Che l’amministrazione Denti non avesse affatto un’idea chiara di “che cosa farci con questa città”, ovvero di dove allocare determinate “funzioni” (detto altrimenti: come utilizzare edifici ed aree di proprietà comunale da tempo inutilizzati) lo si è capito abbastanza presto. Infatti alcune scelte di “allocazione” o di destinazione d’uso sono state fatte con un’ampia dose di approssimazione. La sfida vera, oggi, è dunque quella di recuperare una visione della città che contempli, conseguentemente, un’idea di destinazione dei diversi edifici vuoti e delle diverse aree di proprietà o comunque nella disponibilità comunale. Villa Trenti, la vecchia sede della biblioteca (proprietà della Fondazione di Vignola), è solo uno dei tanti edifici che attendono un progetto convincente. Ovvero che attendono di trovare collocazione in un disegno complessivo.

Villa Trenti, vecchia sede della biblioteca. Nelle prossime settimane dovrà essere precisato il progetto di riutilizzo (foto del 23 marzo 2013)
[1] Non c’è alcun dubbio. L’amministrazione Denti è stata priva, per tutta la legislatura, di una visione compiuta circa la trasformazione della città. Ogni decisione presa (qualcuna c’è stata) risultava praticamente “illeggibile” con gli occhi della pianificazione urbanistica. In effetti un piano non c’era! Lo si è capito molto presto. Ad esempio con la decisione di collocare la nuova sede AVIS nel cuore del villaggio artigiano (vedi)! Oppure con quella di utilizzare l’area ex-Enel per collocarvi una palazzina di alloggi ERP (case popolari), anziché sfruttare la disponibilità d’investimento di ACER Modena per contribuire alla riqualificazione edilizia di un centro storico degradato (vedi). Ma anche quando aveva ipotizzato di destinare il suolo a fianco del nuovo Mercato ortofrutticolo come area su cui installare pannelli fotovoltaici o quando aveva progettato di usare l’ex-Magazzino Toschi (a lato del primo tratto di via Libertà) come sede dell’archivio comunale!

L’area dell’ex-Magazzino Toschi, a lato di via Libertà ed in prossimità del centro storico. L’amministrazione Denti l’ha destinata a sede di attività associativa, ma i lavori non sono mai partiti (foto del 24 agosto 2012)
Nessuna di queste idee regge ad un esame minimamente razionale. Ed in effetti alcune di queste scelte sono state riviste ed abbandonate (così è avvenuto per l’area presso il Mercato Ortofrutticolo e per il magazzino ex-Toschi). Altre sono andate avanti pur nella loro “irrazionalità” (la collocazione della sede AVIS – non sarebbe stato meglio abbinarla alla nuova sede AVAP?) o pur essendo sub-ottimali rispetto agli interessi della città (gli alloggi ERP nell’area ex-Enel). Ma oltre a queste vi sono aree o edifici da tempo in attesa di riqualificazione e che, pur dopo cinque anni di amministrazione, sono rimasti privi di un progetto o di una destinazione d’uso.

Il seicentesco Mulino di Tavernelle, in attesa di un progetto di valorizzazione (foto del 2 luglio 2014)
E’ così per il seicentesco Mulino di Tavernelle (acquistato nel 2004 per realizzarvi alloggi ERP ed una grande sala per attività culturali e ricreative: vedi – ma gli alloggi ERP sono stati poi spostati nell’area ex-Enel), per il complesso ex-Macello e “Lavabo” in via Zenzano (proprio sotto la Rocca!), persino per l’Ostello Comunale (anche se qui è attesa a breve una decisione in merito ai progetti presentati al bando realizzato in primavera – senza però che l’amministrazione avesse maturato una visione circa il “cosa” collocarci! vedi). Certo il caso più eclatante è quello dell’ex-Mercato Ortofrutticolo, in attesa di ri-funzionalizzazione e di un progetto da almeno quindici anni (il PSC lo vede come improbabile sede di start-up o comunque di funzioni di innovazione economica – vedi – anziché come “vetrina” delle tipicità locali, ovvero come nostrana “cittadella del cibo”: vedi).

Palazzina dell’ex-Mercato Ortofrutticolo. Assieme al resto dell’area è in attesa di un progetto convincente (foto dell’8 luglio 2009)
Ma l’elenco non è finito. Vi si deve aggiungere almeno l’area dell’ex-stazione ferroviaria (di proprietà del Demanio e oggetto di una tribolata, ma forse anche un po’ distratta, negoziazione). Ed anche, inoltre, l’edificio di Villa Trenti, la vecchia sede della biblioteca comunale (sostituita dal 2006 dalla nuova Biblioteca Auris ed oggi utilizzata, ma ancora per poco, come sede dell’archivio storico – una funzione destinata ad essere presto spostata presso la sede degli ex-archivi CRV: vedi).

L’area della Stazione Ferroviaria, di proprietà del demanio e con i vecchi edifici che stanno andando in malora (foto del 23 luglio 2008)
Tra le aree di proprietà privata da tempo “abbandonate” vi è poi, infine, anche l’area dell’ex-distributore nei pressi dell’Ospedale di Vignola. L’amministrazione Adani l’aveva destinata, attraverso una variante al PRG, a sede anche di servizi pubblici, ovvero di “servizi sanitari” (ne ha parlato di recente lo stesso Roberto Adani in un commento alle tribolate vicende della sanità vignolese: vedi). L’elenco si chiude con progetti rimasti a lungo nel limbo, come quello del “Polo della sicurezza” (vedi), o mai neppure (davvero) impostati, come quello del nuovo “Polo scolastico” (vedi). Ed anche, ulteriormente, con il fabbricato ex-Galassini (solo circa metà verrà usato come archivio del comune di Vignola, di altri comuni dell’Unione Terre di Castelli e di alcuni comuni modenesi colpiti dal sisma del 2012). O gli spazi seminterrati della sede municipale, il Casino Tosi-Bellucci. O l’ex-sede dell’Asilo Nido “44 Gatti” (vedi).

L’ex-Macello in via Zenzano. Anche questo edificio è in attesa di un progetto (foto del 4 dicembre 2013)
[2] Insomma il tessuto urbano è pieno di “buchi”, di aree od edifici in attesa di essere ri-funzionalizzati e di nuovi progetti di destinazione ed utilizzo. L’amministrazione Denti non ha saputo sviluppare una visione organica dello sviluppo della città (eppure aveva radici in anni di studi e “dibattiti” promossi dalla precedente amministrazione Adani!). Neppure dopo cinque anni di “lavori” (sic) sul PSC (vedi) è stata in grado di lasciare ai nuovi amministratori un progetto di sviluppo organico della città. La nuova amministrazione Smeraldi è dunque costretta a fare di necessità virtù: ripartire da zero (o quasi).
Sarebbe dunque decisamente opportuno se nei prossimi mesi, assieme al lavoro di revisione del PSC, mettesse in campo una sorta di “piano” circa la destinazione di aree ed edifici oggi abbandonati o non adeguatamente valorizzati. Si eviti di ragionare un pezzo alla volta (foss’anche solo Villa Trenti – il caso probabilmente più facile da trattare) e si cerchi, invece, di sviluppare un piano complessivo – ben sapendo che in tempi di “crisi” della capacità d’investimento un siffatto piano andrà costantemente aggiornato e revisionato. Ma non si trascuri l’importante compito di dare alla città una visione chiara per il suo futuro (chiamandola pure a contribuire, avanzare proposte, discutere). La Vignola del 2025 o giù di lì.