In un passato non troppo remoto la regione Emilia-Romagna era considerata un “laboratorio politico”: insieme un luogo di buon governo e di sperimentazione di politiche innovative. Nonostante questa regione rimanga saldamente ai primi posti in Italia, il divario rispetto all’Europa aumenta – come testimoniato dall’indice di competitività regionale UE relativo al 2013 (vedi). Tra le 262 regioni europee l’Emilia-Romagna si colloca al 141° posto per “competitività regionale”! Già solo questo dato testimonia del fatto che da tempo c’è qualcosa che non va (alle generali difficoltà dell’intero paese, si aggiunge l’appannamento delle politiche regionali caratterizzate da eccessivo continuismo). Ma il candidato PD destinato a subentrare a Vasco Errani dopo tre legislature non è affatto accreditato come figura in grado di ripristinare la capacità innovativa della Regione (vedi). Ovunque prevale scetticismo, quando non proprio ostilità o disaffezione. Basta chiedere in giro per raccogliere dichiarazioni di non partecipazione al voto in misura assai superiore che in passato.

Matteo Richetti, parlamentare, e Stefano Bonaccini, segretario PD dell’Emilia-Romagna, entrambi modenesi (foto Europa Quotidiano web)
“Renziano della seconda ora, Stefano Bonaccini, il candidato del PD, è rassicurante per la vecchia guardia, ma non promettente per chi volesse mai rilanciare la Regione come laboratorio di un futuro politico migliore” (così Gianfranco Pasquino sul Corriere di Bologna del 16 novembre: pdf). Se già le primarie del PD sono risultate “depressive” (vedi), ancora di più si annunciano tali le elezioni di domenica 23 novembre. “La presa d’atto che l’Emilia-Romagna sta diventando con poche differenze troppo simile alle altre regioni è inevitabile” (è ancora Pasquino che parla). Non è solo un candidato cresciuto internamente al partito e dunque formatosi essenzialmente come grigio “mediatore”, senza capacità di suscitare entusiasmi neppure tra i suoi (è opportuno non confondere l’atteggiamento più o meno convinto di sostegno prodotto dalla chiara tutela dei propri interessi di un gruppo dirigente PD rinchiuso nelle proprie fortezze con un genuino entusiasmo che non c’è). Anche uno sguardo accurato alle idee ed al programma della coalizione egemonizzata dal PD (le altre “forze” della coalizione si accontentano di essere ricordati nella fase di assegnazione degli incarichi!) suscita grandi perplessità (vedi). Né, infine, potrà qualcosa l’esibirsi accanto ad un Matteo Renzi oggi in grado meno che qualche mese fa di suscitare a sua volta entusiasmo (i sondaggi evidenziano comprensibilmente un calo di “gradimento” rispetto alle elezioni europee 2014). Il sistema elettorale (che non prevede ballottaggio, ma assegna la vittoria al candidato che ottiene più voti) consente al candidato PD di non preoccuparsi troppo del clima di disaffezione che accompagna questa tornata elettorale. A Bonaccini va bene così.
D’altro canto le opposizioni non hanno affatto brillato, né in termini di qualità dei candidati a presidente della giunta regionale, né in termini di strategia di aggregazione. L’esito è dunque scontato (da leggere la “radiografia di una vittoria annunciata” scritta da Marco Marozzi sul Corriere di Bologna del 16 novembre: pdf) ed i molti che non si ritrovano in questa offerta politica domenica eviteranno di recarsi alle urne. Purtroppo risulta fragile anche la proposta di una lista civica regionale – una sorta di “segnaposto” per qualcosa che potrà forse maturare nel corso dei prossimi anni. Per i tanti che non si ritrovano nella proposta politica di un PD incapace di un reale processo di “elaborazione” o “mobilitazione cognitiva” può essere tuttavia un motivo per partecipare comunque al voto. In ogni caso difficile essere convincentemente ottimisti sul futuro di questa regione.
Non e possibile andare a votare …..votare chi ?e cosa …..?
Renzi chi lo ha eletto? Ha ragione il sig. Rinaldi, perchè mai dovremmo andarci, a votare ?
la disaffezione è risultata clamorosamente evidente dalla percentuale di astensione che si è avuta domenica.
