Nel 1888 anche Bologna ebbe la sua Expo. Si trattava dell’Esposizione Emiliana, articolata in tre sezioni: Esposizione Emiliana di Agricoltura e Industria; Mostra Internazionale di Musica; Esposizione Nazionale di Belle Arti. A corollario dell’evento vennero realizzate anche mostre dedicate al Risorgimento delle province dell’Emilia, al Club Alpino Italiano (nazionale), alla Beneficenza, alla Previdenza, alla Didattica (regionali). L’Expo bolognese del 1888 venne inaugurata il 6 maggio (con qualche giorno di ritardo rispetto alla data annunciata, l’1 maggio, a causa di contrattempi nell’allestimento!) e si chiuse l’11 novembre. La vicenda è ora raccontata da una piccola, ma significativa mostra allestita dalla Fondazione di Bologna nella Biblioteca d’arte e di storia di San Giorgio in Poggiale, in centro a Bologna (la mostra resta aperta sino all’8 giugno: vedi). Mentre è in corso l’Expo 2015 a Milano è interessante ricordare quella Bolognese del 1888 (seppur di minore importanza, visto che era soprattutto regionale e nazionale).

Pianta generale dell’Expo bolognese del 1888. Nella parte a sinistra si vedono i Giardini Margherita; in altro a destra l’ex-monastero di San Michele in Bosco allestito come sede dell’Esposizione di Belle Arti. Si noti il collegamento tramite tramway.
[1] La scelta del 1888 non fu casuale visto che in quell’anno erano già previste importanti celebrazioni a Bologna, come quelle per l’VIII centenario dell’Università; l’inaugurazione del monumento equestre a Vittorio Emanuele II, morto dieci anni prima (il monumento fu collocato in piazza Maggiore, ma fu poi in seguito rimosso); la posa del monumento ad Ugo Bassi, patriota, in occasione del 40° anniversario dell’insurrezione popolare del 1848 (al seguito della quale venne fucilato dagli austriaci: vedi). L’Expo del 1888 venne promosso da un gruppo di privati cittadini che poi, sul progetto, riuscì a mobilitare ampia parte delle istituzioni pubbliche e degli enti privati bolognesi. Nel novembre 1886 si costituì il Comitato promotore dell’Esposizione, divenuto Comitato esecutivo il 23 gennaio 1887, sotto la presidenza dell’onorevole Giovanni Codronchi. Per il finanziamento dell’evento venne realizzata una campagna di fundraising che portò all’acquisizione di contributi pubblici e da parte di istituti di credito, oltre ad una sottoscrizione in forma di Lotteria Nazionale (tra fondi pubblici e privati vennero raccolti un milione e mezzo di lire). Altre entrate vennero garantite dalle quote di partecipazione degli espositori, dalla concessione di esercizi pubblici e ristoranti, dalla vendita dei biglietti d’ingresso, di cataloghi, di gadget.

Il Padiglione della Musica, in primo piano a sinistra, ed il Padiglione dell’Industria, sullo sfondo a destra, dell’Expo bolognese del 1888.
[2] L’Expo bolognese del 1888 si tenne nell’area degli attuali Giardini Margherita (allora chiamati “passeggio Regina Margherita”), mentre l’Esposizione Nazionale di Belle Arti venne collocata nell’ex-monastero di San Michele in Bosco (poco distante dai giardini), da poco acquistato dalla Provincia di Bologna (grazie al lascito del chirurgo Francesco Rizzoli) per farvi un ospedale ortopedico (l’attuale Istituto Ortopedico Rizzoli, poi inaugurato nel 1896: vedi). L’area dei Giardini Margherita ospitò dunque i padiglioni (provvisori) dell’Agricoltura, dell’Industria, della Musica (con un salone destinato a concerti sinfonici in grado di ospitare 2.000 persone), oltre a numerosi altri di piccole dimensioni. Per la connessione dell’esposizione principale con il padiglione delle Belle Arti (San Michele in Bosco è sulla prima collina a sud di Bologna e ad est dei giardini) venne realizzato un doppio collegamento: una tramvia a vapore partiva dai Giardini Margherita e salendo da via Castiglione e dall’attuale via V.Putti arrivava davanti all’ingresso del padiglione delle Arti; in aggiunta a ciò venne realizzata anche una spettacolare funicolare a cremagliera a doppio binario, che dal viale sottostante percorreva la ripida salita fino al piazzale della chiesa di San Michele in Bosco. Entrambe queste opere vennero realizzate a proprie spese dall’impresa bergamasca dell’ing. Ferretti in cambio dell’esclusiva di un ristorante posto nel piazzale di San Michele in Bosco, oltre ad una campagna pubblicitaria a spese del comune.

Una foto della funicolare a cremagliera realizzata dall’impresa dell’Ing.Ferretti e che conduceva a San Michele in Bosco, sede dell’Esposizione delle Belle Arti nel 1888.
Oltre ai padiglioni non mancavano altre attrattive: ristoranti e bouvettes, un grande café chantant a forma di ottagono, il tiro a segno, le montagne russe (appositamente giunte dalla Finlandia), il toboga con slittini (proveniente da Liverpool), una mongolfiera. Terminata l’Esposizione tutte le strutture vennero demolite. Solo la fontana posta all’ingresso (e sull’orlo della quale sorgevano quattro giganteschi gruppi di animali), divenuta oggetto di generale ammirazione, venne smontata e ricollocata nei Giardini della Montagnola, dove si trova tutt’ora.

