Una modesta proposta/12. Foto libere alla Rocca di Vignola!

Il divieto di scattare foto all’interno della Rocca di Vignola è anacronistico. Non solo perché oggi proliferano gli scatti digitali a corredo del peregrinare per luoghi artistici, esotici o semplicemente inusuali. Ma anche perché la circolazione di tali immagini, grazie ai social network, diventa sempre più un importante mezzo di promozione del luogo e dell’evento. Per questo sempre più spesso anche in Italia, seguendo una tendenza assai marcata in Europa, musei e luoghi d’arte consentono lo “scatto libero” (senza flash). E’ così al Museo Guggenheim di Venezia come alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna (GNAM) di Roma, come alla Pinacoteca Nazionale di Bologna, oltre ad un numero crescente di musei, mostre e luoghi d’arte. Sarebbe dunque ora di aggiornare le norme in vigore presso la Rocca di Vignola.

Arturo Martini, Ragazzo seduto, 1930, terra refrattaria (mostra a Palazzo Fava, Bologna - foto del 29 dicembre 2013)

Arturo Martini, Ragazzo seduto, 1930, terra refrattaria (mostra a Palazzo Fava, Bologna – foto del 29 dicembre 2013)

Non vale, per impedire la realizzazione di fotografie, la giustificazione circa il rischio di un uso improprio, ovvero commerciale, delle immagini così acquisite. Vi sono infatti adeguate forme di tutela. E l’eventualità di un contenzioso (cosa che può sempre succedere ed anzi succederà di sicuro) non deve scoraggiare la “liberalizzazione” delle foto per uso amatoriale. Qui vicino a noi, a Bologna, una fondazione di origine bancaria (la Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna) e le sue istituzioni (Genus Bononiae – Museo nella città) non solo hanno consentito la realizzazione di foto sulle opere in mostra, ma addirittura (temerari!) l’hanno incentivato! Hanno addirittura previsto uno sconto sul biglietto d’ingresso alla mostra (sulle opere dello scultore della prima metà del ‘900, Arturo Martini – fino al 12 gennaio 2014 a Palazzo Fava: vedi) a chi si impegna a postare una foto scattata sulla piattaforma social Instagram. Nelle strategie di ricerca di visibilità e di promozione (Arturo Martini non è Kandinskij – tanto per citare una delle mostre d’arte che si svolgono nello stesso periodo e che hanno con continuità la fila dei visitatori all’ingresso) il coinvolgimento del pubblico offre un ausilio interessante. Che si può intelligentemente cogliere e promuovere.

Arturo Martini, La lupa ferita, 1930-1931, terra refrattaria (mostra a Palazzo Fava, Bologna - foto del 29 dicembre 2013)

Arturo Martini, La lupa ferita, 1930-1931, terra refrattaria (mostra a Palazzo Fava, Bologna – foto del 29 dicembre 2013)

Così a Bologna il Palazzo delle Esposizioni di Genus Bononiae, diventa ancora più “social” con il lancio di un innovativo progetto in collaborazione con Instagramers Italia e le community dell’Emilia Romagna. “Attraverso l’originale formula PaidPerInstagram (fra i primi musei al mondo ad utilizzarla), gli instagramers che vogliono partecipare al challenge, possono accedere alla mostra con un biglietto ridotto (5€ anziché 10) condividendo su Instagram una foto che interpreti liberamente il tema L’attesa (che è anche il tema di una delle più famose opere di Martini) e aggiungendo l’hashtag #VoglioVedereArturo” (vedi). Ma non è tutto. Perché da questo coinvolgimento dei visitatori verrà fatto nascere un evento: tutte le foto pubblicate su Instagram verranno candidate per essere inserite in un’esposizione collettiva che avrà luogo dal 16 al 31 gennaio 2014 nella suggestiva cornice della corte di Palazzo Pepoli, il Museo della Storia di Bologna. Insomma, il messaggio è forte. Speriamo che serva da stimolo anche alla Fondazione di Vignola.

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16 Responses to Una modesta proposta/12. Foto libere alla Rocca di Vignola!

