La risposta dell’assessore regionale alla sanità Carlo Lusenti all’interrogazione della Lega Nord circa le prospettive dei 25 ospedali regionali minori e del Pronto Soccorso di Vignola

Il 25 febbraio scorso l’assessore regionale alla sanità, Carlo Lusenti, ha risposto ad un’interrogazione urgente (question time) presentata dai consiglieri regionali della Lega Nord Mauro Manfredini, Manes Bernardini, Stefano Cavalli e Roberto Corradi. Riportiamo di seguito la trascrizione della sua risposta da cui si evince che: (1) è in atto una riorganizzazione del Servizio Sanitario Regionale con l’obiettivo della riduzione del numero dei posti letto ospedalieri (da 4,6 a 3,7 posti letto per mille abitanti), del contenimento della spesa, ma anche del miglioramento del servizio (vedi); (2) il progetto prevede la trasformazione (non chiusura) degli ospedali di minori dimensioni in “ospedali di comunità”; (3) la proposta di riorganizzazione è in fase di discussione e seguirà il normale iter di programmazione: adozione di linee guida regionali e loro declinazione locale a cura della Conferenza Territoriale Sociale e Sanitaria, tramite PAL (viene così a cadere l’accusa, lanciata dal sindaco di Vignola, di una imposizione diretta della regione; viene ugualmente a cadere il richiamo al PAL vigente, scaduto nel 2013); (4) non c’è una risposta precisa circa il futuro del pronto soccorso di Vignola (visto che le linee guida non sono ancora formalizzate e che comunque la loro applicazione spetta alla CTSS), ma certo non se ne prevede la chiusura (il che non vuol dire che non sarà toccato). Tutte cose note dal convegno regionale del 29 novembre 2013 (vedi). Rimangono valide le considerazioni (e preoccupazioni) svolte allora (vedi). Ecco comunque il testo.

L'ingresso del Pronto Soccorso di Vignola (foto del 9 giugno 2012)

L’ingresso del Pronto Soccorso di Vignola (foto del 9 giugno 2012)

LUSENTI: Grazie, presidente. Gli interventi legislativi degli anni 2011 e 2012, indicati con il nome di spending review, impongono per quanto riguarda la sanità la necessità di perseguire un miglioramento dell’efficienza dei servizi prodotti e una riduzione di consumi non necessari nella stessa misura in cui vengono ridotti i fondi economici nel rispetto dell’invarianza dei servizi ai cittadini. La necessità è pertanto di ridisegnare il sistema sanitario in modo tale da renderlo sostenibile e garantirne la qualità. Obiettivo della Regione Emilia-Romagna è, nonostante l’impostazione settoriale contenuta nella spending review, allorché tratta della riduzione dei posti letto ospedalieri, attuare una strategia di più largo respiro, cogliere l’occasione per ridisegnare il ruolo e le funzioni degli ospedali sulla base di una pianificazione con chiari obiettivi regionali e buona capacità di declinazione locale in modo da inserire il tema del contenimento dei costi nel miglioramento della qualità complessiva del servizio reso.

Tagli previsti al finanziamento del Fondo Sanitario Nazionale con le leggi di stabilità e spending review (anni 2010-2014). Non ci sono risorse per continuare con la crescita della spesa (slide Carradori n.19:

Tagli previsti al finanziamento del Fondo Sanitario Nazionale con le leggi di stabilità e spending review (anni 2010-2014). Non ci sono risorse per continuare con la crescita della spesa (slide Carradori n.19 al convegno RER del 29 novembre 2013)

