A fine 2015 è giunto a compimento un piccolo grande ribaltone per quanto riguarda le “grandi opere” bolognesi (per quanto distante, la cosa riguarda anche noi). Dopo dodici anni di discussione e studi di fattibilità è stato bocciato il progetto di realizzare il “Passante Nord” autostradale, ovvero l’aggiunta di un nuovo tratto autostradale (37,5 km) a nord della città al fine di decongestionare l’attuale anello autostradale incastonato nella tangenziale di Bologna. A trainare il fronte del no, da sempre presidiato da comitati cittadini ed anche da un agguerrita, ma minoritaria, parte del PD bolognese (vedi), sono stati i sindaci dei comuni interessati. Che infine sono riusciti a trascinare dalla loro un riluttante Virginio Merola, sindaco di Bologna. E ad imporre questa decisione nei confronti di una giunta regionale che invece avrebbe visto di buon occhio la realizzazione del “Passante”. La proposta alternativa (al momento in fase di valutazione) prevede invece l’allargamento dell’autostrada e della tangenziale nella sede attuale. Meno asfalto (e meno cemento) è un buon principio. Specie quando, come in questo caso, il progetto risultava superato da una diversa visione urbanistica (come ha chiaramente spiegato l’assessore comunale Patrizia Gabellini: pdf). Il fronte degli oppositori al progetto esibisce motivazioni diverse e non può essere certo considerato portatore di una marcata sensibilità ambientale, tuttavia la decisione va nella giusta direzione. E può forse essere intesa anche come il segno di un processo di apprendimento all’interno del PD.

la Repubblica – Bologna, 19 febbraio 2015, pag. 3.
[1] Patrizia Gabellini, urbanista di mestiere e temporaneamente assessore all’urbanistica a Bologna l’ha detto con la massima chiarezza: “Non si può non vedere con grande perplessità un intervento infrastrutturale che porta a impermeabilizzare tanto suolo. Tra l’altro il più fertile d’Italia.” – così in un’intervista a la Repubblica – Bologna il 19 febbraio 2015 (pdf). Allora era una delle non numerose voci fuori dal coro. Oggi quella posizione si è tradotta in decisione, anche se a seguito di un percorso più tribolato e più tortuoso del dovuto. Comunque, sempre nella medesima intervista, l’assessore Gabellini richiamava lo scarto intervenuto con la filosofia progettuale di dodici anni prima (il primo studio di fattibilità è del 2003): “Allora si legava a un’operazione di decentramento di alcune funzioni cittadine come la Fiera e l’Università. In questa visione, il Passante faceva da supporto a una tale trasformazione”. Complice la crisi economica ed il ripensamento del modello di città – città compatta anziché città diffusa – oggi la filosofia progettuale del Passante Nord è decisamente superata: “dal punto di vista urbanistico, il Passante Nord è quantomeno superato” (pdf). E questo ha anche fatto meglio apprezzare i costi ambientali di un siffatto progetto. Se a tutto questo sommiamo l’insoddisfazione per tratti del tracciato e per l’incertezza delle opere accessorie e di mitigazione ambientale diviene comprensibile la contrarietà di tutti (tutti!) i sindaci dei comuni bolognesi attraversati dal nuovo tracciato. Che pertanto si sono fortemente opposti all’opera. Riuscendo infine a centrare l’obiettivo dell’affossamento del Passante Nord (e del rilancio di una proposta alternativa in passato scartata). Cosa che è avvenuta tra novembre e dicembre 2015.

I tracciati dei diversi progetti e (in basso) la sezione dell’attuale sede autostrada/tangenziale con l’ipotesi di allargamento (da Il Resto del Carlino – Bologna del 12 novembre 2015)
[2] Per tutto il 2015 l’assessore regionale alla mobilità Raffaele Donini aveva difeso il progetto del Passante Nord. Ad aprile 2015, per rintuzzare l’opposizione al progetto, la sua parola d’ordine era “Sì al Passante o perdiamo 1,3 miliardi di euro” – si veda l’intervista rilasciata al Corriere di Bologna e pubblicata il 17 aprile 2015 (pdf). Mentre lo stesso concetto era ribadito ad ottobre 2015. Anzi, in quel periodo, risultando oramai manifesta l’opposizione allo studio di fattibilità da parte dei sindaci dei comuni interessati (era stato presentato loro da Autostrade per l’Italia Spa a settembre) l’assessore Donini provava ancora a bypassare quell’opposizione, affermando: “Non ci potrà essere alcun potere di veto. Decidono tutti i comuni [della città metropolitana], non solo quelli interessati dal tracciato” (così sul Corriere di Bologna del 13 ottobre 2015: pdf). Il “colpo di teatro” ha luogo però ad inizio novembre 2015 quando in sede di partito (non in una più consona sede istituzionale!) i sindaci dei comuni interessati (tra cui Irene Priolo, sindaca di Calderara, nonché assessore alla mobilità della città metropolitana – qui un suo intervento: vedi) sottoscrivono un documento contro il Passante Nord, ottenendo il consenso del sindaco di Bologna e del segretario provinciale del PD. Di fronte a ciò l’assessore Donini non può che prendere atto della bocciatura del progetto.

