Fondazione di Vignola: primo anno dell’era Manfredi

E’ trascorso più di un anno dalla “elezione” di Valerio Massimo Manfredi a presidente della Fondazione di Vignola (vedi). E con il passare dell’anno 2014 si chiude anche la prima annualità intera della nuova gestione (come presidente e vicepresidente hanno ricordato nei giorni scorsi a mezzo stampa). Che non ha mancato di introdurre discontinuità rispetto ai due mandati della presidenza Zanasi. E di mettere in campo nuove progettualità: alcune molto convincenti, altre assai meno. In ogni caso non è opportuno rimandare la valutazione dell’operato dei nuovi organi della Fondazione di Vignola al termine dei quattro anni di mandato. Sebbene alcune scelte siano ancora in formazione ed alcune attività ancora in divenire è opportuno iniziare ad esprimere qualche valutazione. Anzi, proprio perché non tutto è già stato definito un po’ di dibattito pubblico è un fatto positivo. Magari pure utile. Ecco dunque un contributo.

Prima Pagina del 26 novembre 2014, p.19.

Prima Pagina del 26 novembre 2014, p.19.

[1] Il primo dato da rimarcare è la solidità patrimoniale della Fondazione di Vignola e la buona gestione di questo patrimonio. Può sembrare un dato banale, ma non lo è. Una gestione improntata a prudenza forse non ha generato utili eclatanti negli anni di boom finanziario, ma di sicuro ha contenuto le perdite conseguenti alla profonda crisi apertasi nel 2007. Illuminante è un confronto con la Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna (vedi), per lungo tempo il maggior “erogatore” in regione (vedi grafico) – ora non più.

Erogazioni annuali della Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna, anni 2001-2012. Le erogazioni del 2012 sono pari al 15% di quelle del 2007 (anno di picco; ultimo anno pre-crisi), ma anche a solo il 33% di quelle del 2001!

Erogazioni annuali della Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna, anni 2001-2012. Le erogazioni del 2012 sono pari al 15% di quelle del 2007 (anno di picco; ultimo anno pre-crisi), ma anche a solo il 33% di quelle del 2001!

Certo, questa è una caratteristica di lungo corso. Con la nuova presidenza la Fondazione ha confermato questa impostazione e deciso una riduzione delle erogazioni annualmente stanziate (da 1,8 a 1,5 milioni), ma si tratta di un livello sostenibile per l’intero mandato, grazie ai meccanismi di “stabilizzazione” da tempo messi in atto. Con la redazione del Piano programmatico 2014-2016 è stata introdotta la prima rilevante discontinuità: è stato aggiunto lo “sviluppo locale” tra i “settori rilevanti” verso cui indirizzare i finanziamenti (vedi). Come abbiamo già osservato, la decisione è assolutamente condivisibile, ma lo stanziamento (150mila euro annui) assolutamente insufficiente – se si vuole davvero incidere sulla traiettoria di sviluppo di questo territorio (vedi). Ci torneremo.

Erogazioni deliberate dalla Fondazione di Vignola nel 2013: 847.514 € per arte, attività e beni culturali (include 600mila euro di spese relative alla Rocca); 564.870 € per educazione, istruzione e formazione; 162.500 € per ricerca scientifica e tecnologica; 274.852 € per altri settori e fondo nazionale volontariato.

Erogazioni deliberate dalla Fondazione di Vignola nel 2013: 847.514 € per arte, attività e beni culturali (include 600mila euro di spese relative alla Rocca); 564.870 € per educazione, istruzione e formazione (include 300mila euro per biblioteca comunale di Vignola); 162.500 € per ricerca scientifica e tecnologica; 274.852 € per altri settori e fondo nazionale volontariato.