Non è che la classe dirigente che si è affermata negli ultimi anni ( 10 /15) è risultata inadeguata perché figlia della collocazione obbligatoria di trombati a scapito dell’emergere di talenti? Certi vizi sono duri a morire!
L’affluenza alle urne in Emilia-Romagna è stata clamorosamente bassa. “Un dato terrificante”, secondo l’opinione di Giovanni Egidio su la Repubblica Bologna di oggi:
http://bologna.repubblica.it/cronaca/2014/11/24/news/peggio_di_un_crollo_pi_di_un_allarme-101273910/
In effetti è così. In Emilia-Romagna ha votato il 37,7% degli aventi diritto. Poco più di un terzo degli elettori! Si sapeva che il mancato “traino” di elezioni di livello nazionale avrebbe determinato una riduzione della partecipazione al voto. Ma nessuno si aspettava percentuali così basse!
E’ significativo il confronto con la Calabria, altra regione in cui ieri si è votato. In Calabria i votanti sono stati il 44,04%. In Emilia-Romagna il 37,70%!
http://elezioni.interno.it/regionali/votanti/20141123/Rvotanti.htm
Ma dobbiamo anche pensare che tradizionalmente la partecipazione al voto in Emilia-Romagna era più alta di circa dieci punti percentuali rispetto alla Calabria. Nel 2010, ad esempio, i votanti furono il 68,06% in Emilia-Romagna ed il 59,25% in Calabria – una differenza di 9 punti percentuali. Rispetto alla Calabria, dunque, l’Emilia-Romagna ha “perso” il 15-16% di votanti!! Quali le ragioni? Non basta tirare in ballo l’indagine sulle “spese pazze” dei consiglieri regionali – che ha toccato tutti i gruppi consiliari. E’ certamente anche il risultato dello scarso appeal dell’offerta elettorale – in primis di quella del PD! Lo si era già visto con la deludente partecipazione alle primarie. Lo si è visto ancora di più con queste elezioni. Questa offerta politica non entusiasma nessuno! Neppure l’elettorato PD. Non c’è altra spiegazione per questa bassissima partecipazione al voto.
Qui l’analogo commento di Pierluigi Battista sul Corriere della Sera di oggi:
http://www.corriere.it/opinioni/14_novembre_24/emilia-romagna-simbolo-che-si-spegne-6584bb32-73ab-11e4-a443-fc65482eed13.shtml
Tra le cause bisognerebbe annoverarne altre, proviamoci. Il mancato traino nazionale certo, ma anche il fatto che la Calabria è di fatto una regione commissariata con un problema criminalità grande come i propri confini, mentre in Emilia questa urgenza non c’è. Spiegare poi il calo con lo scarso appeal della proposta politica non sembra convincente, piuttosto si può dire che scarsa era la convinzione di poter giocare una partita vera. Il centro destra in regione è patetico, basti pensare ad Aimi capolista, mentre i grillini hanno semplicemente scialacquato un patrimonio di voti con un’opposizione misto psichiatria-incompetenza-balleclamorose (vedi le polemiche spesso strumentali su terremoto e alluvione). Altra E.R. e civici vari scontano una debolezza territoriale, mediatica e anche organizzativa decisiva che non permetteva a nessuno di questi di entrare minimamente nelle orbite dell’elettore medio.
In sostanza nessuno credeva minimamente che il candidato della Lega avrebbe davvero insidiato Bonacini, prova ne è il fatto che Salvini ha condotto in Regione una campagna di stampo nazionale tutta volta a “fare legna” in vista di una possibile crisi renziana e riequilibrare i futuri assetti del centro destra.
Incide anche il fatto che, volenti o meno, molti non credono affatto che Errani abbia amministrato male e moltissimi non credono sia un disonesto. I tempi poi dell’inchiesta giudiziaria sui rimborsi spesa appaiono curiosi.. quindi molti elettori PD hanno scommesso sulla continuità stando a casa. Il PD infatti ha vinto senza fare campagna elettorale.