Corriere di Bologna, 13 ottobre 2015.
[3] Contestualmente viene anche abbozzato un “piano B” visto che risulta imperativo non perdere il finanziamento dell’opera (1,28 milioni di euro) e che occorre comunque risolvere la strozzatura autostradale bolognese. Ha in effetti buon gioco Il Sole 24 Ore del 12 novembre 2015 a ricordare che un’opera autostradale di rilevanza nazionale non può essere decisa solo “tra Castenaso e Calderara”. Comunque, un piano B esiste ed è al momento al vaglio della società Autostrade (e del Ministero delle infrastrutture): allargamento “in sede” sia dell’autostrada (oggi a due corsie più corsia d’emergenza; verrebbe portata a tre corsie più corsia d’emergenza per senso di marcia), sia della tangenziale (oggi a due corsie; verrebbe portata a tre corsie più corsia d’emergenza per senso di marcia). Ne verrebbe fuori una lingua d’asfalto di complessive 16 corsie (si veda la descrizione di questo progetto alternativo sul Corriere di Bologna, 13 novembre 2015, pag.2: pdf). Una soluzione che consentirebbe di reggere il carico atteso di (complessivi) 166mila veicoli al giorno al 2025 (contro i 152mila di oggi che già mettono sotto stress le attuali infrastrutture). E che avrebbe il pregio di evitare di consumare ulteriore terreno agricolo. Oltre a più brevi tempi di realizzazione (solo 5 anni anziché 10) e minore spesa (con l’impiego delle risorse ‘avanzate’ per realizzare un’eventuale tramvia stazione FS-FICO: vedi). Come osservano gli oppositori di lunga data al progetto: “Si riconosce finalmente che il Passante costa più di quello che risolve, rispetto a un intervento sulla Tangenziale” (vedi). Intanto il ministro Delrio informa che lo “studio di prefattibilità”, atteso “assolutamente prima che finisca la primavera” 2016, consentirà di confrontare le soluzioni ad oggi prefigurate, trovandone una “capace di andare incontro alle obiezioni sollevate” (così su la Repubblica Bologna del 30 gennaio 2016, pag.2). Vedremo.
In realtà, per fortuna, sono mesi che viene messo sul tavolo il progetto del raddoppio “verticale”, che non sono sicuro di aver ritrovato in quanto scrivi (ma di sicuro sbaglio). Sono dell’idea che il grosso limite della visione politica degli ultimi anni sia di non avere la capacità di essere davvero visione, e quindi di fermarsi a strade già battute, senza fantasia. In questo senso credo che gli amministratori, indipendentemente dal colore politico, debbano avere una idea chiara, ma una disponibilità ad accogliere e a scoprire quello che non conoscono. La storia del passante nord è un evidente esempio di mancanza di ascolto.
Non conosco i progetti alternativi in dettaglio, tra cui quello della “sopraelevata in sede”. So però che tre proposte alternative al Passante Nord sono state illustrate in un incontro pubblico a Bologna il 14 novembre scorso (iniziativa dell’associazione PerDavvero – Il PD che vogliamo a Bologna, il cui coordinatore dell’area urbanistica è Andrea De Pasquale). Le tre proposte alternative erano:
– allargamento in sede (illustrata dal Comitato per l’alternativa al Passante);
– sopraelevata in sede (illustrata dai progettisti Bruno Barattini, Marco Fina, Alessandro Uberti);
– la piattaforma unica (illustrata da Luigi Napoli, direttore tecnico RomaMetropolitane).
Proprio in quei giorni i sindaci dei comuni attraversati dal Passante Nord hanno “ufficializzato” la loro contrarietà al progetto, innescando la valanga.
Su la Repubblica – Bologna di ieri (3 febbraio) il sindaco di Bologna Virginio Merola annunciava che il progetto preliminare del nuovo passante (da lui ribattezzato “Passante di mezzo”) arriverà entro marzo. Tempi stretti funzionali anche alla campagna elettorale bolognese (le elezioni comunali a Bologna si terranno a maggio 2016). Come riportato nel post il progetto a cui si sta lavorando è quello di un allargamento in sede sia dell’autostrada (3 corsie + corsia d’emergenza), sia della tangenziale (3 corsie + corsia d’emergenza), in quest’ultimo caso forse limitato al tratto tra uscita 3 e uscita 9. Per questo nel post non ho citato le altre alternative sinora messe in campo (tra cui la sopraelevazione).
