“Infragilito negli anni per le troppo amorevoli cure della “lobby degli ex-sindaci” (Albertini, Quartieri) è infine spirato il PD di Vignola dopo un inutile tentativo di rianimazione condotto dal “delegato” Andrea Sirotti. E’ deceduto nei giorni scorsi, definitivamente stroncato dalle maldestre manovre rianimatorie, nell’indifferenza generale. Lascia gli amici (pochi), sconsolati e inconsolabili. Pochi anche i nemici (ma tutti interni). Non fiori ma opere (politiche) di bene.” Potrebbe essere questo l’epitaffio – ironizzando, ma neanche troppo – del PD di Vignola. Politicamente scomparso. Ovvero inconsistente ed inconcludente. Privo di una guida. Mai ripresosi dopo la batosta della sconfitta al ballottaggio nel giugno 2014 (vedi). Ed è un peccato che le poche energie rimaste siano state così rapidamente dissipate. Perché la democrazia, pure localmente, vive anche grazie al ruolo dell’opposizione. Un’opposizione che … meglio se non urla, ma pensa. Questa però, né urla, né pensa.
[1] Innumerevoli sono i segnali del progressivo spegnimento e scivolamento nell’irrilevanza del partito in quest’ultimo anno. Partiamo da quelli periferici, ma ugualmente importanti. Il downsizing della locale “Festa del PD” ridotta da due settimane a due fine settimana (4 giornate)! Certo, trasferita in centro (all’ex-mercato ortofrutticolo) nel tentativo disperato di recuperare un rapporto con la città. Ma priva di pubblico per le poche iniziative politiche. “FestaUnitá Vignola, partenza col botto! Pienone al ristorante, pienone per Duilio Pizzocchi …” – così eccitati raccontavano sulla pagina facebook del partito (4 luglio 2015). Ma poi il fine settimana successivo il fallimento era certificato dalle foto con non più di 30 persone ad ascoltare il presidente della Giunta Regionale Stefano Bonaccini! Un capolavoro. Allo stesso tempo Vignola è oramai uscita dal circolo che conta nel partito modenese: nessun esponente del PD di Vignola invitato come relatore alla Festa provinciale del PD di Modena nel settembre scorso (garantivano una striminzita rappresentanza di questo territorio – tutti su temi marginali – il sindaco di Marano Emilia Muratori e quello di Castelnuovo Carlo Bruzzi, nonché l’ex-sindaco di Spilamberto Francesco Lamandini e l’ex-sindaco di Castelnuovo Roberto Alperoli – categoria “vecchie glorie”). A questo aggiungiamo un sito web non più aggiornato da mesi (è fermo al 29 luglio scorso) ed una presenza sui social media penosa (160 “mi piace” alla pagina facebook). E per finire la completa irrilevanza nell’arena istituzionale: certo qualche interrogazione, qualche ordine del giorno o mozione, ma nulla in grado di incidere, di spostare l’orientamento decisionale dell’amministrazione civica, di contare qualcosa. Ciliegina sulla torta un candidato sindaco, Giancarlo Gasparini, che dopo aver perso al ballottaggio (certo per pochi voti, a testimonianza che l’esito poteva anche essere diverso: vedi) non ha ancora “elaborato il lutto” e dunque si rivela ogni giorno che passa più ingombrante e più “improduttivo”. Magari farebbe bene a lasciare il ruolo di capogruppo ad altri (un’esperienza che potrebbe pure rivelarsi formativa) o a lasciare tout court il consiglio comunale, limitandosi a dare una mano “da fuori”. Ma non succederà. Dunque un anno davvero tribolato per il PD di Vignola, sia dentro che fuori le istituzioni. Ma soprattutto un anno di progressivo smarrimento. Di consegna all’irrilevanza. Paradossalmente pure aumentata con l’arrivo del “delegato” Andrea Sirotti, visto che come unico effetto sembra aver prodotto lo “smarrimento” (qui nel senso di fuga) di tutti!