Invece a me sembra che uno dei fattori che ha portato anche alla smobilitazione dell’elettorato PD sia proprio lo scarso appeal del candidato Stefano Bonaccini. Qualcuno vuole negare che si tratti di un candidato “grigio”? Che non suscita alcun entusiasmo? Basta guardare al risultato delle primarie, dove Balzani, che invece una “visione” ce l’ha, magari non su tutto, ma su molte cose sì – basta leggersi le cose che scrive nel suo libro Cinque anni di solitudine:
https://amarevignola.wordpress.com/2014/04/16/roberto-balzani-riflessioni-su-cinque-anni-sindaco-di-forli/
– ha avuto un risultato inimmaginabile se si guarda al peso interno al partito! Insomma, Bonaccini – come ho scritto – non convince, non entusiasma neppure il PD! E’ stato appoggiato dall’apparato (i vari Raffaele Donini e Andrea De Maria a Bologna, Stefano Vaccari & C. a Modena, e così via) perché era dato per vincente. E se questo è il “sentiment” dell’apparato PD, figurarsi quello di militanti ed elettori. Chi poi è minimamente “sofisticato” – e magari ha pure letto il suo programma elettorale:
https://amarevignola.wordpress.com/2014/11/12/il-documento-programmatico-di-stefano-bonaccini-unanalisi/
– si trova davvero nel dilemma voto, non voto, voto ma semplicemente per protestare, ovvero “disperdendo” il voto. Ribadisco che il confronto con la Calabria consente di stimare nel 15-16% quanto perso in termini di partecipazione al voto in Emilia-Romagna, per “ragioni” regionali. E tra queste ragioni c’é la sfiducia ulteriore data dalle vicende giudiziarie, ma anche la completa mancanza di “entusiasmo” per l’offerta politica (non solo delle opposizioni, ma anche del PD), a partire dal candidato presidente. Niente a che fare con Matteo Renzi, Ignazio Marino, Sergio Chiamparino, Nicola Zingaretti. A noi tocca uno scialbo Stefano Bonaccini.
È evidente la nostra diversa lettura, per me il fatto che Bonacini sia “grigio” conta pochissimo. Errani, pur molto votato e sostenuto era grigio, ma la sua candidatura cadeva in un periodo storico e politico completamente altro. Balzani non c’entra proprio nulla. Il discorso, almeno per me, è completamente e interamente politico, ovvero capire se all’interno di questi migliaia di voti persi dal PD ci sia anche una parte di persone che, magari con due tessere in tasca da anni, ha voluto dare un segnale al partito sulla scia dello scontro sociale con la CGIL e il mondo del lavoro. Oppure se prevale l’ipotesi che Renzi abbia davvero esautorato la politica italiana di ogni urgenza e conflittualità relegando quest’ultima al margine del discorso pubblico. Esito interessante perché sarebbe un’uscita “da destra” alla crisi. È un discorso lungo, ma in cenni è quello che mi sembra possa emergere.
I tesserati CGIL sono una ristretta minoranza. Inoltre non mi sembra che il sindacato in generale goda oggi di maggiore credibilità rispetto alla politica (ovvvero ai partiti, ovvero al PD). Comunque, le analisi dell’Istituto Cattaneo evidenziano che la perdita di elettori PD verso la “sinistra” è di uguale consistenza rispetto alla perdita verso la Lega Nord (e al M5S). Un discorso “interamente politico” – in questi termini – non mi sembra in grado di spiegare alcunché. Al PD è mancato un leader minimamente convincente e questo ha aggiunto “depressione” ad un “clima” già sufficientemente depresso. Qui l’analisi dei flussi elettorali fatta dall’Istituto Cattaneo:
Fai clic per accedere a Analisi%20Istituto%20Cattaneo%20-%20Regionali%202014%20-%20I%20flussi%20in%20Emilia-Romagna%2025.11.14.pdf
Non so se questo legittima un’interpretazione in termini di “uscita da destra della crisi”. Secondo me dalla crisi in questo modo non si esce. Il limite di Bonaccini è nella mancanza di una visione su come riorganizzare la macchina amministrativa regionale, su come riorganizzare le province (a parte ripetere, come si va facendo anche dagli anni di Errani, che occorre aumentare di “scala”: dunque non più province, ma macro-aree; tutte soluzioni che lasciano scoperto l’altro lato, quello del rapporto con gli enti locali, il territorio, la “rappresentanza”), su come spingere non solo la burocrazia regionale a maggiore efficienza, ma l’intera società regionale a maggiore efficienza (ovviamente anche con l’intento di impiegare le risorse che così si possono liberare per una nuova politica industriale: più impresa, più posti di lavoro – possibilmente qualificati). La debolezza sta in questo.
