Poggio Murazzo. Un artigiano in vigna a Villabianca, di Simone Balestri

Poggio Murazzo_homeLa parte più bella dell’ “andar per cantine” é la scoperta, spesso inaspettata, di piccole realtà in luoghi di certo non usuali, ma soprattutto con prodotti che non ti aspetti. Sto parlando dell’Azienda Agricola Poggio Murazzo di Giorgio Bergonzini, a Villabianca di Marano sul Panaro (vedi). Non conoscevo Giorgio e la sua azienda prima di imbattermi nei suoi prodotti, ad una manifestazione di beneficenza a Marano. Così mi sono buttato a capofitto per raccontare anche questa storia.

Vigne a Poggio Murazzo, Villabianca di Marano.

Vigne a Poggio Murazzo, Villabianca di Marano.

La collina di Villabianca é decorata dalla vite da tempo, ma quello che mi ha incuriosito nella storia di Poggio Murazzo é la “forma” per così dire artigianale della produzione che Giorgio Bergonzini imbottiglia ogni anno. Dopo una vita nel commercio della frutta, nel 1990 acquista con la famiglia un piccolo appezzamento di circa un ettaro, su di una terrazza naturale che sovrasta Marano, su di un poggio che domina la vallata e guarda a sud il Cimone, la torre di Denzano e finisce a lambire i Calanchi. I terreni sono quindi argillosi, con scheletro calcareo e nei vini si ritrova parte di questa mineralità. Appassionato di viticoltura da tempo, produce vino per sé e qualche amico fino al 2008 circa, quando comincia ad etichettare e presentare al pubblico la sua piccola, ma appassionata, produzione.
In una vigna di un ettaro, il numero di bottiglie prodotte – considerata anche una resa tenuta limitata per garantire maggior qualità – variano dalle 1500 alle 2000. Ma la parte straordinaria di questa azienda é la varietà. Lambrusco Grasparossa, Malvasia, Moscato, Pinot bianco, qualche ceppo di Verduzzo friulano e Traminer aromatico, Sauvignon e Barbera. Come mi spiega Giorgio, le varietà sono davvero tante, per un ettaro, ma provando uvaggi e sperimentando tecniche, il futuro dirà quali conservare e quali invece abbandonare.

Botticelle in rovere da 150 litri contenenti il vino passito Terpenico.

Botticelle in rovere da 150 litri contenenti il vino passito Terpenico.

A parte il Traminer (uva aromatica autoctona del Trentino-Alto Adige, che regala vini secchi famosissimi e di inebrianti profumi di frutta esotica, segno distintivo del vitigno) vinificata dopo appassimento su graticci, tutti gli altri vitigni sono vinificati in maniera tradizionale, con il metodo della rifermentazione in bottiglia e della sfecciatura. Produzione frizzante quindi, a Villabianca.
Vale la pena spendere due parole per spiegare cosa si intende con rifermentazione in bottiglia e sfecciatura. La rifermentazione in bottiglia, di cui oggi si sente parlare molto soprattutto nelle nostre zone, dove per tradizione “facciamo spumare anche l’acqua”, come dicono i “forestieri”, altro non é che il metodo più tradizionale con il quale far prendere la spuma al Lambrusco o a tutti gli altri vini “mossi” delle nostre terre. Dopo la svinatura e la prima fermentazione (quella alcolica), si imbottigliano i mosti fermentati e tappandoli in modo stagno, riparte una seconda fermentazione che andrà a consumare gli zuccheri rimasti, senza lasciar scappare l’anidride carbonica di risulta, che tornerà così ridisciolta nel vino e regalerà la meravigliosa spuma.

Giorgio Bergonzini con i vini di sua produzione presso la casetta di Slow Food a Vignola (foto del 22 dicembre 2013)

Giorgio Bergonzini con i vini di sua produzione presso la casetta di Slow Food a Vignola (foto del 22 dicembre 2013)

Oggi, alla rifermentazione si affianca la sfecciatura, cioè l’eliminazione delle fecce prodotte dalla rifermentazione in bottiglia (lieviti morti), il cosiddetto “fondo”, sempre presente quando si arriva a finire la bottiglia. Questa pratica, che in parte deriva dal metodo classico (Champagne e Franciacorta), porta ad ottenere vini limpidi, senza particelle e fecce in sospensione appunto. I vini sfecciati, vengono coricati orizzontalmente, con tappo a corona, durante la rifermentazione in bottiglia, gradualmente portati ad una posizione verticale, che vede, dopo 8-10 mesi nel caso di Poggio Murazzo, la bottiglia capovolta e la fecce raccolte dal tappo. Viene poi stappata dopo aver “gelato” lo strato di sedimento “aggrappato al tappo”, rabboccata con lo stesso vino e ritappata. La sfecciatura, oltre a donare limpidezza e lucentezza ai vini, dona anche profumi piu complessi e caratteri ai vini, proprio grazie alla sosta sulle fecce, che nel tempo cedono ancora proprietà organolettiche al prodotto.
Queste due tecniche, rifermentazione in bottiglia e sfecciatura, vengono chiamate oggi “Metodo Ancestrale”. Alcune aziende del territorio stanno portando la loro produzione al 100% con questo metodo e gli amici di Slow Food stanno lavorando con i produttori alla stesura di un disciplinare riconosciuto da tutti gli aderenti, per riuscire a dare una linea unica di lavorazione che garantisca qualità e facile comunicazione dei prodotti.

Bottiglie di Malvasia, vendemmia 2012, in attesa della sfecciatura.