[2] Che Andrea Sirotti non sia la soluzione – neppure temporanea! – mi sembra che oramai sia chiaro a tutto il PD. Ogni giorno che passa c’è un pezzo di partito che se ne va: se non fisicamente, almeno mentalmente. Meglio prenderne atto e restituire al partito una guida locale, magari pure emergente da una sana competizione (come il PD localmente non ha mai saputo fare: vedi). Per quanto riguarda la presenza nelle istituzioni: se quanto “prodotto” sin qui è il segno della capacità di incidere, meglio lasciar perdere. Meglio lavorare al di fuori, nella città. Riattivando meccanismi di ascolto e soprattutto di elaborazione. Riattivando momenti di formazione per un nuovo gruppo di persone, giovani, anche di qualità – ma oggi prive di una visione, di una guida, di expertise. E soprattutto sapendo che come orizzonte molto difficilmente ci sarà il 2019 (anno in cui sono previste le prossime elezioni comunali), ma più plausibilmente il 2024. Ad oggi infatti suona del tutto improbabile una “riscossa” del PD vignolese alle prossime elezioni comunali (se non nell’eventualità di un “regalo” da parte dell’attuale maggioranza). Si lavori, dunque, senza ansia da prestazione. Facendo cose vere. Quelle che di solito la politica non sa fare o non vuole fare.
[3] Poiché voglio farmi gli affari degli altri ne suggerisco alcuni. Partendo proprio dalla diagnosi sul partito (quello nazionale) da parte di uno che lo conosce bene. Mi riferisco a Fabrizio Barca (vedi) che nell’invitare il PD ad una “mobilitazione cognitiva” riconosceva di fatto che esso svolge tante funzioni (alcune nobili, altre meno nobili: vedi), ma ha perso la capacità di apprendere, ovvero di riconoscere i problemi (ascoltare è importante, ma bisogna sapere anche cosa ascoltare nella cacofonia delle voci della frammentata realtà locale) e di elaborare soluzioni (cosa che richiede una capacità vera di studio). Impensabile recuperare una capacità di apprendimento senza recuperare un confronto con gli “esperti”, con chi per professione (economisti, sociologici, ecc. intellettuali in genere) studia la società e la sua trasformazione, superando l’atteggiamento tradizionale (molto in uso anche a Vignola) per cui gli “intellettuali” vengono usati per legittimare posizioni già assunte piuttosto che per elaborare nuove posizioni (leggersi in proposito il capitolo dedicato al rapporto tra politica ed intellettuali – capitolo 5 – del libro di Salvatore Biasco, Per una sinistra pensante: vedi). Insomma un po’ di energie in questi restanti 4 anni (ma più probabilmente 9) prima del ritorno di un PD competitivo potrebbero essere dedicati a questi esercizi di “mobilitazione cognitiva”:
- Nel 1956 a Bologna il sindaco uscente Dozza venne sfidato dal “civico” Giuseppe Dossetti (a capo di una lista DC) che mise in campo un’iniziativa straordinaria di “mobilitazione cognitiva”, la redazione di un Libro Bianco su Bologna grazie ad un gruppo di intellettuali giovani ed energici e con il supporto di militanti ed elettori (vedi). Perché non impegnarsi in un tour per la realizzazione, nei prossimi due anni, di un Libro Bianco su Vignola? La visione di Dossetti allora risultò particolarmente innovativa per i canoni della DC (tanto che Dossetti poteva permettersi di etichettare come “conservatrice” l’amministrazione comunista di Bologna). C’è qualcuno nel PD vignolese che ha elementi di visione che potrebbero, una volta affinati ed organizzati, dare vita ad un programma innovativo per la città, in grado di scavalcare (per capacità d’innovazione) il programma “civico” dell’attuale amministrazione?
- La formula ad effetto del “comune-holding” contiene un nocciolo di verità: il comune si occupa sempre meno di gestione in parte perché ha promosso un ente di secondo livello, l’Unione Terre di Castelli, a cui trasferisce comunque più del 50% della propria spesa corrente per l’erogazione di servizi o l’effettuazione di politiche, in parte perché la politica dell’ambito ottimale ha portato ad individuare enti ancora più grandi e più distanti a cui affidare la gestione di servizi settoriali (rifiuti, mobilità, sanità, trasferimento tecnologico, marketing territoriale, ecc.). Dallo scomodo punto di vista della “minoranza consiliare” si percepisce ancora meglio l’incapacità dell’intero consiglio comunale (ma per certi versi anche dell’intera amministrazione) di esercitare, verso queste sovraordinate entità, qualsiasi funzione di indirizzo e controllo. Insomma, il PD sarebbe nella condizione giusta per interrogarsi sul serio su come affrontare questa problematica. Ed è qui che il tema della governance incontra quello della trasparenza (vedi) – una costellazione tematica a cui chi amministra presta in genere poca attenzione, su cui, dunque, si può imparare di più stando all’opposizione. C’è qualcuno che percepisce la rilevanza di questo complesso tematico? C’è qualcuno che è disposto a “lavorarci” sul serio?
