CPL Concordia e il teleriscaldamento a Vignola: ecco i punti decisivi

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Venerdì 22 maggio la stampa locale ha dato grande risalto alla conferenza stampa convocata il giorno prima dall’amministrazione comunale (presenti il sindaco Mauro Smeraldi ed il vicesindaco Simone Pelloni) per rendere pubblica la problematica situazione del teleriscaldamento vignolese. “Costi troppo alti” e “contratto capestro” sono due delle espressioni che compaiono nei titoli degli articoli di giornale e che richiamano in prima battuta la natura del problema (peraltro già anticipato da Il Resto del Carlino a fine aprile: vedi). Eppure il progetto, in origine, aveva l’obiettivo di far risparmiare l’amministrazione Vignolese, ovvero di ridurre i costi per il riscaldamento di numerosi edifici pubblici. Che cosa è dunque successo? Si tratta, in sintesi, di un “pasticciaccio brutto” ricevuto in eredità dalla passata amministrazione Denti, anche se il progetto era stato impostato dalla ancora precedente amministrazione Adani (vedi). Proprio l’ex-sindaco Roberto Adani è intervenuto su Prima Pagina con proprie considerazioni, criticando la nuova amministrazione civica (sic), senza però andare al cuore dei problemi veri (pdf). Proviamo dunque a fare un po’ di chiarezza (ritornando sul tema già trattato un mese fa: vedi).

La centrale di cogenerazione di Vignola Energia Srl, gruppo CPL Concordia (foto del 24 maggio 2015)

La centrale di cogenerazione di Vignola Energia Srl, gruppo CPL Concordia (foto del 24 maggio 2015)

[1] Circa la vicenda della centrale di cogenerazione e della rete di teleriscaldamento vignolese su questo blog sono stati pubblicati numerosi post, a partire dal 2010, in genere critici circa il progetto (in sintesi: è poco produttivo rendere più efficiente la produzione di energia termica se prima non si migliora l’efficienza termica degli edifici da riscaldare! vedi). Ma lasciamo stare queste considerazioni e cerchiamo invece di spiegare nel modo più chiaro possibile come si è arrivati ai problemi di oggi. Il progetto risale in effetti all’amministrazione Adani che lo mette a punto invitando aziende private a partecipare ad una selezione per un project financing: l’azienda selezionata da un’apposita commissione tecnica (3 società private parteciparono alla selezione e tra queste a vincere fu il raggruppamento temporaneo tra CPL Concordia e Consorzio Coop Costruzioni) ha quindi sviluppato la progettazione e poi realizzato la centrale e la rete di teleriscaldamento con proprie risorse. Venendo remunerata di questo investimento e dei servizi conseguenti tramite l’affidamento della gestione della centrale di cogenerazione (ovvero di generazione di energia termica e di energia elettrica) e della rete di teleriscaldamento per la distribuzione del calore in alcuni importanti edifici pubblici (scuole, piscina, ospedale, ecc.). La tariffa per il riscaldamento concordata con le amministrazioni pubbliche (più altro, come agevolazioni fiscali e vendita dell’energia elettrica generata tramite la centrale termica), per un congruo numero di anni (24 anni di concessione), avrebbe quindi garantito il “ritorno” dell’investimento pari a circa 4 milioni di euro (è detto in un modo un po’ schematico, ma comprensibile ai più). Le amministrazioni pubbliche coinvolte (Comune, Provincia, Azienda USL), dal canto loro, avrebbero speso meno per il riscaldamento dei loro edifici rispetto al passato.

Il Resto del Carlino, 22 maggio 2015, p.27.

Il Resto del Carlino, 22 maggio 2015, p.27.

