Francesco Lamandini, ex-sindaco di Spilamberto ed ora presidente dell’Ambito Territoriale Caccia (ATC) MO2 replica al post in cui, a partire da un poco piacevole episodio in cui mi sono trovato coinvolto, criticavo le modalità di gestione della “caccia agli storni” (vedi). Nel frattempo il tema è stato ripreso da un quotidiano locale, Prima Pagina, dapprima il 20 maggio (pdf). Quindi, con replica “affidata” alla locale Confederazione Italiana Agricoltori (vedi; ma anche con l’intervento dell’assessore vignolese Erio Ricchi), il 21 maggio (pdf). Anche se, in realtà, la CIA non replica affatto alle mie osservazioni critiche.
Caro Andrea, anzitutto, visto le tante battaglie fatte in questi ultimi 11 anni, sia dalla stessa parte che contrapposti, mi sarei aspettato, come piccolo gesto, almeno un sms in cui mi avvisavi del tuo articolo. Un po’ di fair play non guasta mai, non credi? Entrando poi nel merito, aldilà delle simpatiche battute sulla “guerra fredda” (non male, davvero), ti chiedo cosa mi stai contestando?
Mi stai contestando il titolo della Gazzetta (“Per difendere la ciliegia abbattono 10.000 storni”)? Come se tu non sapessi che i titoli li fanno nelle Redazioni dei Giornali; quindi citarli è fatica sprecata. Io rispondo del mio comunicato stampa, che tu hai letto.
Mi stai contestando l’intervento sugli storni? Ma questo non è un compito degli ATC, ma un preciso compito della Provincia nella tutela degli agricoltori attraverso uno specifico piano di contenimento delle specie opportuniste, che viene attuato dalla Polizia Provinciale e dai coadiutori che la Provincia stessa abilita (la stessa Provincia che paga i danni!). L’ATC ha solo un compito di supporto alla Provincia e di coordinamento tra le varie attività per la gestione della fauna selvatica nel territorio, siano esse cacciabili o meno (poi ti confermo che i coadiutori sono anche cacciatori iscritti ad un ATC).
Mi stai contestando una “presunta” attività irregolare di un coadiutore? Ma stai sbagliando indirizzo. L’attività dei coadiutori e il controllo su tale attività è della Polizia Provinciale. Ogni segnalazione va fatta là. Sarebbe come se tu vedessi un incidente stradale e invece di chiamare il 118 e la Polizia Municipale chiamassi il Sindaco…
Infine mi devi perdonare, ma sentirmi dare, da uno della tua cultura, del “mandante”, mi sembra davvero esagerato (ci si potrebbero fare un sacco di battute immagino…). Perché, penso bene, tu utilizzi la parola nel primo significato grammaticale che si trova nei dizionari: “di chi affida ad altri un incarico…” (comunque sbagliato, visti i punti precedenti); ma sai bene, come me, che oggi il significato più prevalente o preponderante è quello giuridico, in particolare “di chi manda a commettere un delitto”. E sai, come me, che quando usi un termine ambiguo, in cui è presente sia un significato originario o di base o arcaico, che un significato prevalente o contemporaneo, è quest’ultimo che passa, soprattutto in una lettura veloce o superficiale. Sei stato solo superficiale o me la stai tirando? In conclusione e in modo molto ilare, mettiti tranquillo. Io non sono il mandante di nulla e i coadiutori sono chiamati dagli agricoltori su mandato della Provincia a difesa del prodotto tipico di Vignola. E tu, mi sembra, sei vignolese.
Francesco Lamandini
PS Venerdì 22 maggio nuovo articolo su Prima Pagina (p.19): pdf. Questa volta a parlare è Stefano Giovannini, presidente dell’Organizzazione Internazionale Protezione Animali (OIPA) di Modena. Le osservazioni critiche che svolge nei confronti dell’iniziativa della Provincia di Modena (supportata da ATC MO2) sono assai simili a quello svolte nel mio post (vedi). Per la prima volta, inoltre, sono riportate con chiarezza le norme di legge che regolamentano l’esercizio della caccia in prossimità di abitazioni e strade: “la caccia è vietata nel raggio di cento metri da immobili, fabbricati e stabili adibiti ad abitazione o lavoro e a distanza inferiore a cinquanta metri da strade” (legge n.175/1992). Occorre ringraziare Prima Pagina che ha fatto quanto le istituzioni non sono state in grado di fare: comunicare con chiarezza alcuni dei limiti concernenti l’esercizio della caccia.