Uno dei quattro gruppi scultorei della fontana posta all’ingresso dell’Expo 1888, realizzata dal bolognese Diego Sarti, ed ora presso i Giardini della Montagnola.
[3] Il padiglione più visitato fu quello dell’Industria, ricco di novità tecniche e dove la gente poteva vedere il tangibile segno del progresso nella meccanizzazione dei processi produttivi. Vi erano installate, ad esempio, le macchine tipografiche dello stabilimento Monti che stampavano in diretta il giornale ufficiale dell’Esposizione sotto gli occhi dei visitatori. “Fu tuttavia il settore dedicato alla trasformazione e conservazione alimentare quello in assoluto più apprezzato e citato dalla stampa. Alcuni tra i più noti salsamentari e proprietari di mortadellifici bolognesi – Lanzarini, Nanni, Colombini, Forni, Zappoli e Romagnoli – vi eressero una sorta di “tempio dedicato al maiale” su cui svettava una gigantesca mortadella di oltre 150 kg. I salumieri si distinsero in quell’occasione anche per le novità introdotte nel campo della comunicazione commerciale: basti ricordare la ditta Forni, cui si deve l’invenzione del “packaging brandizzato”, scatolette di varie forme colorate con i loghi e le medaglie ricevute alle Esposizioni Universali.” (pp.13-14)
[4] Di maggiore respiro – rispettivamente nazionale ed internazionale – furono l’Esposizione delle Belle Arti e la Mostra della Musica. La presidenza d’onore di quest’ultima fu affidata a Giuseppe Verdi (dopo lunga insistenza, visto che il Maestro non aveva gradiva l’orientamento wagneriano della città), mentre Arrigo Boito (vedi) fu presidente effettivo. La presidenza d’onore dell’Esposizione Nazionale di Belle Arti fu invece assegnata ad Adeodato Malatesta, pittore modenese (vedi), mentre a capo della Commissione Ordinatrice vi fu il poeta e critico d’arte bolognese Enrico Panzacchi (vedi). Il Padiglione delle Belle Arti ospitava esposizioni di pittura (601 quadri), di scultura (142 opere di 74 artisti) ed arti decorative. Nella sezione di pittura i quadri erano esposti per regione (174 erano le opere emiliane, tra cui spiccava I funerali di Britannico del modenese Giovanni Muzzioli, ora collocato presso la Pinacoteca di Ferrara). Tra i pittori di rilievo Giovanni Fattori, Telemaco Signorini, Gaetano Previati (Le fumatrici di hashish) e Giovanni Segantini (Alla stanga).

Giovanni Muzzioli, I funerali di Britannico. Il quadro fu esposto all’Expo bolognese del 1888. Ora si trova presso la Pinacoteca nazionale di Ferrara.
L’Esposizione Internazionale di Musica vide congiuntamente un’esposizione di strumenti musicali dal medioevo alla contemporaneità (arricchita da una Camera Rossini, con cimeli rossiniani: vedi; una Camera Wagner, una Camera Donizetti ed altro ancora) ed un ricco programma di concerti a realizzare una sorta di storia della musica. “Parte integrante dell’evento espositivo furono un’impressionante serie di concerti e opere in cui vennero presentate le principali esecuzioni della storia musicale, e per le quali giunsero da tutta Europa direttori e musicisti di fama mondiale” (p.13). In realtà i concerti “storici” ebbero un’accoglienza controversa sia di critica che di pubblico. “I veri grandi successi musicali di quell’anno furono la prima wagneriana nazionale del Tristano e Isotta e la prima bolognese dell’Otello di Verdi, entrambe dirette da Giuseppe Martucci” (p.41), giovane pianista, direttore e compositore, allora a Bologna e coinvolto nella realizzazione dell’Esposizione.

L’interno della Sala della Musica, in grado di contenere 2.000 persone (ma con problemi di acustica!).
[5] L’Expo bolognese del 1888 non fu un successo indiscusso. Emersero inadeguatezze sia infrastrutturali (es. la Sala della Musica evidenziò subito grossi problemi acustici!) che organizzative, attirando anche critiche sui promotori. Anche dal punto di vista economico il risultato non fu brillante. “Dopo 189 giorni di apertura arricchiti da concerti, spettacoli, balli, congressi, corse e gare sportive ed eventi di ogni tipo, l’11 novembre 1888 l’Esposizione chiuse i battenti. I visitatori furono circa 500.000 [una media di circa 2.600 visitatori al giorno; 12.000 visitatori il giorno dell’inaugurazione], ma la fiera si concluse con un passivo di alcuni milioni di lire, poi coperto dal Municipio e dalla Provincia di Bologna.” (pp.18-19)
PS Il resoconto è tratto dalla pubblicazione che accompagna la mostra bolognese: Expo Bologna 1888. L’Esposizione Emiliana nei documenti delle collezioni d’arte e di storia della Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna, Bononia University Press, 2015 – disponibile anche in pdf. Per una rassegna delle Esposizioni Universali, comunemente Expo, dalla prima, nel 1851 al Crystal Palace di Londra, sino a quella di Milano 2015 si veda il libro Expo. Il lungo viaggio del progresso da Londra 1851 a Milano 2015, ed. Corriere della Sera-RCS, Milano, 2015: vedi.
Andrea grazie per il buon, paziente, lavoro di informazione. La cremagliera per San Michele in Bosco è stupefacente.