[2] Cos’è dunque successo? Detta ancora in modo schematico la situazione è questa. L’amministrazione Adani aveva adottato un progetto “conveniente” dal punto di vista economico, ma difficilmente realizzabile da quello “politico” (per via della previsione di collocare una centrale a biomasse dentro i confini urbani della città e di fianco ad una futura scuola). L’amministrazione Denti, subentrata nel 2009, ha però cambiato linea (pur rinunciando ad esplicitare in modo chiaro le ragioni di questo cambiamento: vedi): niente centrale a biomasse, ma solo a metano. Ottiene un abbandono della “problematica” centrale a biomasse (importante però ai fini del progetto per i vantaggi fiscali che portava con sé), ma concedendo una revisione verso l’alto delle tariffe del riscaldamento (oltre ad alcune rinunce come l’intervento a carico di CPL Concordia della sistemazione di via Libertà: vedi; e ad un migliore rivestimento dal punto di vista funzionale ed estetico della centrale di cogenerazione, che in effetti oggi appare in tutta la sua bruttezza come uno scatolone di cemento alle porte della città!). Insomma, senza la centrale a biomasse è saltato quel “business plan” che avrebbe dovuto garantire vantaggi economici (dunque risparmi sulla spesa di riscaldamento) per gli enti pubblici coinvolti. Che dunque oggi sono chiamati (sulla base della revisione contrattuale realizzata dall’amministrazione Denti) a spendere più che in passato per riscaldare gli edifici pubblici. Con in più la rinuncia degli altri enti inizialmente coinvolti nel progetto (il Polivalente Olimpia in quanto gestore della Piscina, l’Azienda USL di Modena per il riscaldamento dell’ospedale di Vignola) – un ulteriore elemento di sovversione del “business plan” originario.

Centrale di cogenerazione, all'incrocio tra via Circonvallazione e via per Sassuolo, di Vignola Energia Srl (foto del 25 gennaio 2014)

Centrale di cogenerazione, all’incrocio tra via Circonvallazione e via per Sassuolo, di Vignola Energia Srl (foto del 25 gennaio 2014)

[3] Per cercare di sciogliere l’ingarbugliata matassa l’amministrazione comunale ha deliberato (delibera della Giunta Municipale n.60 del 18 maggio 2015: pdf) di acquisire un “parere legale in merito alle problematiche, ad oggi irrisolte, derivanti dalla concessione Rep. N.6869 del 13 luglio 2011 [dunque amministrazione Denti] tra il Comune di Vignola e la società Vignola Energia Srl” (società controllata da CPL Concordia Soc.Coop.). Visto che da un lato esiste un contratto tra il Comune di Vignola e Vignola Energia Srl circa la fornitura di riscaldamento a tariffe predefinite, ma dall’altro tali tariffe risultano superiori (ed anche significativamente) a quelle di mercato, determinando sia un aggravio di spesa per il Comune (anziché un risparmio), sia la rinuncia ad “aderire” al progetto degli altri enti pubblici inizialmente previsti (motivata dal fatto che anche loro andrebbero a spendere di più e non di meno rispetto al passato).

Tubi della rete di teleriscaldamento in attesa di essere posati (foto del 29 giugno 2013)

Tubi della rete di teleriscaldamento in attesa di essere posati (foto del 29 giugno 2013)

[4] In questa complessa situazione alcune cose però sono chiare. Il progetto messo a punto dall’amministrazione Adani aveva probabilmente “i conti in ordine”. Ma i punti deboli erano altri.

