Percorso partecipato per Villa Trenti. Una valutazione

Il 4 ottobre scorso l’amministrazione Smeraldi ha dato il via ad un percorso partecipativo (“Partecipattiva”: vedi) per decidere l’utilizzo di Villa Trenti (vecchia sede della biblioteca comunale), dopo che la destinazione a sede degli archivi storici comunali era stata rigettata dai nuovi vertici della Fondazione di Vignola (vedi). Questo percorso si è poi concluso martedì 25 novembre con un voto del consiglio comunale che ha scelto, tra i tre progetti infine rimasti, il progetto numero 3 “Biblioteca/Centro culturale” (che in sostanza prevede l’uso del piano rialzato come ampliamento degli spazi, divenuti insufficienti, della biblioteca Auris, e la collocazione ai piani superiori di variegate attività culturali ad oggi definite solo in modo approssimativo). Trattandosi di un progetto “sperimentale” è bene analizzarlo con attenzione cercando di volgerlo anche in occasione di apprendimento. Mancano infatti modelli consolidati di rigenerazione della democrazia locale e dunque è normale scontare qualche incertezza nella fase iniziale. Per questo l’analisi critica e la valutazione di queste esperienze è importante. A chi, come il PD vignolese, esprime solo insoddisfazione bisognerebbe ricordare che perlomeno questa esperienza ha avuto “costo zero”, mentre la famigerata “Via della Partecipazione” dell’amministrazione Denti (vedi) era costata 23.868 euro (Gasparini consenziente).

Villa Trenti, la vecchia sede della biblioteca comunale (foto del 23 marzo 2013). Sabato 4 ottobre si tiene un

Villa Trenti, la vecchia sede della biblioteca comunale (foto del 23 marzo 2013).

[1] Il percorso partecipativo “Partecipattiva” si è articolato in vari momenti nell’arco di poco meno di due mesi (ottobre e novembre 2014). Il “lancio” è avvenuto in occasione di una giornata seminariale (il 4 ottobre) dal doppio contenuto: nella mattinata una riflessione teorica affidata alla guida di Gino Mazzoli (per una valutazione: vedi), nel pomeriggio una presentazione di Villa Trenti e della sua storia e l’avvio della discussione sulla sua destinazione. La giornata ha avuto un buon successo, testimoniato dal discreto numero di partecipati (circa 70) e dalla numerosità dei progetti che già in quella occasione sono stati presentati (24 progetti). Si è quindi dato tempo un mese per la presentazione di ulteriori progetti (5 nuovi progetti sono stati in effetti presentati, tra cui quello delle “bibliotecarie”) e per la raccolta di adesioni e commenti via web (non gran cosa in verità: le adesioni/segnalazioni via web sono state 40, in parte dei diretti interessati). I 29 “progetti” così presentati (in molti casi si trattava semplicemente di un abbozzo progettuale o anche solo un’idea, non sviluppata in un breve testo) sono stati resi pubblici in un’apposita sezione del sito web del comune (vedi) ed in tal modo messi a disposizione dei cittadini interessati. Sabato 8 e poi di nuovo sabato 15 novembre, al pomeriggio, si sono tenuti due incontri “laboratori ali” per semplificare il quadro delle proposte. All’incontro di sabato 8 hanno partecipato 23 cittadini (vedi verbale: pdf). Circa altrettanti hanno preso parte all’incontro di sabato 15 – l’incontro si è concluso con la definizione dei tre progetti (e relativi portavoce) da portare in consiglio comunale per la decisione (vedi verbale: pdf). Dopo una loro presentazione in commissione consiliare lunedì 17 novembre (vedi verbale: pdf) i tre progetti sono approdati in consiglio comunale, nella seduta di martedì 25 novembre, dove sono stati messi ai voti del consiglio comunale. Dopo una prima votazione con due progetti ex-aequo si è andati al “ballottaggio” che ha certificato la scelta del progetto numero 3 “Biblioteca/Centro culturale” (qui il testo della delibera n.79 del 25 novembre 2014: pdf).