Rispondo ad Andrea solo per chiarezza. Il discorso è interamente politico non nella misura in cui il PD perde voti a sx o verso lega o altri, ma nel senso del significato politico del non voto. Gli iscritti alla CGIL che votano PD sono tanti, hanno forse scelto di non votare il candidato renziano. Forse. L’istituto Cattaneo spiega anche questo? Può darsi. Che Bonacini sia un candidato debole non ci sono dubbi, per motivi evidenti di visione politica.
Il metodo partecipativo presuppone un organico collegamento interdisciplinare ed una prassi di lavoro di gruppo con criteri non dirigistici sostanziando e vitalizzando con le dovute ed imprescindibili sottolineature il coinvolgimento attivo di elettori ed politici?
Stefano Bonaccini sostanzialmente ha occupato il suo spazio politico a suon di “no alarms and no surprises”. Accontenta l’apparato e vince nell’apatia, se non nell’antipatia.
“Bersaniano” quando il refrain in Viale Aldo Moro era questo, ricomparso davanti alle telecamere “Renziano” quando l’apparato con calma e pazienza ha preso il biglietto per la Leopolda. Non gli riservo particolari critiche, ma credo anzi che la storia di questa pagina così mediocre abbia responsabilità ben diffuse negi ultimi almeno dieci anni di politica in regione.
A mio avviso è stato un allarme rosso il terzo mandato di Errani. Non discuto qui il merito della sua politica, ma il fatto che, in una regione che dovrebbe essere il cuore pulsante della sinistra italiana, o meglio, che si è gongolata nell’immaginarsi tale, quindi plausibilmente piena di politici di sinistra di qualità, non si siano espresse in tutto questo tempo candidature di peso, nomi emergenti, di spessore, provenienti da una scuola sul territorio (beh… ai politici Pd qui non manca certo l’occasione di farsi le ossa come amministratori). La mitologia collettiva di una regione eternamente a sinistra qualunque cosa accada ha ricoperto ai più gli occhi di prosciutto mentre Errani a tutti gli effetti diventava il contraltare di un Formigoni: due governatori immortali a congelare uno scontro a cui magari non prendevano particolarmente parte, ma che incarnavano ogni giorno. Ancora, il giudizio non vuole essere nel merito delle rispettive politiche, ma mi preme sottolineare come si sia definitivamente persa la capacità di essere laboratorio politico sul territorio in favore di una visione molto spicciola e mediatica della politica.
Quindi all’ombra di Errani non è spuntato nulla ed è arrivato a vincere ai punti Bonaccini, uomo che viene da una segreteria di partito e non da un ruolo da amministratore. Non lo dico in senso necessariamente negativo, ma ripeto, dovrebbe essere un dato che fa riflettere in una regione dove pure gli amministratori capaci del Pd non mancano, anzi, c’è forse una regione che ne ha di più? (Per un discorso puramente statistico va detto che è anche plausibilmente la regione con più amministratori incapaci del Pd, nonchè di quelli così così).
D’altro canto il resto dello scenario non brilla. I 5 stelle hanno proprio in Emilia il loro primo amministratore di peso e ingaggiano con lui un quotidiano duello a mezzo stampa, quasi siano loro stessi a dirci che passare dalle parole ai fatti non sia cosa semplice. In questa campagna dove pure avrebbero potuto farsi sentire ben di più sono sembrati davvero con la testa altrove. I civici (quelli veri, non quelli civetta..) sono un tentativo debole che su scala regionale deve affrontare più interrogativi che certezze e il cui coordinamento da Castel San Giovanni a Cattolica è davvero una sfida. La destra, che qui non c’è mai stata, perchè quella che c’è stata è stata una “Sinistra no grazie”, si è accomodata questa volta in casa Lega, l’unica forza organizzata in questa parte dell’arco parlamentare che gode di una certa salute mediatica di questi tempi e il cui leader ha fatto campagna, senza grosse novità, senza nuovi slogan, puntando tutto sull’essere contrari a tutto quello che esce dal “Moloch rosso”, sia esso un volpone fiorentino o un piacione bolognese, senza fare troppi distinguo tra i due, che la gente poi non capisce.
