Tutti coloro che guardano in modo oggettivo al funzionamento della democrazia riconoscono che la sfida di questi anni è contrastare il senso di sfiducia dei cittadini. L’ambito comunale si presta particolarmente bene per fronteggiare questa sfida sia per la maggiore vicinanza tra cittadini ed istituzioni, sia perché è più facile sperimentare politiche innovative in termini di trasparenza, informazione ai cittadini, coinvolgimento e partecipazione. Normale prerequisito, ovviamente, è che si abbiano le idee chiare sugli obiettivi e sulle modalità per perseguirli. Risulta dunque sorprendente (almeno per me) la “povertà culturale” esibita dal programma del PD su questi aspetti. Per converso, chi sia alla ricerca di una visione un minimo evoluta su come far funzionare meglio la democrazia rappresentativa locale e su come innestarvi strutture e processi di ascolto, coinvolgimento, partecipazione dei cittadini (vedi) trova proposte interessanti nel programma (vedi alle pp.7-10) delle tre liste civiche – Vignola Cambia, Città di Vignola, Vignola per tutti – che sostengono la candidatura di Mauro Smeraldi. Vale la pena spenderci qualche minuto e ragionare su questa significativa differenza di programma.

Mauro Smeraldi, candidato sindaco delle tre liste civiche: Vignola Cambia, Città di Vignola, Vignola per tutti (foto del 9 aprile 2011)
[1] Tutto ciò che il programma del PD sa dire è che la partecipazione dei cittadini è una buona cosa da sostenere (trovate alcuni richiami di principio nelle pp.2 e 3 ed a p.23) – senza dire con quali modalità e, soprattutto, come le pratiche partecipative vadano ad innestarsi nelle istituzioni rappresentative. Per un programma di legislatura che vorrebbe dare il segno della discontinuità rispetto alle non-realizzazioni ed agli impegni presi e non rispettati dell’amministrazione Denti (vedi) è decisamente poco. Il fatto è che nel corso della passata legislatura l’amministrazione PD è stata più volte sollecitata ed incalzata sul tema della trasparenza dei processi decisionali (far comprendere “cosa bolle in pentola”, le motivazioni di politiche e provvedimenti, ecc.), dell’allargamento delle arene deliberative e decisionali, di una informazione più user-friendly per i cittadini (es. un bilancio leggibile – mission impossible?), del coinvolgimento e partecipazione dei cittadini – trovandosi spesso in difficoltà. Ricordo, ad esempio, la rinuncia a fare “progettazione partecipata” per il parco di via di Mezzo (vedi), il fallimento dell’esperienza di “via della Partecipazione” (vedi), la rinuncia ad un serio percorso di informazione e partecipazione sul PSC (vedi). Tutte cose che Giancarlo Gasparini, presidente del consiglio comunale, ha accettato senza proferire parola. E rispetto a cui non proferisce parola neppure oggi che si presenta come candidato sindaco (questo almeno dice il suo programma). Sembra dunque che il PD nulla abbia appreso da quelle “tribolazioni” (alla faccia della “mobilitazione cognitiva” che secondo Fabrizio Barca dovrebbe essere un tratto distintivo del partito: vedi). La visione che dunque oggi propone alla città è striminzita, anzi inconsistente. Una visione che si riduce ad uno slogan del tutto generico: “promuovere la partecipazione comunitaria ed attiva” (p.3).

Vignola Cambia impegnata nell’opera di “controinformazione” su via Libertà e per una diversa ri-sistemazione della via (foto del 26 agosto 2013)
[2] Chi in questi anni ha seguito il lavoro della lista civica Vignola Cambia non dovrebbe risultare sorpreso nel vedere nel programma di Mauro Smeraldi una assai più articolata visione della necessaria “rigenerazione” della democrazia locale, articolata in una pluralità di proposte. Candidarsi ad amministrare una realtà complessa come quella di Vignola significa avere una chiara visione della sfida (una delle sfide) che si ha davanti: riavvicinare i cittadini all’amministrazione comunale, superare quel senso di separatezza che è cresciuto negli anni, superare l’opacità dei processi decisionali amministrativi (non si può continuare a pensare di aver “fatto pubblicità” ad un atto solo perché lo si è “affisso” all’albo pretorio online!), raccogliere ed anzi promuovere le istanze dei cittadini, predisporre con continuità adeguati momenti di partecipazione. Occorre cioè sottrarre informazione, ascolto e partecipazione alla logica dell’evento per farli diventare attività di routines! Ecco, la sfida vera avanzata dalle tre liste civiche e da Mauro Smeraldi è proprio questa: far diventare tutto ciò attività svolte con continuità, ovvero routines quotidiane. Ed anche in questo modo riconnettere un legame di fiducia tra i cittadini e le loro istituzioni democratiche locali.