Nell’elaborare una progettazione di ridefinizione della rete ospedaliera molta attenzione è stata prestata a quelle strategie che mirano a mettere l’assistenza primaria al posto di comando, favorendo una diffusione dei setting organizzativi dell’assistenza primaria che prendono in carico globalmente il paziente, anche quando siano necessari nel percorso diagnostico terapeutico e riabilitativo degli episodi di assistenza ospedaliera.
Ad esempio, la cronicità può essere gestita con maggior qualità, essendo l’assistenza parte della vita quotidiana del paziente, e meno invasiva favorendone la compliance e sostenibilità per la maggior parte del tempo a livello territoriale ricorrendo episodicamente all’ospedale per prestazioni e servizi che debbano essere erogati in ambiente ospedaliero per complessità di procedure tecnologiche o competenze richieste.
In quest’ottica vanno ridisegnate le funzioni delle strutture ospedaliere. La rete ospedaliera pubblica è caratterizzata da un punto di vista dimensionale da un’elevata dispersione in strutture di piccole dimensioni e da un numero molto inferiore di strutture di grandi o grandissime dimensioni. Inoltre il mix di servizi presenti negli ospedali di dimensione più piccola appare essere non molto congruente con la capacità di essere punto di riferimento per la maggioranza delle prestazioni ospedaliere meno complesse e più diffuse.

L'intervento del presidente della giunta regionale Vasco Errani. Al tavolo dei relatori, da sinistra, Tiziano Carradori, Carlo Lusenti, Teresa Marzocchi (foto del 29 novembre 2013).

L’intervento del presidente della giunta regionale Vasco Errani al convegno RER del 29 novembre 2013. Al tavolo dei relatori, da sinistra, Tiziano Carradori, Carlo Lusenti, Teresa Marzocchi (foto del 29 novembre 2013).

Allo stato attuale la proposta della Regione sulla base delle indicazioni di letteratura e delle tendenze prevalenti nei sistemi sanitari internazionali paragonabili al nostro fornisce dei criteri per l’individuazione delle strutture ospedaliere con service mix poco complesso che potrebbero essere convertite in ospedali di comunità integrati nell’assistenza primaria. I criteri offerti agli organismi istituzionali territoriali cui compete la programmazione di dettaglio sono compatibili con un processo di riconversione che interessi strutture ospedaliere di piccole dimensioni, processo di riconversione che va visto come insieme delle scelte della programmazione territoriale che possono soddisfare quanto definito dal quadro normativo nazionale dei posti letto.
È del tutto evidente che non è possibile individuare a livello regionale tali strutture e che i criteri indicati una volta approvati devono essere applicati in sede locale e verificati i possibili effetti sui flussi dei pazienti, la fungibilità delle strutture fisiche per la redistribuzione delle funzioni, le effettive possibilità di sviluppo di competenze e di modalità di funzionamento delle diverse reti. Inoltre, per quanto ancora non formalmente approvato, il punto di riferimento è il regolamento ospedaliero previsto dalla spending review. Nella spending review stessa viene fissato il limite massimo di 3,7 posti letto per mille abitanti e attualmente l’Emilia-Romagna è a 4,6, mentre nel regolamento vengono declinati i criteri per il riordino della complessiva rete di assistenza ospedaliera, quindi norme nazionali di riferimento, programmazione regionale, programmazione e scelte territoriali che si fanno nelle conferenze territoriali.
Il mancato insufficientemente motivato adempimento a quanto normativamente previsto fa sì che le regioni non ottemperanti si vedano precludere l’accesso a una quota di finanziamento che arriva fino al 2 per cento del finanziamento complessivo del servizio sanitario regionale, quota per la nostra regione va da un minimo di 70 milioni a circa 150 milioni di euro, come già accaduto in Piemonte, consigliere Bernardini.