Street art, Bologna (foto del 20 gennaio 2014)

Street art, Bologna (foto del 20 gennaio 2014)

[2] E’ difficile sostenere che il percorso partecipativo “Partecipattiva” sia avvenuto in modo ottimale. Vi sono senz’altro aspetti meritevoli di “aggiustamenti” ed è bene chiarirli ora, prima delle prossime esperienze di progettazione partecipata (peraltro già annunciate e relative a ex-mercato ortofrutticolo ed altre aree urbane):

  • è mancata una chiara delineazione iniziale del percorso e delle sue tappe, visto che alcune modalità di svolgimento non sono state precisate sin dall’inizio, ma piuttosto a percorso avviato. Occorre invece giungere a definire e comunicare con precisione le “regole d’ingaggio” ad inizio percorso così che i cittadini interessati a partecipare siano pienamente consapevoli delle modalità di svolgimento (magari potendo anche contribuire a governare il processo, con uno o più rappresentanti nella “cabina di regia”) e del potere loro consegnato (la delibera di giunta n. 120 del 23 settembre 2014 si limitava a specificare: “il percorso partecipativo, finalizzato all’individuazione della destinazione culturale di Villa Trenti, prevede, oltre al laboratorio in questione, un periodo di consultazione in rete della durata di un mese e un Consiglio Comunale aperto da tenersi nei primi giorni del mese di novembre”);
  • la discussione web sui progetti presentati non è decollata anche per gli evidenti limiti tecnici della cosiddetta “piattaforma Partecipattiva” non configurata come un vero e proprio forum web, ovvero come luogo di una discussione pubblica strutturata, ma solo come dispositivo di raccolta di segnalazioni/proposte (in cui i testi sottoposti dai singoli partecipanti non risultavano visibili agli altri). Anche per questo motivo il contributo dato dalla partecipazione web al processo di aggregazione e selezione dei progetti è stato del tutto irrilevante;
  • si è registrato uno iato troppo marcato tra la fase di “produzione” delle idee progettuali e quella di aggregazione e selezione dei progetti (solo nell’incontro dell’8 novembre è stato comunicato che al termine del percorso dovevano rimanere al massimo tre progetti da mettere in votazione). Sarebbe invece stato opportuno incentivare già i 70 partecipanti alla prima giornata a ragionare sull’aggregazione/selezione delle proposte, evitando di portare alle fasi successive (peraltro assai meno partecipate) 25 (o più) progetti. Una vera fase “deliberativa” può infatti avvenire solo con riferimento ad un numero assai più limitato di proposte.

A queste considerazioni più di tipo tecnico-procedurale deve aggiungersene un’altra relativa alla “divisione del lavoro” tra partecipazione dei cittadini e organismi della rappresentanza democratica (ovvero il consiglio comunale). E’ singolare, infatti, che un percorso di partecipazione dei cittadini si concluda con un voto, per la scelta del progetto, a cui i cittadini stessi non partecipano, ma che è invece spostato su un organo “rappresentativo” come il consiglio comunale. Sarebbe buona norma, infatti, che un tale percorso di partecipazione si concluda comunque chiamando i cittadini a partecipare al voto (fu così, ad esempio, in “Via della Partecipazione”, anche se quella “espressione della volontà” non era da ritenersi vincolante per l’amministrazione). Questa discrasia segnala un problema non adeguatamente risolto nel raccordo tra partecipazione dei cittadini e democrazia rappresentativa.

Street art, Padova (foto dell'8 settembre 2011)

Street art, Padova (foto dell’8 settembre 2011)