[2] Tre decisioni importanti sono assolutamente condivisibili:

  • la rinuncia a fare di Villa Trenti la sede dell’archivio storico comunale (vedi), visto che questa non sarebbe stata una scelta razionale né per la spesa necessaria, né quale destinazione di una “villa” che, per la collocazione nel centro urbano di Vignola (lungo l’asse biblioteca-teatro), merita un diverso impiego (ancora oggi un po’ vago, per la verità, pur al termine del percorso “Partecipattiva”);
  • l’acquisizione dell’ex-archivio BPER da utilizzare (questo sì!) come sede degli archivi storici comunali di numerosi comuni dell’Unione Terre di Castelli. Questa soluzione – seppur contestata soprattutto da alcune realtà associative di Spilamberto (vedi) – potrebbe aprire interessanti opportunità, anche per una gestione a cui partecipano le forze della società civile locali (vedi);
  • la valorizzazione della Rocca di Vignola con il progetto di rilevazione delle tracce degli affreschi quattrocenteschi sulle pareti esterne (abbiamo visto i droni all’opera questa estate) e quindi con la riproduzione di tali affreschi sulle pareti mediante videoproiezione. La prima sperimentazione è attesa per l’estate 2015. E’ un progetto che può far risaltare la Rocca di Vignola su scala regionale e nazionale, aumentandone la già discreta capacità di attrazione (32.431 visitatori nel 2013, in crescita rispetto agli anni precedenti). Certo, bisognerà organizzare un adeguato sistema di marketing territoriale per valorizzare questa nuova opportunità (e qui, almeno sino ad ora, non si è visto nulla di entusiasmante da parte degli enti locali).
Numero di visitatori alla Rocca di Vignola, anno 2013.

Numero di visitatori alla Rocca di Vignola, anno 2013.

[3] Cosa non va invece? Partiamo dalle cose di minor importanza.

  • due conferenze all’anno, sotto il titolo “Non sono chiacchiere da bar”, non hanno molto senso. Ripetono iniziative che altri promotori di eventi culturali già svolgono o potrebbero svolgere. Dalle istituzioni ci si aspetta di più. Ovvero la messa in campo di iniziative che lasciano un segno sul territorio. Se si ritiene che il tema della legalità e delle infiltrazioni “mafiose” nel tessuto economico locale sia un tema importante, si promuova un progetto assieme agli enti locali (vedi). Altrimenti, certo, non sono chiacchiere da bar, ma l’effetto è il medesimo.
  • l’impegno a promuovere cultura storica, facendo conoscere la storia vignolese e di questo territorio non può scadere nella fiction, come invece è successo con la cosiddetta “rievocazione storica” dell’assedio del 1239 (vedi). Iniziative del passato (sotto il titolo “Accadde in Rocca”) sono riuscite assai meglio a mantenere una finalità di trasmissione di conoscenza storica (quella vera) pur “spettacolarizzando” eventi. Questo sarebbe il compito delle istituzioni.
  • trasparenza e partecipazione, ovvero coinvolgimento della comunità locale nella formulazione degli indirizzi programmatici e nel controllo dell’operato, sono principi che ancora attendono una adeguata implementazione (in progressione: da nessuna parte, né nel sito web della Fondazione, né nel bilancio d’esercizio 2013 è indicato il compenso degli amministratori; i rendiconti dei progetti finanziate con risorse della comunità debbono essere resi pubblici!; la formazione degli orientamenti programmatici deve essere accompagnata da pubblico confronto e magari dibattito). Il tema vero rimane comunque il coinvolgimento della comunità di riferimento (i cittadini di Vignola, Spilamberto, Savignano e Marano) nella formulazione degli indirizzi programmatici. Occorre organizzare una dimensione “pubblica” che oggi manca. La funzione di ascolto degli enti locali, delle istituzioni scolastiche, della “società civile” avviene in una dimensione non-pubblica. La “pubblicità” (nel senso di sfera pubblica) non può certo essere “soddisfatta” con due incontri pubblici ogni quattro anni: uno all’inizio del mandato, per la presentazione del “programma” (vedi), ed uno alla fine, di presentazione del “bilancio di missione” di quattro anni di attività (vedi). Questa è una dimensione pubblica decisamente atrofizzata!
Gazzetta di Modena, 26 novembre 2014, p.49.

Gazzetta di Modena, 26 novembre 2014, p.49.