  1. Simone Balestri ha detto:

    la Rocca di Vignola offre spunti per scatti bellissimi. L’ottusità nella scelta di vietare la fotografia al suo interno é spiazzante, soprattutto al giorno d’oggi, quando il numero di appassionati cresce e gli smartphone di nuova generazione illudono tutti di poter diventare il nuovo Fontana. Sarebbe un terreno su cui puntare, creerebbe una pubblicità a costo zero (l’idea di Bologna la interpreto anche in questo modo) e non vedo quale danno sarebbe all’immagine della Rocca (anzi!).
    Chissà se V.M.M. é d’accordo con una fotorivoluzione?

  2. Daniele Bartolini ha detto:

    Condivido che sia opportuno quanto meno affrontare l’argomento per capire le ragioni, ad oggi del divieto. chiederò che nel prossimo consiglio della Fondazione venga affrontato il tema. Daniele Bartolini.

  3. Lanfranco Viola ha detto:

    Grazie per la segnalazione.
    La metterò nella mia collezione delle stupidaggini D.O.C

  4. Andrea Paltrinieri ha detto:

    Come giustamente osserva Simone si tratta di “pubblicità a costo zero”. In questo modo si frutta e si valorizza la passione maniacale per gli scatti fotografici che ha accompagnato la diffusione degli smartphone. Come illustra benissimo Roberto Casati, nel libro Contro il colonialismo digitale, Laterza, Bari, 2013:
    http://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858107317
    nel momento in cui si passa dalla macchina fotografica alla fotocamera-come-appendice-corporea (la fotocamera integrata nel cellulare e nello smartphone, ovvero sempre con noi) questa non viene più usata per l’attività “cerimoniale” (o professionale), ma come registratore di appunti visivi. Si fotografa tutto e tutto ciò che viene fotografato può anche essere condiviso. Il social network diventa in questo modo un potente mezzo di disseminazione di informazioni. Ancora più efficace quando si tratta di informazione “visuale”. Sono dunque le pratiche quotidiane dei “consumatori o cittadini digitali” a promuovere un evento, facendolo conoscere alle proprie reti sociali. Il tentativo di usare i social network per finalità promozionali mi sembra interessante (ed intelligente) proprio perché si appoggia su pratiche sociali già operanti. Ovviamente nell’uso di un mezzo ci sono diverse gradazioni: dal più banale al più “intelligente”. Compito delle istituzioni è mettere in campo questi ultimi. C’è solo qualche piccola resistenza da vincere. Grazie a Daniele Bartolini che intende farsi carico del tema.

  5. dunnangall ha detto:

    Un ringraziamento al Geom. Bartolini per aver immediatamente messo mani all’argomento e cercare di portare in Consiglio il tema, magari con una convocazione straordinaria ed urgente, un grazie fin da ora per l’abnegazione con cui il Prof. VMManfredi e l’Avv. GPesci sicuramente sapranno, dall’alto della loro competenza, dipanare la matassa e dare a tutti noi, finalmente, chiarezza…foto o non foto…
    Buona serata

    • Andrea Paltrinieri ha detto:

      Caro Dunnangall, la tua ironia è malriposta. Nessuno valuta questo tema di importanza strategica per la Fondazione o per la Rocca di Vignola e non a caso il post fa parte della serie “una modesta proposta”. Si parla di dettagli dunque. Ma anche sui dettagli ci sono evoluzioni in atto – come testimonia l’esempio di numerosi luoghi della cultura in Europa (di più) ed in Italia. Possiamo stimare un 20-25% di visitatori che avrebbero piacere di scattare foto ad uso personale dei luoghi che visitano, incluso mostre e luoghi dell’arte e della cultura? C’é qualche serio motivo per cui gli deve essere impedito? Secondo me no. La circolazione sui social network di immagini della Rocca, con i bellissimi affreschi interni, aiuterebbe a farla conoscere ed a richiamare l’attenzione di potenziali visitatori? Secondo me sì. Sono ragionamenti che hanno fatto altre istituzioni culturali e che le hanno portate a “liberalizzare” lo scatto fotografico. Se anche la Fondazione di Vignola rivedesse le sue norme in materia sarebbe – per me – buona cosa. Con i tempi e le modalità solite per questi temi minori. Apprezzo che Daniele Bartolini, che siede nel consiglio della Fondazione, voglia approfondire il tema in occasione della prossima seduta. In ogni caso auguri di un felice anno nuovo!