Adesso, non è che abbia parlato con tutti quelli che se ne stanno in quel 63% di persone che hanno disertato le urne, ma la grande impressione che ho è che l’unico dato che emerge è che non gliene fregasse molto. Quelli che “non vado, tanto vince il Pd, evviva” e quelli che “non vado, tanto vince il Pd, cacchio”, non credo che politicamente contino davvero più di quelli che non sono andati perchè sono rimasti chiusi in ascensore. Il 37% è un ecatombe di cui vergognarsi, vale per tutti gli schieramenti. Fare spallucce mentre si contano le proprie schede è politicamente irresponsabile e civicamente immorale.
Ah giusto, c’è un ultima certezza che sarebbe uscita dalle urne. Pare che la provincia di Piacenza sia definitivamente stata annessa alla Lombardia. Nella notte operai sarebbero stati visti spostare i cartelli lungo la via Emilia dal Po all’Arda…
L’ha ribloggato su Condividere Spilambertoe ha commentato:
Articolo molto importante per la comprensione della vicenda
Una valutazione più puntuale (e più ampia dal punto di vista temporale) della partecipazione alle elezioni regionali in Emilia-Romagna ed in Calabria è contenuta in questo post di Valentino Larcinese, dal significativo titolo “Democrazia è partecipazione”, su LaVoce.info:
http://www.lavoce.info/archives/31660/democrazia-partecipazione/
Almeno due passaggi meritano di essere sottolineati:
(1) “Ma se si ha a cuore la qualità della democrazia oltre alla gestione del potere, mi pare difficile si possa ignorare che il governatore entrante dell’Emilia-Romagna, che ha ottenuto complessivamente poco meno di 600mila voti, governerà con il consenso di solo il 17 per cento degli aventi diritto.”
(2) “Difficile quindi essere d’accordo con chi, come il presidente del Consiglio, definisce l’affluenza un “problema secondario”. Secondario può esserlo per politici “office-seeking”, per cui ciò che conta è soprattutto o unicamente la poltrona. Per i cittadini italiani, e soprattutto per le classi medie, si tratta di un pessimo segnale.”
Impressionante ancora di più se si ragiona in termini di valori assoluti, anziché di percentuali. “In Emilia Romagna, su quasi tre milioni e mezzo di aventi diritto, hanno votato poco più di un milione e trecentomila, il 37,7 per cento.”
Bonaccini nella vita privata è una persona simpaticissima. Non so x esempio sei hai scritto un libro che lui trova interessante x la copertina e sa che sei alla stazione di servizio Modena nord la domenica mattina a leggere giornali (scusate problemi con tastiera…) viene camuffato quasi d’attore (con berretto baseball…) a scambiare 2 battute con te (non ho detto che ciò sia avvenuto… mi rifaccio alla battuta di Renzi… sembra un attore…), oppure alla festa dell’Unità ti dice senti amico se vuoi proprio x il matrimonio “kay” sono anche d’accordo, ma stiamo attenti a non perdere voti xché abbiamo fatto tanto durante la crisi… forse si felicita anche se con mia amica politica a lui avversaria, sei andato ad una conferenza a Rimini, a parlare del made in Italy, magari si congratula con entrambi x le rispettive capacità… Insomma il ragazzo di campagna simpaticone, ultimamente stando a Roma ha imparato le buone maniere salottiere… ma rispetto ad altri leader politici del partitone del passato non controlla la base, se certi militanti mi vedono x strada a parlare con lui, invece di prendermi rispetto da loro, rischiamo di essere mandati a quel paese tutti e 2!!! E’ una base non modernizzata. Questa è colpa anche di Bonaccini, si è pensato a vivere sui trionfi passati. Ma questa cosa vale x tutti anche x i civici che a Vignola … sono andati benissimo, bisogna sempre avere anche un panorama futuro e non pensare sempre al presente, come spesso succede.