L'ingresso dell'ospedale di Vignola (foto 16 gennaio 2010)

L’ingresso dell’ospedale di Vignola (foto 16 gennaio 2010)

La previsione normativa di tale conseguenza finanziaria è contenuta infatti nell’intesa Stato-Regioni del 2005, allorché fa riferimento agli adempimenti regionali a quell’epoca previsti e a quelli che sarebbero stati previsti nelle successive intese. La proposta presentata è in fase di discussione e seguirà naturalmente l’iter istituzionale della programmazione sanitaria della nostra Regione con l’adozione di linee guida per la programmazione locale e la successiva programmazione di dettaglio di competenza delle conferenze territoriali sociali sanitarie. In quelle sedi sarà definito l’assetto delle strutture soggette a riconversione.
Tuttavia si fa presente che l’insieme completo delle potenzialità di trattamento in emergenza non è dato dalla struttura singola di ciascun pronto soccorso piuttosto dall’insieme dei servizi presenti nell’ospedale in cui il pronto soccorso è inserito e ancor di più dalla complessiva rete dei servizi di emergenza ospedaliera. Infatti in questa rete le emergenze più rilevanti, cioè politraumi, emergenze cardiologiche o cardiovascolari, vengono centralizzate verso gli ospedali che sono nodi della rete per le emergenze che sono attrezzate sia a livello di pronto soccorso sia soprattutto a livello di servizi accessori come emodinamica, Trauma center e stroke unit, che garantiscano l’assistenza più appropriata.

Sala piena al Centro culturale di Marano per il mega-consiglio sull'ospedale di Vignola ed il PS: circa 200 i presenti tra consiglieri comunali e cittadini (foto del 6 febbraio 2014)

Sala piena al Centro culturale di Marano per il mega-consiglio sull’ospedale di Vignola ed il PS: circa 200 i presenti tra consiglieri comunali e cittadini (foto del 6 febbraio 2014)

La funzione dell’assistenza all’urgenza meno complessa può continuare a essere prestata anche negli ospedali che verranno riconvertiti in ospedali di comunità attraverso i punti di primo intervento funzionalmente e organizzativamente integrati con i dipartimenti di emergenza delle aziende sanitarie ospedaliere.
Infine faccio due annotazioni aggiuntive relative alla presentazione del consigliere Manfredini. Il direttore generale dell’Assessorato si chiama Carradori e non Corradori e se si chiedono le dimissioni bisognerebbe avere almeno la verifica dell’informazione sulla correttezza del cognome, che penso non possa arrivare dalla lettura episodica di articoli di giornali locali. Di sicuro il direttore generale dell’Assessorato sta facendo un ottimo lavoro e continuerà a farlo.
Ultima annotazione è sull’invito a partecipare ai Consigli comunali. In Emilia-Romagna, come è noto, ci sono 348 Comuni, la governance del servizio sanitario di questa Regione prevista da una legge e praticata da dieci anni esattamente prevede il confronto delle istituzioni regionali con le conferenze territoriali sociali sanitarie e quando un Consiglio comunale richiede la presenza dell’Assessore o di un suo rappresentante dovrebbe avere almeno la correttezza di concordare data e ordine del giorno, cosa che naturalmente non è accaduta nel caso da lei richiamato [il riferimento è alla seduta dei consigli comunali del distretto di Vignola, tenutasi il 6 febbraio scorso, a Marano sul Panaro: vedi].

(Risposta fornita in occasione della seduta dell’Assemblea Legislativa del 25 febbraio 2014)

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3 Responses to La risposta dell’assessore regionale alla sanità Carlo Lusenti all’interrogazione della Lega Nord circa le prospettive dei 25 ospedali regionali minori e del Pronto Soccorso di Vignola