- Un po’ di energie “cognitive” starebbero bene applicate anche alla storia locale degli ultimi quindici anni, chiedendosi, ad esempio, cos’è “andato bene” e “cos’è andato storto” con l’amministrazione Adani (1999-2009) e l’amministrazione Denti (2009-2014). Una riflessione seria su quegli anni costituirebbe un’importante occasione di apprendimento e dunque di formazione di un nuovo gruppo di amministratori. Perché che in quegli anni, tra importanti progetti positivi, ve ne siano anche di quelli “problematici”, quando non anche fallimentari, è sotto gli occhi di tutti: dall’ultima tornata di nomine alla Fondazione di Vignola (vedi) alla tribolata vicenda della Strada dei vini e dei sapori (vedi), da un enfatico Piano delle strategie (vedi) ad un PSC che procede come una tela di Penelope (vedi), dal progetto teleriscaldamento con CPL Concordia (vedi) a percorsi partecipativi condotti con finalità di marketing, ovvero senza visione e senza competenze (vedi), ecc. ecc. Difficile pensare di formare amministratori in grado di lavorare per il futuro se non condividono una valutazione sull’esperienza amministrativa passata di cui il loro partito porta la responsabilità.
Perchè vuoi insegnare al PD come fare per ritornare padre padrone di Vignola, non ne abbiamo avuto a sufficienza di 60 anni?
Avremo pure diritto ad una vacanza anche se sarà breve.
Bella domanda, Rosanna. Mi ha fatto anche sorridere. Intanto bisogna dire che fosse anche la ricetta giusta, per il fatto che io lo scrivo su AmareVignola si riducono le probabilità che venga seguita. Lo so perfettamente e la cosa mi diverte pure.
Venendo alla parte seria della domanda: so bene che la qualità della politica è data dal concorso di tutti gli attori in campo, forze di maggioranza e forze di minoranza. Le due liste civiche all’opposizione nella passata legislatura hanno intelligentemente assunto un atteggiamento di governo, assumendo temi che avrebbero voluto sviluppare se mai fossero diventate maggioranza. E così è stato (in buona misura). Poca demagogia, ma competizione nel cercare di interpretare al meglio i bisogni della città. Se il PD fosse in grado di evolvere in quella direzione sarebbe un bene, non certo un male per il sistema politico nel complesso. Certo, aumenterebbero anche le sue chances elettorali (ma forse sono troppo “razionalista”).
Sta comunque a noi, alla “coalizione civica”, condurre la competizione dimostrando davvero un diverso modo di amministrare la città, nuove idee, nuovi progetti … Un nuovo modo di formare e prendere decisioni (anche partecipato). Ad oggi non abbiamo ancora espresso per intero le potenzialità di questa nuova visione. Se fossimo in grado di fare ulteriori passi in quella direzione (ad esempio continuando quel lavoro intenso fatto in campagna elettorale di “confronto programmatico” e reciproco apprendimento) non avremmo da temere la competizione di un PD anche rinnovato.
Spero di non risultare fuorviante, ma mi sembra difficile “combinare” Dossetti e il PD, se non altro perché mi risulta che i Comitati per la difesa della Costituzione” da lui e a lui ispirati, non siano particolarmente soddisfatti di come sta procedendo la riforma del Senato che non ne cambia solo, come si vorrebbe far credere, le modalità di elezione, il numero e le funzioni, ma modifica equilibri, sistemi di garanzie ecc… Domanda: “Come mai proprio da noi quei Comitati così attivi in epoca berlusconiana ora sono silenti”?
Per non parlare degli Enti Locali ridotti a “Bancomat”: basterebbe leggersi i comunicati dell’Anci per vedere quanto grande sia la discrepanza fra l’ attenzione, reale, per gli Enti Locali e le dichiarazioni di maniera.