Anche gli scrittori più leggeri ed i blogger più scanzonati hanno presente il quadro politico regionale con più chiarezza dei politici stessi. In questo breve corsivo di Andrea Chiarini si mette a fuoco chiarissimamente una delle ragioni del flop di votanti delle recenti elezioni regionali. La perdita di appeal della politica. Ma mica (solo) per gli scandali delle spese dei gruppi consiliari! Ma soprattutto perché la politica è diventata incapace di guidare la società verso obiettivi ricercati (anche se spesso non bene messi a fuoco dalla società stessa). Può dunque scrivere Chiarini con grande naturalezza: “Certo, il suicidio di una classe dirigente che passa attraverso la sua autopromozione meriterebbe non le mie ma più argomentate analisi, ma qui io scrivo e annoto. Chiamatelo pure mantra.Qualcuno ha memoria di una iniziativa politico-progettuale del Pd, degna di questo nome, negli ultimi quattro anni in Emilia e soprattutto a Bologna? Se lo chiedeva – domanda retorica – l’altro giorno Stefano Bonaga, voce critica e spesso costruttiva che a sinistra non trova ascolto. Perché son tutti bravi a fare i renziani a casa di altri, poi messi alle strette le sicurezze del nuovo corso crollano.” Ecco, la domanda di Bonaga coglie il segno. Qualcuno ha memoria di una iniziativa politico-progettuale del Pd, degna di questo nome, negli ultimi quattro anni in Emilia e soprattutto a Bologna? Che si potrebbe anche formulare così: Qualcuno ha memoria di una iniziativa politico-progettuale di Stefano Bonaccini? In cinque anni in assemblea legislativa regionale si è forse distinto per qualcosa? Ha individuato obiettivi ambiziosi ed ha spinto il PD in quella direzione? Certo che no. Inevitabile che larga parte dei cittadini rinunci al voto e che una parte grande dei votanti sia spinto da rassegnazione, non certo da entusiasmo. Questa è l’implosione della politica.
http://chiarini.blogautore.repubblica.it/2014/12/17/il-mantra-metropolitano/
Ed è dunque abbastanza naturale che anche all’interno del PD, dopo il flop elettorale, qualcuno non ci stia più in questo gioco delle oligarchie di partito sullo scambio delle “caselle” (ovvero delle poltrone): tu vai lì che io vado qui e così via:
http://chiarini.blogautore.repubblica.it/2014/12/10/voto-di-sfiducia/
Perché oggi la politica è questa. Anche in casa PD.
Io sono leggero quando parlo apparentemente (ma il francese non è leggero è sfumato, siceramente pochi italiani capisco l’antropologia francese anche se molto più bravi di me in grammatica, ma non spiegamo aneddoti personali, il francese non lo si apprende a 20 anni ma… prima?) ma per esempio quando scrivo diverse Università credono che io sia una persona seria, quantomeno xché non si può scrivere TUTTO o dire quello che non ti viene detto mentre lavori a diversi progetti e tu non sei il capo e le cose le intuisce soltanto. Detto ciò x riassumere hai anche parlato, Andrea in seguito di crisi economica, ma le forze dell’ordine x esempio se tu sei l’ultimo dei semiologi di qualche Università gliene frega se rimani a piedi e devi scegliere se pagare il mutuo della casa od aggiustare l’auto? Non gliene frega niente, piuttosto sono interessati a spingere x far si che vi sia un lavoro d’equipe x arrivare a DARE (non ho detto a sapere), la notizia odierna sul Carlino Modena… triangolo di convertiti italiani ora terroristi dell’Isis Bologna-Modena-Mantova. Ripeto il problema una volta che si hanno le notizie su certe cose è come gestirle x essere date al pubblico a piccole dosi. Se non sei d’accordo con me x pregiudizi tipici spesso di un certo provincialismo vignolese (da eliminare x mettere in luce gli aspetti positivi dei vignolesi, se poi mi vuoi fare l’apologia del vignolese arguto, ma che il vignolese sia spesso chiuso è un dato di fatto, molte città leghiste della Lombardia sono più aperte di Vignola, e non avrebbgero mai votato smeraldi sebbene stia facendo bene, ma xché quando si parla di liste di caratura non nazionale vuol dire che al di là della bravura dei singoli nei territorio vi sono problemi se vuoi come dice Santachiara su Vignola ovattati, ed il provincialismo non è la soluzione ai problemi ma solo uno dei rimedi…), questa volta m’imputo e ti faccio un nome che puoi interpellare a vedere se dico