  1. Ziva ha detto:

    Quante belle parole per dire che bisogna riorganizzare i piccoli ospedali con L’UNICO obbiettivo di SPENDERE MENO pur garantendo la qulità del servizio. Ma và là, và là và là. Tutte storie. Bisogna ripianare i debiti contratti da “gente” che avrebbe dovuto lavorare per “la gente” e non lo ha fatto.
    I servizi offerti sono peggiorati. Basti pensare all’accorpamento delle sale operatorio all’ospedale Maggiore di Bologna. Le sale operatorie così strutturate si fanno quando si è in guerra!!!!
    Vogliamo poi parlare dei tempi lunghissimi, dei servizi che non sono più offerti, delle persone bisognose “abbandonate” a se stesse? E parlo con cognizione di causa purtroppo.
    Vorrei chiedere a “quel signore” che ha detto tutte queste belle cose che dovrebbero rassicurarci, come pensa di offrire più qualità spendendo meno.
    Lasciando un solo medico a gestire un pronto soccorso con una marea di persone in attesa? Giusto per fare un esempio semplice semplice.
    Vorrei poi ricordare a quel “signore” che i miei nonni, i miei genitori, io e i nostri figli, se gliene sarà data l’opportunità, abbiamo sempre lavorato pagando tutte le tasse per AVERE un servizio sanitario che davvero supporti il paziente nel migliore dei modi.
    Per la sua riorganizzazione perchè non comincia a guardare dove sono finiti tutti questi soldi e dove finiscono tutt’ora?
    Non sarebbe “un interessante” punto di partenza?

  2. Bonucchi Decenzio ha detto:

    L’assessore Lusenti rimarca giustamente l’importanza di alcuni aspetti formali della dialettica politica: il nome di Carradori deve essere citato correttamente e l’invito all’Assessore Regionale deve essere circostanziato. Aggiungerei che anche il Bilancio di Missione dovrebbe essere presentato con il dovuto anticipo, programmato in un orario decente, iniziato puntualmente, etc e che a Marano le diapositive avrebbero dovuto essere leggibili dalla sala, etc. e infine che la discussione del prossimo PAL dovrebbe essere già iniziata con il coinvolgimento attivo degli operatori e con un ruolo più attivo e determinativo (e non soltanto di avallo passivo) da parte di sindaci e Conferenze Territoriali.

    • Andrea Paltrinieri ha detto:

      Lasciamo da parte il folklore della dialettica politica (certo che invitare l’assessore ad una seduta dei consigli comunali del distretto senza concordare con lui una data … è il massimo). Nel rispondere all’interrogazione della Lega Nord Lusenti ribadisce quanto è già noto: il programma di riorganizzazione del Servizio Sanitario Regionale andrà avanti (non è possibile fare altrimenti senza penalizzare lo stesso SSR), ma a declinarne l’applicazione sul territorio saranno le CTSS tramite i PAL. Ci fosse una “capacità politica” sul territorio (io da tempo dubito che ci sia nel PD locale) avrebbe due cose da fare: (1) cercare di influire sulla formulazione definitiva del “piano regionale” (il documento, che alla fine diventerà una delibera di giunta o dell’Assemblea legislativa, non ha ancora una stesura definitiva). E qui sarebbe da perseguire un’alleanza con le forze politiche bolognesi visto che la situazione dell’ospedale di Vignola la si ritrova anche in provincia di Bologna (San Giovanni in Persiceto, Budrio, Bazzano) e non solo (Borgo Val di Taro …); (2) anticipare il lavoro in CTSS Modena per mettere a punto un adeguato sistema di monitoraggio in grado di “controllare” il funzionamento del servizio sanitario dal punto di vista dell’equità di trattamento (c’é differenza, nelle opportunità di cura, tra chi vive sull’Appennino e chi vive a Modena città?), anche qui ricercando alleanze con gli altri distretti (Pavullo, Mirandola, ecc.).

      La riorganizzazione del SSR non può fermarsi. Il tema vero è chi la governa. Cittadini ed enti locali possono giocare un ruolo? E’ quanto provo a prefigurare:
      https://amarevignola.wordpress.com/2013/11/30/cambia-il-servizio-sanitario-regionale-mettiamo-il-cittadino-in-cabina-di-regia/
      Certo che se il sindaco di Vignola sceglie la risposta “movimentista” (vai con la raccolta firme!), dopo che per un’intera legislatura non ha dato alcun contributo significativo ai lavori della CTSS, io la vedo in salita! Tutta qui la capacità di “elaborazione” del PD?

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