Ridisegnare le istituzioni per spezzare il circolo autoreferenziale della politica. Una vignetta di Altan
Ecco il senso di questa “introduzione” al programma sulla democrazia locale: “La separatezza tra élites che decidono e cittadini destinatari passivi dei provvedimenti genera sfiducia e sospetto. Anche il livello locale può giocare un ruolo importante per contrastare questi processi, accentuando il coinvolgimento dei cittadini nelle decisioni più importanti della città e nel rafforzare i processi di indirizzo, controllo e rendicontazione da parte delle istituzioni pubbliche. Intendiamo riattivare percorsi di coinvolgimento e partecipazione ed in questo modo facilitare la diffusione di informazioni e l’assunzione di responsabilità. I tempi sono maturi per innovare profondamente le pratiche della democrazia locale, innestando nuove modalità di informazione e deliberazione sugli istituti della democrazia rappresentativa.” (p.7)

La “scala della partecipazione” – una delle slide presentate da Rodolfo Lewanski in occasione di un seminario bolognese (foto del 2 luglio 2013)
[3] Per fare questo non esiste un solo intervento risolutore. Occorre invece, con un po’ di coraggio, ripensare l’intero circuito dell’informazione (ogni cittadino deve poter trovare quelle informazioni che gli consentono di elaborare una propria opinione sulle decisioni che l’amministrazione sta per assumere), dell’ascolto e della proposta (potenziare i canali di trasmissione delle istanze), della partecipazione e del coinvolgimento nei processi decisionali. Si tratta più in dettaglio di:
- Informare con una comunicazione chiara e accessibile attraverso: a) canali informativi tradizionali ( ufficio stampa, giornalino comunale) per evitare il digital divide; b) web (il sito del Comune va completamente rivisto e potenziato in un’ottica di maggiore accessibilità per garantire una vera e propria cittadinanza digitale- open governement data- v. manifesto Amministrare 2.0); c) punti informativi sul territorio (totem elettronici, infopoint presso uffici pubblici, vigile di quartiere) utilizzati anche per raccogliere il gradimento del cittadino su di un servizio.
- Creare spazi di discussione e proposta: a) assemblee di quartiere, assemblee pubbliche anche su richiesta dei cittadini, Consigli comunali aperti con potere di intervento e proposta dei cittadini , Consigli itineranti; b) potenziamento e revisione degli Istituti di partecipazione attraverso la modifica dello Statuto e del relativo Regolamento (Petizione popolare, iniziativa popolare, eliminazione quorum referendum, introduzione referendum propositivo e abrogativo in aggiunta al referendum consultivo già previsto, introduzione dell’istruttoria pubblica (vedi), democrazia diretta sulla rete); c) web 2.0 (spazi pubblici e aperti di discussione e proposta sulla rete); d) introduzione de “La parola ai cittadini”: serata partecipativa, da realizzarsi almeno una volta all’anno, con la presenza della Giunta Comunale, in cui i cittadini avranno diritto di fare proposte o critiche per la loro città che verranno discusse e messe ai voti tra i presenti (vedi); e) revisione del sistema di segnalazione Rilfedeur (RILevazione dei FEnomeni di DEgrado URbano) per garantirne la massima trasparenza, per fornire una risposta certa e tempestiva al cittadino.
- Decidere insieme: a) bilancio partecipato; b) progettazione partecipata: per le opere pubbliche di maggiore rilevanza per la città o per un quartiere verrà avviato un percorso partecipativo che permetterà ai cittadini interessati di decidere come verrà realizzata l’opera; c) referendum (anche via web).

Un momento del “planning for real” realizzato durante “Via della Partecipazione” (foto del 14 novembre 2009). Peccato che poi l’amministrazione abbia disatteso le linee guida emerse dal percorso di progettazione partecipata.