sempre frignacce: Il semiologo internazionale Paolo fabbri. Cosa c’entra con le regionali? I semiologi x esempio le notizie le sanno prima dei giornalisti e sanno come influenzare il voto, in una zona soprattutto come l’Emilia di derivazione comunista che ha avuto x tantissimi decenni la semiologia come mezzo x veicolare la notizie. Andrea prima del 1960 da Pavullo a Bologna se Armando Ricci voleva sapere informazioni conosci tutti i trucchi che usava per ottenerle? Da questo punto io presumo che le questioni comunicative siano più complicate dell’apparenza ed i pregiudizi nei rapporti con le persone non aiuta a portare avanti i buoni propositi altrui. Io la prima volta che sentirò che uno dei civici vignolesi (persone estremamente capaci) ha sbagliato su una cosa/valutazione oh le cose sono più complicate rispetto a quello che si può dire (anche solo x non avere complete tutte le informazioni) lo propongo presidente della repubblica, detto ciò la mia sindaca è ora Emilia Muratori che stimo molto indipendetemente x chi voti. Con i civici se fossero meno chiusi si potrebbe lavorare assieme. In tempo di crisi con le persone chiuse x fare attività culturali x esempio vi è troppo sprego d’energia. Detto ciò Bonaccini politicamnete non è nato ieri come liste civiche. Io scrivo perché vorrei che il vignolese capisse che l’anomalo in Emilia e lui non chi vota Bonaccini (che io non ho votato) dopo aver capito ciò ci può ragionare, al meno che mi veniate a dire che il Parma di quest’anno ha più possibilità di vincere il campionato della Juve. Voi (alcuni, non tutti sono d’accordo con “voi”) fate diventare le persone logoroiche e pedanti, provinciali avete rotto!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! Voi vi dovete adeguare all’italiano medio e non il contrario!!!!!!!!!
Continua a calare il numero dei tesserati al PD in Emilia-Romagna, come riferisce la Repubblica – Bologna:
“IN soli tre anni il Pd dimezza i suoi iscritti in Emilia-Romagna: i tesserati passano infatti dai 76mila del 2013 ai 37mila del dicembre 2016. È questo il dato più aggiornato in mano al Pd regionale, quando manca ancora un mese e mezzo alla fine della campagna di iscrizioni 2016, che si concluderà tra fine febbraio e inizio marzo 2017. La tendenza a ribasso delle iscrizioni è tuttavia evidente da diverso tempo: nel 2014 infatti i tesserati nel fortino emiliano romagnolo passarono da 76mila a 57mila; nel 2015 si ridussero a 48mila. Nel 2016, appunto, il contatore online del Pd regionale è per ora fermo a 37mila, nella speranza che le cene di autofinanziamento festive spingono l’ultima fiammata di iscrizioni.
«Siamo comunque circa all’80% del tesseramento a metà dicembre, a circa tre mesi dalla chiusura. Aspetto la fine della campagna per commentare» dice il segretario regionale Pd Paolo Calvano, che spiega: «Il bilancio non mi pare affatto negativo, considerando che siamo nel momento di minore affezione alla politica». Senza contare, aggiunge, «che in termini relativi siamo l’unico partito che le tessere le fa. Basti pensare che il M5S ha circa 80mila iscritti in tutta Italia, noi solo in Emilia-Romagna abbiamo la metà dei loro militanti».
In questo quadro, reggono a sorpresa sia il Pd di Bologna che quello di Imola. Dopo l’annus horribilis 2014, quando il Pd bolognese passò da 19mila a 14.400 tessere, via Rivani è riuscita ad arginare l’emorragia, mantenendosi a 14.108 tesserati nel 2015 e puntando ora a confermare il dato sul 2016. «Siamo a poche centinaia di tessere dal 100%, dovremmo farcela entro la chiusura della campagna» spiega il responsabile organizzazione Alberto Aitini. Stesso discorso a Imola, dove il segretario Marco Raccagna sorride: «Abbiamo fatto già 2.300 tessere. L’anno scorso erano 2.600. Proviamo a chiudere in pareggio». A fronte di un calo dei tesserati regionali, dunque, il Pd di Bologna Città metropolitana (compresa Imola), acquisisce peso, raccogliendo quasi la metà degli iscritti in regione. «Certamente è così» ammette Aitini, che tuttavia guarda con fiducia al 2017: «È l’anno del congresso, molti si iscriveranno, anche se metteremo regole precise, per evitare la corsa alle tessere solo per votare uno o l’altro candidato».”
http://bologna.repubblica.it/cronaca/2017/01/11/news/pd-155801491/