Opere d’arte nella città pubblica. Un progetto da rivitalizzare

Ivo Soli, Nudo femminile, 1937; presso il Parco Europa (foto del 22 dicembre 2013)

Ivo Soli, Nudo femminile seduto, 1937-1940; presso il Parco Europa (foto del 22 dicembre 2013)

Al centro del parco Europa, tra via Nini e via Salvo d’Acquisto (nella cosiddetta “Zona Tunnel”, per intenderci) sta una piccola scultura in bronzo di uno dei pochi importanti artisti vignolesi, Ivo Soli. Probabilmente pochissimi sanno che quell’opera (o, meglio, l’originale – titolo: Nudo femminile, 1937 ) è stata esposta alla XIX Biennale d’Arte di Venezia, nel 1948. Non lo sapevo neppure io fino a quando, pochi giorni fa, in modo del tutto casuale, non ho riconosciuto l’opera in un libro dedicato a Gli artisti modenesi alla Biennale di Venezia. 1895-1993 (curato da Michele Fuoco ed edito da Artioli Editore in Modena: vedi; lo trovate alla Biblioteca Auris, classificato “708 Esposizioni”).

Ivo Soli, Fanciulla accovacciata, 1945-1948; in via F.Selmi davanti all'ingresso della Casa del Muratori (foto del 25 febbraio 2012)

Ivo Soli, Fanciulla accovacciata, 1945-1948; in via F.Selmi davanti all’ingresso della Casa del Muratori (foto del 25 febbraio 2012)

Ovviamente ero da tempo a conoscenza della presenza della scultura nel parco (che proprio in questi giorni vede la piantumazione di 35 nuovi alberi da parte di HERA: vedi – a proposito, confrontateli con quelli che normalmente pianta il comune di Vignola!), così come conoscevo l’autore (un’altra sua scultura in bronzo sta ugualmente in un luogo pubblico di Vignola: davanti all’ingresso della casa del Muratori, in via F.Selmi). Non sapevo, però, del fatto che l’opera era stata selezionata per la Biennale d’Arte di Venezia. Un riconoscimento che hanno avuto pochissimi artisti di questo territorio (Giuseppe Graziosi, di Savignano; Pompeo Vecchiati, di Savignano; Bandieri Giovanni, di Spilamberto; Giovanni Manfredini, di Savignano; oltre, appunto, a Ivo Soli, nato a Spilamberto, in via Confine, ma assai presto trasferitosi a Vignola, città a cui rimarrà sempre legato e dove morirà nel 1976). Magari il criterio non è esaustivo, ma può essere utile partire da qui per una selezione degli artisti locali di valore. In ogni caso sappiamo molto poco dell’arte in generale. Sappiamo ancora meno degli artisti locali più importanti. E’ così che anche l’incontro occasionale con una scultura in un parco può far nascere qualche riflessione.

Luigi Bondioli (Vignola 1885-1957), Monumento ai caduti, 1923; giardino del Municipio (foto del 2 aprile 2010)

Luigi Bondioli (Vignola 1885-1957), Monumento ai caduti, 1923; giardino del Municipio (foto del 2 aprile 2010)

[1] Alcuni piccolissimi episodi fanno pensare che, tempo fa, a Vignola, si coltivava ancora l’ambizione di perseguire un progetto di estetizzazione di luoghi pubblici della città tramite il posizionamento di opere d’arte. Le due opere di Ivo Soli, una in via F.Selmi, davanti alla casa del Muratori; l’altra nel Parco Europa ne sono testimonianza. Piccola se volete, ma non del tutto insignificante. Altri episodi si realizzarono con il mosaico disegnato da Gino Covili e ubicato al centro de Le Corti di Brodano (vedi). O con la scultura dedicata ai caduti di Pratomavore realizzata da Marco Fornaciari (era il 2003). Mentre in precedenza, quando l’arte era al servizio della retorica pubblica, ci ha lasciato testimonianze come il busto in onore di Giuseppe Garibaldi nell’omonima via cittadina (Giuseppe Graziosi, 1905), come la targa celebrativa dedicata a Jacopo Barozzi su Palazzo Boncompagni/Barozzi (Giuseppe Graziosi, 1907: vedi) o come il Monumento ai caduti vignolesi della Prima Guerra Mondiale di Luigi Bondioli (1923), in origine ubicato nel Parco delle Rimembranze (ora soppresso) ed ora, invece, nel parco del Municipio. Fatto sta che questo progetto di cura estetica della città e di uso dell’arte per trasmettere un “messaggio” ai cittadini è stato completamente abbandonato. Tra le ultime realizzazioni vi sono opere di privati (il “Battito d’ali” di Arnaldo Pomodoro, voluto da Ermanno Fabbri per celebrare i cinquant’anni del suo gruppo industriale), installazioni di fotografie artistiche nel nuovo parcheggio interrato di Corso Italia (realizzate da Massimo Trenti) o della cosiddetta “controcultura”, come l’esempio di street art di Blu presso l’ex-palazzina Enel (vedi). Per una realtà provinciale come Vignola la dotazione di opere d’arte in luoghi pubblici o comunque pubblicamente accessibili non è comunque affatto trascurabile. Ma l’ultimo amministratore ad esserne consapevole è stata Giovanna Sirotti, assessore alla cultura nella prima amministrazione Adani (1999-2004), che ha cercato di rappresentare questo ipotetico percorso artistico cittadino con una serie di cartoline di “segnalazione” e di “invito” (fotografie di Sergio Smerieri) a farne un itinerario: PASSEGGiARTE. “Andar per opere d’arte a piedi o in bicicletta per riprendersi il tempo (un museo all’aperto non ha orari) e lo spazio (un orizzonte non velocizzato dall’automobile). Concedersi un percorso che, mentre giova al corpo, offre allo spirito occasioni di riflessione meditazione piacere estetico. Lungo il reticolo delle ciclabili, le opere d’arte en plein air possono costituire un buon motivo di sosta e di dialogo” – così era introdotto il pacchetto delle minicartoline sull’arte pubblica vignolese. Negli ultimi anni questo progetto di “cura artistica” della città pubblica è stato abbandonato – di certo nulla ha fatto sul tema l’amministrazione Denti (nonostante la delega alla cultura sia stata trattenuta dal sindaco – o forse proprio per questo). Anzi, non solo non si sono aggiunte nuove opere d’arte negli spazi pubblici vignolesi. Ma si avvertono i segni di un processo opposto: l’incapacità di contrastare il degrado, frutto della contrazione delle attività di cura e manutenzione degli spazi pubblici della città (vedi).