Bottiglie di Malvasia, vendemmia 2012, in attesa della sfecciatura.

Vignaiolo artigiano, come l’ho definito, in cantina lavora da solo, curando ogni aspetto della produzione, dalla pigiatura, fino alla tappatura ed etichettatura delle bottiglie. Ed è proprio nelle etichette che in questi prodotti possiamo trovare un’altra unicità. Giorgio, al momento di presentare al pubblico i suoi prodotti, nel 2008 si trovò in difficoltà nella scelta del packaging. Si affidò quindi alla decennale amicizia con un rinomato e quotato pittore Vignolese, Domenico Simonini (vedi) per poter utilizzare alcune immagini dei suoi quadri con cui “impreziosire” (é il caso di dirlo) il lavoro artigiano della sua azienda. Ogni bottiglia quindi, racconta nella sua etichetta, l’arte di Simonini, che con il vino e la convivialità di certo si sposa in maniera perfetta.

Sauvignon dell'Emilia IGT e Lambrusco dell'Emilia IGT di Poggio Murazzo.

Sauvignon dell’Emilia IGT e Lambrusco dell’Emilia IGT di Poggio Murazzo.

Ora vi presento alcuni dei prodotti di Giorgio Bergonzini, vignaiolo di Poggio Murazzo.
Appassionato dai passiti e dai Vin Santi Toscani, Giorgio Bergonzini decide di piantare alcune barbatelle di Traminer, unendole poi al Moscato ed alla Malvasia, per arrivare ad ottenere un vino da uve passite. Dopo un appassimento di circa 3 mesi su graticci ed una soffice pigiatura, soltanto quando la gradazione zuccherina é alla giusta concentrazione, il vino ottenuto da questi mosti viene fatto riposare almeno due anni in barrique di rovere da 150 litri e imbottigliato in bottiglie da 50 cl, per riposare ancora un anno.
Il risultato é il “Terpenico” Vino Passito I.G.T, un vino dai colori ambrati e brillanti, profumi intensi, complessi ed equilibrati dove ritroviamo frutta secca, canditi, lievi e dolci note vanigliate portate dal riposo in botte, frutta gialla appassita e una delicata nota  minerale in chiusura. In bocca é dolce abbastanza caldo nell’alcolicità, armonioso nei ritorni dei sentori olfattivi e delicatamente minerale. Può accompagnare crostate di confetture di albicocche, petits fours di mandorle oppure formaggi erborinati. Ottimo da solo, come vino da meditazione. Una nota: la bottiglia in degustazione ha riposato 3 anni in botte e 2 in bottiglia. La vendemmia é 2008. Un personale complimento al risultato qualitativo di questo prodotto di nicchia, data la piccola produzione, ma di grande qualità. In etichetta: Domenico Simonini, Natura morta con rose, 1990, Olio su tela.

Bottiglia di Terpenico Vino Passito IGT.

Bottiglia di Terpenico Passito IGT Poggio Murazzo.

Il secondo vino che vi presento è il Sauvignon dell’Emilia I.G.T. Metodo Ancestrale. Nel bicchiere é giallo paglierino, con riflessi verdolini, profumi intensi di mineralità e sulla chiusura una leggera nota franca derivante dal vitigno: la foglia di pomodoro. La freschezza e la mineralità invadono la bocca, insieme alla cremosità delle bollicine che puliscono il palato. Come aperitivo o carni bianche o a tutto pasto con piatti leggeri. In etichetta: Domenico Simonini, Café de Paris, Olio su tela.

Bottiglia di Sauvignon dell'Emilia IGT.

Bottiglia di Sauvignon dell’Emilia IGT Poggio Murazzo.

La vigna di di Poggio Murazzo produce anche un Lambrusco Grasparossa (etichettato come Lambrusco dell’Emilia IGT visto che il comune di Marano non rientra nel disciplinare del Grasparossa). Sempre prodotto con Metodo Ancestrale, Questo Lambrusco riflette la natura “artigianale”. Il colore rubino intenso e la spuma generosa portano al naso una vinosità marcata, ricordi erbacei e finale di fiori rossi freschi. In bocca lo troviamo intenso soffice nella spuma, e con tannini intriganti, chiude lievemente amaricante. Con la tradizione di questo Lambrusco, si accompagna la tradizione delle nostre tavole. In etichetta: Domenico Simonini, Don Carlos, Paris, 1995, Olio su tela.

Vigneti a Poggio Murazzo (sulla destra i filari di Lambrusco, riconoscibili per le foglie rossastre).

Vigneti a Poggio Murazzo (sulla destra i filari di Lambrusco, riconoscibili per le foglie rossastre).

Tutti i vini frizzanti prodotti da Giorgio Bergonzini a Poggio Murazzo (quelli presentati in questo articolo, ma anche altre etichette), sono in vendita presso l’azienda agricola in via Villabianca 3356 a Marano sul Panaro in località Villabianca, a 3 € la bottiglia. Mentre per il passito “Terpenico” il costo é di 10 €. Si possono trovare i prodotti di Poggio Murazzo anche a Vignola, al bar enoteca Acquerello e presso l’enoteca Tondelli-Vini d’Italia.

Simone Balestri

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One Response to Poggio Murazzo. Un artigiano in vigna a Villabianca, di Simone Balestri

  1. Giuseppe ha detto:

    Lo sviluppo delle comunità locali credo sia fondamentale e mi piace come lo stai facendo. Raccontare le storie “belle e vere” di chi opera nella comunità e valorizzarlo. Societing è anche questo. Mettere in rete le migliori esperienze per valorizzarle.

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