[4] Serve coraggio per innovare le pratiche di governo di questa città. Altre amministrazioni comunali, variamente collocate politicamente, stanno da tempo realizzando (con maggiore o minore continuità) nuove modalità di informazione, ascolto, partecipazione. E’ ora che anche a Vignola si faccia un salto di qualità su questi temi. Se per voi trasparenza, ascolto, coinvolgimento e partecipazione sono aspetti importanti del vostro essere cittadini dovete sapere che queste cose si trovano in modo articolato e dettagliato nel programma di Mauro Smeraldi sindaco.
Caro Andrea, quando diventi così partigiano smetti di essere veramente lucido. Certo Smeraldi ha fatto tutta la sua battaglia sulla partecipazione e quindi ha caricato di particolare enfasi il tema e lo ha anche articolato sul programma, ma tu pensi sinceramente che questo sia il motivo del contendere? Perché se è questo, posso assicurare la totale adesione a quanto è riportato in modo articolato sul vostro programma e dire che tutti possiamo tranquillamente votare Gasparini. Ma pensi veramente che Gasparini e la lista del PD siano contrari alla partecipazione dei cittadini, per quale oscuro motivo poi? Per gestire indisturbati un potere locale, fatto di problemi complessi da risolvere, di poche risorse e probabilmente anche di scarse soddisfazioni nei prossimi 5 anni. Pensi veramente che ci sia un esclusiva di chi “ama Vignola”? Andiamo Andrea, come diceva Sting “anche i comunisti amano i bambini”, il tema non è quello di amare il proprio paese e la partecipazione dei cittadini, il tema è avere soluzioni efficaci per i problemi da proporre ed essere in grado di condividerli e concretizzarli. Andiamo ai fatti di questa partecipazione praticata, io ho partecipato a diversi incontri elettorali, anche ad alcuni delle vostre liste, se li depuriamo da quella cinquantina di persone che sono in lista e rispettivi famigliari, rimangono alcuni curiosi (si contano sulle dita della mano), e qualche spia delle altre liste, gli interventi e le proposte sono praticamente solo quelle di chi è già in lista e ha sottoscritto il programma. Da questo punto di vista, in termini di numero di partecipanti, vincerebbe Gasparini con le sue iniziative, ma non mi sognerei mai di parlare di una grande operazione di partecipazione, in realtà i cittadini non la sopportano più questa politica di scontro a cui non seguono mai decisioni e fatti, sono molti più coloro che non sanno che domenica si vota o chi sono i candidati di quelli che hanno partecipato ad almeno un’iniziativa. La realtà è molto più cruda, la stragrande maggioranza dei vignolesi che voterà lo farà senza aver mai letto il programma e senza aver mai ascoltato i candidati, voterà, per rabbia, per sentito dire, per simpatia, per consuetudine…non certo per il percorso partecipativo messo in campo da Gasparini o da Smeraldi che ci hanno entrambi e in buona fede provato, ma il risultato da questo punto di vista è purtroppo 0 a 0, palla al centro.
Il problema non è quindi l’articolazione del programma sulla partecipazione e ti ribadisco che quello di Vignola Cambia è condivisibile ma è la semplice riproposizione di istituti di legge sulla partecipazione, che il PD per primo ha approvato ma dagli effetti nulli ad oggi. Il problema è come ridare fiducia nella politica dimostrando che la politica può dare un futuro a te ed ai tuoi figli. Su questo siamo al vuoto pneumatico di idee, le uniche udite in termini chiari e definiti su un tema veramente caldo come il lavoro sono quelle pronunciate nell’iniziativa con il ministro Poletti l’altra sera nel suo passaggio a Vignola. Bisogna partire dalle idee e dalla capacità di metterle in pratica per riconquistare la partecipazione e l’interesse dei cittadini, gli strumenti di partecipazione sono il completamento di questo processo ma da soli sono parole vuote, possono essere più articolate o decisamente più sintetiche ma parole vuote rimangono.
scusa Adani…e queste non sono parole vuote: “Il problema è come ridare fiducia nella politica dimostrando che la politica può dare un futuro a te ed ai tuoi figli”
a parte le spie e i tifosi, posso assicurarti che nei 5 anni trascorsi, molte persone le abbiamo incrociate e, a differenza dell’amministrazione, nel percorso di via Libertà e Barella…mai prese per i fondelli.
sergio
Le tue affermazioni sono davvero singolari, Roberto. Ma come sempre non mi sottraggo ad una risposta.