  • In primo luogo l’approvvigionamento delle biomasse: raccolta degli sfalci e delle potature dal “comprensorio” di Vignola o piuttosto acquisto dai paesi dell’Est per la maggiore convenienza? E chi avrebbe potuto controllare questo aspetto del modo di operare di una società privata tendente al profitto? Occorrerebbe verificare se nel contratto firmato dall’amministrazione nel 2009 esisteva una clausola sulla raccolta delle biomasse “a km zero” (o quasi). A me non risulta. Anche se è vero, come altrove ricordavo, che negli anni precedenti Vignola era effettivamente divenuta un centro di raccolta di biomasse da un’area comprensoriale (a fianco dell’attuale isola ecologica): vedi.
  • Ma il punto vero di debolezza del “progetto Adani” era un altro. Poteva reggere, politicamente, la realizzazione di una centrale a biomasse di fianco ad una scuola? Nella stessa area, infatti, era prevista la realizzazione sia del nuovo polo scolastico (che ancora vagheggiamo), sia della centrale a cogenerazione alimentata anche da biomasse (la delibera della Giunta Municipale n.123 del 4 giugno 2009 ricorda esplicitamente “che nelle immediate vicinanze è prevista la costruzione di un plesso scolastico”; evidenzia “la presenza del futuro plesso scolastico in adiacenza alla centrale tecnologica”). Era “sostenibile” questa collocazione? Oggi lo sappiamo per certo: no. Centrali a biomasse generano allarmi sociali quando sono ai margini del tessuto urbano (da ultimo il caso della centrale a biomasse SIME di Zola Predosa, che proprio nei giorni scorsi ha visto un incendio della massa legnosa accatastata nel piazzale durato diversi giorni), figurarsi quando sono all’interno del tessuto urbano e, addirittura, di fianco ad una scuola! Non è un caso che, nel tentativo (improbabile) di “rassicurare” la cittadinanza Vignola Energia Srl commissionò, nel 2009, al Consiglio Nazionale delle Ricerche – Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima sede di Bologna uno studio di valutazione di impatto ambientale “con simulazione dei fenomeni di dispersione in atmosfera dei fumi di combustione emessi da sorgenti localizzate all’interno del centro cittadino, preliminare alla realizzazione del progetto di costruzione di centrale tecnologica e rete di teleriscaldamento a servizio di utenze comunali e non nel comune di Vignola” (così ricorda la delibera GM n.123 del 4 giugno 2009). Studio che doveva essere “presentato entro la fine di giugno 2009”, ma che non è mai stato reso pubblico! Insomma, il progetto messo a punto dall’amministrazione Adani aveva probabilmente “i conti in ordine”, ma avrebbe generato problemi difficilmente sostenibili per qualsiasi amministrazione.
Pannelli informativi sui

Pannelli informativi sui “benefici ambientali” del teleriscaldamento, diffusi dall’amministrazione Denti (qui presso la biblioteca Auris). Ed i benefici economici? (foto del 16 novembre 2013)

[5] Con ogni probabilità furono motivazioni di questo tipo ad indurre l’amministrazione Denti a ricercare una modifica del progetto, pur a contratto già firmato (usando a tal fine, come arma negoziale o di “moral suasion”, il parere da rilasciare in sede di Conferenza dei servizi – organo deputato all’autorizzazione) (vedi). Ed è qui, però, che si genera quel “pasticciaccio” che oggi ricade sulla nuova amministrazione civica. Perché, come ricordato, la modifica del “business plan” ottenuto dall’amministrazione Denti ha portato ad un aumento delle tariffe che pone il progetto fuori mercato e, di fatto, ne mette a rischio l’investimento. Due sono le pesanti eredità che la nuova amministrazione civica si è trovata:

  • in primo luogo tariffe più alte per la fornitura di energia termica, ovvero del riscaldamento. Lo afferma esplicitamente la delibera della Giunta Municipale n.40 del 28 febbraio 2011: “le modifiche proposte determinano una variazione delle tariffe di vendita dell’energia termica”. In quella delibera l’allora sindaco Daria Denti e colleghi di giunta certificavano che “il progetto così modificato consente comunque di raggiungere gli obiettivi originari posti alla base dello stesso in quanto, dal quadro economico di raffronto, si evince che l’Amministrazione, anche in seguito alla variante proposta, raggiunge comunque il duplice obiettivo di un risparmio di spesa in termini meramente economici rispetto alla situazione attuale e di una maggiore efficienza ed un uso più razionale degli impianti e dell’energia” (Delibera GM n.40 del 28 febbraio 2011). Oggi sappiamo in modo inequivocabile che non è così! A progetto realizzato (e modificato) la spesa di riscaldamento degli edifici pubblici coinvolti è aumentata!
  • Ma c’è un ulteriore aspetto critico. Si tratta del fatto che, dopo che nel 2011 le tariffe sono state aggiornate verso l’alto, l’amministrazione Denti si è “dimenticata” (sic) di far sottoscrivere il nuovo piano tariffario agli altri utenti: Provincia di Modena (che oggi protesta per l’applicazione, nel riscaldamento delle scuole medie superiori vignolesi, di tariffe superiori a quelle che paga altrove) ed Azienda USL e Polivalente Olimpia (che, viste le tariffe maggiorate, non ci pensano affatto ad affidarsi al teleriscaldamento vignolese per riscaldare rispettivamente ospedale e piscina). Ma senza queste utenze il “business plan” non regge! Insomma, un pasticcio nel pasticcio!
Il Resto del Carlino, 24 maggio 2015, p.22.

