Uno scoppiettante Beppe Pesci, vicepresidente della Fondazione di Vignola, ha introdotto l’incontro su “Legalità ed economia” tenutosi ieri sera alla Rocca di Vignola (vedi). Impostato come tavola rotonda l’incontro ha sofferto della mancanza di un approccio sistematico, ma ha comunque offerto qualche spunto interessante anche per la realtà locale. Pur essendo la serata focalizzata su il-legalità ed economia, particolarmente interessante è stata la testimonianza sulla “responsabilità sociale d’impresa” offerta da Elena Salda, vicepresidente del gruppo CMS, presidente dei giovani industriali di Confindustria Modena e componente del Consiglio della Fondazione di Vignola (vedi).

Manifesti dell’iniziativa “Legalità ed economia” promossa dalla Fondazione di Vignola (foto del 22 marzo 2014)
Responsabilità sociale d’impresa è più che “semplice legalità”. E’ un modo particolare di far emergere e vedere il rapporto tra l’impresa ed il suo “ambiente”, quello naturale e quello sociale, riconoscendo che un’impresa offre al territorio in cui è insediata non solo la produzione di valore economico, ma anche di valore sociale (es. benessere della comunità) ed ambientale (miglioramento dell’ambiente, anziché consumo di risorse non rinnovabili), ed al tempo stesso beneficia del valore sociale ed ambientale che quel territorio è in grado di garantire. Se il tecnopolo insediato nell’area delle “Sipe alte” è un incubatore d’impresa, perché non affiancargli un “incubatore di responsabilità sociale d’impresa”? Ovvero un dispositivo che fa conoscere e promuove la responsabilità sociale d’impresa presso le aziende del territorio, con la collaborazione delle principali istituzioni pubbliche. In effetti la presenza di Elena Salda nel consiglio della Fondazione rappresenta da questo punto di vista un’importante opportunità, vista l’esperienza da lei maturata con la sua azienda (qui i “bilanci di sostenibilità” 2010, 2011 e 2012: vedi). Visto che “non sono chiacchiere da bar”, perché non dare seguito alle idee più interessanti emerse in queste occasioni di riflessione promosse dalla Fondazione? Anzi, perché non impostare sin da subito questi momenti come una tappa di un percorso di promozione del cambiamento nella realtà locale?
PS Sulla Corporate Social Responsability cose particolarmente interessanti le ha scritte Michael E.Porter con Mark R.Kramer in due saggi pubblicati sulla Harvard Business Review nel 2006 e 2011. Qui il saggio del 2006: The Link Between Competitive Advantage and Corporate Social Responsability (pdf). Sul tema della responsabilità sociale d’impresa si vedano anche le pagine web dedicate al tema nei siti del Parlamento europeo (vedi) e della Regione Emilia-Romagna (vedi). La mancanza di visione strategica che si riscontra nel “Documento strategico” (sic) del PSC si riflette anche nella completa assenza di considerazioni sulla “qualità” delle imprese presenti sul territorio e sulla possibilità di utilizzare gli strumenti della pianificazione territoriale per innalzarne il livello e/o per promuovere l’insediamento di quelle ad alto valore aggiunto e ad alta “responsabilità sociale”. Il documento contiene un’unica idea “strategica” (un nuovo “polo delle carni”) finalizzata allo sviluppo al settore agroalimentare, trascurando invece gli altri settori presenti sul territorio (manufattura meccanica e macchine automatiche, servizi alle imprese). Sarebbe comunque interessante fare un’analisi delle imprese di questo settore presenti sul territorio proprio dal punto di vista della “responsabilità sociale d’impresa” (per una riflessione teorica: vedi). Il primo pensiero, ovviamente, va all’annoso problema delle coop di facchinaggio.