      • Dunnangall ha detto:

        Spesso mi accade di non riuscire a porre sul tema in campo il colore appropriato in modo da mettere in luce quello che ritengo il peso giusto su quanto si tratta, l’ironia Andrea non puo’ pero’ star bene solo quando conviene. Non mi trovi d’accordo riguardo alla tua considerazione iniziale in quanto paradossalmente invece il caso mette in evidenza quale appropriata definizione di “una modesta proposta” il livello e la competenza della composizione degli organi della Fondazione in particolare riguardo a diversi suoi componenti, è che come purtroppo sempre più spesso accade ci si lamenta della brusca e passa inosservata la trave.
        Ringrazio Andrea degli auguri, abbiamo veramente bisogno di un…anno nuovo che parta con il piede giusto.
        Buona serata

  6. Lanfranco Viola ha detto:

    Comunque sarebbe interessante conoscere il numero complessivo dei visitatori della Rocca nel 2013, prima possibile.
    Partendo da questo numero, non dovrebbe essere difficile risalire ad una valutazione di Qualità della sua Gestione.
    L’hardware, senza alcun merito ,l’ha lasciato la Storia.
    Queste amministrazioni, non ci hanno ancora applicato un SOFTWARE, appena appena dignitoso.

  7. Gennaro ha detto:

    Apprezzo molto che questo tema venga trattato dato che trovo questo divieto del tutto singolare e ottusto.
    Devo anche segnalare che il cartello del divieto di effettuare fotografie è molto nascosto alla destra dell’ingresso per non parlare del minuscolo simbolo di divieto.
    E’ facile non notarlo per colpa della bellezza della Rocca che cattura tutta l’attenzione; poi come si giunge all’interno e si fa la prima foto il personale ti riprende a volte in modo arrogante e scocciato..

  8. lanfrancoviola2011 ha detto:

    Un proverbio ricorda che
    .” IL DIAVOLO SI NASCONDE NEI DETTAGLI.”

    e alcuni versi di un antico poema lo spiegano

    In mancanza di un chiodo si perse un ferro di cavallo,
    In mancanza di un ferro di cavallo si perse un cavallo,
    In mancanza di un cavallo si perse un cavaliere,
    In mancanza di un cavaliere si perse una battaglia,
    In mancanza di una battaglia si perse un regno.

    Questi quì,si sono persi la testa.

  9. Andrea Paltrinieri ha detto:

    Sveglia ragazzi!!!! Anche il MART di Rovereto ha tolto il divieto di fotografare le opere esposte!
    “A partire dal 1 novembre 2013, il Mart invita i propri visitatori a fotografare liberamente nelle sale espositive delle collezioni al secondo piano del Museo.
    Siamo contenti se scattate immagini, le condividete con il servizio di wifi libero del Mart, e le commentate con chi vi sta vicino, a casa o sul web.
    Come sempre, ci sono delle regole, che vi invitiamo ad osservare. Potete scattare immagini solo dopo aver letto e compreso queste regole, ampiamente accessibili in rete e al museo. Il Mart presume, in buona fede, che ogni visitatore le rispetti sempre alla lettera.”
    In sostanza: attenzione ai copyright, no macchine fotografiche professionali, no flash. Semplice no? Di nuovo: sveglia ragazzi!!!!

    Qui tutte le info:
    http://www.mart.tn.it/foto

    • dunnangall ha detto:

      Perbacco non avevo capito che il Dott. Bartolini aveva declinato l’impegno nel consiglio della Fondazione e aveva assunto la carica al Mart ! Beh Dott. Paltrinieri avrà sicuramente qualche idea per sostituirlo…
      Buona serata

      • Andrea Paltrinieri ha detto:

        Caro Dunnangall, non c’é bisogno di complicare le cose semplici. Sempre più istituzioni culturali, musei e luoghi della cultura si stanno rendendo conto di quanto anacronistico sia il divieto di fotografare le opere d’arte. Riconoscono che i social network sono anche veicolo di marketing (e praticamente a costo zero). Il MART di Rovereto è solo l’ultima di queste istituzioni, di cui sono a conoscenza, che ha cambiato la propria politica in tema di fotografie. Prima o poi arriverà anche la Fondazione, ovvero la Rocca di Vignola, non c’é dubbio. Mi sembra intelligente non arrivare da buoni ultimi, ma solo perché sono già evidenti a tutti le ragioni che rendono anacronistico il divieto. Non è molto produttivo insistere e mettere anche questo ostacolo (piccolo certo, ma inutile) ai visitatori interessati a fare foto (per tutti gli altri nulla cambia ….).