Il Resto del Carlino, 24 maggio 2015, p.22.

[6] Nel suo intervento a mezzo stampa Roberto Adani, anziché riconoscere gli elementi di debolezza già presenti nel progetto originario, accusa la lista civica Vignola Cambia di non aver esercitato un’adeguata azione di controllo sull’operato dell’amministrazione nella passata legislatura, quando siedeva in consiglio comunale con un consigliere (Chiara Smeraldi). Insomma, la “colpa” di un progetto nato male e cresciuto pasticciato (anzi, doppiamente pasticciato) sarebbe responsabilità non di chi quel progetto l’ha messo in cantiere, ma piuttosto delle opposizioni non abbastanza vigili (così su Prima Pagina del 23 maggio 2015, p.3: pdf). In realtà le opposizioni una funzione di controllo l’hanno esercitata. Chiara Smeraldi sul tema ha presentato un’interrogazione (7 giugno 2012 – qui il testo: pdf) ottenendo risposta il 25 giugno 2012 (qui la risposta firmata dal dirigente del servizio Lavori Pubblici: pdf). Ovviamente non veniva fornita risposta al quesito circa le “caratteristiche economiche” del progetto. Come spesso successo, l’amministrazione Denti alzava una cortina di opacità verso un progetto che, come è infine risultato evidente a tutti, risulta un vero “pasticciaccio brutto”.

[7] Della vicenda a me preme mettere in luce un ulteriore aspetto. Oramai vent’anni di “esternalizzazioni” o “affidamenti” di servizi a società di scopo, multiutilities, società private, ecc. hanno reso chiaro a chi vuole intendere che occorre ridisegnare i dispositivi di governance all’insegna della trasparenza (total disclosure) e del controllo aperto al contributo dei cittadini. Costi e benefici, rischi ed opportunità di progetti come quello di cui abbiamo parlato, ancora di più se complessi come questo, necessitano di una totale trasparenza: circa il “business plan” ed i valori economici in campo; circa l’impatto ambientale e le emissioni in atmosfera della centrale; circa la funzionalità o meno del nuovo sistema di riscaldamento degli edifici pubblici (impensabile mettere in campo un progetto così complesso e poi ritrovarsi con palestre fredde e con scuole troppo calde, in cui la temperatura viene “regolata” aprendo le finestre!). Così come necessitano anche di “dispositivi sociali” (oltre che istituzionali) di controllo. Gruppi di cittadini che vogliono vederci chiaro e perciò “ci ficcano il naso” (che siano associazioni ambientaliste, comitati di genitori, ecc.). Di questo, in questo paese, ne abbiamo terribilmente bisogno. Dalle parti delle amministrazioni PD (e del PD vignolese – singolarmente muto sulla vicenda) manca una qualsiasi visione sul tema, ovvero su come evitare che la “nuova opacità” che si determina con queste “esternalizzazioni” nasconda altro rispetto ai proclamati benefici per la collettività. Confido allora che sia la nuova amministrazione civica vignolese a farsi carico di un nuovo modo di fare, all’insegna della trasparenza e di un più forte controllo sull’operato degli enti che, sempre più numerosi, sono chiamati a gestire servizi per la collettività (ma in un contesto in cui oggi mancano, appunto, trasparenza e controlli diffusi). Sarebbe una buona cosa che tali principi e tali innovative modalità operative si applicassero innanzitutto alla vicenda del teleriscaldamento vignolese.

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One Response to CPL Concordia e il teleriscaldamento a Vignola: ecco i punti decisivi

  1. Rosanna Sirotti ha detto:

    GRATTA, GRATTA COME SEMPRE SI SONO FATTE COSE UTILI A POCHI( NEL MUCCHIO QUALCOSA RIMANE) ma a carico di molti CHE DEVONO SUBIRE

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