(1) Bontà tua scrivi che “posso assicurare la totale adesione a quanto è riportato in modo articolato sul vostro programma” (in tema di partecipazione e democrazia locale). Sei onesto. Io non posso dire altrettanto del programma PD per un semplice motivo: perché non dice nulla in proposito. Come mai non siete stati in grado di articolare un paragrafo sul tema non lo devi spiegare a me (io penso di sapere la risposta), ma ai cittadini-elettori. La mia risposta è scritta nel post. Si chiama “povertà culturale”, ovvero deficit di “mobilitazione cognitiva”, ovvero deficit di elaborazione politico-programmatica. Il dato sorprendente è questo. Chi oggi cerca idee innovative per fronteggiare la grande sfiducia nella politica, la crisi ambientale (global warming ecc.), la crescente difficoltà economico-sociale non le trova nel PD di Vignola, ma da altre parti. Una di queste altre parti è la “coalizione civica” che sostiene Mauro Smeraldi.
(2) “La partecipazione, al pari della manutenzione, deve essere costante. Il PROGETTO, come il PERCORSO e il TAVOLO, devono essere l’eccezione e non la regola. Del pari, il flusso di informazioni di qualità deve essere regolare e non riservato agli “eventi partecipativi”. Occorre tornare all’ordinaria amministrazione e anche all’ “ordinaria partecipazione” (al contrario dei percorsi straordinari e ad hoc) della cittadinanza.” Sono parole tratte da un saggio di Vando Borghi e Chiara Sebastiani, in un volume collettaneo curato dall’ex-senatore PD Walter Vitali. Segno che da qualche parte c’è vita intelligente nel pianeta PD. Ma non a Vignola. Almeno non su questo tema (e su parecchi altri).
(3) So bene che pochi elettori si prendono la briga di leggere i programmi elettorali. Anche per questo mi propongo di farlo io per loro (senza pretesa di sostituirmi ad alcuno). Anche se raramente sono strumenti per vincere le elezioni i programmi elettorali, per chi li sa leggere, sono comunque un potente indicatore della capacità di “visione” e di “immaginazione” del futuro della città da parte di candidati e forze politiche (e civiche). E ciò che si legge nel programma PD è abbastanza deludente (anche perché vi sono vistosi buchi – uno è proprio quello qui segnalato).
(4) Io non penso affatto che “Gasparini e la lista del PD siano contrari alla partecipazione dei cittadini”. Non lo penso, né lo scrivo. Penso invece che non sappiano come organizzarla e che siano privi di una visione del perché e del come innestare strumenti di partecipazione (e di quali scegliere in un ventaglio di proposte sempre più ampio ogni giorno che passa) nel corpo un po’ esangue della democrazia rappresentativa locale. Lo penso perché ho visto Gasparini, come tutti gli altri componenti del gruppo consiliare uscente, del tutto disorientati (ovvero privi di bussola) a fronte dei diversi tentativi (alcuni maldestri, altri condotti con intento manipolatorio) fatti dall’amministrazione Denti. Di nuovo, questo “buco” nel programma conferma un deficit di cultura politica. Questa è oggi la situazione.
Voglio essere “qualunquista” , “donna/uomo della strada” ed anche “populista” e dire a Roberto Adani che stimo sopra ad ogni altro, ad Andrea Paltrinieri che ammiro per la lucidità e capacità di sintesi, che la “gente” non si prende più la briga di leggere i programmi semplicemente perchè si è resa conto che sono tutti uguali e che ripetono sempre le stesse cose come un mantra!.
La “gente” siamo molti di noi poveri cristi che vorremmo dei POLITICI non dei POLITICANTI, che vorremmo dei fatti e che invece siamo investiti e sommersi da fiumi di parole…parole:
parole al vento svuotate di ogni significato.
Anche le vostre lettere, apparentemente belle “intelligenti” “politicamente corrette” ecc.ecc., non dicono assolutamente NULLA e, specialmente, non dicono NULLA DI NUOVO!.