E’ utile ricordare ad aziende eventualmente interessate a questi temi che il giorno 8 aprile scade il Bando INAIL che finanzia fra l’altro i progetti sulla Responsabilità Sociale
Questa volta mi tocca di entrare a gamba tesa. Non ho capito io, senza dubbio, perchè a tutti gli altri deve essere chiaro fino in fondo cosa significa “incubatore di responsabilità sociale d’impresa”. Mi basterebbe però che mantenessimo i piedi per terra.
Da trent’anni vedo la scempio dell’ex-SIPE, così come lo scempio del palazzo della piscina-night-pizzeria sul ponte di Spilamberto versante San Cesario.
Allora non vorrei che Fabrizio Barca, insieme alla mobilitazione cognitiva, avesse messo in commercio nuovi francobolli all’LSD.
Perchè credo che il problema (non soltanto vignolese, di sicuro) della creatività politica in questi tempi di campagna elettorale sia un problema antico.
Le chiamavamo pippe mentali; e in estrema sintesi, cosa pensiamo di fare di nuovo se non siamo neppure capaci di riconvertire due aree di ricchezza collettiva, con una riconversione che testimonierebbe (questa sì) la volontà di rispettare il territorio.
La realtà e che non sappiamo neppure se una è bonificata dagli esplosivi e l’altro è bonificato dalla camorra e dalle pastoie legali.
Per questa ragione sostengo la candidatura di Gasparini a Sindaco (e che lui lo voglia o no la interpreto in continuità con il movimento che ha portato Renzi alla segreteria del PD), nel segno di una concretezza che le altre liste non hanno.
Il percorso di incubazione mi pare ancora molto lungo: non siamo a Mirandola, ma possiamo “incubare” il bio-medicale, non siamo a Carpi, ma possiamo incubare la moda, non siamo a Maranello, ma possiamo incubare la meccanica. E l’eno-gastronomia non ce la toglierebbe nessuno. Ma gli altri lo sanno ? E ce lo lasciano fare ?
L’expo di Milano è domani e Vignola non è pervenuta (a meno che non mi si dimostri il contrario)
Per intenderci, partiamo dagli spigoli di Via Libertà, poi, per gradi, saliamo ai massimi sistemi.
La cosa è abbastanza semplice. “Incubatore di responsabilità sociale d’impresa” è una formula ad effetto, che riprende quella dell'”incubatore d’imprese” che è il pezzettino del tecnopolo vignolese (una superficie coperta di 1.700 mq; per intenderci, il tecnopolo di Bologna alle ex-Manifatture Tabacchi avrà una superficie coperta di 50.000 mq – anche se ci vorrà ancora qualche anno prima che diventi operativo). Ed è una formula ad effetto per dire molto semplicemente: proviamo a promuovere sul nostro territorio le pratiche di “responsabilità sociale d’impresa”? (spero che almeno questo concetto sia chiaro – in ogni caso ci sono i link a fine articolo). Nessuno pensa (ed io non l’ho di certo scritto) che la “responsabilità sociale d’impresa” sia il toccasana per l’economia in generale e per quella del nostro territorio in particolare. C’é tuttavia dietro una riflessione su come distinguere tra “bad capitalism” e “good capitalism” (per usare il titolo di un libro di W.J.Baumol e colleghi). Non so se questi siano i “massimi sistemi”, ma per dirla in modo comprensibile a tutti: io vorrei che sul nostro territorio le imprese tipo CMS (alto valore aggiunto, responsabilità sociale d’impresa) si moltiplicassero, mentre altre imprese (es. coop di facchinaggio, ad alto rischio di sfruttamento del lavoro, ed ogni altra impresa ad impatto negativo ambientale o sociale) si riducessero fino a scomparire. Si tratta, insomma, di provare ad usare le poche leve che le amministrazioni (comune, Unione, Provincia) possono manovrare per aiutare il sistema economico locale non solo a sopravvivere (e questo è già un obiettivo non disprezzabile), ma anche ad evolvere verso le migliori forme di “good capitalism”. Insomma, tra le “sollecitazioni” emerse dalla serata su “Legalità ed economia” questa mi sembra meritevole di essere approfondita in chiave locale. Mi fermerei qui.