  10. dunnangall ha detto:

    Dott. Paltrinieri, cerchiamo di esser seri la complicanza sul tema la deve semmai ricercare nel contenuto di altre note non certo nelle mie precedenti, è chiara e inconfutabile l’idiozia, il non senso, la cecità di un divieto tale ma, ripeto nuovamente, cio’ non mi meraviglia vista la composizione degli organi della Fondazione, altamente deficitaria per competenza e affezione ai ruoli. Questo è il problema di fondo, tutto il resto viene da sé, la riprova l’abbiam sotto gli occhi, in un post precedente un componente del Consiglio della Fondazione si “sveglia” e dichiara “Condivido che sia opportuno quanto meno affrontare l’argomento per capire le ragioni, ad oggi del divieto. chiederò che nel prossimo consiglio della Fondazione venga affrontato il tema”…ma questo consigliere fino ad ora dov’era…che si dicono in consiglio e di che parlano. Il tema posto è condivisibile ma è uno dei tanti e penso forse ce ne sarebbero dei più rilevanti da trattare. Mi piacerebbe avere una sua analisi riguardo ai componenti degli organi di governo della Fondazione e, ovviamente, sul loro operato. La ringrazio
    Buona serata

  11. Andrea Paltrinieri ha detto:

    Non si ferma la revisione del divieto di foto nei musei e nei luoghi della cultura in Italia. Ora è il turno della Galleria dell’Accademia a Firenze che dopo una sperimentazione nel periodo delle festività natalizie sta pensando ad una revisione della normativa (“una normativa definita ormai superata”):
    “Foto ricordo accanto al David? Alla Galleria dell’Accademia a Firenze il clic libero, che ha fatto felici centinaia di turisti, è stato sperimentato per una decina di giorni nel periodo delle feste di capodanno. Naturalmente senza flash, per il solo uso personale e con le dovute cautele, precisano alla Soprintendenza per il polo museale dove i responsabili del settore, dopo la sperimentazione, hanno inviato una lettera al ministero dei Beni culturali per chiedere se non fosse il caso di rivedere la circolare del 2000. Le maglie più larghe rispetto agli attuali divieti potrebbero essere generalizzate e le foto potrebbero essere così scattate più facilmente senza dover fare richiesta preventiva di autorizzazione. Immagini come quella di George Clooney e delle star di Hollywood immortalate davanti al Cenacolo di Leonardo potrebbero essere alla portata di qualsiasi turista.”
    http://corrierefiorentino.corriere.it/firenze/notizie/arte_e_cultura/2014/11-febbraio-2014/clic-accanto-david-si-puo-2224058007415.shtml

  12. Andrea Paltrinieri ha detto:

    Una buona notizia: è ora possibile (dal maggio 2014) scattare foto all’interno della Rocca di Vignola. Certo, la segnaletica all’ingresso non è ancora stata adeguata (riporta tuttora il divieto). Dunque è possibile scattare foto degli interni ed eventualmente postarle sui social networks (facebook, Instagram, ecc.). Un po’ più convinti sono invece al Castello Estense di Ferrara, dove hanno lanciato l’iniziativa “Il Castello su Instagram”, invitando a scattare foto, postarle su Instagram con l’hashtag #ilmiocastelloFE. Dalla gallery che in tal modo si andrà a realizzare verrà estratta una foto a fine anno ed il suo autore riceverà un libro fotografico in omaggio. Insomma, mentre a Ferrara si “promuove” a Vignola si “acconsente”. Ecco la corrispondente pagina ferrarese:
    http://www.castelloestense.it/it/multimedia/il-castello-su-instagram

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