposizioni temporanee (a Bologna una di quelle con maggiore successo in termini di visitatori, con solo 37 dipinti del XVII secolo olandese: vedi). Si tratta dunque di produrre con regolarità eventi che consentano di focalizzare l’attenzione del pubblico, in modo selettivo e mirato, su singole opere, su percorsi tematici, su singoli autori – a partire dal patrimonio già esposto o anche di quello solo conservato. A macchia di leopardo vi sono esperienze che già oggi incarnano o prefigurano questo modello di museo che arricchisce la funzione espositiva con una funzione “rafforzata” di vera e propria produzione culturale.

Antonio Begarelli (Modena 1499-1565), Madonna col Bambino, 1540 ca

Antonio Begarelli (Modena 1499-1565), Madonna col Bambino, 1540 ca

[4] Il Museo Civico Medievale di Bologna (in collaborazione con altre istituzioni culturali cittadine) ha ad esempio organizzato nei propri spazi (all’interno del Lapidario) una mostra temporanea (avrà termine il 28 marzo 2016) sul tema delle Confraternite bolognesi tra medioeva ed età moderna, con uno sguardo particolare a quelle di Santa Maria della Vita e di Santa Maria della Morte (vedi). In questo modo fa emergere proprie opere e documenti (presentati in modo unitario assieme a materiali di altre istituzioni, altrimenti dispersi nella città) e consente una presentazione di un fenomeno storico peculiare, offrendo una fonte ulteriore di conoscenza sulla storia cittadina.

Annibale Carracci (Bologna 1560 - Roma 1609), Venere e Amore, 1592

Annibale Carracci (Bologna 1560 – Roma 1609), Venere e Amore, 1592

Questa modalità potrebbe essere declinata anche nel contesto di un museo d’arte. Ad esempio facendo emergere, tramite “mostre temporanee”, “laboratori” o “cicli di conferenze”, il corpus delle opere, particolarmente significativo nel caso della Galleria Estense, di Niccolò dell’Abate, di Guercino, di Antonio Begarelli o altri. Oppure istituendo confronti tra artisti. Realizzando approfondimenti biografici e critici. Interrogandosi sulla signoria estense come luogo di produzione artistica nel XV, XVI e XVII secolo. Ecc.

Gian Lorenzo Bernini (Napoli 1598 - Roma 1680), Busto ritratto del duca Francesco I d'Este, 1651

Gian Lorenzo Bernini (Napoli 1598 – Roma 1680), Busto ritratto del duca Francesco I d’Este, 1651

Tali eventi potrebbero svolgere sia una più generale funzione di comunicazione e richiamo verso il museo che li ospita (visto che la comunicazione sugli eventi richiamerebbe l’attenzione anche sul museo che li contiene); sia quella di essere dei veri e propri “dispositivi” di produzione culturale, ovvero di produzione e diffusione di conoscenza (sull’arte). Se guidate da esigenze chiare, di tipo didattico, informativo o di confronto culturale, anche nuove applicazioni tecnologiche potrebbero essere d’ausilio per rinnovare la capacità dei musei di interloquire con i loro pubblici diffusi (insomma con un approccio problem-driven, anziché technology-driven).

Carlo Cignani (Bologna 1628 - Forlì 1719), Flora, 1680 ca

Carlo Cignani (Bologna 1628 – Forlì 1719), Flora, 1680 ca

[5] L’innovazione del dispositivo museo dal punto di vista della capacità di produrre culturale è da tempo un compito a cui si dovrebbe lavorare. Ad oggi le realizzazioni innovative ed efficaci sono in numero limitato (la più innovativa esperienza bolognese – il Museo della storia di Bologna realizzato dalla Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna: vedi – non è del tutto convincente). Qualche timido tentativo, anch’esso non riuscito, l’abbiamo visto anche localmente – mi riferisco alle audioguide con presentazione teatralizzata della Rocca di Vignola (vedi). In assenza di modelli consolidati, almeno in Italia, è di fondamentale importanza la qualità del lavoro di analisi, definizione degli obiettivi, progettazione. Anche per questo motivo è urgente, a livello locale, superare l’attuale fase di anarchica frammentazione dei musei e dei luoghi della cultura (vedi). Se insistiamo a progettare e realizzare iniziative sulla micro-scala comunale continueremo a produrre esiti sub ottimali – sarebbe ora che gli amministratori locali aprissero gli occhi su questa desolante realtà. Ma si tratta di un discorso che sta bene sviluppato altrove. Il messaggio di chiusura di questo post è molto più semplice: andate a visitare la nuova Galleria Estense di Modena (vedi). E’ davvero un’esperienza entusiasmante!

Al centro Guido Reni, Crocifisso, 1639. Sulla sinistra (di chi guarda) opere di Guercino. A destra un altro Guido Reni.

Al centro Guido Reni, Crocifisso, 1639. Sulla sinistra (di chi guarda) opere di Guercino. A destra un altro Guido Reni.

PS I dati del Mibac sui visitatori a musei ecc. sono disponibili qui (vedi). Qui i visitatori 2014 per singola sede, sia in Emilia-Romagna che nel resto del paese (pdf). Qui la “top 30” del 2014 in termini di numero di visitatori (in sedi a pagamento): pdf. Unica nota dolente della mia visita alla Galleria Estense (avvenuta sabato 13 febbraio – le foto a corredo del post sono state scattate in quell’occasione) riguarda il Punto informativo-bookshop a piano terra di Palazzo dei Musei. Esso provvede alla vendita anche dei volumi realizzati dalla Galleria Estense, ma non consente il pagamento con bancomat/carta di credito (bensì solo contanti)! Ho dunque mandato un’e-mail di segnalazione al sindaco di Modena Giancarlo Muzzarelli: “L’impossibilità di pagare con bancomat o carta di credito è un handicap che va superato al più presto, se si vuole offrire un servizio da città europea. Confido che la tua amministrazione sappia provvedere al più presto.” Vedremo.

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