[3] Questo problema di “raccordo” merita un approfondimento, visto che per affrontarlo e risolverlo sono a disposizione diverse opzioni – non tutte ugualmente convincenti. Di norma, quando si mette in campo la partecipazione dei cittadini, le possibilità del “dispositivo decisionale” sono due. La prima prevede il trasferimento del potere decisionale in capo ai cittadini (o se si preferisce la riappropriazione di tale potere da parte dei cittadini): la loro votazione è vincolante (è così, ad esempio, nel referendum; tra le concrete esperienze locali possiamo ricordare quella di “bilancio partecipato” realizzata dall’amministrazione Adani nel 2003-2004, quando l’impiego di 250mila euro di spesa per investimenti venne rimessa alla decisione dei cittadini vignolesi – allora parteciparono al voto più di 1.000 persone). La seconda prevede che l’esito del percorso partecipativo (una votazione, un documento di raccomandazioni, una o più proposte progettuali) venga invece “consegnato” agli organi della rappresentanza politica chiamata dunque ad assumersi la responsabilità della decisione (e potendo, in tal caso, decidere anche in modo difforme rispetto al “percorso partecipativo” – in tal caso, però, con l’obbligo di motivare adeguatamente il motivo del non recepimento). Occorre semmai chiarire in quali casi far scattare il dispositivo decisionale “allargato” ed in quali casi mantenere la decisione nell’ambito della democrazia rappresentativa. Mi sembra invece che non ci sia affatto ragione di inventarsi forme “ibride”, come quelle prospettate nell’allegato A della delibera del consiglio comunale n.79 del 25 novembre 2014: “Ad oggi, il regolamento comunale non consente di dare attuazione agli strumenti di democrazia deliberativa che avrebbero permesso ai cittadini di votare in Consiglio alla pari dei Consiglieri, ma vi è l’impegno dell’Amministrazione di modificare in questo senso il regolamento a proposito di partecipazione.” Con un corpo elettorale di circa 18.000 cittadini, aggiungere 20, 50, 100 o anche 200 cittadini che uniscono il loro voto a quello di 16 consiglieri comunali (rappresentanti di tutti i cittadini!) non realizza alcun salto di qualità democratico. Semmai un nuovo “monstrum” di cui non si sente la mancanza. Molto meglio precisare in quali occasioni la decisione viene rimessa ai cittadini tout court (e secondo quali modalità – l’uso del termine “deliberativo” va preso sul serio; guai a considerarlo un semplice equivalente della partecipazione al voto! vedi).

Villa Trenti

Villa Trenti, vecchia sede della biblioteca comunale (fotodel 21 aprile 2013)

[4] Le incertezze di questa prima esperienza partecipativa – comunque positiva – hanno però una ragione che deve essere chiaramente riconosciuta. Come già ricordato, un’amministrazione che vuol spostare il baricentro decisionale (e dunque anche informativo) in direzione dei cittadini si trova inevitabilmente a sperimentare – stante l’assenza di modelli consolidati. Perché la sperimentazione abbia maggiori chances di essere produttiva occorre però appoggiarsi a “visioni” (quando non a vere e proprie teorie) sufficientemente articolate, ovvero sofisticate. Non è possibile, infatti, pensare di dare risposte semplici a questioni complesse come il funzionamento della democrazia locale (ancor più se si vuole per davvero innestare momenti di “democrazia diretta”, partecipazione e deliberazione dei cittadini, in un “corpo” che rimane comunque prevalentemente di “democrazia rappresentativa”: vedi). Viste retrospettivamente le suggestioni offerte da Gino Mazzoli ad inizio del percorso “Partecipattiva” non sono state sufficientemente mirate e produttive (vedi). Così come le proposte di Paolo Michelotto (“la parola al cittadino”: vedi), per quanto utili a ridare voce ai cittadini, non sono sufficientemente articolate per reggere l’impalcatura (di nuove prassi in termini di partecipazione, informazione, rendicontazione, ecc. ) che è necessario mettere in piedi se davvero si vuole cambiare il volto della democrazia locale. Bisognerà dunque allargare gli orizzonti ben oltre questi “teorici” troppo locali, ricercando un dialogo con i teorici della democrazia deliberativa. Sapendo che, purtroppo, nessuno oggi è in grado di fornire una ricetta su misura. Tanto meno per la realtà vignolese.

PS Qui l’articolo pubblicato su Il Resto del Carlino – Modena del 7 ottobre 2014, p.24, con la presentazione dell’iniziativa da parte dell’assessore alla partecipazione Monica Maisani (pdf).

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One Response to Percorso partecipato per Villa Trenti. Una valutazione

  1. Rosanna Sirotti ha detto:

    Non mi funziona bene  la connessione per cui ho molti limiti. Bisogna che ci abituiamo alle critiche di Gasparini e C e di tenerle nel conto che meritano. Se non fossero cosi distruttive  potrebbero anche essere utili (!!), ma è troppo il livore del quale sono intrise. Rosanna.

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