Arnaldo Pomodoro, Battito d'Ali, 1998; presso ex-Fabbri Arti Grafiche, Vignola (foto dell'1 novembre 2012)

Arnaldo Pomodoro, Battito d’Ali, 1998; presso ex-Fabbri Arti Grafiche, Vignola (foto dell’1 novembre 2012)

[2] Certo non basta più allestire la città come un “museo diffuso” (un processo peraltro, come si notava, che ha subito una battuta d’arresto negli ultimi anni). Il rischio è la banalizzazione dell’arte, l’incapacità di coglierne i significati o anche, semplicemente, di “vederla”, di percepirla come qualcosa di valore (temo che sia un po’ l’effetto patito dal Nudo femminile di Ivo Soli nel Parco Europa). L’esigenza di “tenerlo in vita” si pone tanto per un tradizionale museo al chiuso (pensiamo alla tristissima sorte del MUSA a Castelvetro: vedi; ma anche alla gipsoteca vignolese con le opere di Ivo Soli), quanto per il “museo diffuso” che è nella città. Quanto si sente, in questo caso, la mancanza di un assessore alla cultura! Tanto a Vignola, quanto nell’Unione Terre di Castelli! Vi sono almeno tre esigenze ad oggi largamente insoddisfatte, su cui operare.

  • Innanzitutto, ancor più nell’epoca della globalizzazione, non si può pensare di leggere e conoscere l’arte senza cercare di cogliere le relazioni tra il locale ed i movimenti artistici nazionali od internazionali. Ogni artista locale va dunque compreso nella rete di relazioni da lui intessute con artisti o movimenti artistici di riferimento, in altre città (Modena, Bologna, Milano in primis), in altri paesi, in altre epoche. La collocazione ed il movimento nell’ambito della frastagliata “comunità” artistica è indispensabile per comprendere affinità e differenze. Troppo spesso, invece, si pensa di poter farne a meno e di poter invece focalizzare l’attenzione esclusivamente sull’ambito locale, facendo dell’artista una figura isolata, una singolarità però fittizia.
  • In secondo luogo occorre assumere con forza l’impegno a promuovere eventi di diffusione o conoscenza artistica in modo coordinato per l’intero territorio dell’Unione. I confini, inesistenti nella vita dell’artista, vengono irrigiditi e cristallizzati nel momento della sua celebrazione. Così Pompeo Vecchiati diventa “solo” savignanese, mentre Ivo Soli “solo” vignolese, senza una capacità di valorizzare l’intero territorio che pure ne ha visto il dispiegamento della vita, delle amicizie, dell’opera.
  • In terzo luogo, oggi le nuove tecnologie web ed i social network offrono opportunità interessantissime per sviluppare la città ed i suoi segni artistici in un ipertesto. Da qualche giorno abbiamo a Vignola cassonetti dei rifiuti corredati di QR Code. Davvero non riusciamo a trovare tecnologie che connettano gli “oggetti” storici, monumentali, culturali, artistici della nostra città e del nostro territorio a connesse pagine web di approfondimento, magari realizzate in logica wiki?
Giuseppe Graziosi, busto di Giuseppe Garibaldi, 1905; in via Garibaldi a Vignola (foto del 25 maggio 2013)

Giuseppe Graziosi, busto di Giuseppe Garibaldi, 1905; in via Garibaldi a Vignola (foto del 25 maggio 2013)

PS Qui la scheda (pdf) dedicata a Ivo Soli nel libro di Michele Fuoco, Gli artisti modenesi alla Biennale di Venezia. 1895-1993, Artioli Editore in Modena, Modena, 1993. Il libro è il catalogo dell’omonima mostra organizzata dalla Galleria Comunale d’Arte Moderna di Pavullo e dalla Galleria Civica del Comune di Modena. Su Ivo Soli si veda anche la monografia Ivo Soli, curata dagli Amici dell’Arte di Vignola e realizzata in occasione di una mostra dedicata ad Ivo Soli, 12 dicembre 1998-10 gennaio 1999.

One Response to Opere d’arte nella città pubblica. Un progetto da rivitalizzare

  1. Lanfranco Viola ha detto:

    Interessante e completa descrizione di opere d’Arte mai riportato su nessuna comunicazione Turistica sul WEB di Vignola.
    A volte mi chiedo se esista un assessore a l TURISMO e di cosa si occupi .

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