[4] Ma l’aspetto che ad oggi suscita più perplessità è la gestione del nuovo fronte di impegno della Fondazione: lo “sviluppo locale”. Poiché questo paese sta vivendo la crisi economica più acuta da ottant’anni a questa parte l’aggiunta dello sviluppo locale tra i “settori rilevanti” d’intervento è una buona notizia. Occorre però soddisfare alcuni requisiti affinché questo nuovo capitolo di spesa sia effettivamente produttivo (e possa anche crescere nel tempo). Insomma, se davvero la Fondazione di Vignola vuol fare qualcosa di significativo per questo territorio occorre che si doti (magari valorizzando di più il coinvolgimento dell’Università) di una capacità di visione e di competenze che le consentano di meglio filtrare (e magari orientare) le proposte provenienti dalle agenzie del territorio. Si sa che i 150mila euro di questo capitolo di bilancio verranno suddivisi, nel 2014, su due “progetti”: uno di marketing territoriale; l’altro a favore dell’innovazione ed internazionalizzazione dell’industria manifatturiera locale. Certo, innovare significa anche rischiare qualche insuccesso. Ma se nella progettazione ci si affida esclusivamente (o prevalentemente) alla capacità progettuale degli attori locali (ritagliando alla Fondazione solo un ruolo di dispensatore di risorse), è molto difficile che ne sortiscano progetti di qualità. Avremo modo di constatarlo assai presto.

Una copia de "La Fondazione informa" sul greto del Panaro (foto del 29 marzo 2014)

Una copia de “La Fondazione informa” rinvenuta casualmente sul greto del Panaro (foto del 29 marzo 2014)

PS Interessanti i dati sui risultati delle fondazioni di origine bancaria relativi all’esercizio 2013 forniti dall’Associazione di Fondazioni e di Casse di Risparmio Spa (ACRI): vedi. Purtroppo si tratta di dati relativi all’aggregato di tutti gli enti. Mancano, invece, adeguati ranking.

PPS I grafici usati in questo post sono presi da documenti ufficiali: il Bilancio 2012 per la Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna (vedi); il Bilancio 2013 per la Fondazione di Vignola (vedi).

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6 Responses to Fondazione di Vignola: primo anno dell’era Manfredi

  1. Andrea Paltrinieri ha detto:

    Lo scrittore Valerio Massimo Manfredi sarà questa sera ospite del presidente della Fondazione di Vignola Valerio Massimo Manfredi. Lo scrittore presenterà uno dei suoi libri (Le meraviglie del mondo antico), alle 20.30 presso la Sala dei Contrari, nella Rocca di Vignola, proprietà della Fondazione di Vignola. Il Presidente della Fondazione di Vignola ha comunque assicurato la sua presenza almeno per un saluto. Ovviamente tutto fa marketing, fa “cultura” (sic), fa girare l’economia.

    • Ivo ha detto:

      Chissà che meraviglia potrebbe suscitare questo evento culturale negli antichi, di sicuro fa un certo effetto a noi moderni.
      Davvero divertente Andrea, certo anche te con tutto questo sarcasmo..

  2. mauro ha detto:

    Sembra quasi che tu voglia evidenziare un conflitto di interessi…. avrò inteso bene?
    Condivido il contenuto delle tue considerazioni, la gestione prudenziale delle risorse erogate, se da una parte è una azione difensiva, dall’altro non sembra adeguato alle difficoltà dell’economia locale ed ai bisogni di servizi sociali da parte della cittadinanza.

    • Andrea Paltrinieri ha detto:

      Bisogna dire che stiamo parlando di un episodio di piccola entità. Nulla di eclatante. E soprattutto “solo” una questione di opportunità. Però in Italia le istituzioni sono così bistrattate che se ci fosse anche la possibilità di evitare questi episodi sarebbe una bella cosa. Dunque Valerio Massimo Manfredi venga pure a presentare i suoi libri a Vignola (come ha sempre fatto, su invito di una libreria locale), ma lo faccia in sale non di proprietà della Fondazione di Vignola, per favore. Solo per evitare di dare l’idea di perseguire interessi privati. Ribadisco: “di dare l’idea”. Di far nascere in qualcuno il sospetto. Le fragili istituzioni italiane ringrazierebbero. E noi con loro.

  3. Andrea Paltrinieri ha detto:

    Mi rendo conto che parlare di “era Manfredi”, facendo riferimento al mandato del nuovo presidente, appunto Valerio Massimo Manfredi, è assai fuorviante. Come è stato riconosciuto anche con il riequilibrio delle indennità di carica, il ruolo portante per la Fondazione di Vignola è quello di vicepresidente, assunto dal 2013 dall’avv. Giuseppe Pesci. Dal punto di vista sostanziale, dunque, sarebbe decisamente più corretto parlare di “era Pesci”.

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