Caro Francesco, il mio intervento è diviso in tre parti.
https://amarevignola.wordpress.com/2015/05/17/lamandini-go-home/
Nel primo paragrafo racconto l’episodio che mi è accaduto domenica 17 maggio (un cacciatore che, evidentemente non rispettando le norme di comportamento, spara in direzione di casa mia, con i pallini che cadono a pochi metri da me e mia moglie). Episodio che è stato causa di un mio più sentito coinvolgimento nel tema della “guerra agli storni” (di cui avevo letto sulla stampa).
Il secondo paragrafo (è il punto 1) è dedicato al tuo comunicato stampa. Ed è questo, ovvero il suo contenuto, CHE TI CONTESTO. Certo, hai ragione nell’osservare che la “guerra agli storni” è una iniziativa della Provincia di Modena a cui ATC MO2 offre solo sostegno. Ma si dà il caso che il comunicato stampa su questa “guerra agli storni” l’abbia fatto tu in quanto presidente di ATC MO2. E la cosa davvero singolare – e davvero disturbante – di questo tuo comunicato è che fa passare i cacciatori (ovvero coloro che girano ARMATI) come i soggetti “deboli”, ovvero meritevoli di tutela! L’episodio che mi è capitato domenica 17 dovrebbe invece servire ad evidenziare, spero anche al presidente di ATC MO2, che i “soggetti deboli”, quelli da tutelare, sono semmai altri. Ovvero i residenti nelle zone agricole. Coloro che rischiano di finire impallinati se qualche cacciatore non presta la massima attenzione circa la direzione in cui rivolge il fucile (e spara). Questa è la cosa che ti contesto! E singolarmente è la cosa che ti è sfuggita (ovvero su cui eviti, certo non elegantemente, di replicare). Che cosa dovrei dire? Dovrei augurarti di sperimentare i pallini di piombo nel giardino di casa tua o sul tuo balcone, magari mentre tua moglie ed i tuoi figli sono nei paraggi? No, non lo auguro a nessuno. Ma ciò che chiedo, CON FERMEZZA, è che le istituzioni preposte a regolamentare la caccia ed a gestire i cacciatori (la Provincia e gli ATC) non si facciano rappresentanti solo dei loro interessi (come hai fatto tu con il tuo comunicato), ma si facciano carico anche di tutelare gli altri soggetti che da questa “guerra agli storni” possono conseguire disturbi o, peggio, anche danni.
Il terzo paragrafo, infine, (è il punto 2 del mio post) pone qualche interrogativo. In sintesi: davvero oggi, nell’ipertecnologico anno 2015, dobbiamo ancora ricorrere a qualche centinaio di cacciatori per smarrire gli storni? Forse il quesito non va posto al presidente di ATC MO2 (che farebbe comunque bene ad interrogarsi in proposito), ma al presidente della Provincia ed al suo fido capo di gabinetto Luca Gozzoli. Con onestà intellettuale ho scritto nel post che, non essendo un esperto della materia, non ho una risposta. Ma so bene che una diversa soluzione, affinché possa essere trovata, deve innanzitutto essere cercata! E se invece le istituzioni si preoccupano di “dare da divertirsi” (mi sia concessa questa espressione) a qualche centinaio di cacciatori, allora è chiaro che non esiste alcun interesse a cercare una diversa soluzione. Eppure i “costi sociali” (ed in vite umane o persone ferite) della caccia solleciterebbero una più attenta riflessione.
Osservo anche che istituzioni intelligenti dovrebbero sentirsi in dovere di essere “trasparenti” circa questi temi. Quante sono le persone uccise o ferite, in provincia di Modena, a causa della caccia? Non pensi che nel sito web di ATC MO questo dato dovrebbe comparire? Non pensi che sia vostro dovere fornire anche indicazione circa le norme a tutela di chi vive o frequenta le zone di caccia? Ad esempio, è vero o non è vero che non è ammesso sparare entro un raggio di 100 metri da un’abitazione? Perché queste informazioni non si trovano pubblicate nel sito web di ATC MO?