Personalmente non vedo volti nuovi da alcuna parte, non vedo alcuno in grado di portarci fuori da queste sabbie mobili che stanno soffocandoci. Devo dire una brutta frase (ho anticipato all’inizio ciò che voglio essere in questa lettera…) che non mi farà “ben figurare” ma che purtroppo è vera come l’oro fino:
– tutti vogliono poltrone e potere, in realtà non interessa ad alcuno il bene dei cittadini che sono e saranno sempre soltanto sudditi.
Il dispiacere è grande perchè penso a figli e nipoti (ma non soltanto miei…) che ci chiederanno conto … e cosa potremo rispondere?…
Un saluto
Diana
Ciao Diana, come anche Roberto, conosco la politico locale da vicino. Sono stato assessore e consigliere comunale per 14 anni. Non ho mai cercato poltrone (sono invece stato “cercato” – così fu Roberto a propormi di entrare in giunta con lui nella legislatura 1999-2004). E ti voglio dire che nella maggioranza dei casi la politica locale è fatta da persone così. Che vogliono semplicemente impegnarsi per fare il bene della città. Qualcuno è più bravo e, se trova condizioni favorevoli, riesce a fare cose anche significative. Qualcuno meno e infatti passa senza lasciare tracce (quando va bene). Oggi purtroppo anche i partiti più “strutturati” (da noi il PD) hanno perso in larga misura la capacità di elaborazione politica (chi avesse la pazienza di mettere a confronto il programma del PD con quello delle tre liste civiche lo vedrebbe chiaramente). Che poi vuol dire capacità di raccogliere i bisogni della città e di trasformarli, con lungimiranza, in politiche territoriali, ambientali, economiche, culturali, ecc. che siano all’altezza della sfida di oggi (sfiducia nella politica – la esprimono anche le tue parole; crisi ambientale; crisi economica; perdita dei legami sociali e comunitari). In questi anni ho “lavorato” gomito a gomito con Mauro Smeraldi e ti assicuro che anche lui si è lanciato in quest’avventura (molto più facile sarebbe stato dedicarsi a coltivare gli interessi personali!) con l’obiettivo di provare ad aiutare la città a crescere, ad essere più attenta all’ambiente, più innovativa, più coesa. Non è vero, dunque che “non interessa ad alcuno il bene dei cittadini che sono e saranno sempre soltanto sudditi”. Nessuno dei candidati che oggi si propone lo pensa. Di sicuro non lo pensa Mauro Smeraldi e le persone che si sono candidate nelle tre liste civiche che lo sostengono, visto che sono quelle che più hanno pensato e si sono immaginate come fare per dare ad ogni cittadino il potere di contare di più nelle decisioni dell’amministrazione comunale. Ne ho parlato proprio in questo post!
https://amarevignola.wordpress.com/2014/05/22/su-partecipazione-e-democrazia-locale-liste-civiche-battono-pd-4-a-0/
Una città in cui ogni cittadino sa di poter dire la sua e sa che avrà sempre una risposta è possibile. Una città in cui i cittadini possono essere chiamati a prendere assieme decisioni importante è ugualmente possibile. In molte città, specialmente europee, ci sono esperienze che testimoniano che si può fare. Noi lavoriamo per questo!
Caro Andrea, chapeau!. Risposta bella che, speriamo, si concretizzi in fatti.
Ho sempre riconosciuto in te grande onestà intellettuale – come del resto l’ho riconosciuta in Roberto, però ora come ora temo che questa dote non sia sufficiente per lottare e cambiare veramente. Me lo auguro e lo auguro a tutti!
Si è sempre detto che il cittadino può e deve partecipare alle decisioni per il bene della città, (era nata persino la via della partecipazione!!!!!???) …ma poi in concreto il cittadino, nella maggioranza dei casi è sempre rimasto lì come, ripeto, un suddito a sentirsi dire “sì …però…non si può fare…eh no…sono decisioni prese in passato eh non ci si può fare niente..” e via di questo passo e sai come finiva?.. che il cittadino se ne tornava mogio mogio pensando e talvolta dicendo: – Aa, tant i gan seimper rasoun lor!-. (e scrivo queste cose per averle vissute di persona più e più volte! è per questo che sono così scoraggiata e avvilita).
Voglio terminare, però, ringraziandoti per l’ impegno che cerchi di mettere in ogni tua azione e auguro a TUTTI NOI di riuscire a ricostruire un valido rapporto con l’ Amministrazione in particolare e con la politica in generale.
Buon lavoro.