Ciao Dimer, ho citato Dossetti con riferimento ad un episodio specifico, la realizzazione del Libro Bianco su Bologna, ovvero di un programma “partecipato” e frutto di una sorta di indagine sulla città, un episodio della campagna elettorale bolognese del 1956:
https://amarevignola.wordpress.com/2015/08/29/1956-libro-bianco-su-bologna/
Nulla vieta che altri (partiti politici o aggregazioni civiche) cerchino di replicare quell’iniziativa. Che a ben vedere è un’iniziativa di “mobilitazione cognitiva”, per citare il PD Fabrizio Barca, che appunto cercava di spronare in quella direzione il suo partito, così da recuperare il gap tra gli “ideali programmatici” e la realtà. Farebbe certamente bene anche al PD di Vignola intraprendere una simile esperienza. Allora, nel 1956 a Bologna, il Libro Bianco su Bologna, che era il programma elettorale della lista DC capeggiata da Dossetti, venne messo in vendita (in vendita!) nelle edicole grazie alla collaborazione con Il Resto del Carlino.
Sulla Costituzione evidentemente non la penso come te. Non penso che questa sia la Costituzione più bella del mondo. Anzi da tempo sappiamo che andrebbe modificata nella seconda parte per eliminare il bicameralismo perfetto, per rafforzare il capo del governo (che oggi non può neppure sfiduciare i suoi ministri, come invece può fare un sindaco con gli assessori), per rafforzare gli strumenti di controllo del parlamento, ecc. La questione vera è trovare interpreti all’altezza di questo compito. Renzi sta facendo alcune cose con grande determinazione, ma con un po’ troppa approssimazione. Non è detto comunque che alla fine il bilancio non risulti positivo, se confrontato con l’immobilismo sin qui praticato.
HO VOLUTO DARE UN TONO LEGGERO AD UNA SITUAZIONE PESANTE. SONO ANCH’IO DELL’AVVISO CHE OCCORRA UNA MINORANZA CAPACE PER AIUTARE LA MAGGIORANZA A BEN GOVERNARE SPRONANDOLA. LE COSE DA FARE SONO TANTE E NE SIAMO CONSAPEVOLI QUINDI UNITà, DETERMINAZIONE,E PRIORITà DA TENERE BEN PRESENTI E DA RISOLVERE IN PIENO. COSI SI PUò OTTENERE CREDIBILITà nON MI SEMBRA ,ALMENO PER ORA, CHE LA MINORANZA SIA ALL’ALTEZZA, CERCHIAMO DI ESSERLO NOI E NON LASCIAMOCI TENTARE DA GIOCHETTI NASCOSTI. sIAMO ONESTI FRA DI NOI E CON GLI ALTRI
Non credo esistano Costituzioni perfette; se però cambi un elemento deve avere ben presenti gli effetti prodotti; ad esempio in una democrazia non sono secondari: il sistema dei contrappesi; il sistema delle garanzie per l’opposizione, qualunque essa sia; il rapporto fra Carta costituzionale e legge elettorale. Per dire: anche i partiti non sono più quelli di una volta, ma questo non sembra avere interessato granché, anzi si “cavalca la tigre”.
Poi c’è il problema del rapporto fra Stato centrale e Stato decentrato; a questo proposito non sarebbe male accendere “un faro nella notte”.
Io ho letto Walter Tocci e lo trovo credibile.
Sono in forte calo gli iscritti al PD, tanto a Modena e provincia, quanto a livello nazionale. Lorenzo Guerini, vicesegretario del PD, riporta questi dati: L’anno scorso le tessere registrate sono state 366 mila. E quest’anno? “Più o meno come il 2014, prevede il vicesegretario fra i trecento e i trecentocinquantamila iscritti”.
Ed ancora: “In Emilia Romagna l’emorragia di iscritti non si arresta: erano 69 mila nel 2013, 57 mila nel 2014 (-18%) e sono poco più di 40 mila a pochissime settimane dalla chiusura del tesseramento 2015 (-30%).”
Qui l’articolo completo (da la Repubblica, 28 novembre 2015):
http://www.repubblica.it/politica/2015/11/28/news/pd_militanza_in_fuga_chiude_un_terzo_dei_circoli_allarme_regioni_rosse-128324053/
A Bologna circa 11 mila iscritti nel 2015. Erano 14.500 nel 2014 e 19.500 nel 2013. Erano 36.000 nel 2008. Eleonora Capelli che commenta i dati su la Repubblica – Bologna del 29 novembre 2015 (pag. III) osserva: “Guardando al passato, sembra una débacle; guardando agli ‘sfidanti’ politici si può comunque avere motivo di speranza.” E’ esattamente così. In prospettiva storica è un disastro. Ma in confronto con altre formazioni politiche (da Forza Italia alla Lega Nord, al M5S) il PD è comunque quello messo meglio, quello che ancora oggi ha il coinvolgimento maggiore di cittadini.