Veniamo infine alla questione del “mandante”, ecc. Non è un caso che il termine sia tra virgolette nel mio post. Perché quel testo ha anche un certo contenuto ironico (come dovrebbe evincersi dall’incipit e dalle conclusioni: fionda, cerbottana, curaro …). “Mandante” è termine che ho scelto apposta, sapendo di fare una forzatura. Ma è comunque termine legittimo – se si ripercorre la mia argomentazione – visto che il comunicato stampa di ATC MO2 sembra voler legittimare solo l’operato dei cacciatori, screditando in anticipo le eventuali proteste di coloro che invece finissero con il sentirsi disturbati o danneggiati dal loro operare! Rileggiti il comunicato stampa e – se non sei prevenuto – lo troverai allucinante! A chi rischia di essere impallinato (o anche solo teme circa l’incolumità di persone care che vivono in zone agricole soggette alla “guerra agli storni”) espressioni come “inutili allarmismi”, “far perdere tempo alle Forze dell’Ordine”, “dare maggiore tranquillità ai cacciatori coadiutori”, suonano un tantino disturbanti. Provare per credere.
“Inutili allarmismi”? (cit. Lamandini) Sembra che non sia così, a vedere i dati dell’attività 2014 della polizia provinciale. 2.554 controlli di cui 1.773 in materia di caccia (e 247 sanzioni comminate in materia di caccia).
“Tra le principali violazioni in materia di caccia spiccano il mancato rispetto delle distanze di sicurezza, delle giornate e periodi di caccia fissati dal calendario venatorio, del regolamento sugli ungulati e delle disposizioni sui piani di controllo del cinghiale, delle norme sui tesserini di caccia e sull’addestramento cani.”
“Purtroppo – segnala Fabio Leonelli, comandante della Polizia provinciale – continuiamo a ricevere da parte di cittadini diverse segnalazioni sul mancato rispetto dei cacciatori delle distanze di sicurezza dalle abitazioni, …”
“La Polizia ha gestito, inoltre, 273 chiamate telefoniche di cittadini (059 209525) che segnalavano situazioni di particolare criticità di cui 100 legate alla caccia …”
Insomma, Lamandini, di cosa stiamo a parlare? Di fronte a questi dati il comunicato stampa di ATC MO2 con le tue dichiarazioni è ancora più vergognoso! Perché, lo dico ancora una volta, presenta i cacciatori (quelli armati di fucile) come i soggetti “deboli” da tutelare, dimenticandosi che questi sono in realtà i residenti ed i frequentatori delle zone in cui la caccia è consentita (o addirittura promossa con apposite campagne come quella contro gli storni).
Qui il comunicato stampa della Provincia di Modena, datato 30 gennaio 2015:
http://www.provincia.modena.it/page.asp?IDCategoria=6&IDSezione=343&ID=123750
Nuovo episodio questa mattina con un cacciatore che entra nel campo e spara diversi colpi a meno di cento metri da casa. I pallini cadono vicini ad alcune persone al lavoro. Però, evitiamo gli “inutili allarmismi” – suggerisce Lamandini. Vado in perlustrazione, con grande grande cautela – l’intenzione era quella di invitare il “povero” (sic) cacciatore ad allontanarsi. Ma si è già allontanato per i fatti suoi. Mi limito dunque a telefonare alla polizia provinciale (059 209525), ma essendo sabato nessuno risponde. C’è la segreteria telefonica che informa che l’ufficio è chiuso, ma se necessitati ci sono diversi numeri di cellulare (uno per ogni diversa fascia oraria del fine settimana). Chiamo quello di competenza – nessuno risponde. Mando dunque un sms con gli estremi di quanto accaduto. Senza “inutili allarmismi” – questo l’ho capito. Sob!
Qui il testo del messaggio:
“Buongiorno, alle ore 9-9.05 un cacciatore nel mio campo spara a meno di 100 metri dalla casa. Pallini arrivano vicino a persone.” Poi l’indirizzo e nome e cognome.
Dopo un’ora e 20 minuti mi arriva risposta sempre via sms:
“Non è un cacciatore è un coadiutore che sta effettuando un piano di controllo … comunque i pallini non devono arrivare … grazie della segnalazione ….”. Nessuna indicazione del servizio di appartenenza o elemento identificativo personale. Vabbè.
Inizia precisando, distinguendo. Tutto giusto, ma irrilevante (so perfettamente di cosa stiamo parlando, ma a me preme di segnalare il pericolo dei pallini che cadono attorno a casa). Da notare che il coadiutore “sta effettuando un piano di controllo” – potenza del linguaggio! Un “piano di controllo” con il fucile. No binocoli. No carta e penna. Ma proprio un “piano di controllo”. Dunque, potrà capitare di leggere sulla stampa: “impallinato durante un piano di controllo”. Che si sappia.
Dopo 5 minuti ancora ricevo anche la telefonata. Dove mi viene di nuovo ribadito di cosa si tratta. Grazie.
Comunque, niente allarmismi. 😦