Sega gli alberi signor podestà / signor sindaco signor baccalà.
Firma gli atti signor prefetto / governatore questore triletto.
Dà il voto di sì signor deputato / scuote la testa il buon governato.
L’eterno inferno è il governo / in Italia per sempre è l’inverno.
C’é una frana in Sicilia / il ministro aggrotta le ciglia
e dichiara: “Si faccia la bara / pel poveretto che impara.”
In Lucania c’é l’alluvione / di morte si vuole un veglione.
E’ una festa antica signori che ha più di mill’anni: / in Italia a Rovigo a Catania a Livorno a Trento a Trieste
decimati per via militare per terremoto per fame e pellagra / per crolli per strozzo di banca c’é sempre stata la peste.
Il povero deve morire per frusta veleno o fucile. / “Il nipote sia degno degli avi” ha detto un padrone a Milano.
“Il capitale sia nostro e privato, non si muti lo stile, / si ammoderni la frusta, si appesantisca la mano.
Se i russi alla luna mandan dei razzi / noi alle donne diamo dei c…”
… … … … … … … … … … … … / … E’ ver? – Non è vero? …
… … … … … … … … … … … …
Poi venne il rinfresco alle nove. / Venere disse: “Ma guarda che piove.”
Roma, 14 dicembre 1959
Antonio Delfini, Poesie della fine del mondo, Feltrinelli, milano, 1961 (Quodlibet, Macerata, 1995, pp.63-64)

Enrico Baj, Scacchi (il Re e la Regina), Cantiere del ‘900. Opere dalle collezioni Intesa Sanpaolo, Milano (foto del 27 dicembre 2013)
PS “Sega gli alberi”, una bella poesia di Antonio Delfini (1907-1963), scrittore, poeta, giornalista modenese. Scritta a Roma il 14 dicembre 1959. Nella raccolta “Poesie della fine del mondo” è per me la più bella. Coglie in poche espressioni il dramma civile del paese: la trascuratezza per il territorio ed il rinnovarsi dei drammi che ciò provoca; la separatezza tra élites al governo e popolo; il tradimento delle élites, anche economiche. Ma nessuna riscossa sembra possibile. Anzi la vita scorre comunque. Beffarda. Chiudiamo così anche il 2013. Possiamo augurarci qualcosa per il 2014? Che l’impegno civile diventi un impegno per sempre più persone. A partire da qui, Vignola, dove siamo “impiantati”.

Enrico Baj, sculture in ceramica, MIC-Museo Internazionale della Ceramica, Faenza (foto del 29 dicembre 2013)
PPS A corredo alcune immagini di opere di Enrico Baj (Milano, 1924 – Vergiate 2003), esuberante iconoclasta, irriverente ed eterodosso negli impegni politici come nell’approccio all’arte (vedi).

Enrico Baj, Femme habilleé, 1961 (opera esposta alla 55a Biennale d’Arte di Venezia – foto del 17 novembre 2013)
PPS La poesia è stata in origine pubblicata su AmareVignola il 25 agosto 2013, allora dedicata al sindaco di Vignola che aveva deciso di abbattere 26 tigli in via Libertà. Per far posto ad auto parcheggiate.
Visto che il delitto avviene in via della Libertà ,è giustificato dal quella famosa affermazione di Alberto Sordi nel Film ” Il marchese del Grillo