Ulteriore aspetto che meritava di essere meglio presentato ed enfatizzato è il fatto che la decisione di abbandonare il progetto del Passante Nord (progetto che mi è sempre parso una follia) è stata assunta in sede extra-istituzionale, ma in sede di partito. Il che significa che la valutazione di dettaglio costi/benefici delle diverse opzioni non è agli atti e non è pubblica. Infine della contrarietà all’abbandono del Passante Nord da parte delle associazioni economiche (ma anche della CISL) non è neppure il caso di insistere. Segno solo della loro arretratezza culturale e dell’interesse esclusivo alla quantità degli investimenti (non alla qualità).
“È stato siglato l’accordo finale sul Passante di Bologna: il progetto iniziale esce arricchito dal confronto pubblico a cui hanno partecipato 700 cittadini. Il progetto presenta, oltre al potenziamento del sistema tangenziale-autostradale bolognese, anche opere fondamentali per il territorio, prevede, tra le altre cose, più verde, nuove piste ciclabili, riqualificazione di sottopassi e svincoli, nuove rotonde e il completamento di opere stradali dell’area metropolitana. Il confronto pubblico ha restituito dunque un progetto capace di rispondere in maniera puntuale alle esigenze del territorio, una concreta opportunità di ripensare l’infrastruttura non più come cesura ma come elemento di ricucitura del territorio.
IL PROGETTO
È previsto l’ampliamento in sede del sistema tangenziale, dall’interconnessione dello svincolo 3 del “Ramo Verde” fino alla barriera di San Lazzaro, per uno sviluppo pari a 13,2 km mediante la realizzazione di una piattaforma a tre corsie per senso di marcia più quella d’emergenza sia per l’A14 che per le complanari (allargamento complessivo di soli 13 metri). Nel tratto a cavallo dell’interconnessione con l’A13, nello specifico tra lo svicolo 6 e lo svincolo 8, si prevede l’ampliamento a quattro corsie più emergenza delle complanari (allargamento complessivo di soli 20 metri). Si prevedono interventi di miglioramento degli svincoli mediante il potenziamento delle rampe e l’adeguamento delle intersezioni attraverso l’inserimento di rotatorie.
L’accordo prevede inoltre interventi di completamento della rete viaria a livello metropolitano: il potenziamento e completamento della Intermedia di Pianura con svincolo sull’A13; il lotto 3 dell’asse Lungo Savena; il Nodo di Funo: accessibilità a Interporto e Centergross; il secondo lotto del nodo di Rastignano (finanziato e realizzato nel Patto per Bologna); la Complanare Nord e il nuovo svincolo di Ponte Rizzoli.
I TEMPI
L’avvio dei lavori per realizzare il Passante di Bologna è previsto per la fine del 2017. La fine dei lavori è prevista nella prima metà del 2021. Saranno possibili aperture funzionali di tratte ampliate a partire dal 2019.”
Qui tutte le informazioni:
http://www.comune.bologna.it/news/passante-di-bologna-stato-siglato-oggi-laccordo-finale-sul-progetto-di-potenziamento-del
Michele Dell’Orco, nato a Pavullo nel Frignano 33 anni fa, parlamentare dei Cinque Stelle nella scorsa legislatura non rieletto lo scorso 4 marzo è il nuovo sottosegretario alle Infrastrutture e ai Trasporti, una delega chiave per il futuro delle opere in Emilia-Romagna. In effetti sia i Cinque Stelle a Bologna, sia la Lega vogliono bloccare il “passante di mezzo” che viene contestata dai comitati dei cittadini interessati al tracciato. Dell’Orco conferma che anche quest’opera sarà inserita nella black list delle infrastrutture che intendono fermare: «Sì, abbiamo deciso di raccogliere le istanze del Movimento a Bologna e di portare al tavolo [di concertazione con la Lega sulle opere da bloccare] anche quell’opera». Soluzioni alternative al collo di bottiglia rappresentato dal tratto autostradale di Bologna? Poche idee e ben confuse. Si va dal “passante sud”, un tunnel sotto le colline (e non si capisce perché dovrebbe essere meglio; di sicuro sarebbe assai più costoso) a sproloqui sul potenziamento del Servizio Ferroviario Metropolitano (che non ha nulla da dire a chi da Milano deve andare a Rimini). Pura allucinazione. Insomma, il conto lo pagheranno gli italiani che si muovo in auto e che debbono attraversare lo spazio bolognese (cioè tutti noi).
https://corrieredibologna.corriere.it/bologna/politica/18_giugno_14/02-bologna-apre-sxcorrierebologna-web-bologna-d5c2ffa6-6fad-11e8-b80d-6c224ea11501.shtml